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Autore: Avah    10/04/2014    1 recensioni
Al molo di Portland, una donna fa una scoperta raccapricciante: un uomo è stato barbaramente ucciso e bruciato. Sembrerebbe un normale omicidio se non fosse per un dettaglio: dal corpo parte una lunga spaccatura nel cemento e prosegue per un centinaio di metri. Non c'è nessuna spiegazione logica, e Nick e Hank devono trovare una risposta prima che quel qualcuno (o qualcosa) colpisca di nuovo...
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nick Burkhardt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Signori, ecco le copie dei rapporti dell’FBI- disse il sergente Wu, reggendo cinque cartelline gialle che posò in mezzo alle due scrivanie dei due detective.
-Finalmente- Nick allungò una mano e prese il primo fascicolo in cima alla pila -Hai già fatto qualche controllo?-.
-Ho lasciato il piacere a voi, ragazzi- rispose lui, tornando a sedersi alla sua scrivania dall’altra parte dell’ufficio.
Nick e Hank lo seguirono con lo sguardo, poi tornarono ad occuparsi delle pagine davanti a loro; scorsero ogni singola parola di ogni foglio, dal referto autoptico del medico legale dell’FBI fino al profilo delle vittime stilato dagli esperti che avevano raccolte le testimonianze di parenti e amici.
-Qui dentro non c’è niente- fece Hank a un certo punto, lasciando cadere il fascicolo -A parte paroloni insulsi che solo uno strizzacervelli potrebbe capire-.
-Nemmeno qui- anche Nick ripose i referti -Più cose sappiamo e meno certezze abbiamo-.
-Secondo te è stato un Wesen?- chiese Hank, abbassando la voce e sporgendosi verso il collega.
L’altro scrollò le spalle -Forse, ma non ho mai visto niente di simile- fece una pausa -Dovrei dare una controllata nei libri alla roulotte-.
-Vuoi che ti accompagni?-.
-Sì, così faremo più in fretta- Nick si alzò dalla sedia, si infilò la giacca e prese il telefono in mano per far partire una chiamata, ma poi si fermò.
Notando quel comportamento, Hank non poté trattenersi -Juliette non si ricorda ancora di te?-.
Il detective scosse la testa -No. E con Rosalee fuori città non so dove sbattere la testa. Solo lei sa cosa potrebbe aiutarla a ricordare-.
L’amico gli posò una mano sulla spalla -Vedrai che tutto si sistemerà. Eravate e siete ancora una coppia, sono certo che prima o poi ricorderà quanto vi siete amati-.
Nick si lasciò scappare un sorrisetto -Grazie Hank. Ora andiamo a controllare di nuovo quella spaccatura, poi ci dirigiamo verso la roulotte-.
 
La volante nera frenò a un centinaio di metri dal nastro giallo che stava ancora delimitando la scena del crimine al porto. Si vedevano ancora i segni di gesso lasciati dai tecnici della Scientifica là dove avevano fatto i rilievi, mentre al posto del cadavere carbonizzato c’era solo la sua sagoma bianca disegnata a terra.
Hank e Nick scesero e, con calma, avanzarono verso la spaccatura nel terreno ancora ben visibile nel cemento del molo; lì vicino c’erano ancora tracce di gesso e alcuni cartellini gialli con numeri neri, ma niente di più. Chiunque (o qualunque cosa) l’avesse provocata, era stato ben attento a non lasciare alcun segno che potesse aiutare gli agenti nelle indagini.
Con passo lento, i due detective si avvicinarono, guardandosi intorno; mentre avanzano, Nick vide una figura femminile all’interno dell’area delimitata dal nastro giallo. Vista da lontano sembrava non avere più di trent’anni, aveva lunghi capelli rossi e vestiva in modo piuttosto semplice e sportivo: un top rosso con i bordi bianchi, un paio di shorts e leggings neri che coprivano le lunghe gambe e ai piedi calzava scarpe da ginnastica azzurre. Nel momento in cui si inginocchiò, dando loro le spalle, riuscirono a intravedere un tatuaggio appena al di sopra della linea dei jeans, ma da quella distanza era difficile capire cosa raffigurasse; un altro, più grande, era sul suo braccio destro.
-Ehi!- gridò Hank non appena si accorse della sua presenza -Che sta facendo?-.
La ragazza scattò subito in piedi, voltandosi verso la voce che aveva udito; lanciò un’occhiata ai due agenti che le stavano andando incontro a grandi passi, poi iniziò a correre, senza voltarsi indietro.
A Nick e Hank non rimase altro che inseguirla, anche se la ragazza aveva già un bel vantaggio e sembrava ben allenata alla corsa; nel giro di pochi secondi era riuscita ad allungare la distanza tra lei e i detective.
-Dividiamoci!- esclamò Nick, separandosi dal collega ed estraendo la pistola.
Si erano addentrati in un labirinto di container dietro ognuno dei quali si poteva nascondere un pericolo; Nick avanzava lentamente, il braccio armato teso davanti a sé, non sapendo a cosa stava andando incontro. Mentre stava per girare l’angolo, la ragazza gli sfrecciò davanti, cogliendolo di sorpresa; il tempo di riprendersi e lei era già sparita di nuovo all’interno del dedalo di metallo. Poco dopo arrivò anche Hank, con il fiatone e la pistola in mano.
-L’hai vista?- chiese lui, raggiungendolo.
-E’ andata da quella parte- rispose Nick, riprendendo a correre nella direzione della ragazza -Non può essere molto lontana!-.
Seguendo l’istinto e una certa logica, i due arrivarono sulla banchina del molo, deserta. Si guardarono intorno, ma di lei non c’era nessuna traccia, ed era praticamente impossibile che si fosse buttata in acqua senza che loro sentissero il tonfo. I due agenti si scambiarono uno sguardo; non rimaneva che fare un identikit e sperare di riuscire a trovarla.
 
La donna aveva chiuso il portatile di scatto, esausta; aveva passato al setaccio ogni sito internet che aveva trovato, consultato i suoi appunti, aveva persino fatto alcune chiamate, senza successo. Qualunque cosa ci fosse a Portland, non risultava tra le sue conoscenze, e ciò era un punto a suo svantaggio.
Si passò le mani sul volto stanco; doveva assolutamente vedere coi suoi occhi quello che la creatura aveva fatto. Senza pensarci su due volte, si alzò e uscì dalla stanza, poi si incamminò verso il molo. Quando arrivò, iniziò a ispezionare la spaccatura nel cemento, misurando la profondità con le dita. All’interno della fenditura sembrava che fosse tutto sciolto, e il cemento era diventato nero lungo i bordi. C’era solo una spiegazione per quello: qualunque cosa fosse stata, era dotata di poteri che le permettevano di controllare il calore.
Mentre stava esaminando la traccia, non si accorse dell’auto che era arrivata alle sue spalle e dei due uomini che le andavano incontro; se ne rese conto solo quando sentì la voce diretta a lei. Scattò immediatamente, vedendo i volti dei due agenti che le andavano incontro. Nel giro di pochi secondi stava già correndo via, diretta verso il labirinto di container in cui poteva facilmente nascondersi.
Quando pensò di aver messo abbastanza terreno tra lei e i suoi inseguitori si fermò, con il respiro corto; rimase in attesa con la schiena incollata alla parete di metallo, ascoltando ogni singolo rumore. Infine, udì dei passi che si avvicinavano; quando ormai stava per essere scoperta, scappò di nuovo, sparendo alla vista dei due. Agilmente, s issò sulla cima di un container e si appiattì sulla superficie, sperando di non essere vista, anche se lei riusciva a vedere i suoi inseguitori.
Rimase nascosta finché i due non se ne andarono, poi si lasciò scivolare a terra, sospirando. Doveva fare più attenzione, o non avrebbe visto l’alba del nuovo giorno.
  
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