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Autore: hideyourface    12/07/2008    9 recensioni
[X Japan]
"Se solo tu lo accettassi, vorrei poter battere il ritmo del tuo cuore, e non solo quello della tua chitarra. Ogni volta che ci penso mi sento egoista. Almeno io posso essere un'unica cosa con te, ogni volta che prendo in mano queste bacchette."
[hideXyoshiki]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Buonaseraaa!
Posto qui la mia prima fanfiction sugli X japan, nonchè la mia prima, ovviamente, hidexyoshiki...so che può sembrare strano, ma con questa fanfic spero anche in parte di eliminare quell'alone malinonico che c'è sempre attorno a hide, quella cosa che fa dire a tutte le persone, quando parlo di lui, cose tipo
"oh, hide ç_ç" oppure
"oh, si, peccato per la sua morte"
Voglio chiedervi, per favore, di non pensare solo alla sua morte quando pensate a lui, ma di pensare soprattutto alla persona che è stata prima, alla vita che ha donato a tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui, dai membri del suo gruppo a chiunque abbia amato la sua musica.
E' questo che cerco di fare con questa fanfiction, oltre ovviamente esternare uno sclero mentale di questa povera pazza che stravede per lo yaoi, spece se applicato a due esepmlari di esser jrockosi, che spero che voi gradirete!

DISCLAIMER
: i personaggi di questo testo non mi appartengono in quanto appartengono a loro stessi, e con questo scritto non intendo ne danneggiarli ne tantomeno avere guadagni personali, si tratta semplicemente di un racconto nato dalla pura fantasia, ogni fatto e persona citati non sono realmente accaduti (anche se io spero di si XD.)
Vi lascio alla fanfic!


Estate 1995

 

 

Sono passati ben tredici anni da quando io e Toshimitsu abbiamo dato luce agli X Japan. Il sogno di tredici anni fa.

Ma in realtà sono solo sette anni che è diventato realtà.

Sette è considerato da molti un numero perfetto.

Io non credo in queste cose futili, è da sciocchi superstiziosi.

Però sette anni fa ti conobbi.

 

 

Autunno 1986

In un locale live dove Toshi si era rifiutato categoricamente di entrare. E come dargli torto?

Sembrava uscito da un film poliziesco americano, uno di quei locali dove persino le forze dell’ordine si rifiutano di entrare se non in gruppi numerosi, molto numerosi. E non si poteva dar torto neanche a loro.

La puzza di fumo -non saprei dire se di sigarette o altro- arrivava fin da fuori, accompagnata dal frastuono indistinto di molte voci riunite in un unico punto mixate a una musica ad alto volume.

Mi avevano detto che non  frequentava  buone compagnie, ma avevo sperato fossero solo impressioni un po’ pessimistiche.

Mentre mi apprestavo ad entrare, venni appena urtato da un armadio a quattro ante travestito da quella che potrebbe essere la parodia di un metallaro americano.

E così, già capisco come mai era lì. Quelli come noi, così diversi dalla massa, così fuori dagli schemi e dalle regole, non sono i benvenuti in una società rigida. Specie in quella del Giappone degli anni ottanta, ancora così isolato rispetto al resto del mondo, spaccato fra le persone normali, sane di mente, rispettabili e “giuste”, e chi prova, dimenandosi, a dare libertà a ciò che è, a ciò che sente.

E’ in quell’istante che capisco che lui era  adatto.

Entro nella sala live e subito dopo mi blocco nuovamente. Il frastuono è molto, la temperatura scaldata da una moltitudine di corpi -non uno di loro che non abbia un alcolico o una sigaretta in mano-, ammassati verso il palco.

Ed è sul palco che il mio sguardo si posa subito. Eccoli li, i Saver tiger.

Suonano, e neanche troppo bene. Non è difficile scorgere le diverse  lattine appoggiare agli amplificatori. Un gruppo che ha il coraggio di ubriacarsi durante un live. Una cosa insolita e sconcertante.

Ed era questo che rovinava la qualità della musica.
I membri, che magari sapevano suonare anche bene, erano tutti completamente fuori tempo, al batterista cadevano le bacchette di continuo, al secondo chitarrista scivolavano le mani sulla tastiera della chitarra. Ma non importava a nessuno, in quel posto scadente, alle persone interessava solamente che ci fosse casino a sufficienza.

Non avevano bassista. Chissà che fine aveva fatto.

Una sola persona sembrava fare ciò che doveva seriamente, ed era per quella persona, che quella sera mi ero spinto fin là (eh, povero angelo che si sporca le manine fra i comuni mortali <__< ndA).

Aveva dei capelli lunghi, cotonati verso l’alto, sbiondati e in parte ritinti di rosso. Non passava certo inosservato.

Tra palco e pubblico non c’era alcuna separazione, le braccia del pubblico più vicino potevano tranquillamente afferrare le gambe di qualche artista che si fosse avvicinato troppo.

Mi guadagnai a gomitate un posto davanti a lui. Posto che dovetti comunque continuare a difendere da una coppietta punk che minacciava di uccidermi.

-Ragazzino, levati dalle p*lle! Come osi metterti davanti ad Hideto?- mi strillò lei nelle orecchie, prendendomi a pugni con una mano stretta da un guanto borchiato.

-E piantala! Non mi fai sentire niente!- strillai, ma il frastuono era così forte che sentii a malapena la mia voce.

-Ridacci il posto!- continuarono, tempestandomi la schiena di pugni.

-Zitti!- fu la risposta, mentre cercavo di liberarmi di quei due.

-Se non ti sposti ti brucio!- mi minacciò allora lui brandendo una sigaretta accesa.

Successe tutto in un attimo

Li vidi ripararsi il viso con le mani, le sigarette spegnersi. Mi voltai, trovandomi di fronte due anfibi neri. Alzai lo sguardo e scoppiai a ridere.

Ma cos’era, un anarchico? Faceva solo ciò che voleva, quando voleva?

Hideto che aveva smesso di suonare e stava versando tutto il contenuto di una birra addosso ai malcapitati. Hideto che rideva come se fosse la cosa più divertente del mondo.

-Non si minacciano i bei ragazzi, idioti!- Gridò lui gettando in faccia al ragazzo la lattina vuota.

Parlava un giapponese molto veloce, appena strascicato nelle vocali finali. Si mangiava un po’ le parole.

Fu la prima volta che lo sentii parlare.

Mi era venuto in aiuto come, anche se ancora non lo sapevamo, avrebbe fatto molte volte negli anni futuri.

Il suo intervento tempestivo parve risolvere la questione. A quanto pareva, il chitarrista godeva di un certo carisma e rispetto anche fra quella gentaglia, cosa che non sapevo se dovesse farmi preoccupare o no.

Suonava meravigliosamente. Mi incantai a guardare la sua chitarra, le sue dita che vi scorrevano sopra con naturalezza e velocità, quasi fosse nato con la chitarra in mano, come un dio del rock. E lui lo era, come lo è adesso, un dio del rock. Le sue note gridavano di cose mai sentite prima, e, se si trovava la forza di guardarlo in faccia, era anche peggio.

Un demone, un demone della musica. E capii subito che lui, come me, era innamorato fortemente della musica stessa. I suoi occhi erano di fuoco, il suo corpo era in continuo movimento, si agitava, scuoteva la testa nel turbinio dei suoi lunghi capelli, si avvicinava al pubblico, e poi si allontanava dispettosamente, negandosi dopo essersi offerto, saltava, si avvicinava al cantante, in un disperato tentativo di mostrare al mondo la sua energia. E poi ogni tanto si fermava, mi guardava con i suoi occhi scuri e mi sorrideva, divertito all’espressione -probabilmente beota e ammirata-, che gli volgevo, del tutto incurante che la ragazza punk di prima, per vendicarsi, appena Hideto si girava mi mollava un calcio o un pugno.

Sarei tornato a casa pieno di lividi, ma ne era valsa la pena.

Ricordo ancora quella canzone, che tu cantasti quando il tuo vocalist, sotto preda dell’alcool, si addormentò sul palco.

Si chiamava Dead angle. La cantasti e la suonasti con la tua chitarra, solo sul palco assieme ad un batterista non più in grado di darti tempo, l’attenzione di tutta quella gente scalmanata solo su di te. E in quel momento desiderai ardentemente di essere il tuo ritmo per la prima volta.



Ecco il primo capitolo. COme avrete capito il POV era di Yoshiki. Si tratta sostanzialmente di un flashback...voglio solamente dirvi una cosa: i Saber tiger non sono come li ho dipinti, almeno credo, ma visto che è risaputo che hidechan frequentava delle persone discutibili, mi veniva utile tracciarli così! XD
ad ogni modo a me piacciono e li consiglio. Fra l'altro, la canzone che ho citato, dead angle, esiste davvero ed è davvero una loro canzone che loro fecero live nel 1986, lo so per certo perchè ce l'ho XD
Spero vi vada di commentare, mi fareste felice!
  
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