Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: Starsshine    07/04/2014    2 recensioni
Sarah e Robert. Lei psicologa, lui attore. Si incontrano, o meglio lui va da lei. Lui ha bisogno di lei, come lei di lui. Sullo sfondo una meravigliosa città: Londra.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonasera, buonanotte, buongiorno a chi leggerà questo quarto capitolo.

Scusatemi se mi sono fatta attendere così tanto,ma, ho passato un momento non molto bello e così ho trascurato un po' la storia.

Comunque, sono tornata!

Grazie ancora tutte le persone che leggono e commentano questa storia. Grazie infinite.

Al prossimo capitolo!

Fede xD

 

 

Rilassai la schiena lungo lo schienale del sedile della Citroen C3 rossa fiammante, chiusi gli occhi e mi lasciai incantare della voce di Dave Gahan.

“Can you feel a little love?” domandava nel ritornello di Dream On.

Riapri gli occhi e misi in moto la macchina.

“No, caro Dave, penso non potermi innamorare più di un uomo, tranne che di te,ma, tu sei felicemente sposato.”

Sbuffai al pensiero di un matrimonio, mi balzò in mente quello che dovrebbe esser stato il mio.

 

 

Sara e Thomas Dilvey ti ringraziano per aver partecipato al matrimonio.

Alla prossima!”

 

Sara e Thomas Dilvey.

 

Feci combaciare le due estremità della carta da riso, la piegai stando attenta che la piega fosse diritta, infilai il foglio dentro la busta, la chiusi e l'appoggiai vicino ad un'altra busta.

Era da tutta la mattina che ripetevo questa azione, ormai il mio occhio si era abituato, come anche le mie mani che compievano tutto con una precisione che avrebbe fatto invidia anche ad un certosino.

Mi voltai verso la porta quando senti la chiave girare nella toppa.

Mi alzai dal divano bianco e corsi verso Thomas.

“Ciao tesoro!”.

Buttai le braccia al collo del mio amato e lo baciai.

Mi rispose anche lui al bacio,ma, lo senti distante.

Mi accarezzò il viso e si spostò a piccoli passi verso il divano.

“Da quanto tempo sei qui a piegare le partecipazioni?”

“Da stamattina” risposi trionfante.

“Non sei stanca?” mi domandò guardandomi l'anello di fidanzamento che scintillava sulla mano destra.

“No. Va tutto bene? E' successo qualcosa al lavoro?” li domandai mentre mi avvicinavo a lui.

“No, tranquilla. Al lavoro è andato tutto bene” rispose con mezzo sorriso.

Mi sedetti di fianco a lui, allungai le gambe sopra le sue.

Si voltò verso di me.

I suoi grandi occhi neri colpirono i miei, capì che qualcosa non andava.

Allungai la mano verso i suoi capelli ed incominciai a giocare con qualche ciocca.

“Non posso sposarti”.

Scoppiai a ridere.

“Bello scherzo! Stai scherzando, vero?”

“Non posso sposarti”.

“Scherzi, vero? Ti prego dimmi che stai scherzando”.

“Non posso sposarti Sara”

Allontanai la mano e mi alzai dal divano.

Mi misi davanti a lui.

“Smettila di scherzare Thomas. Non sei simpatico!”.

“Non posso sposarti!”

“Lo so che sei spaventato, lo sono anch'io,ma, lo affronteremo insieme.” risposi prendendo il suo viso tra le mie mani.

“Ti ho tradito”.

“Che cosa?”

Mi allontanai da lui.

“Chi è?”

“No, ti prego.”

“Chi è?!. Dimmi chi è lei!” domandai ,scandendo ogni parola.

“Non la conosci”.

“Voglio saperlo”.

“Si chiama Laura Fileys”

“Dove l'hai incontrata?” domandai, incrociando le braccia lungo il petto.

“Ti prego”.

“Dimmelo!”

“Al “Rosè””

“ Al “Rosé”, bene, quando?”

“Sara smettila! Non ti sembra di essere ridicola?”

“Quello ridicolo sei tu! Quando l'hai conosciuta?” domandai puntandoli il dito contro.

“Tre mesi fa” rispose tutto ad un fiato.

Mi avvicinai verso la grande porta finestra.

Senti il suo respiro vicino al mio collo, le sue mani cinsero i fianchi.

“Mi dispiace,ma, rimedieremo tutto.”

Spinsi via le mani dai fianchi, mi voltai e li diedi uno schiaffo.

“Tu. Adesso prendi tutta la tua roba ed esci da questa casa e sparisci dalla mia vita” sussurrai con un filo di voce.

Si allontano da me ed andò in camera.

Mi avvicinai al camino, accesi il fuoco e pian piano bruciai le partecipazioni contandole una per una.

“2.500 partecipazioni” dissi a bassa voce mentre guardavo le fiamme ingoiare la carta.

“Hai preso tutto?” domandai appena vidi la figura alta e slanciata occupare il mio campo visivo.

“Sì”.

Respirai profondamente.

“Mi dispiace” disse avvicinandosi a me per lasciarmi un bacio.

“Non ti avvicinare, non mi toccare” dissi portando le braccia avanti come se una parte di me volesse difendersi da lui.

“Ti prego non fare così Sara”.

“Non dirmi come mi devo comportare Thomas”.

Lo guardai allontanarsi da me, mentre una parte di me lo voleva ancora.

“E' incinta?”

Mi guardò inclinando leggermente la testa verso destra.

“Sara, ti prego!”

“Rispondimi alla domanda!”

Sbuffò, chiaro segnale che la risposta sarebbe stata affermativa.

“Sì”

“Immagino che il bambino sia tuo”

“Sì, sono io il padre”.

“Bene”.

Allungò la mano lungo il pomello della porta, la aprì. Una ventata di aria fredda mi colpì il viso rallentando le lacrime che da lì a poco sarebbero scese dagli occhi.

“Spero che tu possa essere un buon padre.”

“Grazie” rispose.

Sul suo viso comparse un sorriso. L'idea di diventare padre lo emozionava tantissimo.

Mi guardò.

“In valigia ho solo il cambio per questi giorni, quando posso passare a prendere il resto?”

“Lunedì mattina, mentre sono al lavoro. Quando torno non voglio trovare niente di tuo e per favore, lasciami la copia delle tue chiavi di casa sul tavolo in cucina.”

“ Va bene”.

Chiusi la porta dietro le mie spalle, mi appoggiai, mi lasciai scivolare fino a toccare terra e lasciai sgorgare le lacrime che fino a poco prima avevo trattenuto.

 

Spensi il motore della macchina ed entrai in casa.

Lasciai andare “I Feel Loved” a tutto volume mentre mi liberavo dalle scarpe e dalla giacca lanciandole in giro per casa.

Feci un balzo sul letto ed incominciai a saltare.

Finì il pezzo, caddi sul letto respirando a fatica, cercai di riprendere fiato.

Mi precipitai in soggiorno, abbassai il volume e risposi al telefono.

“Devota usciamo stasera?”

Aspettai un secondo prima di rispondere.

“Certo devota. Mi faccio una doccia e vengo da te, va bene?”

“Va bene. Mangi da me quindi?”

“Certo, così evito di spadellare” sorrisi.

“Va bene cara. Allora ti aspetto.”

“A tra poco”.

“A tra poco”.

 

Spinsi in avanti le porte del “Jordan Irish Pub” ,il profumo di birra mi invase le narici e la musica ad alto volume colpì le mie orecchie.

“Ragazze!” urlò Jordan il gestore del pub.

Ci avvicinammo al bancone e lo abbracciammo.

“Ragazze quanto tempo è passato?”

“Un po' di mesi... Siamo state prese in questo ultimo periodo” rispose Cristina portandosi una ciocca dietro l'orecchio.

“Come state?”

“Benissimo. Sempre più pazzi e sempre più grassi” risposi.

Jordan rise.

“Il vostro tavolo è laggiù, cosa vi porto? Le due solite Guiness?”

“Ti ricordi ancora che ci piace la Guiness!” risposi sgranando gli occhi per via della domanda.

“Certo! Su adesso andate al vostro tavolo e godetevi la serata” disse facendoci l'occhiolino.

Scoppiamo tutte e tre a ridere per via della scena. Jordan era il tipico irlandese, alto, un po' panzuto, con barba e capelli bianchi, con due pomelli rossi sempre in primo piano, non era certo tipo con cui flirtarci.

Tolsi il chiodo e lo appoggiai allo schienale della sedia di legno.

“Io vado a scatenarmi, vieni anche tu?”

“Aspetto la birra” risposi sorridendo.

Cristina si alzò, il ragazzo di fianco a noi si voltò a guardarla. Come sempre era perfetta, il vestito blu elettrico metteva in risalto le sue curve, i capelli lunghi e neri le scendevano lungo le spalle, le scarpe con il tacco a spillo la slanciavano ancor di più, insomma era proprio bella.

Gettai uno sguardo verso lo schermo del cellulare, le 22:00.

Jordan portò le birre.

“Guiness bruna per Cristina. Guiness chiara e dolce per te”.

Inumidì le labbra e assaggiai la bevanda dorata davanti a me.

“Buonissima, come sempre” dissi lasciandomi inebriare dal profumo della birra.

Jordan mi sorrise e tornò verso il bancone a servire altra gente.

Cristina arrivò di corsa, buttò giù un paio di sorsi della sua Guiness bruna e mi strattonò per il braccio.

“Smettila di fare l'associale e vieni a ballare!” mi urlò per via del volume troppo alto della musica.

Sorrisi, mi alzai dal tavolo ed afferrai la mano della mia migliore amica.

Mi lasciai andare al ritmo che si era impadronito di me. Non c'è niente da fare, una cosa sono brava a fare nella vita e corrisponde al ballo.

Ritornammo a bere qualche sorso di birra.

“Vado a riempire il tuo boccale?”

“Si, grazie. Io torno in pista!”

“Va bene!”

Mi precipitai verso uno dei pochi sgabelli vuoti e mi sedetti.

Lasciai scorrere la mano lungo il tallone, massaggiandolo la parte dolorante.

“Scarpe?”

Mi voltai verso la persona che aveva detto quella parola maledetta.

“Sì, sono le scarpe. Non sono abituata a portarle così alte. Quando sono al lavoro le porto basse, molto spesso ballerine o stivaletti.”

“Immagino” disse il ragazzo davanti a me.

Notai che indossava una maglietta bianca, sopra una giacca di pelle,un paio di jeans, delle scarpe classiche, un capello nero con la visiera e degli occhiali da sole condivano il tutto.

“Vuoi che ti riempo le birre?” domandò Jordan.

“Sì, grazie” risposi sorridendo.

Continuai a massaggiare il tallone. Notai che il ragazzo di fianco a me non mi toglieva gli occhi da dosso, neanche quando sorseggiava la birra.

“Come ti chiami?” mi domandò passando la lingua lungo il baffo da birra che si era creato sopra le sue labbra.

“Sara, piacere” risposi allungando la mano.

“Robert, piacere” rispose stringendo la mia mano. Stretta forte e decisa.

“E che lavoro fai?”

Bevvi un sorso della mia Guiness bionda.

“Psicologa, da quattro anni” risposi inumidendomi le labbra.

“Bello”.

“Già. Tu? Che lavoro fai?”

Sorseggiò la sua Guiness al malto nero prima di rispondermi.

“Lavoro in una biblioteca”.

“Oh! Che bello. Dove?”

“A St. Paul Street. Hai presente dov'è?”

“Una traversa di Piccadilly”.

“Esatto”.

“Come si chiama la libreria?”

“Breaking Books”.

“Mm, quando prenderò un libro saprò dove andare” dissi sfoderando uno dei miei miglior sorrisi.

“Mica male la ragazza con il vestito blu” disse un ragazzo che si era avvicinato a Robert.

Mi voltai verso il ragazzo che aveva appena detto quella frase.

“Si chiama Cristina, è single” risposi indicandole la ragazza che aveva appena descritto.

“Hai appena conosciuto Tommy” disse Robert.

Tommy si avvicinò e mi strinse la mano, anzi me la stritolò.

“Piacere Tommy”.

“Piacere Sara”.

“E' amica tua? Posso provarci?”

“E' la mia migliore amica. Tranquillo puoi provarci” risposi sorridendo.

“Grazie”.

Diede una pacca sulla spalla a Robert e ritornò in pista.

Scossi la testa, mi scappò una risata che attirò l'attenzione di Robert.

“Come mai stai ridendo?”

“Oh, no. Niente. Il tuo amico è simpatico”

“Già. E' la prima volta che vieni qui?”

“No, no. E' da anni che frequento questo pub.”

Jordan finì di pulire l'ennesimo bicchiere di birra, lascio cadere lo straccio sul bancone, si stiracchiò le dita.

“L'ho vista crescere questa ragazza. Sono stato anche alla sua festa di laurea”.

“E' vero! Avevi portato le birre!”

“E tua madre?”

“Mia madre aveva bevuto come una spugna” , scoppiai a ridere al ricordo di quella scena.

“Avrei voluto esserci” disse Robert ridendo.

“Era bellissimo” dissi continuando a ridere. La birra incominciava a far effetto.

Cristina cadde tra le mie braccia, prima di sdraiarsi su di me.

La guardai. La carnagione bianca aveva lasciato posto al rosso acceso.

“Direi che è meglio tornare a casa”

“No” rispose sbuffando.

Misi la giacca, presi le borse.

“ Puoi farcela a reggerti in piedi mentre pago le birre?”

“Ah no! Offre la casa” rispose Jordan mentre teneva in piedi Cristina.

“Sei sicuro? Passo domani mattina prima di andare al lavoro a pagarti le birre” dissi mentre prendevo il portafoglio dalla borsa.

“Sicurissimo. Andate a casa.”

“ Va bene”.

Mi voltai verso Robert che osservava la scena divertito.

“Beh, allora noi andiamo. A presto!”

“A presto!” rispose stringendomi ancora una volta la mano.

 

Girai la chiave nella toppa ed entrammo in casa.

Cristina si gettò sul divano, spinse via le scarpe aiutandosi con i piedi e poi si sdraiò.

“Chi era quello che hai conosciuto al bancone? Era carino, molto carino” domandò biascicando per via dell'alcol.

“Un ragazzo”

Biascicò ancora qualcos'altro poi raggiunse Morfeo.

Le misi a posto la frangetta nera che le copriva gli occhi, le rimboccai le coperte e infine spensi la luce.

“Buonanotte amica mia”

“Mmm, buonanotte. Ci vediamo domani”.

“A domani”.

Mi scappò un sorriso.

 

Pensai a quel ragazzo.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: Starsshine