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Autore: drowninginfables    07/04/2014    0 recensioni
Celeste non ha avuto una vita facile. Dopo un infanzia rubata, all'età di otto anni è stata portata in una casa-famiglia , in cui ora sta passando l'adolescenza. Ha conosciuto persone importarti al Secure Home, persone che l'hanno cambiata in un certo senso. Ma la sua vita dovrà combattere con il mondo reale e lei dovrà iniziare a cavarsela da sola e dovrà imparare l'importanza dei sentimenti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le giornate nella casa-famiglia passavano tutte così, simili, senza grandi cambiamenti. Otto ore di lezione ogni giorno, cinque la mattina e tre il pomeriggio, i pasti nella grande mensa, tra le cinque e le sei pomeridiane c’era l’ora libera. Poi si tornava ognuno nelle proprie stanze fino alla cena, dopo la quale tutti potevano aggirarsi nell’edificio, scegliendo tra bagno, camere, sala comune o biblioteche in cui rilassarsi, studiare, pensare un po’ a se stessi ecc.
Uno dei miei veri svaghi era l’arte. Avevo un paio di quadri in camera, anche qualcosa fatto da me. Ogni volta che uscivo mi rifornivo di colori, tele, fogli… Prediligevo l’arte astratta, anche se non ero male neanche con quella che la gente chiama “vera arte”, ossia le figure concrete. Ogni volta che dipingevo entravo in un mondo che apparteneva soltanto a me. Non ero più l’orfana debole e insicura, la ragazzina maltrattata che aveva perso la sua infanzia. Potevo diventare qualsiasi cosa: potevo volare, addentrarmi in grandi foreste, correre sotto la pioggia, avere incontri ravvicinati con animali esotici; potevo essere libera, forte, sicura di me. Era il mio posto, la mia sicurezza, nessuno avrebbe mai potuto togliermela.
I miei quadri mi rispecchiavano. Nei primi tempi utilizzavo soprattutto colori cupi. Ero uscita da una parte della mia vita molto dura e non ero ancora pronta per lasciarmela alla spalle. Ero sola. Più di quanto non lo fossi mai stata. Non avevo nessuno su cui contare a parte me stessa. Fu allora che iniziai a conoscere quelli che poi sarebbero diventati i miei amici. E allora si aprì davanti a me il mondo delle sfumature vivaci. Uno dei miei dipinti era stato un dono di compleanno per Davide, espressamente richiesto da lui. Voleva che ricreassi in modo astratto la nostra amicizia. Devo ammettere che fu uno dei lavori di cui andavo più fiera. E anche lui l’aveva apprezzato. Ogni volta che capitavo nella sua stanza me lo faceva notare.
- Quel quadro… Io non mi stanco mai di guardarlo. Sembra prendere una particolarità diversa ogni volta che lo osservo. E più dettagli noto, più mi sembra di conoscerti. Tu imprimi la tua anima nei dipinti. Ed è una cosa fantastica.-
A quel punto prendeva la sua chitarra e suonava un po’ per allentare la tensione che i complimenti mi mettevano. Il suo sogno era di iniziare a suonare la chitarra elettrica e creare un gruppo metal esattamente come i suoi idoli, i Five Finger Death Punch. Credo che quello fosse il suo modo di esprimere se stesso: la musica.
 
Mancavano solo più un paio di settimane all’addio di Giulia e l’atmosfera iniziava a farsi bollente. Avevamo paura di non rivederla più, dopo tutto quello che avevamo condiviso, e lei era spaventata dall’affrontare la realtà, dopo ben dieci anni passati lì dentro. Due sentimenti contrastanti, ma ugualmente forti. Il nostro dolore sarebbe stato come la sindrome dell’arto fantasma, invisibile e passato ma potente, immensamente potente.
Avevamo passato con lei troppi momenti per scordarceli. Sarebbe stato un periodo difficile per tutti noi. Ma non volevamo lasciarla, dopo tutto ciò che aveva fatto per noi, senza trasmetterle tutto il nostro amore. Stavamo preparando una festa a sorpresa che l’avrebbe sicuramente lasciata a bocca aperta per lo stupore. Non avevamo la minima idea che quelli sconcertati saremmo stati noi. 
  
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