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Autore: DrunkBunny    10/04/2014    6 recensioni
La semplice e tranquilla vita di Alison verrà presto sconvolta da degli strani avvenimenti che la porteranno a conoscere Nathan, un ragazzo con un gran segreto alle spalle…
Dalla storia:
Sentivo il sangue affluire dal mio corpo. Il dolore era insopportabile. Urlavo, piangevo disperata ma lui non aveva nessuna intenzione di mettere fine a quella tortura. Continuava a succhiare il mio sangue con insistenza.
Caddi per terra, col sangue che sentivo scivolare via dal mio corpo.
Un botto, un urlo, poi più niente. Attorno a me solo buio e silenzio…
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A volte le tue scelte ti portano a cambiare totalmente vita…
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness, Max George, Nathan Sykes, Siva Kaneswaran, Tom Parker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You
r Dark Side

Capitolo 12

Sei la mia debolezza

 
Nath mi riaccompagnò subito a casa. Durante il tragitto non mi rivolse la parola nemmeno per chiedermi se avessi voluto che lui restasse con me o se mi sarebbe piaciuto stare in compagnia dei ragazzi, dopo quello che era successo. Per la prima volta la sua presenza mi creava imbarazzo.
Forse il mio era da considerarsi un comportamento stupido, in effetti avevo rischiato molto accettando l’invito di Tyler, ma lui poteva anche dimostrarsi comprensivo nei miei confronti, in fondo non volevo mica fargli un dispetto. Sapevo che si sarebbe enormemente preoccupato, ma non potevo permettergli di venire con me; Tyler avrebbe potuto fare del male a lui e alla mia famiglia.
Ero rimasta sola; sola nella mia camera a guardare un punto indefinito fuori dalla finestra. Mio padre dormiva ancora; per fortuna non aveva perso neanche una goccia di sangue dopo che mia madre gli aveva fasciato e medicato il polso. Aveva riacquistato il suo colorito roseo e il suo respiro si era regolarizzato. Ora ero molto più tranquilla.
Qualcuno bussò silenziosamente alla mia porta. “Alison, c’è un ragazzo che ti cerca” mi annunciò mia madre.
“Nath?” domandai, speranzosa.
Scosse il capo. “Credo sia uno dei tuoi nuovi amici”
“Ah…Va bene, mamma, digli che arrivo subito” risposi. Mi trascinai giù dal letto e indossai un paio di pantaloncini blu e una canotta bianca a righe nere: in poche parole mi vestì coi primi indumenti che mi ritrovai tra le mani. Scesi le scale ed entrai in cucina dove mia madre stava servendo una fumante tazza di caffè a Max.
“Ehi, cosa ci fai qui?” gli stampai un bacio sulla guancia.
“Ciao, nanetta!” mi salutò lui, sorseggiando la sua bevanda calda.
“E da quando in qua io sarei una nana?” gli tirai l’orecchio, rischiando di farlo affogare.
“Rispetto a me sei una pulce, Alison” mi canzonò, tamponandosi la bocca con un tovagliolo e facendo persino scappare una risata a mia madre, che ascoltava. “Mentre per Nathan sei perfetta!”
“Ssh!” lo colpì con un calcio. Gli indicai con un cenno del capo mia madre. “Lei non lo sa, ancora!” sussurrai.
“Scusami!” bisbigliò, massaggiandosi la caviglia. “Non c’era bisogno di dirmelo con così tanta gentilezza”
Sospirai, riempendo un tazzone con del latte e del caffè fino all’orlo. “A proposito, dov’è Nath?” gli chiesi, sempre a bassa voce.
Max fece pressione con le mani sul tavolo per potersi avvicinare. “Forse è meglio se parliamo in privato”
Lanciai un’occhiata alla donna che era vicino a noi e che cercava di origliare. “Vieni” lo presi per il colletto della maglietta e lo trascinai in salotto. Chiusi la porta e lo lasciai parlare.
“Ci ha raccontato quello che è successo” cominciò; il suo tono di voce improvvisamente fattosi grave. “Ora mi spieghi cosa diamine hai in quella testa? Sassi?”
Alzai le braccia per aria, facendomi scappare un lamento infastidito. “Risparmiami la ramanzina, Max!”
“Eh no! Adesso ti siedi e mi ascolti” mi afferrò per un lembo della mia canotta e mi costrinse a sedermi al suo fianco. 
“Ti ascolterò solo se mi prometti che non mi urlerai contro come ha già fatto Nath!” esclamai, guardandolo negli occhi.
“Alison, non voglio dare la colpa né a te né a lui, avete ragione entrambi. Però potevi pensarci due volte prima di fare quella cazzata! Capisco che avevi paura, però avresti potuto parlarne con lui”
Incrociai le braccia al petto, voltando lo sguardo dalla parte opposta. “L’ho fatto anche per evitare che quei due si ammazzassero a vicenda!”
Sentì la mano di Max poggiarsi sulla mia spalla. “Vieni qui…” mi disse. Lasciai che mi abbracciasse; avevo proprio bisogno dell’affetto di un amico, dato che Nath aveva deciso di lasciarmi sola.
“Max?” lo chiamai, all’improvviso.
“Mmh?”
“Posso venire a casa con te?” gli chiesi, allontanandomi dal calore che il suo corpo emanava.
“Certo!” rispose lui, sorridendomi. “Ormai la nostra casa è anche la tua, Alison”
Arrivati, trovammo tutti in salotto. Siva, seduto tra Angel e Tom, che tentava di tenerli lontani così da evitare che si ammazzassero a vicenda, visto che, come sempre, era nato un battibecco tra di loro. Anche se, a dir la verità, per la prima volta mia cugina sembrava divertita nel discutere col playboy di casa. Jay, invece, era come incantato davanti al televisore. Guardando meglio notai che all’appello mancavano due altre persone: Nathan e la dea greca/fidanzata di McGuiness. Fermi tutti! Non mi vorrete mica dire che il MIO Nath è insieme a quella bionda?! Io scateno il putiferio, qui!
Nel momento in cui tutti si voltarono a salutarci, sentì dei fastidiosissimi mormorii provenire dal piano superiore. Strisciai alle spalle di Max, nascondendomi agli occhi di tutti gli altri, e salì di corsa le scale. Trovai la porta della camera di Nath socchiusa, e così mi affrettai a sbirciare.
“Avanti Nath, potresti anche guardarmi negli occhi mentre ti parlo” Nicki mi dava le spalle e aveva indosso solo un asciugamano che le lasciava scoperte quei due metri di gambe che si ritrovava e che scoperte da qualsiasi tipo di stoffa sembravano anche più lunghe. La cosa che più mi fece rabbia però, fu il fatto che lei si trovasse nella camera del mio ragazzo, mezza nuda, e che pretendesse anche che Nathan la guardasse in faccia.
“Nicki, cosa vuoi?” disse Nath, con indifferenza, mentre rimetteva nel suo armadio alcuni vestiti che erano sparsi per tutta la camera; ancora non la degnava di nessuno sguardo.
La ragazza di Jay si avvicinò lentamente a lui e lo prese per il colletto della camicia, avvicinandolo a sé stessa con un rapido movimento. “Su via, non dirmi che non ti faccio più nessun effetto”
Brutta, sudicia, maledetta, odiosa ragazzetta! Io ti disintegro!
Per fortuna qualcuno mi afferrò per i polsi e mi allontanò da quella porta, altrimenti mi sarei messa ad urlare come una matta e l’avrei lanciata fuori dalla finestra.
“Hai intenzione di farti scoprire?” mi sussurrò Tom all’orecchio.
“E anche se fosse? A me importa solo farle del male!” sputai a denti stretti.
Tom roteò gli occhi al cielo, ridendo; sembrava più che divertito.
“Cosa ridi? Cosa stai ridendo?” lo interruppi io. “Io la ammazzo se solo continua a mettere le mani addosso al mio Nathan!”
“Fai sparire gli artigli, Cat woman” mi diede una botta sulla fronte, che mi fece storcere il naso. “Vuoi vendicarti? Ti aiuto io” strizzò l’occhio.
“V-vendicarmi?” balbettai io, perplessa.
“Puoi correre quanto vuoi, Alison, tanto ti prendo!” urlò all’improvviso Tom, rischiando di farmi scoppiare un timpano.
“Ma che fai?” esclamai, tappandogli la bocca. “Sei impazzito!”
“Urla” bisbigliò. “Fa finta di scappare, urlando. Così Nathan imparerà la lezione” un altro occhiolino da parte sua.
Ci riflettei su. In fondo non era una brutta idea. “Okay, vendetta sia” risposi, infine.
Mi precipitai giù dalle scale, iniziando a gridare e facendo echeggiare la mia voce per tutta la casa. “Non riuscirai a prendermi, Parker!”
“Oh si che ti prendo, invece” fu la sua risposta.
Al rumore della porta che mi sbattei alle spalle se ne sovrappose un altro, aldilà del salotto.
“Tom ti sei fatto male?” domandai, ridacchiando.
“No, tranquilla, ho solo preso una botta in piena faccia” si lamentò lui, gemendo lievemente.
Dopo che mi affacciai per rassicurarmi di non averlo ammazzato, successero più cose contemporaneamente: Tom si lanciò nella mia direzione, spalancando la porta col suo peso; io urlai per lo spavento e caddi all’indietro, inciampando sul tappeto; e Tom mi seguì, visto che lo avevo afferrato per il lembo della maglietta, nella speranza di evitare una brutta caduta.
“Ti ho presa!” esclamò, trionfante.
“Non vale, mi hai fatto salire il cuore in gola, deficiente!” gli tirai un pugno sul petto. “Ricorda che tu sei il licantropo, qui, non io”
“Quanta esagerazione, principessa!”
Senza preavviso cominciò a farmi il solletico sui fianchi. Mi dimenai sotto il peso del suo corpo, a causa delle risate. “Tom ti prego, smettila! Smettila!” lo supplicai; le lacrime agli occhi.
“Se no? Mi colpisci in testa con la scarpetta di cristallo, Cenerentola” mi provocò.
“Ma la smetti con questi nomignoli? Da Principessa, a Wonder Woman, a Cat Woman, a Cenerentola! Mi chiamo ALISON, mettitelo bene in testa!”
Sentimmo, improvvisamente, qualcuno alle nostre “spalle” tossicchiare. Tom rotolò subito al mio fianco, lasciandomi libera; lo sorriso sparì dal mio viso nel momento in cui vidi Nath in piedi, sulla soglia della porta.
“Non sapevo fossi qui” disse, prendendomi per mano e facendomi alzare dal pavimento.
“Sono venuta con Max” risposi, dandomi una sistemata ai capelli.
“È stato a casa tua?” il suo tono di voce sembrò sorpreso.
“Si, almeno lui è venuto a farmi compagnia. A differenza di qualcuno che si stava divertendo con qualcun altro in camera sua”
Tom si rese contò che la nostra discussione stava prendendo una brutta piega, così decise di togliere il disturbo.
“Di che stai parlando?” mi chiese Nathan, non appena rimanemmo soli.
“Non fare la parte di quello che non capisce, Nath! Ho visto come ti stava vicina Nicki!” urlai, furiosa.
Al quel punto Nathan spalancò gli occhi, sorpreso del fatto che io li abbia visti. “Hai visto…tutto?”
“Perché per caso, oltre a fare la gallina con te, ti ha anche baciato?” commentai, ironica. Non mi rispose, si limitò ad abbassare il capo, imbarazzato. “Ti ha baciato?” sussurrai, ormai senza voce.
“No, l’ho fermata in tempo” mi rispose, rialzando subito lo sguardo.
Io intanto ero rimasta a bocca aperta. Non ci credo, ha addirittura provato a baciarlo!
 Nath si avvicinò, tentando di prendermi per mano; ma io indietreggiai. “Non mi toccare”
“Alison, ti prego…”
“Dopo quello che è successo, dopo che mi hai urlato contro, dopo che mi hai lasciata sola, che fai? Permetti a quella lì di trattarti come le pare e piace?!” urlai a gran voce, fregandomene altamente di quello che gli altri stessero pensando in quel momento.
“È entrata lei nella mia camera!” ribatté lui, disperato. “Non ho tentato io di baciarla! Ti ho già spiegato che di lei a me non me ne fotte più un cazzo, okay? Ficcatelo bene in testa!”
Ormai con le lacrime agli occhi, tentai di scappare via da quella stanza. Ma, come sospettavo, Nath non me lo permise: mi afferrò saldamente per un polso e mi attirò a lui, stringendomi il bacino tra le sua braccia. Senza neanche darmi il tempo di controbattere, mi baciò.
Rimasi sorpresa da quella sua mossa, ma non opposi resistenza. In fondo quello che io provavo per lui andava ben oltre la gelosia per qualsiasi altra ragazza che gli si potesse avvicinare.
“E ricorda anche che io amo solo te…” soffiò sulle mie labbra. “Sei tu la ragazza dalla quale non riesco a stare lontano, non lei”
Nath mi sfiorò la schiena con la sua calda mano, e un brivido di piacere mi percosse lungo tutto il corpo, mentre una strana sensazione prendeva possesso del mio stomaco, insieme ad una forte attrazione per lui ed un’enorme voglia di saltargli addosso. Il tutto accompagnato da un fremito lungo il ventre che mi spingeva sempre di più contro il suo. “E questo è quello che provo quando sono con te…” concluse.
“C-come hai fatto?” solo in quel momento capì che quello che avevo appena provato erano le sue sensazioni, non le mie.
“Piccolo trucchetto che non uso da tempo” mi spiegò, sorridendo. Poi avvicinò la sua bocca al mio orecchio, e sussurrò: “Ora lo capisci che tu sei l’unica?”
Le mie braccia si strinsero automaticamente attorno al suo collo, stringendolo forte a me. “Se solo potessi anch’io dimostrarti quello che provo quando sono insieme a te” dissi.
“Tranquilla, lo so già”
 

Nathan mi cinse i fianchi con entrambe le braccia e mi strinse a sé, affondando il suo viso nei miei capelli e inspirando a fondo; mi venne la pelle d’oca. Perfino il suo alito, il suo fiato, profumavano. Adoravo quel suo profumo speziato; un beneficio per il mio naso.
Poggiai le mie mani sulle sue e sorrisi, socchiudendo gli occhi.
“Sei fredda…” mi sussurrò lui, in un soffio.
“Nath, al tuo confronto io sono sempre fredda” risposi, ridacchiando.
“Intendevo dire che lo sei più del solito” mi lasciò un morbido bacio sulla gota. “Hai freddo?”
“Un po’” ammisi. “Quindi stammi vicino” mi strinsi ancora di più a lui, rovesciando lentamente la mia testa all’indietro, così da poterla poggiare sulla sua forte spalla.
Rise adorabilmente. La sua risata mi solleticò la pelle, facendomi rabbrividire all’istante, per l’ennesima volta. “Ogni scusa è buona” mi canzonò.
Mi voltai verso di lui e poggiai le mie mani sul suo petto. “Sarei capace di trovare anche la più banale delle scuse purché tu mi stia vicino, caro il mio Signor Lupo” scherzai.
L’angolo destro della sua bocca si stirò, dando vita a un piccolo ma bellissimo sorriso; in fondo anche il gesto più insignificante, come lo schiocco delle dita, diventava dieci volte più attraente e adorabile, se fatto da lui. Il verde dei suoi occhi si accese automaticamente. Sembrava come se ad adornare il suo bel viso, ora, ci fossero due grandi semafori lampeggianti.
Mise indice e medio sotto al mio mento, avvicinando lentamente il mio viso al suo. In un attimo la sua bocca si incastrò alla mia, come le onde si infrangono gentilmente sugli scogli.
Avvertì le sue mani scendere delicate sulle mie braccia e raggiungere le mie mani, che subito strinse con forza. Incrociò il mio braccio destro con quello sinistro e portò entrambi dietro la mia schiena, come per immobilizzarmi. Intanto le nostre labbra non avevano nessunissima intenzione di interrompere il contatto: sembravano legate le une alle altre. Il bacio, inoltre, da dolce e carezzevole divenne profondo e passionale. Mi lasciai trasportare dal movimento della sua lingua che si intrecciava alla mia e dalle piccole e gentili spinte del suo petto contro il mio ogni volta che prendeva un respiro.
Cominciai a dimenarmi, però con moderazione: volevo liberare le mie mani per poterlo accarezzare; ma lui non me lo permetteva. Feci qualche passo nella sua direzione, mentre le mie braccia ondeggiavano veloci e frenetiche così da poter tornare in libertà. Anche senza volerlo, riuscì ad incastrarlo contro il muro.
“Alison sta ferma” mi consigliò, paziente.
“Voglio toccarti” biascicai, ad un soffio dalla sua bocca.
“Andiamoci piano. Con calma, Alison, un passo alla volta, ti prego” mi supplicò ed io non potei che sentirmi in colpa, un’altra volta.
Abbassai il capo, comprensiva. “Va bene” mormorai. “Scusami, non sono riuscita a trattenermi, come al solito”
Pur essendo seria riuscì a farlo ridacchiare. Dopodiché mi afferrò entrambi i polsi e mi trascinò con un veloce movimento sulla sua schiena; allacciai le mie gambe attorno al suo bacino.
“Aggrappati forte” si raccomandò, prima di sfrecciare su per le scale.
Al nostro passaggio la porta della sua camera si aprì con un tonfo, come se fosse stata spinta da un forte colpo di vento. Nath mi posò sul pavimento non prima di essersi, però, assicurato che nei paraggi non ci fosse nessuno e dopo averci ‘sigillati’ nella sua stanza girando la chiave nella serratura.
“Così siamo sicuri che nessuno verrà a ficcare il naso” scherzò, strizzando un occhio.
In un attimo mi ritrovai nuovamente faccia a faccia con lui. Poggiò le sue mani sui miei fianchi per potermi avvicinare a sé. Lo guardavo negli occhi e lui faceva lo stesso: l’uno era attratto dall’altro in maniera sproporzionata.
“Adesso stai ferma, non ti muovere, d’accordo?” parlò dopo qualche istante, a voce bassa. “Faccio io”
Annuì impercettibilmente, mentre il criceto che avevo nel cervello entrava in prognosi riservata. Mio Dio, adesso mi viene un attacco cardiaco!, pensai sarcastica e seria allo stesso tempo.
Quando ritornai in me, dopo un breve viaggio mentale alla ricerca della mia razionalità ormai perduta, sentì le labbra di Nath che toccavano il mio collo, lasciando una scia di umidi baci. Mi stringeva a sé, ricoprendo la parte inferiore della mia schiena di leggere e piacevoli carezze, che più intense diventavano più io ansimavo.
“Mi piace il sapore della tua pelle” mi sussurrò, prima di baciarmi il lobo dell’orecchio destro facendomi irrigidire dal bacino in giù.
“Nath io sto cercando di non muovermi, ma tu evita certi commenti o io crollo” lo avvertì, mordendomi il labbro inferiore. Rise; per sbaglio sfiorò la mia pelle coi denti facendomi rabbrividire.
“Posso…” si schiarì la voce, guardando il pavimento. “…levarti la camicia?”
Sgranai gli occhi e per poco non mi scappò una risata. “Nath? Mi stai chiedendo il permesso di spogliarmi?”
“Beh, in un certo senso si” fece lui, grattandosi la nuca, imbarazzato.
Sorrisi. “Sei fantastico, sul serio”
Gli afferrai le mani e le portai sul mio petto, dandogli il consenso di sbottonarmi la camicia. Lo fece lentamente, senza interrompere il contatto visivo. In quel momento i suoi occhi, così verdi, quasi bruciavano. Arrivato all’ultimo bottone me la sfilò di dosso, lasciandola cadere silenziosamente per terra. Mi squadrò per qualche minuto abbondante, prima che un sorrisino increspasse le sue morbide labbra.
“Cosa c’è?” chiesi io, con l’improvviso impulso di coprirmi il busto con le braccia.
Scosse il capo, sorridente. “Nulla”
Lo presi per il collo della maglietta e lo trascinai con me, finché non mi ritrovai prigioniera tra la fredda e ruvida parete alle mie spalle e il suo caldo e  forte corpo, forse un po’ troppo distante dal mio.
“Avvicinati” lo incitai, a voce bassa. Lui fece un passo nella mia direzione, ma era ancora troppo lontano per i miei gusti.
“Così?” domandò, incerto.
“No, così” gli circondai la vita col braccio e premetti il suo corpo sul mio. Gli baciai le labbra, per poi armeggiare con la cintura dei suoi jeans. Senza volerlo sfiorai con le dita il tessuto dei suoi boxer, facendolo irrigidire e ansimare. Arrossì rovinosamente, sgranando gli occhi.
“Oddio, s-scusami…” balbettai, all’apice dell’imbarazzo.
Sorrise. “Non devi scusarti” mi sussurrò lui, incrinando la testa di lato per guardarmi bene in viso. “Non mi è dispiaciuto affatto”
Lo fissai e notai che si stava mordicchiando il labbro inferiore. Con un veloce ed inaspettato movimento fece scivolare le sue mani all’interno dei miei leggings, incastrando le mie gambe tra le sue.
“Questa notte sono tuo e puoi lasciarti andare” soffiò sulla mia bocca, prima di incominciare a baciarmi con furia; quella però non era una furia violenta, anzi mi stava dimostrando che mi desiderava sul serio. E poi quella era la sua natura.
Intrappolò il mio bacino col suo, stringendo la presa sul mio fondoschiena e facendomi gemere lievemente. La sua mano destra si aggrappò disperatamente alla parete, creando delle piccole crepe: perfino pezzi di calce caddero sul pavimento.
“Ehi calmati Superman, non che mi dispiaccia, però non vorrei che facessimo cadere a pezzi la casa” lo avvisai, con sarcasmo. Lui sorrise, poi mi morse il labbro con una leggera nota di prepotenza che non mi dispiacque affatto. I suoi denti erano così affilati che presto sentì il sapore metallico del sangue sulla punta della lingua. Ma non ci feci molto caso e neanche lui se ne rese conto, fortunatamente.
Infilai entrambe le braccia sotto la sua maglietta, disegnando lentamente il contorno del suo corpo, e sfilandogliela. Mentre la lanciavo via, Nath si strappò di dosso i jeans: la scura stoffa, ormai lacerata, cadde silenziosamente sul pavimento.
Continuò a baciarmi, questa volta però su tutta la lunghezza del mio collo, mentre strusciava la sua intimità contro la mia facendomi gemere rovinosamente.
“Oh ti prego, Nath…” ansimai, sull’orlo della sopportazione.
“Sshh” sussurrò lui, sorridendo soddisfatto.
Avvertì la sua bocca scendere sul mio petto, lasciando una scia di umidi baci. Il movimento delle sue labbra era accompagnato dalle sue dita che, infilatesi ai lati dei miei leggings, li abbassava sempre di più. Dal petto passò poi alla pancia, dalla pancia al mio ventre, che rabbrividì.
Quando prese a sfiorarmi e a baciarmi le gambe, tirai un pugno contro il muro.
“Ti supplico, Nath, non ce la sto facendo più”
Spinto dalle mie suppliche, mi afferrò per la vita e mi trascinò sul letto, facendomi stendere lentamente. Si sostenne sui gomiti, per non far gravare il peso del suo corpo sul mio.
Cercai subito un appiglio con le sue labbra, che subito trovai; pronte ad accogliere le mie. Le sue calde e forti braccia mi stringevano sempre di più, quasi avesse paura che da un momento all’altro sarei scappata. Ma io non ne avevo nessuna intenzione. Lo volevo, lo volevo da impazzire.
Sentì presto le sue dita adoperarsi per potermi sganciare il reggiseno. Ci impiegò qualche istante, ma alla fine me lo fece scivolare via dalle braccia lasciandolo cadere per terra. Intanto a me scappò un sorriso divertito.
“Non ridere, guarda che è complicato!” si difese lui. Scoppiai a ridere, ma le mie risate vennero immediatamente interrotte da un suo bacio.
Avvertì le sue mani infilarsi ai lati dei miei slip e stringere il mio bacino contro il suo. Emisi un appena accennato sospiro di piacere. Con un movimento veloce, poi, me li sfilò di dosso.
Ora le sue mani erano sotto la mia testa, che mi massaggiavano dolcemente i capelli. Le mie invece scendevano piano, tracciando il disegno del suo fantastico corpo. Quel corpo che avevo tanto desiderato e che adesso era mio.
Senza esitare le feci scivolare lentamente dentro i suoi boxer. Gli strinsi dolcemente il fondoschiena, per sentire ancora di più il contatto tra il suo ed il mio corpo, e mi parve di sentire un gemito da parte sua. Alla fine glieli levai e li lanciai in aria; caddero silenziosamente per terra.
Adesso eravamo tutti e due completamente nudi. Cominciai ad agitarmi un tantino, ma non perché avessi paura di lui, era la mia prima volta ed ero un tantino imbarazzata. Però lui era il ragazzo che volevo più di ogni altra cosa, lui era quello che desideravo con tutta me stessa.
Lo sentì prendere un profondo respiro. “Sei pronta?” mi chiese, accarezzandomi dolcemente la fronte. Annuì, decisa. Esitante, riunì le sue labbra con le mie, mentre le sue mani scendevano sulle mie gambe per aprirmele dolcemente. Si posizionò comodamente nel mezzo e lo sentì entrarmi lentamente dentro. Gemetti nella sua bocca, cosa che affievolì il suono, e chiusi istintivamente gli occhi, portando le mani sulla sua schiena e stringendolo a me. Restò per un paio di minuti fermo, fissandomi in cerca di qualche smorfia di dolore. Poi cominciò a muoversi piano su di me: si muoveva con così tanta attenzione che sembrava come se tenesse tra le mani un vaso di vetro e avesse paura di romperlo.
“Ti faccio male?” ansimò Nath.
Scossi il capo in risposta. Il dolore iniziale era totalmente scomparso, lasciando spazio solo ed esclusivamente al piacere fisico e psicologico.
I miei gemiti divennero sempre più frequenti e acuti, e nel momento in cui mi aggrappai disperatamente ai suoi capelli, i movimenti di Nath presero velocità.
Arrivai molte volte all’apice del piacere, ma ogni volta lui rallentava per permettere ad entrambi di goderci quel momento qualche istante in più.
Lo sentì grugnire spesso e gemette il mio nome tre o quattro volte: era incredibile come il mio corpo lo stesse facendo impazzire in quella maniera; ero più che soddisfatta nel vedere che in quel momento ero io a renderlo vulnerabile.
Sembrava si fosse dimenticato di tutte quelle paure che lo frenavano, e quando fui io ad urlare il suo nome Nath afferrò il lenzuolo con forza riducendolo in tanti pezzi di stoffa. Si fermò di scatto, lasciandomi per un attimo allibita.
“Ehi…” lo chiamai, col respiro affannato. Incastrai la mia mano con la sua, mentre con l’altra accarezzavo il suo viso, impregnato di piccole e fredde gocce di sudore. “Ehi Nath, sta tranquillo, non è niente. Hai solo strappato le lenzuola” lo rassicurai, con sarcasmo.
Lui respirava con molta fatica e il suo petto premeva sul mio a ritmo veloce ed incalzante. Deglutì rumorosamente, ritornando a fissarmi.
“Vieni qui…” lo incitai a riavvicinarsi posando una mano dietro al suo collo. Esitò per un istante, poi però sentì la sua bocca intrecciarsi alla mia.
Le sue labbra, così morbide e delicate; accarezzavano le mie.
Le mie, invece, erano esigenti. Avevano voglia dei suoi baci, del suo dolce sapore.
Con mia infinita sorpresa, Nath aumentò ancora di più la velocità e l’intensità delle sue spinte. Automaticamente il mio bacino iniziò a seguirlo, ondeggiando lentamente avanti e indietro.
Le dita di Nath si poggiarono sul mio braccio sinistro, premendo sempre di più contro la mia pelle. Più il piacere per lui aumentava, più le sue unghie, improvvisamente allungate di parecchi centimetri, creavano graffi su di me. Il braccio iniziò a bruciarmi e sul mio volto si disegnò una smorfia di dolore.
Si stava agitando troppo, stava perdendo il controllo. “Nath calmati, sta calmo” tentai io, ma niente da fare. I suoi spessi artigli perforarono la mia carne, graffiandomi l’intero braccio. Urlai, ma lui sembrò non accorgersi di nulla. Era proprio fuori di sé.
Rallentò all’istante. Io emisi un ultimo gemito, che si sovrappose al suo, prima di sentirmi svuotare dall’interno.
Nathan si stese al mio fianco. Lo guardai e rimasi stupita nel vedere che non aveva l’aria stanca; respirava regolarmente. Io, invece, ero sfinita nel vero senso della parola. Avevo il fiato corto e il cuore mi batteva forte. Chiusi gli occhi e tentai di rilassarmi un po’ per rallentare il battito e regolare il respiro. Mi accoccolai al suo petto, facendo attenzione alla ferita che mi ero appena procurata e soprattutto cercando di nasconderla ai suoi occhi. Lui mi mise un braccio intorno alle spalle e con le dita iniziò a giocherellare con alcune ciocche dei miei capelli.
Eravamo pronti a coccolarci un po’ l’un l’altro, prima di addormentarci e fare di qual fantastico momento un meraviglioso ricordo. Dimenticando tutti gli intoppi, senza importanza, che c’erano stati.



Un fresco venticello soffiava quella mattina, sfiorando la mia pelle che stranamente non rabbrividiva.
Poco dopo realizzai il perché. Nath era al mio fianco e io, con un braccio attorno al suo bacino, avvinghiata a lui. Ero poggiata sul suo petto e mi lasciavo trasportare dal suo caldo tocco sulla mia schiena. Con le dita stava tracciando piccoli disegni sulla mia pelle, quasi senza toccarla.
Ero completamente sveglia, ma volevo restare così ancora per qualche istante.
Improvvisamente il mio stomaco produsse uno strano suono. In quel momento la mia mente ed il mio corpo erano in totale contrasto: la mia pancia si lamentava perché aveva fame, mentre i miei pensieri erano rivolti altrove. Pensavo ai nostri corpi vicini, al tocco delle sue morbide labbra sulle mia pelle e al calore del suo corpo che mi aveva protetto per l’intera notte.
“Hai fame?”
La voce di Nathan suonò stranamente fredda. Alzai leggermente lo sguardo e notai un’espressione dura disegnata sul suo viso. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“Nath che hai?” mormorai con un filo di voce.
Nessuna risposta. Continuava a guardare nel vuoto, sembrava perso.
“Nath” sussurrai.
Ancora nulla, nessun segno del fatto che lui era lì con me. Almeno fisicamente.
“Nath!” esclamai questa volta alzando un po’ la voce. “Che c’è? Che hai?”
“E me lo chiedi?” fece lui.
Il primo istinto fu quello di pensare che forse, senza accorgermene, avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma i ricordi mi dimostravano tutto il contrario. Era andato tutto alla perfezione.
Con quello che era successo ci eravamo dimostrati che noi due ci apparteniamo, pur essendo ghiaccio e fuoco. E allora perché si comportava così?
Rimasi per un momento a guardarlo perplessa, sovrappensiero. Cercavo di trovare un qualsiasi particolare, che magari mi era sfuggito dato che mi sono lasciata trascinare dalle troppe emozioni di quel fantastico momento.
“A cosa pensi?” sussurrò.
“Sei arrabbiato e non capisco perché. Ho per caso…”
Mi guardò torvo. “Senti molto dolore?”
“Dolore?” senza rendermene conto avevo letteralmente urlato quella parola, sorpresa dalla sua domanda. Non ricordavo di aver sentito dolore, era andato tutto liscio. Volevo addirittura che mi stringesse sempre di più, altro che dolore.
“Perché pensi che io stia male, Nath? Non sono mai stata meglio di così” ammisi.
“No, non dire che stai bene…non lo dire”
Un senso di rabbia nei suoi confronti crebbe dentro di me. Stava rovinando la migliore mattinata della mia vita.
“Smettila!” esclamai. “Smettila di rovinare tutto, Nath”
“Ho già rovinato tutto…” la sua voce questa volta era dispiaciuta.
Per un attimo spostai il mio sguardo sul mio corpo e rimasi sbigottita.
“Perché sono ricoperta di…piume?” domandai cercando di resistere alla voglia improvvisa di scoppiare a ridere.
“Devo aver morso qualche cuscino” raccontò lui con tono vago.
“E perché lo avresti fatto?”
“Ringrazia il cielo che si è trattato di un cuscino e non di te!” sbottò. “E comunque non è di questo che ti dovresti preoccupare” con un movimento quasi impercettibile prese il mio braccio.
Con mia sorpresa notai una seria di grosse macchie rosse che andavano dal mio polso alla spalla.
Lentamente Nath poggiò le sue dita su di esse dimostrandomi che quelle erano le sue impronte.
Tentai di stiracchiarmi, ma ad ogni movimento avvertito bruciore dappertutto. Non solo le braccia erano ricoperte di ustioni, ma anche l’intero corpo, comprese le gambe e la pancia. Avvertivo persino dolore in mezzo alle gambe e sinceramente era insopportabile. Solo ora me ne rendevo conto.
“Come..?”
“Quando provo emozioni troppo forti la temperatura del mio corpo aumenta ancora di più..”
Sfiorai delicatamente la mia pelle, ma subito ritrassi la mano, sussultando per il dolore.
“Mi dispiace così tanto, Ali…” mormorò.
Scossi il capo. “A me no!” dissi. “A me non dispiace affatto, Nath! Non riesci proprio a vedere quanto io sia immensamente felice? Non sarà di certo questo che rovinerà il mio umore. Io sto b…”
“Ti ho detto di non pronunciare la parola ‘bene’!”
“Ma è così!” esclamai, esasperata.
“Ali” parve quasi un lamento. “Basta”
“No, basta tu, Nath! Sei riuscito a farmi incazzare e a distruggere la mia euforia in neanche un minuto!”
Devi essere arrabbiata con me”
“Ma come posso esserlo? Non ho mai provato nulla del genere, Nath. Non riesco neanche a descriverti come mi sento io adesso, come sono felice. Anzi come lo ero fino a 5 secondi fa!”
“Ma non vedi come ti ho ridotta?”
“A me non interessa un bel niente di queste maledettissime ustioni, ok?”
“Non si tratta solo delle ustioni, Ali!” sbottò lui.
Mi guardai un po’ intorno. Cercavo di capire cos’aveva scatenato in lui quella reazione. Il mio sguardo fu subito catturato da una grossa macchia di sangue sul mio cuscino. Sgranai gli occhi, all’istante. Cazzo, si è accorto della ferita al braccio!
“Ho rischiato di staccarti un braccio” cominciò lui. “Ti rendi conto di quello che ti ho fatto?!”
Abbassò lo sguardo, che adesso era più afflitto di prima.
Rimasi per alcuni lunghi istanti con lo sguardo fisso sul mio braccio, dove erano presenti cinque graffi abbastanza profondi e che ancora perdevano sangue. Subito scossi il capo: non volevo dare troppa importanza a quella ferita; non aveva importanza quello che era successo.
Nascosi il mio arto sinistro dietro la schiena e costrinsi Nath a guardarmi negli occhi.
“Nath, non è stata colpa tua, non lo hai fatto apposta” sussurrai. “Ieri notte è stato bellissimo, davvero. Non credo che per un’umana come me possa essere meglio di così” feci una pausa. “O forse dovrei dire che per me è stato fantastico…”
“Di questo ti preoccupi? Pensi che non mi sia piaciuto?”
“È quello che mi stai dimostrando”
“Ali, ieri è stata la notte più bella della mia esistenza” mi disse prendendomi il visto tra le mani.
“E allora se lo è stato per tutti e due non sentirti in colpa, Nath. Ti prego…” lo supplicai. “Non mi importa nulla di quello che è successo, sarei stata disposta a sopportare di peggio, pur di non rinunciare a te” poggiai la mia fronte sulla sua e i nostri nasi si sfiorarono.
Sospirò, allontanandosi da me.
“Hai deciso di non passare mai più la notte insieme a me?” gli chiesi, temendo la sua risposta.
“Vado a prepararti la colazione” mormorò, scostandosi di dosso le coperte e uscendo dalla camera, lasciandomi stesa sul letto a guardare il nulla.
Lo sapevo che qualcosa sarebbe andato storto! Non poteva essere tutto perfetto? No, ovviamente.
Scostai le coperte e indossai la mia biancheria intima e una vestaglia bianca, mentre mi incamminavo verso il bagno. Chiusa la porta, mi sedetti sulla vasca da bagno e alzai la manica della camicia da notte. Feci una smorfia di dolore nel vedere in che stato pietoso era il mio braccio: la pelle si era arrossita e i graffi erano piuttosto profondi. Gemetti non appena tentai di sfiorarlo con l’asciugamano bagnato, per togliere il sangue in eccesso. Dovevo farmi aiutare da qualcuno.
“Max!” urlai a gran voce, nella speranza che mi sentisse. Poco dopo, infatti, sentì alcuni passi vicino la porta. “Max, sono nel bagno”
Egli bussò alla porta. “Alison?”
“Si, entra” risposi.
Non appena Max mise piede nel bagno, sul suo viso si disegnò un’espressione inorridita e preoccupata. “Dio santo, Alison!” esclamò, gettandosi ai miei piedi. “Cosa ti è successo?!”
“Aiutami a disinfettarlo, Max” lo pregai. “Cominciai a farmi troppo male”
“Oh si si!” si affrettò a dire. “Torno subito, tu intanto tienilo premuto con questo..” e mi poggiò delicatamente l’asciugamano umido sulla ferita. Dopodiché corse giù.
Speriamo non dica nulla a nessuno, non voglio che Nath si senta ancora più in colpa…
Tornò dopo neanche 5 minuti. “Veloce, il lupo” commentai, sarcasticamente.
Max si inginocchiò sul tappeto azzurro del bagno e cominciò a tamponarmi i graffi con un grande batuffolo di ovatta, interamente imbevuto con del disinfettante. Sussultai per il dolore e rischiai di cadere all’indietro, nella vasca. Per fortuna Max mi trattenne.
“Dio, come brucia!” mi lamentai, non proprio a bassa voce.
“Mi dici come ti sei procurata una così brutta ferita?” mi chiese, mentre con sguardo attento continuava ad occuparsi del mio braccio.
“È stato Nath…”
“NATHAN?!” urlò lui, sgranando gli occhi.
Gli tappai la bocca con la mano libera, intimandolo ad abbassare la voce. “Ma cosa ti urli? Vuoi che ti sentano tutti?!”
“Ma come è successo?” continuò, sbalordito.
“Beh stavamo…ehm…ecco….facendo…”
“…sesso” mi interruppe, sorridendo ironicamente. “E Nath ha perso il controllo”
“Esatto, ma per poco tempo” aggiunsi, in fretta. “Si è tranquillizzato subito dopo. Non si era neanche reso contro dei graffi sul mio braccio, li ha visti sta mattina”
“Mm, ecco perché quella faccia da funerale” mugugnò Max, fasciando saldamente il mio braccio con una benda.
“Grazie, Max, davvero” mormorai, mettendomi in piedi e lasciandogli un bacio sulla fronte.
“Per questo è altro, nana” mi diede un innocuo pizzicotto sulla guancia. “Ora vieni, andiamo a fare colazione. Devi recuperare le forze, in fondo è stata una nottata faticosa” e strizzò l’occhio sinistro, facendomi arrossire rovinosamente. “E tranquilla per il braccio, passerà”
“Non è questo che mi preoccupa…” sussurrai, seguendolo giù per le scale.

 
Hi girls!:3
Questa volta sono stata puntuale, ammettetelo? u.u Ahahahahah
Beh diciamo che gran parte di questo capitolo era già scritta da tempo, quindi ero avvantaggiata xD
E comunque mi sono fatta perdonare per il ritardo madornale della scorsa volta? :’) Spero di si, mi ci sono messa d’impegno per scrivere al meglio questo capitolo (che è anche uno dei miei preferiti, fino ad ora *-*) Voi che ne dite? Vi è piaciuto come ho descritto la prima volta tra Alison e Nath? E gli inconvenienti che ci sono stati? Che ne pensate? COMMENTATE, COME ON! Anche per dirmi semplicemente “Sparisci da questo sito, il capitolo fa vomitare” xD
Ovviamente lo dedico a tutte le fantastiche ragazze che recensiscono i miei capitoli *colpo di tosse* Inizia l’elenco:
-_Brady98_ (Non vedevi l’ora eh xD)
-RhIaNnaMyLoVe (Contenta? Finalmente hanno fatto il tanto atteso grande passo!)
-CarlottaArbabi (Ho pubblicato con puntualità, non mi picchiare u.u)
-azzurraleonardi (Cara, spero non ti sia venuto un attacco cardiaco xD Mi serve sapere cosa ne pensi della mia storia, mentre va avanti u.u)
-danza99 (Questo capitolo lo dedico anche a te, si :3 E, piccola parentesi, credo di essermi persa qualche tuo capitolo :7 Stai tranquilla appena posso li leggo e recensisco!)
Spero vi sia piaciuto, ragazze :3
Ora scappo, ci si vede al prossimo aggiornamento<3
Baci Baci :***

DrunkBunny
  
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