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Autore: selegon_93    13/04/2014    0 recensioni
Questa sera... la terra di Helden conoscerà la fine.
Questa sera... il destino sarà innegabile. Le fronde cadranno, le città bruceranno, le nuvole si squarceranno, e l'oscura ombra inghiottirà... ogni cosa.
Questa sera... tutto ciò che voi patetici esseri conoscete, svanirà nel silenzio del nulla. Non esiste la speranza. Non esiste l'amore. Non ci sarà il lietofine. Non tornerai a casa felice e contento con i tuoi cari. Le favole sono finite.
Questa sera... l'unica cosa assoluta, sarò io.
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nelle foreste del confine est di Sion era notte inoltrata. 
Selegon, Lily ed Orion avevano viaggiato verso nord est per parecchie ore, ed ora si erano fermati in mezzo ai boschi per dormire. Orion si era occupato di accendere un piccolo fuoco, che ora illuminava gli immediati paraggi, mentre Selegon aveva cacciato una lepre. Quest'ultimo non parlava da quando erano usciti da Adla, e pareva di pessimo umore. La carne fresca cuoceva sul fuoco, emanando un invitante odore che faceva venire l'acquolina in bocca. Lily era seduta davanti al ragazzo, pensierosa. 
-Ascolta- disse -non devi essere così duro.-
Selegon stette zitto. 
-Avanti! Vedrai ai troveremo un modo per...-
-Non troveremo nulla. Senti Lily, è finita. Non sappiamo nulla di Kras'nos, né la sua posizione, né tantomeno le sue intenzioni. Basta. Ora ognuno andrà per la sua strada. Vi porterò a Noctinghal, e lì le nostre vie si separeranno. Non c'è altro.-
-Ma!- cercò di intervenire la ragazza. -Se noi siamo guardiani, non dobbiamo separarci! Dobbiamo andare ai templi dei guardiani!-
-Per fare cosa? Se l'imperatore ha tenuto segreta la nostra esistenza, che senso ha andare ai templi? Cosa pensi ci direbbero?-
-Almeno potremmo scoprire il motivo di questo silenzio! Avanti, non vuoi scoprire chi siamo davvero?-
Selegon distolse gli occhi -No, non voglio avere nulla a che fare con l'impero.-
-Perché, che significa?- chiese Lily stranita. Il ragazzo però non rispose, e si alzò. -Vado a dormire, non ho molta fame.- disse, e si arrampicò su un albero lì vicino, piazzandosi sdraiato su un ramo. 
Alcuni minuti dopo tornò Orion, con dei pezzi di legno in mano. Vide la ragazza da sola, e posando i rami a terra, chiese: -dov'è finito Selegon?-
-Su quell'albero...- rispose lei indicandolo. -Ma evitiamo il discorso...-
Il giovane si sedette davanti a lei, e sorrise. -Provi qualcosa per lui, vero?-
Lily arrossì, e guardò altrove. -...Non lo so.-
-Sai, dovresti dirglielo!-
La ragazza osservò Selegon, che sdraiato sul ramo dell'albero a quasi otto metri di altezza, guardava il cielo. 
-Io... non lo so davvero...-
-Dai, non preoccuparti!- rispose Orion con un invisibile tristezza in volto. -Avanti su! Piuttosto, che aspetto delizioso questa lepre!- disse poi gesticolando in modo stupido, facendo sorridere la ragazza. -Ah allora sai sorridere eh!-
-Sei stupido!-
-Lo so e me ne vanto!- continuò lui di sana pianta con le sue solite espressioni buffe. -Allora signora Hyperic, vuole raccontarmi le sue avventure e parlarmi dei suoi gusti? Sempre se le è di garbo!-
Lily sorrise e iniziò a parlargli. I due chiacchierarono fino a notte fonda, parlando di qualsiasi argomento, e sfogando ciò che avevano dentro illuminati dal fuoco che scoppiettava vivacemente.
Si fece mezzanotte. Ormai i ragazzi erano andati a dormire. Orion ronfava pacificamente in posizioni assurde, Selegon era ancora sveglio a guardare le stelle, così come Lily. Ella non faceva altro che pensare a cosa successe nel dungeon dell'Oblivion. 
"La guardiana dell'acqua..." pensò tra sé. Si girò poi per controllare di non essere vista, e molto silenziosamente si alzò, camminando a passo felpato verso la foresta. Avanzò per parecchi minuti tra arbusti, alberi e strane piante esotiche, stupendosi della magnificenza di quel paesaggio. Vi erano arbusti luminescenti di un verde acceso, magnifici fiori notturni che emettevano una luce cangiante dal giallo miele al viola, piante alte circa tre metri con fiori pendenti a forma di campana, provvisti di lunghi pistilli bianco abbagliante, e moltissimi insetti simili a lucciole, ma di varietà e colori incredibili. Una volta uscita dalla parte più fitta della boscaglia, la ragazza si ritrovò davanti a un piccolo laghetto, largo una decina di metri e luogo circa quindici, anch'esso ricco di piante stupende e variegate. 
Lily avanzò con il cuore che iniziava a batterle forte, abbassandosi sulla riva e toccando la superficie dell'acqua. In quel momento, vide la sua pietra illuminarsi improvvisamente, ed emettere un battito di energia. La ragazza la sentì, come se le parlasse. Non diceva parole concrete, ma lei riusciva a capire lo stesso. Chiudendo gli occhi poteva come percepire la sagoma sfocata del drago dell'acqua, davanti a lei. Si guardò nuovamente di non essere vista, e concentrandosi, posò ancora l'indice sulla superficie cristallina del lago. Questa volta, vide che dalla punta del dito uscivano delle onde che si propagavano e ramificavano. Concentrandosi ancor di più, Lily vide che vicino a lei, dallo specchio si alzavano dolcemente piccole goccioline d'acqua, che salivano sempre più. Si divertì molto a vederle muoversi nella direzione che voleva lei, e poi, alzando la mano verso l'alto, fece sollevare leggiadramente uno schizzo di parecchi metri. Convintasi dunque del controllo che aveva, sorrise e con il cuore palpitante mise il piede sulla superficie dell'acqua. Spinse verso il basso, e notò che non affondava, ma restava a galla come fosse terreno. Estasiata, si lanciò sul lago, e perse un attimo l'equilibrio dondolando un pò, poi ripresasi, le si illuminarono gli occhi e iniziò a correre sul liquido che la sosteneva gentilmente, mettendo la punta del piede sulla superficie e girando su se stessa, emettendo grandi schizzi circolari. Si fermò poi un attimo, e con un raggiante sorriso, alzò le mani, facendo innalzare delle grandi colonne d'acqua di almeno dieci metri. Controllandole poi con le dita, le fece disegnare in aria dei disegni astratti, e disperdersi creando fantasie floreali meravigliose. Infine, con un battito di mani, le fece unire causando una stupenda esplosione acquatica, che formava l'immensa immagine di un fiore che sbocciava. Una volta che tutto ciò fu ripiovuto, Lily si guardò le mani tutta felice, e scattò verso l'accampamento. 
Selegon era ancora sveglio, e stava a pancia in su a contemplare la limpida volta celeste. Mettendo la mano al di sotto del vestito, estrasse la sua pietra, osservandola da vicino. Se vista attentamente, si poteva notare che essa era stata tagliata a metà per il lungo, di netto. Il ragazzo restò diverso tempo a osservarla, nella debole luce cristallina che emetteva, sotto il bagliore delle due lune alte nel cielo.
Non molto distante da lì, in cima a una ripida altura rocciosa, quattro figure apparvero, adombrate dalla luce lunare. Una di esse, di cui si potevano notare solo una lunga giacca elegante e capelli lisci di media lunghezza, parlò con una giovanile voce maschile: -Eccoli... finalmente. Non vedevo l'ora!-
Una seconda voce maschile, più dura ma gioviale, rispose. -Andiamo allora, no?-
-Calma. Non è ancora il momento migliore.-
Una terza voce, sempre maschile ma un pò infantile, parlò. -Sei fin troppo paziente! Dovremmo muoverci, sennò finirà con peggiorare la situazione!-
Infine, la quarta persona intervenne con un tono femminile dolce ma profondo. -Ma... più che altro... essi accetteranno i fatti?-
-Beh- rispose il primo -dovrà per forza! In fondo, tra non molto avremo un obbiettivo in comune...-
 

                                                                     *
 

Paesaggi montagnosi di Vees Thol.
In mezzo a un sentiero ghiaioso stavano camminando due persone. Uno era un ragazzino di razza Had rò kaan vestito di larghissime vesti verde chiaro, con una chioma fluente legata in una coda e due piccole falci a mezzaluna legate alla vita. L'altro invece era un uomo piuttosto alto, dai capelli neri tirati indietro lunghi fino alle spalle, che indossava quello che pareva un poncho nero a collo alto che si apriva lateralmente scendendo in linea obliqua, con i bordi tutti consunti e strappati, così come i pantaloni grigio topo. I piedi invece non calzavano nulla, ma erano bendati, ugualmente all'addome. Sulla schiena, egli portava legata una strana falce. 
Mentre i due camminavano, si udì un fruscio, e qualcosa si mosse rapidamente tra i rami. Il più grande dei due si fermò senza alcuna sorpresa. 
-Chi sei?-
Dagli arbusti si fece strada una voce ridacchiante. 
-Che riflessi, mi hai beccato!- in mezzo al fogliame, emergette Zarickaf, sorridente. -Buongiorno, Hi'yoko e Krov, meglio detto "Uomo budino!"-
-COME MI HAI CHIAMATO?- rispose ad alta voce il più grande. -DÌ UN PÒ, VUOI MORIRE?-
-Ah, quanto la fai lunga! Perché non sei composto come il piccoletto?-
-COME MI HAI CHIAMATO?- urlò di sana pianta il ragazzino. -Vi siete proprio trovati eh?- rispose Zarickaf aggrottando la fronte. Kro'v si fece più serio. 
-Perché sei qui? Cosa vuoi?-
-Ah nulla, volevo chiederti se usi ancora la tua falce.-
-Certo che la uso! Sai benissimo che non posso farne a meno.-
-Si ma, la usi più del dovuto?-
L'uomo posò la mano sulla falce che portava dietro la schiena; Essa aveva un aspetto piuttosto strano e inquietante. Un'impugnatura sottile avvolta da una benda rosso scuro penzolante, una lama contorta nera come la pece, lucida e scintillante, con incavati dei luminosi simboli rosso sangue.
-So a cosa vuoi arrivare...- 
Zarickaf assunse un espressione cupa: -Lui è tornato.-
-Si, l'ho percepito.-
-Dovresti cercare di utilizzare il meno possibile quell'arma. Sai bene che le tre armi infernali gli danno potere.-
-Dovresti guardarti allo specchio allora! Anche tu hai il tuo fardello, no?-
Zarickaf chiuse gli occhi e sfiorò con la punta delle dita la spada legata alla sua schiena. -Si, lo so. Non la userò.-
-Pff, d'accordo.- rispose Kro'v. Tuttavia, vide qualcosa di strano nel viso del cacciatore.
-C'è altro?- 
Zarickaf scosse la testa, e si riprese. -Niente! Allora, è stato un piacere vederti, uomo budino! e anche tu, piccoletto!-
-MALEDETTO FIGLIO DI...- urlarono i due, ma il cacciatore era come scomparso in una fiammata bianca. Kro'v guardò gli alberi con espressione seria. Zarickaf nascondeva forse qualcosa? Tuttavia, lasciò il pensiero, e chiamò Hi'yoko: -Avanti coso, andiamo.-
-Ok, ma smettila di chiamarmi coso!-
-Se vuoi tanto lamentarti del nome che ti do, allora ti faccio direttamente a fettine. Che ne dici?-
-Avanti, lo so che mi vuoi bene!-
-Come un leone ne vuole all'insalata.-
-Simpatico!-
 

                                                                  *
 

Oscurità. 
Un nero paesaggio , buio e infinito, un mondo al di là di quello fisico. 
Due esseri apparvero sfocati e distorti, come fossero in un incontro telepatico.
Uno dei due avanzò, mostrando il suo pallido viso dagli occhi gialli e dai capelli argentei, e si inchinò dinnanzi al secondo, un essere con una lunga tunica nera incappucciato. Egli si girò, fissandolo con i suoi occhi scarlatti serpentini. 
-Mio signore...- disse il primo. 
-Guarda guarda chi ha sputato il gatto...- rispose il secondo con una voce profonda e oscura. -ti sei goduto la scena eh?- 
-Dovevo, mio signore.-
-Era ora che qualcuno mi liberasse finalmente...-
-Ora come volete agire? Volete tornare alla vostra vera forma?-
-No... mi sto molto divertendo a osservare la scena da qui... credo che rimarrò ancora a godermi lo spettacolo.-
-Mio signore, non vorrei sembrare offensivo, ma quello che fate è un gioco pericoloso... siete sicuro?-
-Non c'è nulla di male nel divertirsi un pò.- rispose con un ghigno la figura incappucciata. -Voglio distruggerli, distruggerli dall'interno. Dimostrare quanto la loro razza sia ripugnante e inutile. Voglio vederli perdere ogni speranza. E inoltre... per l'ultima parte del mio piano ho bisogno di una certa persona...- disse infine, socchiudendo gli occhi con un diabolico ghigno.
 

                                                                    *
 

Dei passi risuonavano in un corridoio. Scarpe nere ben lucidate, pantaloni e giacca eleganti, un fazzoletto rosso nel taschino, un viso squadrato con scuri capelli tirati indietro e occhiali rettangolari. L'uomo misterioso, con uno sguardo morto e serio, si fermò dinnanzi a un grande portone finemente decorato, e venne bloccato da due guardie. 
-Identificati!- dissero severe quest'ultime. L'uomo cercò nella tasca interna della giacca, e vi estrasse un piccolo documento in pelle. Apertolo, mostrò un distintivo metallico raffigurante lo stemma imperiale circondato da tre scudi, ognuno dei quali conteneva rispettivamente un colibrì, un falco e un barbagianni. 
-Servizi segreti imperiali. L'imperatore mi aspettava.-
Le guardie immediatamente riposero le armi, e con umiltà consentirono all'uomo di entrare. Egli avanzò nella sala del trono, inchinandosi davanti all'imperatore. Questo lo osservò con un flebile sorriso. 
-Ben tornato, Mantiss. Immagino tu abbia buone notizie, o sbaglio?-
-Non sbagliate, mio signore.- disse l'uomo alzandosi e. mettendosi composto. -Siamo riusciti a localizzarlo.-
-Ottimo, ottimo. Hai il rapporto?-
-Si mio signore.- rispose Mantiss, porgendo dei documenti. Karthak li prese, e si avviò verso il trono. 
-Eccellente. Grazie dell'impegno, ora abbiamo le informazioni che ci servono.- disse poi, premendo il tasto della comunicazione sul trono. -Nails?-
-Si mio signore!- si sentì dall'apparecchio. 
-Fai pure salire il generale Galx. E contatta il dipartimento interno. Devo richiedere un mandato imperiale di livello 3.-
-Si mio signore! Provvedo subito!- rispose Nails. La comunicazione si chiuse, e l'imperatore si sedette, leggendo il rapporto. -Puoi andare, Mantiss.-
L'uomo fece un veloce inchino e si ritirò, uscendo dalla stanza. Passarono alcuni minuti, al termine dei quali fece ingresso nella sala il generale Galx.
-Bentornato anche a te, Galx.-
-Grazie mio signore. Volevate vedermi?-
-Si. Ho ottime notizie, finalmente abbiamo avuto le informazioni che ci servono. Stai per avere il tuo mandato imperiale, e ho già mandato a chiamare Eldingar; nell'attesa, ti spiegherò brevemente la situazione.-
 

                                                                    *
 

Noctinghal. 
Sagas era seduto triste e solitario sulla panchina davanti a casa sua. La città era chiusa e profondamente addormentata, ma lui non riusciva a chiudere occhio. Guardava davanti a se, smentre si teneva il braccio destro, il quale ormai era inutilizzabile, ed indossava un lungo guanto per coprire le deturpazioni e le cicatrici. Sulle ginocchia, l'uomo aveva poggiata una lettera che gli comunicava di essere stato trasferito ad Archey'ss. Egli socchiuse gli occhi, e pensando alla nipote fece un grande e pesante sospiro.
 

                                                                    *
 

Archey'ss, giardini del palazzo imperiale.
Eldingar, sdraiato sul soffice manto d'erba vellutata, osservava le nuvole biancastre mentre rosicchiava un bastoncino di liquirizia. Il cielo si stava schiarendo sempre più, e il sole era appena uscito dall'orizzonte, facendo scintillare lo stemma a forma di falco in volo che il ragazzo portava inciso sul pettorale argenteo. Il suo stretto viso leggermente abbronzato era tranquillo e liscio, un pò aggravato dalle sue strette sopracciglia nere, e dai capelli appuntiti legati in una coda di cavallo sparata e puntigliosa. Solo qualche ciuffo gli cadeva dritto sui lati della fronte bassa e larga. Attorno al collo era legata una piccola collana con attaccata una pietra blu di forma prismatica, la quale era però tagliata in due per il lungo. 
Mentre egli guardava tranquillo il cielo, dietro di lui sentì dei passi. Un soldato messaggero era inchinato a pochi metri. 
-Generale Lamium!-
-Si, dimmi.- rispose Eldingar tranquillo. 
-Ho un messaggio dall'imperatore! Mi è stato detto di riferirvi che "quella missione" avrà inizio tra non molto. Ha detto che avreste capito.-
-Uhm, capisco.- disse il generale senza distogliere gli occhi dalle nuvole.
 

                                                                    *
 

Selegon, stava anch'egli scrutando la volta celeste, sdraiato sul ramo di un' albero. Senza farsi vedere, Lily era tornata, e si stava mettendo sdraiata di fianco ad Orion, che continuava a dormire pacificamente. Selegon toccò nuovamente la pietra che portava al collo, chiudendo gli occhi. In quel preciso istante, sentì un suono. Era come una melodia di flauto, una melodia lenta, profonda e tristissima, che celava una malvagità immensa. Il ragazzo saltò mettendosi seduto, e si guardò intorno velocemente, cercando di capire da dove venisse. Era inconfondibile: quelle erano le note dell'Oblivion. Selegon cercò di aguzzare l'orecchio, ma si accorse che era come se il suono venisse da ogni direzione. Come lui, anche Lily si alzò e si guardò attorno, e perfino Orion si svegliò. Ben presto, si accorsero che quella melodia era solo un eco lontano. E loro non erano gli unici a sentirlo. Anche nelle città questo suono si propagò. Le persone si affacciavano alle finestre e uscivano di casa per tentare di capire che suono fosse. Anche nelle campagne quell'eco si diffuse. E nelle colline, e nelle montagne, dagli oceani ai deserti, dalle foreste ai ghiacciai. Tutti gli esseri umani del mondo, sentirono quelle note. Come un triste concerto che avvolgeva tutto il mondo. Sagas sbarrò gli occhi spaventato, mentre la nipote usciva incuriosita di casa. 
L'imperatore Karthak interruppe il dialogo con il generale Galx, e si affacciò alla vetrata della sala, arricciando il naso.
Zarickaf non si smosse, seduto nella sua casa a leggere un libro. Emise solo un sorrisetto. 
Selegon alzò gli occhi, e le uniche parole che gli uscirono dalle labbra furono: -E il canto suo, della fine dei tempi il preludio sarà...-
 

                                                                      *
 

Sull'oceano di Adriel, a est di Io, soffiava un quieto venticello, che increspava leggermente la piatta superficie. Silenziosamente e instancabilmente, una nebbia nera avanzava appena sopra l'acqua, oscura e inarrestabile, dirigendosi lentamente verso la costa di Sion.


                                                                      *


Erano passate un paio d'ore da quando quella misteriosa melodia s'era udita, e ora tutti erano tornati alle loro regolari faccende. Su Archey'ss il sole si alzava giovane e splendente, illuminando gli altissimi palazzi cristallini della città, e filtrando dalla vetrata della sala del trono. All'interno di essa, l'imperatore aveva appena terminato di parlare con il generale Galx, e ora gli stava consegnando una busta. 
-Questo è quanto. Eldingar si sta già preparando, nel mentre, tu parti. Essendo un mandato di livello tre, naturalmente puoi agire come meglio desideri.-
-Certo mio signore. Farò un lavoro pulito.-
-Ottimo. Puoi andare.-
Galx si avviò verso l'uscita. Karthak guardò fuori dalla vetrata con le mani dietro la schiena e con sguardo serio, chiudendo gli occhi. Una volta nel corridoio, il generale scartò la busta, e vi estrasse il mandato. Recava il timbro imperiale e la firma di Karthak, e più in basso si poteva leggere "Dipartimento interno di giustizia di Gre'kahal". Più sotto si potevano leggere le accuse. "Alto tradimento, tentato spodestamento del ventisettesimo trono imperiale, e omicidio dei coniugi Lamium. Per tali accuse, la pena è la condanna a morte.-
Ancora più sotto, vi era scritto il nome dell'accusato. 
"Selegon Lamium"

 

 

 

                                                      “Così ha inizio.”

                                                           [Helden]

  
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