Inazuma
Lampi
Una fic dove il rancore
verso Mion da parte della gemella aumenta sempre di più, risvegliando in modo
alternativo il demone dentro di lei e portando altri risvolti.
Bhè, spero vi piaccia… se ne
avrete voglia recensitela, anche con critiche… sempre accette anche quelle ^^
Buona lettura…
Post scriptum: non amo i
capitoli esageratamente lunghi, ma se così vi pare esageratamente breve… dite
pure! ^^
Agitazione
Shion era sdraiata sul suo letto, non pensava a nulla, aveva la mente totalmente sgombra. Improvvisamente sentii il desiderio di fare una telefonata. Alla sorella.
Si voltò
bocconi e afferrò la cornetta, di cui il filo iniziò istantaneamente ad
arrotolarglisi fra le dita. Dopo aver composto il numero attese, quasi
impazientemente, per qualche secondo la risposta all’altro capo.
“Casa Sonoz…”
“Mion!”,
la fermò subito Shion.
“Yo,
Shion! È un po’ che non ci sentiamo!”, era rimasta
sorpresa sentendo la voce della gemella al telefono, l’ultimo loro incontro si
era concluso con un leggero diverbio.
“Ti chiamo appunto per chiederti se avessi voglia di vederci…”
Mion esitò, ma scosse il capo per cacciare quella
diffidenza verso la gemella e rispose: “Anche oggi
pomeriggio! Va bene?”
“E quando Shion è tanto occupata da dire ‘no’ a Mion?”, doveva essere solo un’affermazione scherzosa, per prendere un poco in giro la situazione delle due sorelle Sonozaki dovuta alle decisioni del casato. Ma risuonava talmente cruda nella mente di Shion da così tanti anni che non riuscì a fare altro che a pronunciarla con un tono gelido. Alle orecchie di Mion sembrò quasi un’accusa.
“A-allora
a dopo, Shi-chan…”. Mion riattaccò, con lo sguardo perso
nel vuoto, perplessa. Perché aveva addosso quella sensazione di timore?
Nemmeno Shion
sapeva per quale motivo le avesse parlato in modo così freddo, e forse anche
scortese. Se ne pentì.
Era ancora in
vesti da notte, andò in bagno e si lavò la faccia, cercando di lavare via quei
piccoli sensi di colpa. L’acqua gelida sul viso non le era servita a
distogliere i pensieri da Mion e da come sicuramente l’aveva ferita.
Si sfilò
l’abito e entrò nella doccia aprendo l’acqua in modo che scendesse fredda e
rigenerante. In accappatoio, ma non senza quei rimorsi, si diresse alla cucina.
Si disse che appena avrebbe incontrato
Mi-chan l’avrebbe abbracciata e sussurrato all’orecchio un “gomen nasai” che
avrebbero sentito soltanto loro due e che avrebbe senz’altro chiarito tutto.
Guardò l’orologio appeso. Dannazione, già mezzogiorno.
Non aveva fame,
quindi mangiò solamente una pesca prima di tornare a vestirsi.
Nel
frattempo Mion aveva telefonato ai suoi compagni. Soltanto Rena aveva un po’ di
mal di testa e aveva preferito rifiutare. A dire il vero non li aveva chiamati soltanto
per farsi quattro risate e trascorrere un po’ di tempo insieme, in realtà non
voleva incontrare Shion da sola. Sebbene la vergogna per questo sentimento
verso la sorella crescesse, lei non era riuscita a scrollarselo dalla pelle.
Era la prima volta che gli succedeva, dannazione, perché?
Al momento dell’incontro la tensione dentro Mion, invece che dissolversi dopo l’abbraccio affettuoso che si erano scambiate per salutarsi, incrementò. Era turbata, ad ogni rumore si voltava di scatto verso Shion, che naturalmente stava sempre ridendo con Satoko-chan o parlando con Keiichi.
Agitazione.
Shion l’aveva abbracciata, ma le parole di scusa le
erano rimaste bloccate giù nella gola.
Si erano separate da quella stretta senza che lei
fosse riuscita a dirgliele.
Si era già accorta del disagio della sorella e una
stretta allo stomaco la attanagliò. Ora era certa che lei fosse ferita.
Però oltre ai sensi di colpa si affacciò alla bocca
dello stomaco un altro sentimento. Malevolo e che si sarebbe rivelato devastante.
Godette nel vedere la sorella inquieta, ferita. Perché lei aveva subito ben
altro genere di sofferenze, di gran lunga peggiori. ‘Vero Mion?’. Si
voltò e le rivolse un sorriso falso.