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Autore: bj_dream17    14/04/2014    0 recensioni
Al Dipartimento emerge finalmente la verità: tutti loro hanno vissuto in un esperimento ignari di ogni cosa, persino del suo scopo. Pur essendo una GP, Tris non può accettare tutto questo e sarà lei ad entrare nel Laboratorio Armamenti per diffondere il siero della memoria. Quattro intanto è tornato in città per evitare lo scatenarsi della guerra insieme a Peter e Christina, tutto sembra andare per il meglio, ma quello che lo aspetta al suo ritorno non è quello che sperava. Tris è stata colpita e lotta tra la vita e la morte.
Non sempre nella realtà esiste il lieto fine, le persone a noi care muoiono lasciando in noi il vuoto della loro assenza, ma qui ho voluto dare a Tobias e Beatrice la loro seconda opportunità. Come sarebbe stato se Tris fosse sopravvissuta dopo aver diffuso il siero della memoria?
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a Miss Black


CAPITOLO
CINQUANTA
 
TRIS
DOVE HAI TROVATO L’ANTIDOTO al siero della morte?» mi chiede.
È ancora sulla sedia a rotelle, ma non è necessario camminare per sparare, se hai una pistola. Lo guardo sbattendo gli occhi, ancora confusa.
«Non l’ho trovato.»
«Non fare la stupida. Non si può sopravvivere al siero della morte senza l’antidoto, e io sono l’unica persona in questa residenza che lo possiede.»
Continuo a fissarlo, non sapendo bene che cosa dire. Non mi sono iniettata niente. Il fatto che io sia ancora in piedi è impossibile, non c’è altro da aggiungere.
«Immagino non abbia più importanza» taglia corto lui. «Ora siamo qui.»
«Che cosa ci fai qui?» farfuglio. Mi sento le labbra grosse e goffe, e faccio fatica a parlare. Avverto ancora quella pesantezza oleosa sulla pelle, come se la morte mi fosse rimasta appiccicata addosso anche se l’ho sconfitta. Ricordo vagamente di aver lasciato la pistola nel corridoio, sicura che non ne avrei avuto bisogno se fossi riuscita a entrare.
«Sapevo che tramavi qualcosa» continua David. «È tutta la settimana che vai in giro con gente geneticamente danneggiata, Tris. Pensavi che non me ne sarei accorto?» Scuote la testa. «E poi la tua amica Cara è stata beccata mentre cercava di manomettere l’impianto elettrico, ma molto saggiamente ha fatto in modo di perdere conoscenza prima di poterci dire qualcosa. Così sono venuto qua, per prudenza. Mi dispiace dover dire che non sono affatto stupito di trovarci te.»
«Sei venuto da solo? Non è una mossa molto brillante, non trovi?»
Lui socchiude gli occhi luccicanti. «Be’, vedi, io ho l’antidoto al siero della morte e sono armato, e tu non puoi sconfiggermi. Non c’è modo che tu riesca a rubare i quattro dispositivi del virus mentre ti tengo sotto tiro. Temo che tu sia venuta fin qui invano, e a farne le spese sarà la tua stessa vita. Anche se il siero della morte non ti ha ucciso, lo farò io. Sono certo che capirai. Ufficialmente noi non crediamo nella pena capitale, ma non posso permetterti di sopravvivere.»
Pensa che sia venuta per rubare le armi con cui intendono resettare gli esperimenti, non per usarne una. Ovviamente.
Cerco di controllare la mia espressione, anche se sono sicura di avere ancora la faccia imbambolata. Frugo la stanza con lo sguardo, in cerca del dispositivo per sprigionare nell’aria il virus della memoria. Ero presente prima, quando Matthew l’ha descritto a Caleb fin nei minimi dettagli: una scatola nera con una tastiera color argento, contrassegnata
da un pezzo di nastro adesivo azzurro con sopra scritto il numero del modello. È uno dei pochi oggetti che si trovano sul ripiano lungo la parete sinistra, a soli pochi passi da me. Ma non posso muovermi o lui mi ucciderà.
Dovrò aspettare il momento buono e agire molto in fretta.
«So che cosa hai fatto» prendo tempo. Comincio a indietreggiare, sperando che le mie accuse lo distraggano. «So che hai progettato il siero per la simulazione dell’attacco. So che sei responsabile della morte dei miei genitori, della morte di mia mamma. Lo so.»
«Non sono responsabile della sua morte!» esclama David d’impulso, a voce troppo alta e con uno slancio troppo improvviso. «Le avevo detto che cosa stava per succedere prima che cominciasse l’attacco, perché avesse tutto il tempo di portare al sicuro i suoi cari. Se fosse rimasta nascosta, ora sarebbe viva. Ma era una donna sciocca che non capiva la
necessità di fare sacrifici per un bene più grande, ed è questo che l’ha uccisa!»
Lo guardo interdetta. C’è qualcosa nella sua reazione, nello sguardo vitreo dei suoi occhi, qualcosa che ha farfugliato dopo che Nita gli ha iniettato il siero della paura, qualcosa che riguarda lei.
«Tu l’amavi?» capisco. «Tutti quegli anni in cui lei ti ha mandato i suoi rapporti… il motivo per cui non volevi che rimanesse là… il motivo per cui le hai detto che non potevi più leggere le suecorrispondenze, dopo che aveva sposato mio padre…»
David è immobile come una statua, come un uomo di pietra. «Sì» ammette. «Ma è stato molto tempo fa.»
Dev’essere questo il motivo per cui mi ha accolto nella sua cerchia di persone fidate, per cui mi ha concesso così tante opportunità. Perché io sono una parte di lei, perché ho i suoi capelli e perché parlo con la sua voce. Perché ha passato la vita a cercare di afferrarla senza ritrovarsi niente in mano.
Sento dei passi in corridoio. I soldati stanno arrivando. Ottimo. Ho bisogno di loro. Ho bisogno che entrino in contatto con il siero della memoria, che si propagherà nell’aria, e che lo trasportino nel resto della residenza. Spero solo che arrivino dopo che il siero della morte si sarà disperso del tutto.
«Mia madre non era sciocca» dico. «Aveva semplicemente capito una cosa che tu non riesci a comprendere. Che fare un sacrificio non vuol dire rinunciare alla vita di un’altra persona… quello è un puro atto di malvagità.»
Faccio un altro passo indietro e aggiungo: «Lei mi ha insegnato tutto sul vero sacrificio. Che dovrebbe essere fatto per amore, non per un ingiustificato disgusto nei confronti del patrimonio genetico di un’altra persona. Che dovrebbe essere fatto per necessità, non senza prima tentare tutte le altre possibili strade. Che dovrebbe essere fatto per le
persone che hanno bisogno della tua forza perché loro non ne hanno abbastanza. Ecco perché è necessario che io ti impedisca di “sacrificare” tutta quella gente e i loro ricordi. Ecco perché ho bisogno di liberare il mondo dalla tua presenza, una volta per tutte».
Scuoto la testa.
«Non sono venuta qui per rubare niente, David.»
Mi giro e mi lancio verso il dispositivo. Sento uno sparo e un dolore mi attraversa il corpo. Non so neanche dove mi abbia colpito il proiettile.
Nella testa riesco ancora a sentire Caleb che ripete a Matthew il codice. La mia mano trema mentre compongo il numero sulla tastiera.
Un altro sparo.
Altro dolore e buio ai bordi del mio campo visivo. Sento di nuovo la voce di Caleb. Il pulsante verde. Continuo a sentire mio fratello che ripete le stesse parole, non capisco se è solo la mia immaginazione, mi sento sempre più debole.
La mia testa colpisce il dispositivo, sento un bip e il rumore del meccanismo che si mette in funzione.
Il freddo del pavimento mi da sollievo mentre sento il fuoco spegnersi dentro di me, non posso permettere che succeda, il fuoco è il mio salvagente contro il siero. Con un enorme sforzo guardo nella direzione di David ora accasciato sulla sua sedia a rotelle e dietro di lui c’è Tobias.
«Tris» urla il mio nome, ma gli occhi sono ora troppo pesanti e l’incendio ridotto a una fiammella, mi sento tirare dalla parte opposta a lui e le mie forze non sono sufficienti per resistere.
«Ti amo Tobias»
   
 
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