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Autore: Illidan    09/07/2008    3 recensioni
La terra di Laimoth è in relativa pace da trecento anni, ma fantasmi di un passato lontano stanno arrivando per distruggere la fragile tregua... Questa è la prima storia seria che faccio. Mi raccomando, ditemi se ci sono plagi di altre storie, se ci sono cose che non vi convincono!
Genere: Generale, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo non mi convince molto

Questo capitolo non mi convince molto... Ma non ho più voglia di aspettare!

Chiedo gentilmente a tutti quelli che leggono di commentare, in negativo, su qualunque cosa non funzioni. Ovviamente ringrazio Suikotsu che ha commentato il primo capitolo, ma vorrei sentire anche una seconda opinione (e magari una terza, una quarta, una quinta...).

 

Capitolo 2 - Preda

 

Una scarsa luce filtrava attraverso gli alberi, molto fitti e intricati. La foresta era molto buia e si riuscivano appena a vedere i tronchi delle piante. Non esisteva nessun sentiero e da quasi trecento anni neanche una persona aveva percorso quell’antica selva. Gli uomini se ne tenevano alla larga e i pochi temerari che vi si erano addentrati non erano più tornati indietro.

Eppure un solitario viaggiatore camminava in mezzo agli alberi. Aveva un mantello e un cappuccio verde. Portava in mano un bastone che si biforcava, si attorcigliava e si riuniva. Il suo volto era nascosto da un cappuccio cosicchè si vedevano solo gli occhi verdi. Portava guanti. Il suo nome era Arellon ed era un mezzelfo. Era giovane, ma non era inesperto. Sapeva dei pericoli della Grande Foresta Oscura, ma doveva prendere quella via. Di certo il suo nero inseguitore aveva già raggiunto la locanda e perciò non aveva molto vantaggio. Se avesse percorso uno qualunque degli altri sentieri sulle montagne sarebbe stato raggiunto e, con ogni probabilità, ucciso. In ogni caso voleva essere prudente: stava camminando vicino ai margini della foresta senza arrischiarsi a entrare troppo nel folto.

“Qui Eldacil non mi seguirà mai.” pensò con sicurezza guardandosi intorno “Eppure non riesco a liberarmi dalla sensazione di non essere solo...”

Infatti gli sembrava di sentire dei rumori simili al frusciare di foglie al vento. Ma non c’era vento. Sua nonna gli aveva raccontato che un tempo la foresta era molto frequentata da viaggiatori e mercanti che narravano aver visto grandi reami e città. Erano abitate da driadi, centauri ed elfi tutti quanti caratterizzati da una carnagione chiara a causa del fatto che vivevano nel folto della Foresta, dove non c’era altra luce se non quella debole e fioca creata dalla loro magia. Poi c’era stata la Guerra delle Follia e gli esseri che là dimoravano si erano nascosti e da tre secoli la Foresta era muta e silenziosa. I suoi abitanti erano svaniti, come inghiottiti dall’oscurità. Non si sentivano più i canti delle driadi nè il nitrire dei centauri nè le odi degli elfi rivolti ai grandi alberi come le querce, i castagni, i pini e le sequoie. Gli uomini erano convinti che quelle strane creature fossero morte. Eppure temevano ancora i rami e le fronde che si protendevano come artigli pronti a catturare gli incauti viaggiatori.

Alcune ore prima aveva chiesto ad alcuni pastori sulle Montagne Verdi se era sulla strada giusta per la Grande Foresta Oscura. Un pastore guardandolo stupito gli aveva chiesto:-Straniero, forse tu cerchi la morte? Oppure abiti in quella selva maledetta?- Gli aveva risposto che voleva solamente attraversarla e allore il pastore lo aveva guardato preoccupato e gli aveva indicato la strada verso Sud. -Quella è la via, signore.- E pensò:“Deve essere un perseguitato o un disperato per voler passare di là!”

Arellon continuava a camminare accanto a quegli enormi alberi. Si sentiva stanco, ma doveva raggiungere un corso d’acqua per essere sicuro per avere le prove di quello che pensava.

Ma ormai doveva essere diventata notte perchè l’oscurità era aumentata e quindi ci si poteva perdere continuando a camminare. Non era sicuro accendere un fuoco, si correva il rischio di essere visti e di offendere le creature della foresta bruciando una parte della loro terra. Così il silenzioso viaggiatore si fermò e si sedette. Mangiò un poco del pane che aveva preso alla locanda il giorno prima.

Poi provò ad ascoltare i rumori della foresta. Apparentemente si sentiva solo il frusciare leggerissimo delle foglie, ma esattamente come poche ore prima gli sembrava che ci fosse qualcuno che lo osservava.

Ma chi poteva essere? Eldacil? No, non era possibile. Prima di tutto, non avrebbe mai pensato che lui avrebbe corso il rischio di percorrere un sentiero così oscuro e pericoloso. E poi sapeva che Eldacil odiava e temeva la Grande Foresta.

Allora chi? Forse le guardie del re Gardon? Impossibile! Anche se lo avevano notato e lo credevano sospetto avrebbero abbandonato la pista non appena si fossero accorti che si era addentrato fra quegli alberi.

Doveva sapere chi lo seguiva. Purtroppo non aveva trovato un corso d’acqua e perciò la magia non sarebbe stata completa. Ma almeno avrebbe saputo quanti lo seguivano e con quali intenzioni.

Prese il bastone e tracciò un cerchio intorno a sè, per quanto l’oscurità gli permetteva. Poi prese da una tasca del mantello un sacchettino che conteneva delle foglie di forma circolare. Gli erano state date alcuni anni prima da sua nonna che a sua volta le aveva ricevute da suo nonno il quale le aveva avute in dono dal grande stregone elfico Olidos. Avevano un’enorme valore e potere, ma non le aveva mai usate. Sua nonna gli aveva spiegato che servivano ad entrare in comunione con l’ambiente circostante e a percepirne i pensieri. La terra rivelava il numero dei passi che la calpestavano, gli alberi, eterni e saggi, sapevano dire le intenzioni e i fini di tutto ciò che vedevano e l’acqua mostrava l’aspetto di coloro che le passavano vicini. Era molto pericoloso però, perchè si correva il rischio di perdersi e di diventare parte dell’ambiente.

Per un po’ rimase lì a pensare se davvero fosse il caso di usarle, ma, quando era sul punto di lasciar perdere, sentì un dolore acuto al palmo della mano sinistra. “Oh, no! Non posso più esitare.” pensò e addentò una foglia. Poi incrociò gambe e braccia e chiuse gli occhi. Sentì una ventina di passi felpati a poca distanza da lui a sinistra e un incedere duro e veloce poco più lontano a destra. Percepì un odio immotivato e feroce alla sua destra e una curiosità unita a rabbia a sinistra. Vide che l’individuo alla sua destra bramava di prenderlo e ucciderlo mentre quelli a sinistra volevano solo catturarlo, almeno per il momento, ma neanche le loro intenzioni sembravano amichevoli.

Poi successe una cosa che non si aspettava. Sentì due voci confuse nella testa. -Molti ti seguono... vattene... continua la tua strada... abbandonala subito... qui non ti accadrà nulla di male... ti uccideremo orribilmente... resta... muori!-

Arellon si riscosse dal suo stato di trance mandido di sudore. Gli spiriti della foresta non erano tutti della stessa opinione, mancava la sintonia. Ecco perchè gli alberi e i rami si intrecciavano e crescevano gli uni sopra gli altri: era come se ci fossero due anime che si contrastavano. Una era amica di ogni forma di vita, mentre l’altra odiava tutte le cose estranee che mettevano piede nella foresta. “Chissà cosa è accaduto qui... Di certo qualcosa di orribile che ha turbato la solidità degli alberi.” pensò mentre si rialzava per cancellare il cerchio. Decise che forse era meglio riposare e pensare la mattina dopo a cosa fare.

Per sua fortuna, gli esseri misteriosi che lo osservavano non approfittarono del suo sonno per catturarlo, ma si limitarono a sorvegliarlo. Quando fu mattina, una luce verde riuscì a passare attraverso gli alberi e svegliò il viaggiatore che, dopo aver sbocconcellato un altro po’ del suo pane, riprese il cammino. Per tre giorni proseguì nella foresta senza che succedesse nulla.

Poi nel pomeriggio del quarto giorno, dopo aver camminato intorno ad alberi secolari e a giovani arbusti, arrivò in una radura. Gli sembrò strano che ce ne fosse una in mezzo a una foresta selvaggia. Gli parve davvero bizzarro, ma la attraversò. Non poteva fare altrimenti: a sinistra gli alberi erano troppo intricati per passare e lo stesso valeva a destra. Forse avrebbe dovuto cercare un’altra strada, ma correva il rischio di perdersi nel buio e di essere catturato dalle misteriose creature o di uscire dal bosco e di essere ucciso da Eldacil. Così avanzò attraverso le erbe alte e i cespugli ed entrò nella radura. Aveva una forma circolare e l’erba era molto bassa, come se fosse stata tagliata. Era circondata da pini e querce altissimi e maestosi in mezzo ai quali si nascondeva una timida e piccola betulla. Dopo il cerchio di alberi crescevano una fila di cespugli rigogliosi e una di fiori meravigliosi di tutti i colori dell’arcobaleno. Quando arrivò a metà della radura, davanti alla quercia più alta e grande, sentì un dolore acuto alle gambe, come se lo avessero colpito con un frusta. Poi non riuscì più a muoverle. Le guardò e vide che erano legate da delle funi che sembravano di legno. E infatti erano le radici del pino che aveva dietro di sè ad una distanza di tre metri. In preda al panico agitò il bastone cercando di pronunciare una semplice magia per liberarsi. Ma non aveva ancora finito di parlare che i rami della quercia che aveva di fronte gli avevano già avvinghiato il torace e le braccia. Alzò la testa verso il cielo divincolandosi disperatamente nel tentativo di liberarsi, ma gli servì solo ad accorgersi che gli altri alberi stavano unendo le loro fronde per oscurare la radura. Aprì la bocca per gridare, ma le foglie della quercia si mossero fulminee per tappargliela. I cespugli e i fiori mutarono, sfoderando come artigli centinaia di spine e si colorarono di rosso, rosso sangue. Prima che il buio più totale calasse nella radura, Arellon sentì delle voci.

-Lo abbiamo preso!-

-Andiamo ad avvisare Iselia.-

-Non lasciamo nessuno a sorvegliarlo?-

-No... Anche se riuscisse a fuggire ci penserebbero gli alberi a fermarlo.-

Poi ci fu solo l’oscurità.

 

   
 
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