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Autore: Dragana    18/04/2014    6 recensioni
Spin off di "Rovi & Rose".
Darla sorrise. –Sempre così, tu, eh? Raccogli gatte randagie e poi ti affezioni e… oh cazzo!
-Cosa?
Lei fece un sorriso furbo. –Stasera, quando chiudiamo, passo da casa e poi vengo da te: ho un regalo.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota iniziale: questa storia è uno spin-off di "Rovi & Rose" di vannagio. Buona lettura!



GATTE RANDAGIE

Non adesso. Non proprio adesso, aspetta, ci sono quasi, non adesso, non adesso… Cazzo.
Lampo, tuono e pioggia a catinelle, improvvisa, con gocce che sembravano secchiate.
Oggi va così, pensò Darla. Aveva aspettato che il tizio che aveva rimorchiato quella sera si fosse addormentato e poi era sgattaiolata fuori da casa sua, silenziosa come una gatta, per non svegliarlo. Non era stata una gentilezza, era solo che non voleva vederlo mai più. Scopava anche malissimo: scopava come quello scroscio di pioggia, lei c’era quasi e invece niente, lui non aveva guardato in faccia a nessuno. Letteralmente, dato che ero a pecora.
Darla sbuffò. Una cosa che odiava dei temporali improvvisi era che l’acqua le bagnava i piedi, e quando aveva i sandali era come camminare dentro un’enorme pozzanghera. Per non parlare dei capelli; si era messa il giubbotto di pelle sulla testa per cercare di ripararli, così almeno la mattina dopo non si sarebbe dovuta alzare un’ora prima per lavarli.
Fu a quel punto, vedeva già il suo palazzo in fondo alla strada, che sentì il miagolio. Forse avrebbe lasciato perdere, se non fosse passata una macchina che l’aveva costretta a scansarsi per non essere completamente annaffiata; e da lì, vicino a un bidone dei rifiuti particolarmente pieno, vide il gatto.
Oddio, “gatto” era una parola grossa. Era un cosino minuscolo, che sembrava ancora più piccolo perché era completamente fradicio, solo occhi e bocca spalancata quando miagolava. E miagolava, poverino, in una maniera straziante.
‘Fanculo, si disse Darla. Si avvicinò al bidone, ma il gatto quando la vide indietreggiò e fece un patetico tentativo di soffiarle contro. –Senti, micio, se vai ancora indietro finirai sotto una macchina. Vieni qui.
Si piegò sulle ginocchia e gli tese un dito; il gatto si avvicinò appena, ma poi indietreggiò di nuovo.
Darla cercò di scattare per afferrarlo, ma lui si infilò dietro al bidone dei rifiuti. Miagolò.
-Sei un gatto del cazzo. Stai male, io cerco di aiutarti, tu hai paura e scappi. Ti ci vuole lo strizzacervelli, sai?
Si inginocchiò di nuovo. Quando il gatto le si avvicinò lei ancora una volta provò a prenderlo; non solo non ebbe successo, ma nello scatto il giubbotto le scivolò giù dalla testa. La pioggia ebbe ragione dei suoi capelli in meno di due secondi.
-Ok, adesso ti lascio qui. Io ci ho provato.
Si alzò e si avviò verso casa sua, sbuffando. Miagolio, miagolio, miagolio.
-Va bene, gatto. Però stavolta si fa sul serio.
Tornò indietro. Nel vederla arrivare come una furia il gatto si incuneò dietro al bidone.
-Non ci provare.
Darla spostò il bidone in mezzo al marciapiede; il gatto cerco di scappare, ma lei gli tirò contro il giubbotto di pelle e riuscì ad afferrarlo per la collottola prima che sgusciasse via da lì sotto.
-E adesso andiamo a casa.

Darla, fradicia, fissava il gatto, fradicio, che aveva appoggiato in mezzo al tavolo. Incredibilmente stava fermo; forse era contento di essere in un posto caldo e asciutto.
-Sarà solo per stanotte, gatto. Non ti posso mica tenere, la padrona di casa è stata categorica: niente animali. Chissà perché, poi, ci ho portato degli uomini qui dentro che erano nettamente peggio di te…
Il gatto miagolò. Era bianco e aveva degli occhi bellissimi, da ammaliatrice. Darla lo afferrò e gli sollevò la coda; non poteva esserne certa con un micio così piccolo, ma le sembrava una femmina.
-Andiamo a prenderti un asciugamano, gatta. Oh, se poi sei un maschio pazienza, sarai gay. Dovrai scontrarti con la società bigotta, ma quello lo faccio anch’io, ci si abitua.
Si alzò e prese in braccio la micetta, che miagolò una volta ma poi restò ferma. Calciò via i sandali e si diresse verso il bagno, cercando di spogliarsi con una mano sola. –Ha! Niente di più facile, gatta, so spogliarmi anche incatenata a testa in giù in una cassa piena d’acqua!- La gatta la fissò, incuriosita. Darla le fece l’occhiolino.
L’avvolse in un asciugamano rosa, si buttò anche lei un telo sulle spalle, poi cercò di asciugarle il pelo col phon, asciugandosi contemporaneamente i capelli lei. Il risultato finale fu che la gatta era un’adorabile palla di pelo bianco, mentre i suoi capelli sembravano una specie di criniera scura. Domattina avrebbe dovuto alzarsi un’ora prima. E avrebbe dovuto trovare una sistemazione definitiva per la gatta, e magari comprarle delle scatolette… Il cibo!
-Gatta, non ti ho nemmeno dato da mangiare. Sono una pessima padrona. Bisogna trovarti qualcuno al più presto.
Recuperò del latte e i resti di un hamburger, che passò un attimo al microonde. La gatta divorò tutto, doveva avere molta fame. Quando Darla le accarezzò la testa, si mise a ronfare. Poi sbadigliò.
-Hai ragione gatta, è tardissimo ed è ora di dormire. Guarda, ti regalo l’asciugamano.
La appoggiò sulla poltrona e poi si andò a buttare a letto. Tempo due minuti e sentì una specie di tonfo soffocato, che la fece scattare a sedere. Il miao annoiato le rivelò il colpevole.
-Ah, è così? Prima cercavi di scappare e adesso vuoi venire a letto con me? Sai che di solito si fa il contrario, vero?
La gatta si stirò. Miagolò, poi le si acciambellò contro. Darla la accarezzò e lei cominciò a ronfare; era minuscola, il suo cuoricino batteva veloce sotto le sue mani. Si spostò in modo da non schiacciarla per sbaglio, e si mise a dormire.

Strano che Darla non fosse ancora arrivata, pensò JD. In genere, quando alzava la saracinesca lei era già lì a metà di una sigaretta o, se era particolarmente di buon umore, con due bicchieroni di caffè bollente. La vide arrivare da lontano, correndo sui tacchi altissimi (“devo capire come fa”, diceva sempre Honey), con una sporta della spesa e gli occhiali da sole.
-Buongiorno. Bella giornata oggi, eh?-, le disse, guardando il cielo coperto dalle nuvole.
-Non fare lo stronzo, ho dormito pochissimo e non ho avuto tempo di fare colazione. Quindi stamattina sarò professionale ma scarsamente operativa.
-Ricevuto-. La fissò. –Il tipo di ieri ti ha presa in ostaggio?
-Che tipo di ieri? Ah, no, lui non c’entra. Per la cronaca, hai vinto la scommessa: scopava di merda.
Lui fece un’espressione saputa. Poi la fissò di nuovo.
-Quando mi vuoi dire che cazzo ti è successo stanotte, sono di là che disegno.
Darla sorrise. –Sempre così, tu, eh? Raccogli gatte randagie e poi ti affezioni e… oh cazzo!
-Cosa?
Lei fece un sorriso furbo. –Stasera, quando chiudiamo, passo da casa e poi vengo da te: ho un regalo.
-Darla, stasera viene Honey e non credo sia pronta per una cosa a tre…
-Oh, ma il regalo piacerà anche a lei. Anzi, forse più a lei che a te. Passo, lo lascio e vado via, promesso.
-Darla…
-Niente storie. Vai a disegnare, veloce, io apro la cassa e poi vado a fumare. Alle dieci viene Maria Goretti a farsi tatuare, o forse a benedire, ricordati!

-Chi è che deve venire, scusa?
-Ha detto che passa, mi lascia una cosa e va via. Non preoccuparti, non starà a lungo.
JD passò le dita sulla nuca di Honey, accarezzandola. Lei reclinò la testa.
-Sentiti pure libero di continuare… una cosa cosa?
-Non so, ha detto che è un regalo.
Suonò il campanello. JD si alzò per andare ad aprire, Honey fece un versetto di disappunto.
Darla aveva in mano una scatola da scarpe con dei buchi. Entrò ancheggiando e la appoggiò sul tavolo.
-Questo è il regalo?
La scatola fece miao. Honey sobbalzò e aprì il coperchio. -Oddio, ma è un gatto! È un gatto bellissimo!
JD fissò Darla. Stavolta era lei a guardarlo con lo sguardo da te l’avevo detto.
-Un gatto?
-Io non posso tenerlo, lo sai. Niente animali in casa, tranne quelli a due gambe e con un grosso cazzo. Non le faccio io, le regole.
-Sì ma come faccio a tenere un gatto…
-Gli compri una lettiera e gli dai da mangiare. Toh, queste sono le scatolette che ho preso io stamattina.
-È maschio o femmina?- Honey era estasiata. La gatta giocava con le sue dita, che lei si faceva afferrare e mordicchiare senza fare una piega.
-Credo femmina. Se poi scoprite che è un maschio lo castrate e lo tramutate in trans.
-Sì ma un gatto? Darla!
-Era una gatta randagia. L’ho trovata ieri notte sotto il temporale. Miagolava disperata, poverina. Aveva fame. Cosa dovevo fare, lasciarla lì? Tu l’avresti lasciata lì?
-Io l’avrei… oh, fanculo, Darla. Tu e questa storia delle gatte randagie.
-Quello che vuoi. Ora vado però, vi lascio soli.
-No, Darla, aspetta!
-Ma non ci penso neppure. Me l’hai detto tu, no? Honey non è pronta per una cosa a tre.
Honey, che stava cercando di convincere la gatta a saltare dicendogli “zompa! Dai, zompa!”, si girò di scatto. –Che cosa non sono pronta a fare io?
Darla le fece un sorriso smagliante. –Te lo spiego tra qualche anno… Ciao, JD! Tratta bene la micia, non quella bionda, l’altra!
Il –Fanculo, Darla!- rimbombò giù dalle scale. Assieme alla risata di lei.

-L’ha chiamata Minou.
-Cosa? Chi?
-La gatta, Darla. Honey l’ha chiamata Minou.
Lei sbuffò. –Banale. Le ha messo un fiocco rosa?
-Per ora no, il problema è quello che ha detto dopo.
-Ha detto che voleva scopare in tre, però col gatto?
Lui sgranò gli occhi. –Darla, ma come ti vengono… A proposito, grazie, eh. Poi ha voluto sapere come ti era venuta in mente quella cosa di farlo in tre.
-Guarda che prima o poi dovrai dirglielo, JD, che abbiamo scopato. Io sarò una tomba, ma lo sa tipo mezza New York, quanto credi che ci voglia prima che lo venga a sapere anche lei?
Lui gemette. –Lo so. Solo… devo trovare il modo e il momento, ok?
Darla rise. –Insomma, cos’è che ha detto?
-Che quella è Minou, e vabbè. E che quindi, e ti giuro che non ho capito il passaggio logico, dovevamo trovare il suo Scat Cat.
-Non è mica difficile, JD.
-In che senso?
-Tu hai il kink per le gatte randagie, no?
-Diciamo di sì.
Darla fece un’espressione trionfante. –Ecco. Honey ce l’ha per gli artisti alternativi più vecchi di lei. Sigaretta?
Anche JD rise. Voleva quasi mandarla a cagare, ma alla fine aveva ragione lei. E comunque, una Marlboro non si rifiuta mai.








Note: bagatella a caso sul JDverse, del quale potete trovare le storie originali di vannagio in questa serie: "Una storia di metallo e inchiostro".
Minou e Scat Cat sono personaggi de “Gli Aristogatti”. Invece Maria Goretti è il personaggio di un altro spin off, che non è ancora stato pubblicato. Non è neanche stato del tutto scritto, ma confido che prima o poi qualcuno di voi quattro gatti riesca a conoscerla. “Zompa!” era il comando che davamo io e mio fratello al nostro gatto per tentare di farlo saltare. Ovviamente zompava solo quando gli pareva.
Questa storiella è dedicata a tutte le gattare, e anche a Pusci e alla gatta di vannagio, che non ci sono più.
E visto che siamo sotto le feste, Buona Pasqua a tutti! <3
   
 
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