Briefing (Sta_98): Rieccomi! Come promesso, entro 24 ore, il secondo capitolo. Un pò corto, ma c'è. Che altro dire? Io spero che questo secondo capitolo sia di vostro gradimento e che non vi faccia piangere sangue dalla sua bruttezza. Seriamente, spero vi piaccia. C'è da dire che magari questo potrebbe essere il più brutto fra i capitoli, ma vi sorprenderò con un fantastico (???) terzo capitolo! Quindi siate pazienti (???) ok? Concludo ricordandovi che non posseggo nessuno dei personaggi presenti all'interno di questa storia e che ogni riferimento a fatti e/o persone reali è puramente casuale. Buona lettura!
Qui Sta_98, passo e chiudo.
Robin
stava sfrecciando nella città a bordo della sua moto. Non
poteva
rischiare di fare tardi.
Era andato da solo, come promesso.
Robin si fermò al porto, lì dove doveva fermarsi.
Cercò velocemente con
lo sguardo il molo 15, e trovò il capannone abbandonato che
gli interessava.
Guardò l’orologio. Era perfettamente in orario.
Aprì la porta con delicatezza, senza far rumore.
All’interno era tutto
buio. Ma a Robin non serviva la luce.
Si muoveva silenziosamente, ogni senso pronto, ogni muscolo teso e
pronto al rilascio.
Tutto d’un tratto si accesero le luci, ed uno striscione
cadde dal
tetto. Sopra c’era scritto “Benvenuto!”
Poi altre luci, progressivamente, si accesero. La penultima
illuminò un
trono, vuoto, mentre l’ultima illuminò Neo-Slade,
seduta su di un altro trono.
“Ehilà!” fece la
ragazza,
agitando il braccio. “Sono
qui!”
Robin
semplicemente non rispose ed iniziò ad avvicinarsi.
“Ehi, Rob, sai per chi è quel
trono? Eddai, lo so che lo
sai… è per
te! Forza, provalo pure. Consideralo un regalo per uno splendido inizio
rapporto.”
Robin
non rispose. Tirò fuori il bastone e lo puntò
diretto verso
l’avversario.
“Dammi quei comandi.”
“Mi chiedo di cosa tu stia
parlando.”
“Rivoglio i comandi della mia
Torre. Non ho voglia di combattere.”
“Che coincidenza. Nemmeno io.”
“… ma non esiterò a farlo, se
necessario.”
“Ehi, gli accordi erano quelli di
parlare, no? E quindi prima parliamo, prima riavrai i comandi. Quindi,
per
favore, siediti e ascolta.”
Robin
non si fidava. Tastò il trono alla ricerca di trappole ed
affini.
Nulla.
Un po’ riluttante, si sedette.
“Che cosa vuoi dirmi?”
“Io volevo chiederti una cosa.”
“…”
“Perché ti ostini a rifiutarmi?”
“E’ semplice. Tu sei il male, io
sono il bene. Tu assassinii, io salvo le persone. Facile.”
“E perché io dovrei essere il
male? Chi ti ha detto che io uccido?”
“Lo hai dimostrato. Hai quasi
ucciso Stella l’ultima volta.”
“Stella…? Ah, già, mi
ricordò di
lei. Era quella sul pavimento, giusto?”
“…”
“Ehi, lo so, ma che ci potevo
fare? Ero gelosa!”
Robin
stava iniziando a spazientirsi. Quella conversazione era
infruttuosa.
“Quindi è solo per questo che tu
non vuoi unirti a me?”
“Ti sembra che il tentato omicidio
dei miei compagni sia poco? E poi, non ho interesse nel governare un
impero
criminale con te.”
“Non ti sembra di esagerare un
po’? Io non ho mai detto né impero né
criminale.”
“E allora cosa intendevi?”
“Io intendevo la nostra vita
assieme. Noi due assieme potremmo fare tutto ciò che
più ci aggrada. Sia nel
male… che nel bene. Io sono comunque dalla tua, in ogni
strada.”
A
Robin la faccenda non piaceva.
“E per quanto riguarda la
minaccia contro i miei compagni?”
“Quella è l’ultima delle mie
risorse. Ho deciso di non usarla perché non posso sopportare
di vederti
sofferente anche solo per un po’, e soprattutto non riuscirei
ad aspettare
altro tempo senza te.”
“Quindi hai intenzione di
usarla?”
“Solo se non avrò altra scelta
per farti restare accanto a me.”
“Allora sei mio nemico.” Disse
Robin in tono freddo, alzandosi. “Chi
minaccia i miei compagni deve essere neutralizzato.”
“Robin, tu lo sai che ti amo. Non
posso restare senza te. Farò di tutto per averti. Anche se
significa uccidere.
Ma…”
“Cosa?”
“Potresti sempre prendermi con
te, adesso. Lo sai che non ti tradirei mai.”
"Perché questo repentino cambio
di personalità?”
“Perché ti voglio con me, e non
posso più farcela ad aspettare.”
Robin
si mise a riflettere. Accettarla ora, dandole credito, avrebbe
risolto in partenza il più grande problema che gli potesse
capitare davanti.
Tuttavia, poteva fidarsi? E gli altri? Inoltre non sapeva nulla su di
lei…
nemmeno il suo nome.
“Mi dispiace. Dammi tempo per
pensarci.”
“E perché? Non ti fidi di me?”
“No.”
“Anche se ti mostro questo?”
Neo-Slade
mise la mano sulla maschera, staccandola via. Gli occhi di
Robin si spalancarono. Non era possibile…
“No, t-tutto questo… non è
reale!
Tu non esisti!”
“Sono tornata, Robin. E l’ho
fatto solo per te.”
“Io ti ho visto… morire con i
miei occhi!”
Robin
stava arretrando. Stava perdendo il controllo.
“Eppure ora sono qui, Robin. Sono
tornata.”
“No. Tu non sei reale. Da dove
hai preso i suoi dati?”
“Non ho bisogno di nessun dato
per essere me stessa, Robin.”
Robin
era nel panico. Per la seconda volta nella sua vita, la paura si
stava facendo strada nel suo cuore.
No, no. Doveva controllarsi. Doveva.
Ma non ce la faceva. Non poteva farcela. Non con chi aveva davanti.
Come poteva esserlo?
Robin corse via, verso la sua moto.
“Io sarò sempre qui ad
aspettarti, Robin!” urlò la ragazza
dietro di lui.
“Solo per te.”
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Robin
sfrecciò fra le auto e le corsie. Doveva muoversi. Doveva
trovare
una spiegazione. Lei non poteva essere lì. L’aveva
vista morire. Il suo cuore
si era fermato fra le sue braccia. Lo aveva sentito
fermarsi.
Parcheggiò la moto in malo modo, facendola quasi cascare.
Iniziò a
correre.
Arrivò nell’atrio, accendendo la luce. Si
trovò davanti l’intero team,
Cyborg davanti a tutti. Ma non era importante. Si diresse correndo
verso la sua
stanza.
Cyborg gli si parò davanti, bloccandolo.
“Fammi passare.”
“Non ora. Prima dicci cosa sta
succedendo.”
“Ho detto fammi passare.”
“Ho detto non ora.”
“Cyborg, non ho tempo per queste
sciocchezze. Levati di mezzo, o ti sposto io.”
Mentre
lo diceva, uno ad uno tutti i membri si schierarono davanti a
lui.
“Dovrai spostarci tutti.”
“Ragazzi…”
“Allora?”
Robin tirò fuori il bastone. “Vi
prometto che non farà male.”
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Robin
era lì, in piedi, in mezzo ai corpi tramortiti dei suoi
compagni.
Un velo di tristezza era sul suo volto.
Sentì una voce. Raven.
“Robin…
perché…”
Robin
aveva la voce flebile e tremante. Cercò di darsi un contegno.
“Mi dispiace. Raven, domani
probabilmente io non ci sarò più. Mi
dispiace…”
“Ehi, Robin, stai scherzando,
vero? Domani tu sarai qui, giusto?”
“Mi dispiace…”
“Ehi, non scherziamo. Abbiamo
bisogno di te… Io ho bisogno di te…”
“Mi dispiace…”
Robin
stava piangendo. Faceva male.
“Robin…”
“Perdonami. Ti prometto che non
farà male. Addio, Raven.
Salutami gli
altri.”
“NO! Robin, non farl- “
Robin
stese anche l’ultima persona cosciente della stanza.
I sensi di colpa lo stavano divorando.
Ora non aveva più bisogno di controllare. Adesso, alla fine,
era andato
tutto come aveva detto lei…
Stephanie Brown.
La sua Stephanie.
Robin abbassò il capo, dirigendosi verso la sua moto. Gli
sarebbe
mancato quell’ambiente. Già.
Lacrime iniziarono a scendere sulle guance del Ragazzo Meraviglia,
mentre lasciava il posto che più di tutti aveva sentito come
casa.
Rapporto finale (Sta_98): E ancora congratulazioni a chiunque sia riuscito a sopportare la mia follia fin qui! Ve ne sono veramente molto grato! Vi consiglio di leggere questa pagina web per chiarimenti sul personaggio di Stephanie Brown: http://it.wikipedia.org/wiki/Stephanie_Brown Per chiunque non avesse voglia di farlo, sappiate solo che è una ex di Robin morta in seguito ad eventi drammatici. Fine. Che dire? Mi raccomando recensite, recensite, recensite, e sentitevi liberi di insultarmi quanto volete se ciò che avete letto non vi è piaciuto, ma nel frattempo recensite! Prossimo (e molto probabilmente ultimo) update entro 24 ore al massimo. E, oh, beh, grazie ancora per essere arrivati fin qui. Grazie davvero.
Qui Sta_98, passo e chiudo.