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Autore: LVBNR5    15/04/2014    0 recensioni
Robin, il Ragazzo Meraviglia. Da tutti conosciuto come l'eroe imbattibile che, assieme al suo team, sconfigge anche i criminali più pericolosi. Ma che succede quando il passato torna a bussare alla porta?
Robin X OC (parzialmente inventato) X Raven
Genere: Dark, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Briefing (Sta_98): Benvenuti. Questa è la mia prima fanfiction, quindi cercate di non essere troppo duri con me e con la mia eventuale ignoranza. A parte questo, non so cosa altro dire. Spero vivamente che questo capitolo iniziale vi interessi abbastanza di continuare. Prossimo update entro 24 ore massimo, salvo imprevisti di rete.
Mi raccomando, anche se la storia vi ha fatto piangere sangue per la sua bruttezza, sentitevi pure liberi di insultarmi, ma nel frattempo recensite! Ho bisogno di consigli per migliorare, no? Bene, a questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura, ricordando che non possiedo alcuno di personaggi citati in questa storia e che tutto ciò che ho scritto è solo opera di fantasia: ogni riferimento a fatti e/o persone reali è totalmente casuale.
Qui Sta_98, passo e chiudo.

 

 

1. Attacco


Robin, Il Ragazzo Meraviglia.
Da tutti conosciuto, amato, adorato. Il ragazzo protettore della città, che assieme al gruppo cui fa capo, i Teen Titans, distruggeva ogni criminale al suo passaggio. Il suo team era qualcosa di fenomenale. Li sapeva guidare bene, e di ognuno aveva studiato attentamente ogni piccolo dettaglio. Sapeva che ruolo affidargli, come mandarli, cosa dirgli. Aveva persino dei file appositi in cui erano schedati tutti i loro punti deboli e di forza, in caso di ribellione.
Era sempre venuto a capo di tutto. In un qualche modo, riusciva sempre a cavarsela. Il suo intelletto superiore, la sua sottilissima astuzia, la sua straordinaria velocità mentale unite alla sua forma fisica, anni di allenamento e gadget ultratecnologici lo rendevano virtualmente invincibile. Non c’era nulla che potesse fermarlo. Nulla che potesse tenerlo occupato. Nulla…
Eccetto LEI.
Slade era morto. Robin ne era sicuro. Aveva ancora la sua maschera. La stessa che gli si era parata davanti così tante volte… Adesso, però, qualcuno aveva ripreso ad indossare quella maschera.
Neo-Slade, si faceva chiamare. Ugualmente mortale come il predecessore. La prima volta che Robin ne lesse il nome, fu nella sua stanza. Una stanza cubica, con un piccolo tavolo al centro illuminato fiocamente da una lampadina malamente appesa al muro. Una branda era invece riposta appoggiata in un angolo. Tutt’intorno, tagli di giornale narranti eventi lontani, resoconti di crimini passati, rapporti, foto… l’intera carriera di Robin era lì, in quei foglietti appesi dappertutto: attorno, sopra e sotto di lui. Tutti scarabocchiati, collegati fra loro e poi malamente cancellati. Era quello il suo modo di fare indagini.
La sua camera, nella torre dei Teen Titans, era l’unica che era ultra-sicura. Nessuno poteva entrare o uscire, eccezion fatta per Robin. Nessuno era mai stato all’interno di quella stanza. Nessuno eccetto LEI.
Se lo ricordava ancora. La maschera di Slade, che era là, sotto la fioca luce che ora illuminava solo un vecchio tavolo disordinato e sporco, non c’era più. Al suo posto un biglietto:
“A presto, mio caro. Allora finiremo ciò che lui ha iniziato – Neo-Slade”
Robin non la prese per niente bene. Sbatté i pugni sul tavolo, furioso. Questo non poteva succedere. Questo non doveva succedere.
Robin era sempre stato un tipo schivo, freddo e calcolatore, sempre calmo. Ma era il leader perfetto. Sapeva parlare quando doveva e sapeva sempre cosa fare. Era gentile con tutti, nessuno escluso. La gentilezza del leader che tiene ai suoi compagni.
Adesso era cambiato. Tutto era cominciato da quell’attacco.

-§§ Flashback §§-

Robin rientrò in camera, frustrato. Un’altra giornata d’indagini buttata al vento. Quella donna… era invisibile come il primo Slade.
Giorni d’indagini, false piste, interrogatori, ritagli di giornale, notti insonni… tutto inutile. Quella donna era persino più in gamba del primo Slade. Robin non sapeva cosa fare. Finora aveva tenuto la cosa per sé, indagando per conto proprio. Adesso era arrivato il momento di dire anche agli altri la verità. Anche se Robin voleva sistemare la questione da solo, non c’era altra scelta.
Tuti furono sorpresi. Scioccati. Forse addirittura spaventati. Persino Raven.
Fu proprio lei a fare il commento più sensato di tutti: se Neo-Slade voleva finire ciò che il suo predecessore aveva iniziato, allora mirava sicuramente a Robin. Ma non per distruggerlo, ma come alleato. E quale miglior modo se non il ricatto?
Anche Robin ci aveva pensato. E ne era preoccupato.
Non fece in tempo a pensare altro, che subito il sistema di allarme della Torre si accese. Sullo schermo, adesso, c’era proprio lei.
“Salve, Titans. Suppongo che questa sia la prima volta che mi vediate. Io sono Neo-Slade. Sorpresi di vedermi?” disse in tono sarcastico. Robin non ne fu toccato.
“Che cosa vuoi?” fece Robin, facendo segno agli altri di tacere.
“Oh, è molto semplice. Voglio finire quello che quell’incapace del mio allievo non ha saputo portare a termine.”
“Slade era… tuo allievo?”
“Si, lo è stato. Fino a che voi non lo avete ucciso.”
Robin si morse le labbra. Non lo aveva ucciso. Era stato un incidente. Lui non uccideva.
“Ma basta parlare del passato. L’obiettivo di Slade era quello di portarti da me, Robin. Lo è sempre stato. Questo per una semplice ragione. Il mio obiettivo, Robin, sei tu. Voglio che tu indossi questa maschera, che tu ti sieda qui al mio fianco, accanto a me, come mio partner, mia metà. Voglio te.”
Un’espressione dura si dipinse sul volto di Robin.
“Non succederà mai.”
Neo-Slade restò in silenzio per qualche secondo. Poi si avvicinò al microfono.
“E allora lo farò succedere io. Ucciderò tutti coloro a cui tieni di più, Robin, finché non ti rimarrò solo io. Sarai solo, abbandonato, e l’unico conforto che potrai avere sarò io. Allora verrai da me, ed io ti accoglierò a braccia aperte. Sarai mio e mio soltanto, come io sarò tua e tua soltanto. E allora staremo assieme per sempre, così come sarebbe dovuto essere già da molto tempo.”
Robin era, per la prima volta nella sua vita, spaventato. Lui, che non aveva mai sperimentato la paura, adesso la temeva. Non lo diede a vedere.
“Avete i giorni contati, Titans. Consegnatemi Robin, o morite. Decidete voi.”
La risposta fu unanime. I Titans non si sarebbero mai arresi.
“Tieni a mente questo; per i Titans esistono solo due cose: o vittoria…”
“… o morte.” Rispose una voce dietro di lui.
Robin si girò di scatto, appena in tempo per evitare un proiettile che mirava al suo braccio. Davanti a lui, adesso, eccola là: Neo-Slade.
“Tu… hai la nostra stessa età…”
“E ovvio, no? Come potrei scegliere qualcuno più piccolo di me?”
“Titans, all’attacco!”
La battaglia cominciò, furiosa come non mai. Tutti e cinque i Titans erano uniti contro un singolo nemico.
Ma per quanto combattessero, Neo-Slade era sempre un passo avanti a loro. Nessuno, a parte Robin, era riuscito anche solo a scalfirla.
Tutti, uno dopo l’altro, caddero, sconfitti. Vivi ma sconfitti. Gli unici rimasti in piedi, lì, in quella sala, erano lei e Robin.
Entrambi si fissarono a lungo, prima di iniziare. Erano entrambi dinanzi ad un avversario degno del loro rispetto. Si prepararono al combattimento con solennità, senza mai smettere di fissarsi.
“Ehi, Rob, questo è tutto quello che i tuoi compagni sanno fare? Non mi sono divertita nemmeno un poco…”
Robin non rispose, restando in silenzio. Tirò fuori il bastone.
“Inizierai adesso.”
La ragazza restò lì a fissarlo. “Ehi, Rob, non voglio combatterti. Posa quel bastone.”
Robin, per tutta risposta, lo estese.
“Mio Robin… sai che non potrei torcerti uno solo di quei tuoi meravigliosi capelli.”
“Imparerai a farlo. Altrimenti, cadrai.”
Neo-Slade restò in silenzio. Dopo qualche secondo, estrasse la sua lama.
“Robin… ti prego…”
Robin si lanciò all’attacco. E lo spettacolo iniziò. I loro corpi si muovevano, quasi stessero danzando assieme, in un macabro valzer di morte e dolore. Le loro menti ed i loro riflessi si scontravano così come si scontravano le loro armi - il bastone e la spada.
La battaglia si protrasse per ore, con nessuno dei due che riusciva a vincere sull’altro. Erano sullo stesso piano, due eccellenze incomparabili.
“Fantastico! Sei semplicemente meraviglioso, Robin! Ti voglio sempre più!”
Robin rimase in silenzio, continuando a combattere. Solo dopo un altro po’ di tempo si fermarono, entrambi stanchi.
“Oh Robin… sei perfetto! Meraviglioso! Fantastico! Muoio dalla voglia di averti con me! Ti prego, seguimi!” esclamò estasiata Neo-Slade, col fiatone.
“Zitta e pensa a combattere.” Rispose Robin, mentre respirava. Il suo corpo era allenato così come la sua mente, la stanchezza era solo una condizione fisica temporanea. Robin non sembrava essere provato dallo scontro.
In realtà era spaventato ed eccitato al tempo stesso. Era la prima volta che si confrontava con una forza pari alla sua. Aveva timore di cosa questo aveva potuto provocare… eppure il combattimento gli piaceva. L’adrenalina, la velocità, i movimenti mai banali e sempre precisi, calcolati per incastrarsi perfettamente l’uno con l’altro. Era eccitante.
La ragazza si allontanò dal ragazzo meraviglia e cadendo sopra il corpo di Starfire. Robin lanciò immediatamente uno shuriken, agilmente schivato. Neo-Slade puntò la sua lama alla gola della ragazza.
“Ehi, e questa puttanella? Chi è? Non faceva altro che parlare di te durante lo scontro…” il suo tono di voce divenne mortalmente serio.
“E la tua ragazza?”
“No.”
“Allora non t’importa se la uccido, vero?”
“Fermati!”
“Ah-ha! Non muoverti e butta il bastone a terra, Robin. Altrimenti la ragazza qui si risveglierà senza testa domani!”
Robin digrignò i denti. Buttò con riluttanza il suo bastone lontano, rimanendo disarmato.
“Ben fatto. Ed ora avvicinati.”
Robin si avvicinò, nessuna esitazione. Arrivò ad un centimetro dalla faccia del suo avversario.
“Ricordati sempre: tu sei MIO, Robin, mio e mio soltanto. Non ho intenzione di dividerti con nessuno. Perciò tu resterai sempre con me, ed anche io lo farò, dovunque tu vada. Non puoi scappare. E’ il destino che ci lega.”
Robin la fissò con il suo solito sguardo, senza emozioni. La ragazza fece altrettanto. Robin intravise il momento.
Premette un pulsante, situato nel guanto, e subito nella stanza riecheggiò un suono stridulo, insopportabile. Neo-Slade si coprì le orecchie istintivamente.
“E’ il mio momento!”
Robin tirò velocemente un pugno all’avversario, e poi un altro ed un altro ancora. Nel frattempo il suono si fermò.
Robin, infine, scaraventò la ragazza lontano dai corpi senza conoscenza dei suoi compagni.
“Sei finita, Neo-Slade!”
“Io non credo! Per questa volta mi ritiro, ma la prossima volta non finirà così! Ma non me ne andrò sola!”
Neo-Slade tirò fuori un piccolo detonatore.
“Dì addio a quella cagna! Imparerà a giocare con le mie cose!”
Robin capì. Si voltò istantaneamente, correndo verso Starfire.
“Troppo tardi!”
Robin si affidò a quella che sembrava essere l’unica speranza di salvezza. Lanciò uno shuriken verso il suo avversario.
“Tutto qui?”
Robin premette un pulsante, e lo shuriken esplose, facendo cadere violentemente a terra la ragazza.
Subito Robin prese e distrusse il detonatore.
“Bastarda…” sussurrò la ragazza.
“E va bene! Ci rincontreremo, Robin! Ed allora, sarai mio!” disse Neo-Slade, lanciando un fumogeno e scomparendo nella notte.

-§§ Normal Time §§-

Robin era, come suo solito, nella palestra. Tra pochi minuti sarebbe scoccata la sua 72° ora di allenamento consecutiva. Erano tre giorni che si fermava solo per mangiare e per andare in bagno. Passava tutto il tempo ad allenarsi. Passava una settimana allenandosi fisicamente, si riposava per un giorno e poi passava un’altra settimana allenandosi mentalmente, indagando.
Non era più lo stesso da quell’attacco. Si era addossato tutta la colpa: non era riuscito a fermarla ed a proteggerli. Per poco, Starfire…
Per questo, doveva migliorare. Doveva diventare più forte. Più veloce. Più intelligente.
Non si dava pace. Si spingeva oltre i limiti, si faceva male pur di restare sveglio per continuare ad allenarsi. Non poteva fermarsi. Doveva essere pronto. Sempre.
Gli altri membri, intanto, erano sempre più preoccupati. In particolar modo Raven. Robin non usciva quasi più dalla sua camera o dalla palestra; spesso mangiava lì o addirittura non mangiava affatto.
Raven era forse quella che più amava Robin. Da quando, ad Azareth, lui aveva combattuto contro i guardiani (creature leggendarie e virtualmente invincibili) pur di liberarla e darle una speranza, lei non riusciva a toglierselo dalla testa. Spesso lo osservava, in meditazione, e lo sognava durante la notte. Era quella più preoccupata per Robin.
Anche Starfire aveva sempre avuto una cotta per il Ragazzo Meraviglia, ma Raven era sicura si trattasse solo di una cosa passeggera.
Erano passate all’incirca 8 settimane dall’attacco, due mesi di relativa calma. Ma Robin, sotto la maschera, sapeva che non sarebbe durato per molto.
Mentre si allenava, il ragazzo meraviglia udì entrare qualcuno. Riconobbe istantaneamente la frequenza ed il rumore dei passi. Era Raven.
“Che ci fai qui?”
“Nulla; solo chiederti come stavi.”
“Sto bene. Altro?”
“Non ti sembra di starti spingendo un po’ troppo oltre, ultimamente? Voglio dire, ti- “
“Non sono affari tuoi. Se attaccherà, devo essere pronto. Sono l’unico che riesce a tenerle testa. “
“Ma non c’è bisogno di farlo così duramente!”
“Ed in quale altro modo?! L’ultima volta Starfire sarebbe potuta morire! E tutto per la mia debolezza! Io sono il responsabile delle vostre vite! Eppure… eppure non riesco a proteggervi ed a guidarvi decentemente! Devo allenarmi! Devo diventare più forte! DEVO FARLO! Ed ora andatevene, tu e tutti quelli che sono nascosti dietro la porta!”
“Ma Rob-”
“Ho detto andatevene!” urlò definitivamente Robin, riprendendo l’allenamento ancora più furiosamente di prima.
Raven restò in silenzio per qualche secondo. Poi si voltò e tornò in camera. Le veniva da piangere. Vederlo soffrire così… era più di quanto potesse mai sopportare.
Proprio mentre Robin aveva smesso di allenarsi per il suo consueto giorno di riposo settimanale, l’allarme della Torre suonò nuovamente.
Subito Robin scattò verso il grande schermo.
“Buonasera, Robin. Ti sono mancata?”
“Neo-Slade…”
“Suppongo di sì. D’altronde, siamo fatti l’una per l’altro, è normale, no?”
Robin restò in silenzio.
“Beh, allora? Non mi dici nulla? Lasciarti stare per ben 8 settimane è stata dura… specie ora che mi sei così vicino. Non pensi che mi meriti un piccolo premio?”
Robin si stava spazientendo.
“Che cosa vuoi, Neo-Slade?”
“Oh, nulla di particolare. Volevo solo sentirti, e basta.”
Per Robin bastava così. Prese il telecomando e premette il tasto di spegnimento. Ma non funzionava.
“Sorpreso? Ho preso il controllo dei sistemi di questa torre. Non servirà un telecomando a fermarmi.”
“Si può sapere che cosa vuoi?!”
“Oh, ma te l’ho detto tante volte, cosa voglio. Ah, già, carino il sistema di autodistruzione dell’edificio… calza a pennello.”
Robin si fece attento.
“Facciamo così: tu vieni qui a parlare- e ti prometto, solo parlare –ed io non faccio saltare in aria la torre. So che sopravvivresti, grazie al tuo mantello, ma i tuoi amici saranno altrettanto fortunati?”
Robin non rispose.
“Vogliamo scoprirlo?” lo incitò Neo-Slade.
“Dimmi dove e quando.”

Rapporto finale (Sta_98): Si, sono ancora qui. E se qualcuno sta leggendo queste parole vuol dire che ha resistito abbastanza per arrivare fin qui. Complimenti! Comunque sia, mi raccomando, recensite! Voglio disperatamente sapere cosa ne pensate e dove posso migliorare! Alla prossima!
Qui Sta_98, passo e chiudo.

 

  
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