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Autore: Layla    14/04/2014    0 recensioni
Da allora non ci siamo più separati, Sid è stato il primo ragazzo con cui ho dormito e il primo con cui ho fatto sesso.
Penso sia quello perfetto per me nonostante tutti i suoi difetti e spero sia un buon padre, perché sono incinta ed è esattamente il motivo per cui sono qui sdraiata sull’erba asciutta a guardare le nuvole che si inseguono in cielo.
Aspetto un figlio da lui e non so come dirglielo.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Johnny Rotten, Nuovo personaggio, Sid Vicious
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2)Los Angeles-Londra: un biglietto di sola andata.

 

Lasciar partire una persona che ami non è facile, nonostante le duecento rassicurazioni che ti fa.
Veder partire Sid non è facile, lui è Johnny in questi anni sono diventati i miei punti di riferimento, senza di loro sarei persa.
E ora mi ritrovo a essere senza di loro e con un bambino che cresce nella mia pancia, ho paura di non riuscire a  far fronte a tutto.
Sid mi ha giurato che ci sarà per il parto e io gli credo, so che non mentirebbe su una cosa così importante. In questi pochi giorni prima della partenza mi ha riempito di piccole premure che ho molto apprezzato, mi mancheranno quando lui sarà negli Stati Uniti a tentare di convincere i ragazzi yankees incazzati con il mondo che il punk è un buon modo per sfogare la rabbia e uno stile di vita alternativo a quello a base di erbe degli hippies.
L’ultimo giorno sono particolarmente agitata e lui se ne accorge, dopo cena mi chiama accanto a sé sul divano, ha in mano un lucchetto.
“Che ci fai con quel lucchetto in mano?”
Gli chiedo curiosa, lui me dà in mano,
“Aggancialo alla collana.”
Mi indica la sua vecchia collana d’argento, è l’unico ricordo che ha del padre naturale, non del reverendo che sua madre ha sposato quando era piccolo.
Io eseguo un po’ titubante, chissà cosa avrà in mente…
Finito, prende le chiavi, apre la finestra del nostro appartamento e butta le chiavi in strada.
“E con questo significa che sono tuo, perché il lucchetto rappresenta il mio cuore.”
I miei occhi diventano lucidi all’istante e qualche lacrima scende.
“Ehi, volevo metterti di buon umore, non farti piangere!”
Esclama, sedendosi accanto a me e prendendomi le mani tra le sue.
"Non sto piangendo perché sono triste, ma perché sono felice! È la migliore cosa che mi abbiano detto in tutta la mia vita.”
Lui sorride sollevato e mi abbraccia.
“Sh! Non piangere e sorridi, insieme siamo invincibili!”
Io sorrido.
“Hai ragione.”
“E adesso, forza! Vieni a letto che domani devo essere sveglio presto.
Quei figli di puttana avrebbero potuto trovare anche un volo un po’ più tardi.”
Io rido divertita e lo seguo nella nostra camera, accendo le lucine di Natale che ci sono sul letto e mi sento meglio. Non so perché, ma la combinazione Sid+luci mi fa sempre stare bene.
Ci buttiamo sul letto, lui con violenza – tanto che rimbalza un pochino  sul materasso – io più piano per via della mia pancia.
Ci mettiamo sotto le coperte e mi attira a sé, ha un’aria stanca visto che ha passato tutto il giorno a preparare bagagli e a discutere con Johnny, che non è molto convinto di questa cosa. Secondo lui Malcolm McLaren li sta solo sfruttando per avere soldi e popolarità e loro glielo stanno lasciando fare come dei babbi. Sid lo ha lasciato parlare per un po’, poi gli ha detto di smetterla di rompere i coglioni e comportarsi come una di quelle ambientaliste isteriche, figlie dei fiori del cazzo.
Johnny ha alzato gli occhi e se n’è andato.
“Sai, credo che Johnny abbia ragione. Lui vuole solo fare soldi su di noi e credo di essere il cavallo su cui ha appena puntato un grossa somma.”
“E perché glielo lasci fare?”
“Per il bambino, ci servono soldi e se il suo vecchio deve fare il pazzo su un palco per averli, lo farà.”
“Oh, Sid!”
“Siamo seri. Ho analizzato le possibilità da quando mi hai detto che sei incinta, non posso chiedere soldi a mia madre, perché – a quanto mi ha detto il reverendo – ha ancora la brutta abitudine di spenderli tutti in eroina. Ho provato a fare duecento lavori e non sono stato capace di tenermene uno, non so nemmeno suonare il basso: solo fare un po’ di scena.
Se è questo che devo fare lo farò.”
“Non esagerare, ho visto che hai messo delle lamette in valigia. Non farci nulla di estremamente stupido.”
“Tornerò vivo, te lo prometto.”
Nel dirlo si tocca il lucchetto, io sorrido.
Lentamente ci addormentiamo tutti e due.
Il giorno dopo è un casino, la vecchia sveglia di Sid suona in ritardo, così facciamo appena a tempo a fare colazione, caricare i suoi bagagli nella mia macchina e poi volare all’aeroporto.
Quando arriviamo Johnny sta già camminando avanti e indietro, come fa sempre quando è incazzato.
“Dove cazzo sei stato, Sid?
“Scusa, la sveglia ha suonato in ritardo.”
“E non hai i soldi per comprartene una nuova?”Gli urla esasperato.
“Scusa, ma Kat è incinta e sto cercando di tenere da parte più soldi possibile per lei e il bambino.”
Johnny si passa nervoso una mano tra i capelli rossi già irti e gli scompiglia ancora di più.
“Va bene, va bene.
Adesso andiamo.
Ciao, Kat!”
Mi abbraccia.
“Ricordati la promessa!”
Gli sibilo io, lui annuisce.
“Buon tour negli Stati Uniti!”
Dico sorridendo.
Loro mi salutano e si avviano verso le partenze internazionali, io li guardo fino a che non scompaiono dalla mia vista. Spero che vada tutto bene, spero che Nancy non ce la faccia a ottenere Sid e che lui non faccia cose troppo pericolose con quelle lamette.
Esco dall’aeroporto, su Londra cade una pioggia sottile che mi mette tristezza, con i soldi che Sid mi ha lasciato dovrei riuscire tranquillamente a pagare l’affitto, ma ho bisogno anche di un altro lavoro.
Chiederò in giro se a qualcuno serve una cameriera e potrei dare ripetizioni, in fondo a scuola ero piuttosto brava.
Entro nella mia macchina e accendo il riscaldamento, non sono passati venti minuti e Sid mi manca già, metto in moto sospirando.
Saranno due mesi molti duri per me.
Arrivo a casa mia e mi butto sul letto dalla parte di Sid avvolgendomi nelle coperte che sanno di lui. Ho bisogno di un lavoro, ma ci penserò domani, ora mi manca troppo per fare qualsiasi cosa e poi ho sonno.
Mentre dormo non sentirò la sua mancanza.
Forse.

 

Due settimane dopo le cose non sono molto migliorate.
Lavoro in un pub come cameriera e do ripetizioni a due ragazzini delle medie, alle loro madri non vado particolarmente a genio, ma loro sembrano stimolati a dare il meglio di sé dai miei capelli rossi e dalla rosa tatuata sulla mia spalla.
Adesso si vede persino la pancia e una delle madri, una volta, mi ha preso in disparte.
“E così sei incinta.”
Mi ha detto.
“Il tuo ragazzo lo sa?”
“Certo che lo sa.”
“E ti aiuta?”
“È all’estero per lavoro.”
“Ti ha mollata.”
“No.”
Ho precisato impaziente.
“È fuori per lavoro, ora posso andare?”
Lei mi ha lasciato andare, poco convinta, ma a me non interessa, basta che mi tenga il lavoro.
Un sera a settimana Sid mi telefona, parliamo di un po’ di tutto quello che ci succede, ma lo sento strano. Un giorno devo riuscire a parlare con Johnny e capirci qualcosa.
Una volta, mentre stavo lavorando al bar, sono capitate due amiche di Nancy.
“Ehi, è la ragazza di Sid!
Mi sa che non lo sarai più per molto, Nancy te lo prenderà.”
Ho dovuto fare appello a tutto il mio autocontrollo per non cacciarle via.
Una sera finalmente riesco a parlare con Johnny.
“Ehi, Rotten! Come vanno le cose?”
“Parecchi pomodori e qualche fan. Non male, comunque.
Sid è al centro dell’attenzione.”
L’ultima frase è detta in modo piuttosto strano, non mi piace.
“Cosa vuoi dire?”
Gli chiedo brusca.
“Beh, ecco. Non so se è una cosa adatta a una donna incinta.”
“Dimmelo, John.”
“Sul palco si taglia. Si è inciso “Give me a fix” sul petto durante un concerto a Memphis, l’hanno dovuto ricoverare e Nancy non ha mai smesso un attimo di stargli dietro.”
Io stringo i denti, vorrei avere tra le mani quella troia yankee e insegnarle alla cara vecchia maniera inglese come i ragazzi delle altre non si toccano.
“Ok, immaginavo facesse una cosa del genere. John, per questa cosa fermalo solo se va troppo oltre e per Nancy, ti prego, cacciala a calci se serve.
Si è fatto?”
“No, non ancora Lei lo pressa in una maniera assurda. Io adesso ti dico quello che penso su di lei.
Penso che voglia farsi fuori lentamente con quella cazzo di droga, ma che abbia troppa paura per farlo da sola e sta cercando disperatamente qualcuno da tirare a fondo insieme a lei… E temo abbia scelto Sid.”
“Beh, io non sono d’accordo. Voglio il mio uomo integro al ritorno.”
“Va bene, staremo attenti.
Sid non sembra cedere per ora.”
Parliamo per altri cinque minuti di altro, principalmente della mia gravidanza e del tour che lo sta deludendo come non mai e poi chiudiamo la comunicazione.
Sono nervosa e piuttosto arrabbiata per la sfacciataggine di quella ragazza.
“Se fossi vissuta ai tempi del vecchio Adolfo adesso saresti una saponetta e, per quanto suoni terribile questa cosa, sarebbe meglio per tutti.”
Dico ad alta voce massaggiandomi la pancia, il bambino ha cominciato a scalciare come un forsennato: è senza dubbio il figlio di Sid.
La notizia che Nancy giri attorno al mio ragazzo e che lui si sia messo sulla strada degli eccessi mi preoccupa, soprattutto lei. Quando lui è partito per gli Stati Uniti avevo una mezza idea che  si sarebbe comportato così: fare il buffone autolesionista per guadagnare soldi.
Mi sento parecchio sola, i miei non mi parlano da anni e i genitori di Sid non sono certo meglio, solo ogni tanto faccio una chiacchierata con il secondo marito di sua madre per tenerlo al corrente dell’andamento della mia gravidanza.
L’unica con cui parlo un pochino è Rachel, l’ex di Johnny Rotten, e quando ci vediamo per il nostro caffè settimanale mi vede parecchio giù.
“Cosa succede, Kat?”
Io mi tolgo la giacca di pelle – che adesso tira sulla pancia e che è troppo leggera per il clima autunnale londinese – e la appoggio su una sedia vuota.
“Sono preoccupata per Sid.”
Le riassumo la telefonata tra me e Johnny e lei annuisce.
“Brutta storia, ma sono sicura che lui non ti tradirà e poi ha Johnny e il resto della band attaccati al culo. Voglio dire, forse sono gli unici che lo fanno per amicizia e non per soldi, credo che Maclaren farebbe i salti di gioia se Sid si bucasse.”
Si ferma un attimo.
“Sai, credo che li stia solo sfruttando per promuovere sé stesso e lo stile di Vivienne Westwood, non penso che gli importi di loro come persone, sono solo pedine.
E se Sid si drogasse questo aggiungerebbe un po’ di colore al personaggio.”
“Io penso che sia già eccessiva la storia dei tagli. Cristo, l’hanno ricoverato in ospedale!”
“Sai quanto gli importa a Malcolm! Nulla, meno di zero. Lui spera che lo rifaccia perché ha trovato la gallina dalle uova d’oro, ma non credo continuerà per molto.
Johnny dice che Sid reggerà solo fino al parto, poi sfanculerà tutto e Johnny… Beh, John Lydon non è proprio un esempio di pazienza, credo che non reggerà ancora a lungo.
Questo tour negli Stati Uniti lo sta facendo incazzare, sia perché ha capito che è stato sfruttato, sia perché odia i piani di McLaren su Sid.”
“Li odio anche io, lui non merita di essere un eroinomane.”
Dico con acredine, facendo a pezzettini la bustina dello zucchero.
“Vedrai che ce la farà a salvarsi. C’è Johnny, non te lo dimenticare e poi ama te.”
“Lo so, ma a volte temo che non sia… Abbastanza.
Che nonostante il lucchetto che si porta addosso e l’idea che presto sarà padre potrebbe cedere a quella vacca e che potrei perderlo da un momento all’altro senza fare nulla, perché io sono qui e lui è a un oceano di distanza.”
“Stai tranquilla, non ti serve a nulla agitarti, fa solo male al bambino.”
Io respiro profondamente.
“Hai perfettamente ragione, questo stress non gli fa affatto bene.”
Lei annuisce.
“È solo che vorrei essere là, capisci?
E mi sento impedita da questa gravidanza, non che odi mio figlio, ma ho dei brutti presagi, come se fossimo vicini a una svolta nella mia vita e soprattutto nella vita di Sid.”
“Dammi retta, andrà tutto bene.”
“Ok.”
Parliamo ancora un po’ d’altro, poi io me ne vado a casa mia e lei a casa sua.

 

Il suono arriva da molto lontano e sembra terribilmente a quello di un telefono. Io grugnisco qualcosa e mi tiro il cuscino sulla testa, ma quello continua a suonare.
Alla fine non posso più ignorarlo e allungo una mano per rispondere.
“Pronto?”
Dico con voce assonnata.
“Ehi Kat, ti ho svegliata?”
“Johnny!”
Gemo.
“Qui è notte, è ovvio che tu mi abbia svegliata. Cosa succede, comunque?”
“Credo che tu abbia appena salvato la vita a Sid.”
Io mi tiro a sedere, ormai completamente sveglia.
“Cosa vuoi dire?”
“Beh, stanotte Sid era ubriaco marcio e Nancy ci ha provato per l’ennesima volta.”
Un brivido freddo mi percorre la schiena.
“E?”
“Lui ha guardata un attimo interessato e, ti giuro, ho pensato che l’avrebbe seguita e il giorno dopo l’avrei trovato euforico o depresso per via dell’ero.”
“In-invece?”
“Dopo quell’attimo ha distolto gli occhi e ha detto di no, che non voleva la droga e non gli interessava lei. Adesso lui dorme con me, penso che probabilmente torneremo in patria presto.”
“Tutta la band?”
“No, solo io e Sid. Gli altri continueranno con un altro cantante e un altro bassista.
Ah, si è reinciso “Give me a fix”.”
“Johnny.”
Dico con voce sottile.
“Avete i soldi?”
“No, ma li troveremo. Siamo a Los Angeles, in un parco, su una panchina.”
“Vi hanno mollato senza soldi e senza una stanza?”
“Sì, ma domani cercherò di chiamare il capo della Virgin Records.”
“Forse posso mandarvi qualcosa…”
“Sid non vorrebbe e adesso buonanotte. Ti faremo sapere.”
La telefonata si chiude bruscamente, lasciandomi con un brutto presagio addosso.
“No, stai calma.
Ha detto di no a Nancy, è con Johnny e torneranno in patria. Va tutto bene, non ci saranno problemi.”
Mi dico ad alta voce per calmarmi, poi mi alzo e mi faccio una tazza di the, sperando di ricevere presto notizie da quei due.
Due giorni dopo il telefono suona di nuovo ad un’ora assurda.
“Kat?”
“SID! Stai bene?”
“Sì, sto bene, ma non ho tanti soldi. Stiamo per partire, l’aereo farà scalo in Giamaica, per domani pomeriggio alle quattro dovremmo essere a Londra.”
“Vi vengo a prendere, così mi raccontate tutto.”
“Ma è pericolos…”
“SID, CAZZO! Sono mesi che non vi vedo e sono preoccupata, non fare il cretino. Ci vediamo domani alle quattro!”
E con questo chiudo la telefonata.
Il giorno dopo alle quattro mi reco all’aeroporto piuttosto agitata e preoccupata. Quei bastardi! Abbandonarli negli Stati Uniti senza niente, niente!
E McLaren che non muove un dito, anzi impedisce loro di chiamare la loro etichetta, meriterebbe di venire impiccato e squartato come ai bei vecchi tempi!
Parcheggio la macchina e aspetto di vederli arrivare agli arrivi internazionali. Dopo un po’ li vedo, sono più magri e malmessi di quando sono partiti, hanno solo una valigia ciascuno, Johnny mi sembra quello messo peggio.
“Ragazzi!”
Urlo agitando una mano, loro si dirigono verso di me, Sid molla la valigia e mi bacia con passione, poi accarezza la mia pancia.
Johnny se ne sta un po’discosto.
“E tu non mi abbracci, Rotten?”
“Ho l’influenza,”
Mi risponde con voce roca.
“Potrei fare male a tuo figlio.”
“Capisco.”
Usciamo dall’aeroporto e saliamo sulla mia macchina.
“Beh, raccontatemi tutto.”
“McLaren voleva trasformare del tutto Sid in un burattino nelle sue mani, ha sempre incoraggiato Nancy a seguirci e a stare attaccata al suo culo di. Credo pensasse…”
“Che l’eroina aggiungesse un tocco di colore al personaggio?”
“Come lo sai?”
Mi guardano curiosi.
“Ho fatto una chiacchierata con Rachel sulle intenzioni di Malcolm.”
“Capisco. Beh, a un certo punto mi sono rotto le palle, Paul e Steve volevano seguire il piano di Malcolm, io no. Ci tenevo ad avere un amico ancora in salute e che la smettesse di incidersi cose sul torace.
A San Francisco, l’ultima data che avremmo fatto insieme, ho cantato una cover degli Stooges, “No fun”, la conosci, no?”
Io annuisco, attenta alla strada
“E ho detto che tutto questo non era per niente divertente, poi ho detto al pubblico “Avete mai avuto l'impressione di essere stati imbrogliati?” e ho mollato il microfono per terra.
Si sono incazzati da morire, gli altri e Malcolm voglio dire, credo che al pubblico non gliene fregasse niente. Un mese dopo siamo usciti dalla band e ti abbiamo telefonato perché gli stronzi ci avevano abbandonati.
E vuoi sapere un’altra cosa?”
“Dimmela.”“Per prima cosa creerò un’altra band e quei bastardi si pentiranno di avermi lasciato a marcire in quella cazzo di città e poi non devi più preoccuparti per Nancy.”
Io lo guardo senza capire.
“È morta di overdose, sia lode all’Altissimo.”
“Bene.”
È inutile che mi finga dispiaciuta per lei, lo sanno tutti che la odio.
Lasciamo Johnny a casa sua e io Sid raggiungiamo il nostro appartamento, lui mi sembra stanco.
“Penso che dormirò.”
“Vengo a farti compagnia, ho chiesto una giornata di ferie per oggi.”
Lui annuisce, si fa una doccia, contravvenendo al principio che i punk non si lavano mai e poi si butta a letto gemendo.
“Fanno male.”
Si gira a pancia in su e vedo le cicatrici di “Give me a fix.”
Le percorro delicatamente con le dita.
“Sei stato un pazzo.”
“Ma mi hanno fatto guadagnare dei soldi, li ho messi in un conto per voi. Domani andiamo a dare un’occhiata.”
Mi stendo accanto a lui e lui subito mi attira a sé.
“Come faremo con il bambino?”
“Ce la faremo.
Ho fatto abbastanza il cretino per garantirgli un futuro decente e poi non ho intenzione di stare con le mani in mano.
Sid Vicious sparirà e tornerà il buon vecchio John Simon Ritchie, voglio provare a fare il manager. Andrò a parlare con quelli della Virgin che sono stati così gentili da pagarci il viaggio.”
“Ok, Sid. Ce la faremo.
Mi basta questo.”
con un sorriso sulle labbra mi addormento, finalmente con lui vicino come ho desiderato in tutti questi mesi. Non posso chiedere di più.

   
 
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