Fumetti/Cartoni europei > Disney italiano
Segui la storia  |       
Autore: Kazu_kun    13/04/2014    1 recensioni
Una nuova galciazione incombe su Arendelle. Un problema da sistemare. Un amore creato e spezzato dallo stesso potere. Un potere diviso in due cuori. Uniti e divisi da questo amore impossibile e dal potere che ne deriva. Un'avventura da affrontare, nuovi amici da incontrare. Elsa, Anna, Kristoff, Sven ed Olaf devono affrontare molte avversità. Elsa deve affrontare le sue emozioni ed un'amore che non può esistere... Riusciranno i nostri amici a scongiurare il nuovo inverno perenne che incombe sul mondo intero? Ed Elsa, riuscirà ad amare l'uomo che non può contraccambiare per via di un antico incantesimo applicato a due cuori destinati ad amarsi? Jack riuscirà a fare la cosa giusta per la sua amata?
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Al castello era tutto sotto controllo. Il cibo c’era, le coperte anche; l’unica cosa che mancava, soprattutto ai bimbetti, era la simpatica e sdrammatizzante presenza di Olaf. Infatti il simpatico pupazzo di neve aveva spesso avuto un ruolo importante per tutti. In caso di qualsiasi tipo di crisi c’era lui che, con un sorrisino confortante ed un po’ di umorismo creato lì, sul momento, riusciva sempre a strappare un sorriso a tutti. Ma in quel momento non c’era, tutti se ne accorgevano in ogni momento, allo stesso modo si accorgevano della mancanza mia e di mia sorella Elsa che, in caso ci fossero problemi, ergeva spettacoli mozzafiato con i suoi poteri riempiendo di gioia e di stupore gli occhi di tutti. Sven stava trascinando fuori dal fienile un po’ di balle di fieno per far giocare i più piccoli della città, mentre Kris aveva allestito un piccolo cavò per fare divertire gli adulti e una zona dove avrebbero potuto divertirsi i ragazzi un po’ più grandi. Stavano anche distribuendo il cibo ed i troll, che non appena seppero dell’accaduto corsero ad Arendelle per aiutare con la loro magia, per quanto fosse possibile, stavano ricostruendo degli edifici distrutti dalla tempesta e facendo sbucare frutti e bacche dai cespugli e dagli alberi. Bulda e Cliff, i genitori adottivi di Kristoff, stavano creando, con la loro magia, delle casette coi camini per i cittadini che non ne avevano uno nelle loro case quando Kris li chiamò. Una volta avvicinati si chinò e disse “Grazie per essere venuti, so che non vi è permesso avvicinarvi alle città degli umani” gli sorrisero e Bulda gli rispose “Bhe, ci è vietato, è vero, ma non in caso di emergenza e questa direi che lo è proprio, caro.” Continuò poi facendosi serio Cliff “Dimmi Kristoff, è di nuovo stata Elsa?” “No, non questa volta.” “E chi allora?” “non saprei; Anna, Elsa ed Olaf sono partiti per scoprirlo a mia insaputa stamattina. Sul trono c’era un probabile indizio da dove cominciare, così sono partiti per scoprire chi è stato.”. in quel momento Granpapà stava riaggiustando una delle case diroccate dalla tempesta con la sua magia e sentendo quelle parole si stupì “Cosa?! Non è stata Elsa?!” “Granpapà, sai qualcosa a riguardo? L’identità dell’altra persona che possiede i poteri del ghiaccio?!” disse Kristoff allarmato ed allo stesso tempo confortato dalle parole e dalla faccia di Granpapà che sembrava sapere qualcosa di più: “Si, Kristoff, Io so chi è a possedere la parte mancante del potere di Elsa, anzi direi la parte mancante di Elsa stessa!” a quelle parole tutti i presenti, umani e troll,rimasero impietriti.

“Tanti anni fa, una dolce bambina ed un tenero bambino nascevano nello stesso momento: la prima nel lusso, in un castello con dei magici poteri di ghiaccio, il secondo nasceva non molto lontano dalla piccina, in una casa povera di un boscaiolo, padre di famiglia con già una figlia di ormai 8 anni. I due non si conobbero mai. Un giorno, mentre il ragazzo, ormai cresciuto, usciva a giocare con una sorellina nata 7 anni dopo di lui  e ultima figlia della loro madre malata che morì partorendola, rimasero bloccati sopra un lago ghiacciato il cui ghiaccio era sottile, così lui con un bastone agganciò la piccina dal busto e la lanciò al sicuro, dove il ghiaccio era più solido, ma a caro prezzo. Il ghiaccio cedette e lui cadde nell’acqua gelida. Per fortuna c’eravamo io e mio fratello nelle vicinanze, così unimmo le forze e decidemmo di fare qualcosa che avrebbe cambiato le vite di molti. Mio fratello rimase col ragazzo, tenendo calde le acque con la magia per non farlo morire di ipotermia, io invece mi recai con un incantesimo di teletrasporto  al castello della ragazza “gemella non sorella” dai poteri di ghiaccio dello sventurato. Con la collaborazione del re, della regina e della ragazza stessa ci recammo al lago e con un incantesimo estraemmo una parte dei poteri dal cuore della ragazza nel suo gemello non fratello e salvammo il poveretto da una fine certa, ma destabilizzando definitivamente i poteri della ragazza.”

Kristoff parve incredulo ed allo stesso tempo confuso da quel racconto. “Granpapà, come è possibile? Elsa perse il controllo dei suoi poteri durante quell’incidente, con Anna.” ”È qui che ti sbagli, mio caro e giovane figliuolo."

"Elsa perse il controllo dei suoi poteri solo parzialmente per via della preoccupazione che Anna potesse farsi male. I genitori  di Elsa pensarono che lei potesse avere più possibilità di controllare i suoi poteri quando spiegai loro la situazione e gli esposi l’idea di estrarre i poteri dal suo cuore e lo credevo anch’io, ma non fu così. Dopo anni di ricerche disperate sul perché di quell’errore, che portò alla destabilizzazione dei poteri di Elsa e alla scomparsa del mio caro fratello maggiore scoprì che quell’incantesimo richiedeva un sacrificio, che compì mio fratello, e il trasferimento di poteri dal cuore di un umano che in seguito io scoprì essere la colonna portante del controllo.”

Tutti rimasero ammutoliti da quello scioccante e triste racconto. Poi Granpapà continuò “Se solo lo avessi saputo, non avrei mai permesso a mio fratello di compiere quel sacrificio. Perché lui lo sapeva, io sono sicuro che lo sapeva. Ma è ovvio che non sapevamo, né io né lui, del fatto che la colonna del controllo risiede proprio nel cuore dell’ ”umano ospite” del potere, cioè l’umano in cui risiede il potere, poiché l’ho scoperto io qualche anno fa. Quando ritrovai la pietra su cui era inciso il potente incantesimo che usò mio fratello per salvare quel ragazzo, collegai tutto. La mia scoperta sulla colonna del controllo gettò un raggio di luce su molte cose: sulla destabilizzazione dei poteri di Elsa, sulla morte di mio fratello… su tutto!” si sfogò scoppiando in lacrime Granpapà. Kristoff, commosso, abbracciò teneramente Granpapà e subito dopo si unirono a quell’abbraccio anche gli altri troll.


Io, Elsa ed Olaf, una volta entrati nelle mura della città ci accorgemmo che tutti  gli abitanti erano rinchiusi in dei cristalli di ghiaccio, anche se i volti erano sereni. In quelle prigioni di ghiaccio erano vivi e man mano che avanzavamo facevano eleganti inchini, come se quei cristalli fossero degli involucri vuoti con all’interno solo aria e gli abitanti. Era come se essi non vedessero quelle prigioni di ghiaccio che si spostavano con loro man mano che camminavano. Così come sembravano non vedere le loro prigioni, non dimostravano di accorgersi che la città era completamente congelata. Ci dirigemmo verso il castello e più ci si avvicinava più la situazione peggiorava, almeno per noi. I bambini si divertivano a scivolare sui tetti delle loro case, completamente sommerse dalla neve, ed i più adulti si dilettavano con divertenti battaglie di palle di neve ed enormi e simpatici pupazzi di neve. Eravamo abbastanza confusi, tutti e tre. Nonostante la città fosse completamente sommersa dalla neve, i cittadini sembravano così sereni…
Era notte, perciò decidemmo di pernottare a casa di una dolce vecchietta che ci aveva offerto cibo ed alloggio in cambio di buona compagnia e lavori domestici. Io mi occupavo di lavare e stirare i panni, pulire i pavimenti, mia sorella, invece, cucinava, appendeva e piegava i panni una volta stirati, lavava i piatti, puliva dalla polvere mobili  soprammobili ed aiutava la signora ad alzarsi ed a fare qualsiasi cosa, poiché era molto anziana, mentre Olaf si occupava di tenere acceso il camino, visto che ora con la sua nevicata personale poteva godersi il tepore del fuoco. Lei in cambio di tutto questo non ci offriva solo alloggio e cibo, ma anche strepitosi racconti, fiabe e leggende che, disse, si tramandavano da madre a figlia ormai da millenni. Ci piaceva stare in compagnia di quella stravacante ed allo stesso tempo misteriosa vecchietta. Prima di addormentarci, quella sera ci cantò una ninna nanna al quanto strana, in una lingua tanto antica da non fare capire il significato di quelle parole né a me né a mia sorella. Le chiedemmo se poteva spiegarci cosa diceva quella ninna nanna tanto melodica e misteriosa, ma lei ci rispose con un sorriso dolce ed una “Buonanotte” tanto rassicurante da farci scordare i dubbi sulla ninna nanna e farci addormentare serenamente. La mattina seguente la vecchietta, che ci aveva detto di chiamarsi Gothel, non era più in casa. Uscendo, chiedemmo ad alcuni dei cittadini, ancora nelle loro “prigioni libere” di ghiaccio, se l’avevano vista uscire, ma ci dissero tutti che quella casa era disabitata da secoli per via di una diceria riguardo una strega che girovagava per il bosco ed ingannava giovani madri con una magica pianta che provocava dipendenza fino al parto del bimbo ed in cambio di questa pianta, una volta partorito, pretendeva il loro figlio. Eravamo scioccate. Era dunque Gothel la strega? Non l’avremmo di certo saputo dai cittadini poichè sembravano avere timore di parlarne. Allora dicemmo “Avete paura di una leggenda? Di una voce infondata?!” loro, con occhi pieni di terrore, risposero “NO! Non dirlo! Altrimenti ti porterà via il tuo primogenito!” rivolgendosi a me. Io proteggendo con le mani il mio grembo ed agguerrita risposi “Ci provasse, quella vecchia megera!!!”. Elsa mi guardò confusa. “a prendere il mio probabile futuro figlio!” dissi allarmata. Non le avevo detto nulla di mio figlio.  Quindi ci dirigemmo verso il castello, anche se meno sicure di essere nel posto giusto, nella città da cui proveniva quel meraviglioso trono per Elsa, cioè Judette. Avanzavamo tra le case sommerse dalla neve e più avanzavamo, più ci convincevamo che non era Judette, quel regno. Non ci andavamo da un bel po’, questo è vero, ma non era possibile che fosse cambiata così tanto nel giro di pochi anni. Ci fermammo e chiedemmo ad una vecchietta che ci dava le spalle dove ci trovavamo e con stupore scoprimmo di avere davanti Gothel. “Madama Gothel! Mi sento sollevata nel vedere che siete sana e salva!”disse con voce confortata, perché era preoccupata per la signora che ci aveva gentilmente ospitati in quella notte, ma tremante di paura per le voci sulla strega. Ella rispose “Grazie, mia cara. Ho sentito le stupide dicerie su di me e sulla mia casa. Scusateli, non sanno cosa inventarsi per tenermi fuori dalla vita di tutti e così mi trasformano in una strega” e rise sonoramente. Noi ci guardammo un po’ intimorite e rispondemmo con una risata timida ed intimorita. Poi riprese “A parte gli scherzi, sono davvero una strega, ma non di quelle che si vedono nelle fiabe. No! Io sono buona e generosa. Ve l’ho dimostrato stanotte con la mia ospitalità, no?”. Sorrisimo intimorite dallo sguardo dubbioso della strega “buona” e annuimmo. Lei rispose al nostro gesto dicendo “Bene! Sappiate che sarete le benvenute a casa mia quando vorrete! Comunque, mi avete chiesto in che regno ci troviamo, sbaglio?” “No, madama, non sbaglia.” Risposimo con la voce tremante ed in coro. “Sappiate che siamo nel Regno del Giglio Del Sole! Benvenute!” e rise di nuovo, girandosi, cominciando a camminare e salutandoci con un gesto della mano. Sospirammo sollevate. Non sembrava però la strega che tutti definivano, anzi, sembrava il contrario. Le nostre sensazioni sul luogo in cui ciu trovavamo erano dunque fondate. Non ci restava altro che conferire con i sovrani del Regno del Giglio del Sole che , per fortuna, era anch’esso nostro alleato. Ci recammo al castello, ma sembrava essere stato abbandonato da secoli. Era in una grande voragine nella neve, a partire dalle mura che ne richiudevano i giardini era completamente privo di neve, o per lo meno era stato salvato dall’essere sommerso dalla neve, al contrario delle case attorno ad esso. Un buco in quella distesa di neve alta più di 10 metri. Ci lasciammo scivolare su uno dei lati di quel burrone per poi cadere dentro le mura del castello. Era congelato. Era come se fosse stato protetto da una barriera invisibile dalla terribile tempesta che aveva sommerso di neve la città, però era tutto congelato: i fiori del giardino erano, però, intatti sotto uno strato di ghiaccio quasi trasparente, mentre dell’erba verde del prato non vi erano tracce; solo poca neve soffice e candida. Dalle sporgenze di porte, finestre, decorazioni e dai balconi scendevano lunghe stalattiti e come dei sottili fili di ghiaccio, simili a quelli del giardino dove incontrammo per la prima volta il simpatico Olaf, che era rimasto ammutolito da quello spettacolo meraviglioso ma allo stesso tempo terrificante. Per tutto il tempo che era passato dall’entrata nelle mura della città, tranne che in alcuni momenti, fino ad allora era rimasto invisibile. E dopo aver inspirato spaventato disse “Siamo sicuri di volerci entrare? Insomma, non mi sembra un posticino accogliente e confortevole.”. Elsa, prima che potessi solo pensare a ciò che dovevo dire, sospirò, prese fiato ed espirando lentamente disse “Beh, non credo che abbiamo molta scelta. La neve è troppa, non abbiamo un mezzo con cui risalire e poi… si, insomma… in fondo sono nostri alleati, se avessero subìto un assalto come il nostro,” “Più forte di 3000 volte, direi” la interruppi osservando il castello congelato, poi continuò “ Si… beh… comunque sia, avrebbe inviato immediatamente una lettere per avvisarci… oppure per chiedere spiegazioni” disse intuendo il mio pensiero. Pensavo “E se, invece, avessero pensato che era stata lei a congelare tutto? Se pensassero che fossimo dei traditori?”. Non ci fu bisogno di farmi parlare, lo capì subito guardando la mia espressione. Olaf era attirato da quello spettacolo terrificante di gelo. Disse “Credo che voi sappiate già chi c’è qui, regina Elsa di Arendelle, o delle nevi” in quelle parole gelide e maligne non riconoscemmo il nostro caloroso Olaf, ma la voce ed il corpo erano i suoi. “Olaf? Che ti prende? Ti senti male, caro?” disse Elsa preoccupata correndo e girandolo afferrandolo dalla spalla. Con orrore scoprimmo che gli occhi di Olaf erano tinti di un colore rosso sangue cristallino, essendo fatti di ghiaccio. L’urlo di terrore di Elsa si levò alto e Olaf si era già tramutato in un mostro di neve a due teste: una, tramutatasi dalla testa del pupazzo dagli occhi sanguigni, dalla forma dragonesca dagli occhi di ghiaccio iniettati di un cristallino rosso sangue e l’altra, spuntata in un secondo momento, era tornata ad essere la testa del nostro adorabile pupazzo di neve. Quest’ultima continuava a gridare di scappare e di non preoccuparci poiché sarebbe stato bene. Elsa, non lasciandosi intimorire dalla testa di drago che ora sparava lingue di neve, con una scia di potere che si solidificò e si tramutò in una grande scheggia appuntita di ghiaccio colpì la testa di drago sul corpo di Olaf ed esso tornò quello di prima. Dopo vari ringraziamenti ed un abbraccio tra Elsa ed Olaf tenero come la neve nel parco di ghiaccio creato da Elsa nel nostro castello ci dirigemmo verso le porte del castello. Entrammo ed Elsa disse “Olaf, forse è il caso che tu ci attenda qui. Non mi sembra il caso di farti venire con noi, visto ciò che è successo poco fa. Non voglio che costui, chiunque esso sia, prenda di nuovo il controllo su di te.””Capisco” sorrise, si allontanò dal portone facendo alcuni passi all’indietro, poi si girò e cominciò a giocare allegramente con la neve del cortile. “Mi raccomando! Ternate il più presto possibile! Così giochiamo insieme!!” “ Ma certo, tesoro! Tieni gli occhi aperti” disse con voce materna Elsa. Ci salutò con la mano legnosa e poi tornò a giocare con la neve. Ci dirigemmo, furiose per ciò che aveva fatto ad Olaf, verso la sala del trono e, vedendo chi c’era seduto sul trono, rimanemmo senza parole. Non ci saremmo mai aspettate che ci potesse essere lui in quel posto…
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Disney italiano / Vai alla pagina dell'autore: Kazu_kun