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Autore: Corvo_Nero    07/04/2014    3 recensioni
Nel silenzio della notte, la luna piena si rifletteva negli occhi spalancati e vitrei del corpo che galleggiava nelle acque del lago, la bocca socchiusa, un rivolo di sangue che usciva dalle labbra e dal naso, la tunica con una larga macchia brunastra e una freccia che usciva dal petto; solo i versi degli animali notturni rompevano quella quiete, e lentamente il corpo iniziava a affondare, cogli occhi sempre rivolti verso la luna, e con una mente ancora lucida che stava ripercorrendo gli eventi delle ultime ore…
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Venti anni prima -
Nubi di cenere coprivano il cielo della terza giornata di assedio; il fragore della battaglia terrorizzava i pochi profughi rimasti bloccati nel castello, mentre tutti gli uomini abili erano impegnati a tentare di respingere il nemico, ma la battaglia era ormai persa e gli ultimi superstiti riuscirono soltanto a chiudere i portoni della fortezza e a prepararsi ad abbandonarla.
Rikard era uno dei tanti abitanti del villaggio, ormai ridotto in cenere, che era riuscito a rifugiarsi al castello; ma era da solo, seppur circondato da persone come lui; si sentiva solo. I suoi amici e parenti non ce l'avevano fatta, e lui non poteva far altro che starsene rannicchiato sul freddo pavimento di pietra e aspettare la fine, tremante e in lacrime. Non era la sua guerra, non voleva che lo fosse, ma ormai ne faceva parte. La porta si spalancò ed entrarono tre soldati che portavano in barella il capitano della guarnigione, ferito da una freccia all'addome. Lo posarono sul letto e cercarono di estrarre il dardo dalla ferita, ma il vecchio sapeva che era arrivato alla fine; silenziosamente fece cenno a uno dei suoi soldati di avvicinarsi e questi si inginocchiò davanti a lui; gli altri si allontanarono con deferenza. Faticosamente il vecchio Capitano si mise a sedere, per affidare il suo ultimo ordine e la sua benedizione al giovane di fronte a lui, che si tolse il pesante elmo liberando i lunghi capelli neri sciolti. Rikard assistette alla scena dapprima distrattamente e poi con un certo interesse.
Il vecchio soldato, con mani tremanti posate sulle spalle del giovane, gli comunicò il suo ultimo ordine, sicuro che fosse l'unico che potesse portarlo a termine: << Figliolo, il mio viaggio termina qui purtroppo; ma il tuo è ancora lungo, come ben sappiamo; tranquillo... porterò il tuo segreto nella tomba, ma ora devi concludere la missione: porta in salvo i profughi per il tunnel sotterraneo, salvali tutti... poiché sono il nostro futuro... Ora vai, sei tu il Capitano Nero ora. >>
Il giovane soldato si rimise la barbuta, che copriva quasi interamente il volto, mostrando solo gli occhi attraverso una stretta fessura, dandogli nella penombra un aspetto fiero e spaventoso allo stesso tempo; coprì con la tabarda macchiata di sangue il suo superiore dandogli l'ultimo saluto e si riunì brevemente ai suoi compagni riferendo loro le parole del vecchio capitano. Dopodiché si rivolse ai pochi profughi, informandoli della situazione e lo sguardo si posò su un ragazzino sporco e gracile nell'angolo della stanza. I due si fissarono: Rikard, attraverso la fessura nell'elmo, vide un paio di occhi grigi che sembravano scrutarlo fin dentro l'anima; non li avrebbe mai dimenticati.
Soffocata dall'elmo provenne una voce austera e metallica: << Sei rimasto solo anche tu, vuoi rimanere qui a morire? O vuoi continuare a vivere? >>
Rikard fissava il soldato, era impaurito, ma il suo piccolo cuore ebbe un sussulto: non voleva morire, non voleva finire come i suoi parenti e amici, bruciato vivo o trafitto dalle frecce, voleva vivere. Rivolse un segno d'assenso all'alta figura in piedi di fronte a lui. Il Capitano Nero sfilò dalla cintola un lungo pugnale e lo gettò ai piedi del ragazzino. << Se vuoi vivere, devi alzarti in piedi, se vuoi ottenere ciò che brami, devi combattere per esso. Alzati e combatti, dunque. >>
Il ragazzino raccolse lentamente il pugnale, tenendolo con entrambe le sue gracili mani e lo sguainò.
 
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I cavalieri entrarono in parata nel cortile del villaggio di RavenMoon e dalla carrozza uscì un uomo in armatura, alto e dalla corporatura massiccia, con radi capelli grigio sporco, una mascella squadrata e sguardo di ghiaccio: gli occhi erano azzurri e chi li guardava si sentiva immerso in una tormenta; la sua armatura nera era leggermente diversa e più rifinita rispetto a quella dei suoi sottoposti, con un mantello rosso appeso al collo e un pugnale appeso alla cintura. Il suo attendente si avvicinò per passargli la sua lunga lancia nera e scambiarono brevemente due parole, dopodiché quest'ultimo, mettendosi sull'attenti, iniziò il suo triste proclama: << Cittadini e cittadine di RavenMoon, della contea di EadenShire, da secoli parte del grande regno di Eastar. Sono la voce del grande Re Georg VI, gloria eterna al grande Re! >> All'unisono i soldati e cavalieri si batterono tre volte il pugno sul petto. L'eco risuonò per il cortile, attirando l'attenzione dei pochi cittadini che ancora non si erano accorti di ciò che stava accadendo.
Il soldato riprese il suo discorso, aleggiava un timoroso e cupo silenzio: << Udite, udite, il Conte Erwin Sanders si è riunito pacificamente questa notte del 23 Agosto 781 al grande Padre, gloria eterna a lui, pace al suo spirito. >> Altri tre colpi sul petto da parte della guarnigione anche se meno convinti dei precedenti.
<< Il Consigliere del Re ha decretato che il villaggio di RavenMoon, la Contea di EadenShire e tutti i possedimenti, passino sotto il controllo diretto del Re fino a nuova decisione, per motivi di sicurezza da questa sera vigerà il coprifuoco. Il nostro sovrano Re Georg VI vi darà tutta la protezione necessaria. >> Lentamente la folla iniziò a diradarsi, alquanto annoiata dai successivi proclami politici del soldato; rassicurazioni, promesse, tante belle parole addolcite a cui molti erano abituati, altri infastiditi. Molti passanti iniziarono a parlottare tra di loro discutendo dei continui problemi del regno, che erano ormai noti anche nelle province di confine; per decine di anni si sono susseguiti regnanti sempre meno legittimi, reggenti con le mani ancora lorde di sangue, conti e baroni che passavano il tempo a pugnalarsi alle spalle, o assumendo chi lo facesse al loro posto.
Syd, al contrario, ascoltò il discorso fino alla fine, visibilmente preoccupato ma anche incuriosito... "Nemmeno una parola sul motivo per cui uno dei nobili della zona sia stato decapitato e messo alla berlina in quel modo, evidentemente ci sono ben altre ragioni per cui i nobili abbiano impiegato i Cavalieri Neri per una faccenda simile... Conrad, in che razza di guaio mi hai ficcato...?"  Le mani nervose del giovane artigliavano il balcone di duro legno, creando delle piccole crepe sulla superficie, tanta era la forza con cui lo stringevano.
Una voce maschile da basso chiamò Alyss che, scusandosi, si congedò dalla camera; era suo padre, un uomo alto e corpulento, con pochi capelli grigi e barba incolta; aveva una notizia piuttosto importante per lei. << Figlia, è arrivata una lettera dalla capitale, a quanto pare tua madre vuole incontrarti con urgenza. >> Il tono dell'uomo era visibilmente incerto e preoccupato, la reazione della ragazza invece fu di pura sorpresa. "Mia madre vuole incontrarmi; dopo così tanti anni..." Colta alla sprovvista dalla notizia, si sedette al tavolo ascoltando il racconto del padre. << Vorrei che anche tua madre fosse qui in questo momento, e purtroppo non è così, in ogni caso ora sei abbastanza grande per capire alcune cose. >> Il tono del genitore si fece grave e nervoso. << Alyss, posso capire che potrebbe essere un duro colpo da digerire, ma ora sei grande ed è giusto che tu lo sappia: noi non siamo i tuoi veri genitori... >>
Il volto della ragazza, già abbastanza pallido, si fece esangue per lo shock, la bocca semidischiusa per il totale stupore. Jules proseguì: << Come ti spiegherà meglio tua madre Anna, perché in ogni caso ti consideriamo comunque nostra figlia, ti trovammo in una culla davanti la nostra porta ad Eastar, insieme a una lettera, probabilmente dei tuoi veri genitori, che spiegava in maniera alquanto vaga le ragioni del tuo abbandono, eri in pericolo mortale e ti avevano affidato a noi per portarti in salvo. Mi dispiace averti mentito per 19 anni ma ti abbiamo voluto bene come se fossi la nostra vera figlia... >>
<< Padre... >> La voce di Alyss era un sussurro, la notizia l'aveva devastata, sconvolta; le labbra tremanti non riuscivano a proferire verbo mentre gli occhi si inumidivano di lacrime. Jules, commosso dalla reazione della giovane, andò ad abbracciarla amorevolmente, baciandole il capo. << Ora ascolta, questa lettera sarebbe dovuta arrivare una settimana fa e il tono mi è sembrato piuttosto preoccupato, Anna chiede che tu la raggiunga alla Capitale in fretta, quindi ti prego di preparare le tue cose, io cercherò qualcuno che possa accompagnarti nel viaggio. Trovo strano e sospetto l'arrivo di quei cavalieri in questo piccolo villaggio. Quanto al resto, Anna ti spiegherà meglio i dettagli, non preoccuparti. >> I due si abbracciarono amorevolmente.  << Ti ho sempre considerato mio padre, non smetterò mai di pensarlo >> Disse la ragazza singhiozzando sommessamente.
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Al piano di sopra, Syd aveva involontariamente origliato la conversazione, ma i suoi pensieri erano turbati da problemi di ben altra natura: aveva perso il medaglione e senza di esso sarebbe stato alquanto problematico riuscire a fuggire di città senza essere notato, e sicuramente non voleva spiegare le ragioni della sua presenza alla Guardia Reale, la quale, in ogni caso, aveva nascosto i reali motivi della sua presenza ai confini del regno. Senza dubbio qualcuno sapeva della sua presenza a RavenMoon, ciò spiegherebbe anche la freccia stregata e al solo pensiero sentì una fitta al fianco; non poteva aspettare molto, doveva parlare col Diacono e decise quindi di partire in giornata. "Devo pensare a un modo per uscire dalle mura cittadine senza destare sospetti, ma con tutte queste guardie sarà praticamente impossibile senza ricorrere a misure drastiche. E in più sono appiedato." Il filo dei suoi pensieri venne ancora una volta interrotto da dei piccoli colpi alla porta, seguiti dal cigolio dei cardini. Alyss entrò nella stanza col capo chino e il viso rigato dalle lacrime. << Ho un favore da chiedervi... >> Disse con un filo di voce. Syd si sedette per ascoltare ciò che aveva da dirgli.
Dopo che Alyss gli ebbe spiegato la situazione in cui si trovava, un mezzo sorriso comparve sul volto di Syd. << Se ho ben capito dovete urgentemente partire per Eastar e avete bisogno di una scorta? >> Disse con aria tranquilla. "Accompagnando questa giovane desterei meno sospetti rispetto al viaggiare da solo, in più disporrei di un comodo carro e con un po' di fortuna potrei ritrovare il mio cavallo. La giornata è iniziata male ma inizio a vedere qualche miglioramento."
<< Sì, è così, e avendo una certa fretta non ho altri a cui chiederlo; purtroppo la guardia cittadina ha ricevuto ordini di non lasciare RavenMoon. E siccome voi siete un esperto viaggiatore, se ho ben capito... E poi anche voi siete diretto lì, giusto? >> la voce si stava facendo incerta e tremante: a quanto pareva il nervosismo per le recenti rivelazioni stava avendo il sopravvento. Syd si alzò dalla sedia e si avvicinò alla giovane lentamente, le posò una mano sulla spalla e lei sollevò il viso per guardarlo negli occhi. << Accetto l'incarico. >>
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Una volta caricati tutti i bagagli sul carro, Alyss si accomiatò dal suo padre adottivo, salutò alcuni amici e clienti abituali della locanda e venne aiutata da Syd a salire a cassetta. Mentre sistemava le provviste, Jules si prodigò in numerose raccomandazioni ad Alyss e al suo nuovo accompagnatore. << Non preoccuparti padre, messer Syd è un esperto viaggiatore e lavora per il vescovato, il viaggio con lui sarà più sicuro >> le aveva detto la giovane, e si fidava del suo giudizio. Era ormai il momento del commiato e il padre strinse per un'ultima volta tra le braccia la figlia. << Piccola mia, ricordati che in questo luogo avrai sempre un posto da chiamare casa, anche quando scoprirai la verità sulle tue origini, ti vorrò sempre bene, ricordatelo. >>
Il cuore della giovane era più leggero, anche se ormai si era adattata a pensare che gli ultimi 18 anni della sua vita erano una menzogna. Voleva bene ai suoi genitori adottivi, specie suo padre che non le aveva mai fatto mancare nulla, e non vedeva l'ora di riabbracciare sua madre, con cui aveva solo un rapporto epistolare; ma più di tutto ora desiderava certezze, fugare tutti i dubbi sul suo passato e scoprire cosa aveva in serbo per lei il futuro.
Syd incitò il cavallo e lentamente il carro iniziò la sua corsa; in lontananza scorse il capitano dei Cavalieri Neri che dava ordini ai suoi luogotenenti, ben sull'attenti di fronte alla imponente figura avvolta nel mantello scarlatto, con un consunto pugnale appeso alla cintola; vedendolo Syd sorrise e pensò semplicemente: "Sei cresciuto, ragazzino, continua a combattere nella tua breve vita e non smettere mai di lottare."
Sentendosi osservato, Rikard si voltò per guardare quel carro che usciva dalle mura cittadine, fissò il conduttore di spalle e un vago senso di nostalgia lo pervase, ma il suo senso del dovere lo scacciò immediatamente, continuando a assegnare ordini alle guardie cittadine e ai suoi cavalieri per organizzare i turni di guardia, indirizzandoli con gesti della sua mano al cui polso brillava un bracciale con rubino, la cui gemma in quel momento emetteva uno strano baluginio.
  
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