«“conserva
l'amore nel
tuo cuore. Una vita senza amore è come un giardino senza
sole dove i fiori sono
morti. La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore e
ricchezza
alla vita che nient'altro può portare”».
Quando Hammy aveva parlato alle
ragazze di suo cugino
Sebastian lo aveva descritto come una propria versione maschile e
castana.
Forse tale concetto valeva otto anni
prima, ossia l’ultima
volta che si erano visti nella tenuta della famiglia di lui a Belfast,
ma
adesso decisamente no.
«vedrò di
ricordarmene».
«lo spero. Te
l’ho detto col cuore in mano, mia cara…»
Le ragazze del gruppo di chojin,
inclusa la damigella
d’onore Jacqueline -eh si, alla fine l’aveva
spuntata lei!- stavano tutte a
guardarlo con due occhi così. Decisamente non era come si
aspettavano.
Infatti apparentemente
l’unica cosa che Sebastian Lionel
Veltibor Charles Lancaster sembrava avere in comune con la cugina erano
gli
occhi verde smeraldo. Ma quanto al resto erano decisamente diversi.
Dove Emerald infatti mostrava tratti
leggermente
orientaleggianti sul volto, lui ne mostrava di slavi, dovuti a sua
madre
Gabrijela che era croata. Inoltre contrariamente alla cugina non era
piuttosto
alto, e pure fisicato non c’è male. Da quel che
Hammy aveva detto loro, pareva
che dovesse ciò alla danza classica che praticava fin da
quando aveva quattro
anni…
“ah…è
un ballerino”.
“ahem
guardate che
ballerino classico non significa automaticamente
‘gay’!!!...”
Come se questo non fosse bastato,
aveva anche un modo di
vestire decisamente stravagante, una sorta di stile
“vittoriano” modernizzato,
e portava i capelli castani piuttosto lunghi.
«ci
credo…ok…Sebastian, queste sono le ragazze.
Roxanne,
Kirika, Jacqueline, Anubi Crea e Fiona» disse Emerald
indicandogliele tutte, e
lui ad ognuna -in quello stesso ordine- regalò un perfetto
baciamano.
«sono onorato di poter
conoscere ognuna di voi proprio in
una giornata così lieta. Se Emerald vi ha scelte come
damigelle d’onore,
evidentemente, deve tenervi molto in considerazione. E se è
così, ha certo
delle validissime ragioni».
L’impostazione da danza
classica influiva anche nel
portamento fiero ed elegante del ragazzo, che sembrava anche
più grande della
propria età. In pochi avrebbero intuito che avesse compiuto
vent’anni solo il
quattro febbraio; non era raro infatti che molte persone gli
chiedessero se era
laureato.
«ah…ehm. Si.
Probabile» borbottò Roxanne, un po’in
imbarazzo. Lui sorrise per poi tornare a rivolgersi alla cugina, che
era già in
abito da sposa.
Mancava giusto un’ora alla
cerimonia. Un’ora sola, e poi
sarebbe diventata la moglie di Michael! E se altre spose in quei
momenti si
facevano prendere dal panico e dall’agitazione, ed alcune
fuggivano perfino in
preda ai ripensamenti dell’ultimo minuto, decisamente non era
il suo caso; lei
semplicemente…non vedeva l’ora!
Proprio lei che aveva sempre
dichiarato di volersi sposare a
trent’anni e non prima!
«so di avertelo detto
già quando sono entrato qui, ma
permettermi di ripeterti che sei assolutamente meravigliosa. Se
esistesse,
saresti un dono di Dio per l’uomo che si accinge a prenderti
in moglie».
Eh già, era ateo pure lui.
«grazie».
«la cerimonia si
terrà davanti alla villa…»
«esattamente».
«sarà il mio
carissimo zio a portarti fin dal giudice di
pace?»
In realtà Howard non era
esattamente suo zio, essendo il
cugino di suo padre. Ma gli era stato fatto conoscere da sempre con
quella
definizione da suo padre, e tale era rimasto.
«si. Scenderemo lungo la
scalinata dell’entrata principale e
poi...si, insomma».
«capisco. Ebbene,
è giunto il momento di congedarmi da tutte
quante voi, con un sommo dispiacere mitigato solo dalla consapevolezza
che ci
rivedremo tra pochissimo».
Altro baciamano a tutte quante e poi
se ne andò.
«…io non me lo
ricordavo mica così il cugino Seb»
commentò
Emerald, con un sopracciglio sollevato «sembra uscito dritto
dritto dall’800.
Vaaaabbè!» si guardò allo specchio e
sistemò meglio il diadema «devo stare
attenta a non rovinarmi l’acconciatura o Joshua è
capace di uccidermi» era il
proprietario di un negozio di intimo, si, ma aveva studiato da
parrucchiere e
make-up artist, ed Hammy aveva
voluto
che fosse lui ad occuparsi di trucco e capelli in
quell’occasione «questo è il
mio giorno speciale…e niente lo
rovinerà».
«te lo auguro con tutto il
cuore» disse con dolcezza Fiona.
«Zachary, sii
sincero…Zachary!!!
Smettila di giocare con quell’affare maledizione!!!»
Se Emerald era tranquilla,
l’atmosfera era diversa nei
quartieri dello sposo.
Non che l’americano avesse
avuto qualche ripensamento sullo
sposarsi, ma perché semplicemente temeva di sfigurare
o…di non essere
abbastanza, tanto per cambiare.
E per quanto si rendesse
perfettamente conto che quell’abito
bianco da cerimonia gli stava a meraviglia, guardandosi allo specchio
aveva la
falsa impressione di sembrare una torta bruciata ed immangiabile che
era stata
ricoperta di panna e decorazioni per nasconderlo.
Rivoleva la divisa.
Avrebbe dovuto sposarsi in divisa.
Si sarebbe sentito più
“sé stesso”.
«si?» disse
l’albino senza nemmeno alzare gli occhi dal
Nintendo.
«come ti sembro?»
«sciapo e noioso. Tutto
bianco, nemmeno un po’di fiori
colorati sul vestito…»
«ma vaffanculo
va’!» sbottò Michael sempre
più stressato, ed
avrebbe aggiunto dell’altro se in quel momento non fossero
sopraggiunti
genitori e nonni al gran completo.
«sei assolutamente
meraviglioso!» esclamò Victoria
abbracciando con forza il suo primogenito «…non
posso ancora crederci. Ti sposi
sul serio!»
«io gliel’avevo
detto che prima impalmava la sua novia meglio
era. Per fortuna questo
scapestrato mi ha dato retta!» Isabèl
evitò di tirargli le orecchie per tutti
gli anni che l’aveva fatta penare solo perché quel
giorno lui si sposava «…e
tu! Tuo fratello si sposa e giochi con quell’aggeggio
infernale?!» a Zeke però
non venne risparmiata «vergognati!»
«ma che dovrei fare nonna,
mi annoio!» protestò l’albino
strofinandosi l’orecchio che era diventato rosso come il
fuoco.
«dovresti essere di
sostegno a tuo fratello!...sono
contentissimo per te, Michael. Anzi, per sia per te che per
Emerald» anche
Lloyd abbracciò calorosamente il figlio «mi piace
moltissimo quella ragazza».
«a me piace anche il padre.
È un uomo così distinto!...al di
là della pettinatura improbabile, ma ho visto diversi ospiti
con una
pettinatura simile» commentò Richard, il nonno
paterno.
«è stato lui a
lanciare la moda tra gli aristocratici,
nonno. Anche se l’idea di quell’acconciatura non
è stata esattamente sua…ma te
lo racconterò un’altra volta, mi sa».
«è un giorno
felice per la nostra famiglia. Temevo che
saresti rimasto scapolo a vita» Lydia Connors, la nonna
paterna «fuori c’è
tutto il resto dei parenti che scalpita per vedervi, sia te che la tua
futura
moglie. In particolar modo quelli che sono arrivati qui
dall’Argentina! Sono
oltre quattrocento!»
Non che i parenti dalla parte dei
Lancaster fossero meno,
anzi, tra i cugini e i figli di cugini e parenti ancor più
alla lontana ma
sempre riconosciuti superavano quasi i seicento. Se a tutte queste
persone
aggiungiamo amici con relative famiglie -di entrambi i futuri sposi-
persone in
vista anche queste con famiglia a traino, soci in affari per cui valeva
lo
stesso discorso e gente varia saltava fuori che a quel matrimonio
c’erano
almeno duemilacinquecento persone…ma anche più!
«me lo
immaginavo…»
Sentendoli continuare con le
chiacchiere, Zeke mise in tasca
in Nintendo e se la filò in sordina. Con tutta la buona
volontà ma quei bla bla
a vuoto non li reggeva proprio.
Che poteva fare,
nell’attesa che la cerimonia cominciasse?
Mancava un’ora…
“va bene che la tenuta
offre parecchi modi per
divertirsi…solo che adesso devo scegliere quale”
pensò.
Camminò per un pezzo lungo
il corridoio decorato da quadri,
armature medioevali, statue e soprattutto fotografie, cercando di
stabilire se
fosse meglio scendere giù nella stanza della
realtà virtuale con la quale se
avesse voluto avrebbe potuto immedesimarsi anche in Pac-Man, o fare un
giro
sulle montagne russe che però erano piuttosto lontane dalla
villa, una breve
nuotata nella piscina termale riscaldata o, ancora, semplicemente
andare a
cercare Abraxas.
Poi vide un terrazzo, esattamente
nello stesso momento in
cui ricordò di avere in tasca dell’erba.
Ma si, a cosa fare
nell’attesa ci avrebbe pensato in
seguito.
Uscito sul terrazzo però
si rese conto di non essere solo.
Infatti un ragazzo vestito in modo curioso osservava il terreno
circostante con
i gomiti poggiati al muretto in marmo e l’aria piuttosto
assente.
«ti annoi pure
tu?» gli chiese Zeke evitando
intelligentemente di tirare fuori lo spinello. L’altro si
voltò verso di lui,
dapprima sempre con quell’aria apatica che divenne in breve
incuriosita nel
notare la particolarità della persona che l’aveva
interpellato.
«“
c'è una sola cosa orribile al mondo, un solo
peccato
imperdonabile: la noia”. E si, ammetto di esserne
caduto vittima...»
«Oscar Wilde?»
Breve lampo di esultanza negli occhi
smeraldini
dell’individuo nel sentire che l’altro aveva
riconosciuto le parole dell’autore
da lui tanto amato e costantemente citato, segno che magari la persona
che gli
stava davanti non solo era stravagante -e dunque interessante- ma non
era
neppure ignorante.
«precisamente. Mi presento:
Sebastian Lionel Veltibor
Charles Lancaster» disse tendendogli la mano con fare
cerimonioso.
«lo avevo intuito dagli
occhi. Li avete tutti in quel modo»
Zeke strinse la mano che gli aveva porto «Zachary Connors,
sono il fratello
dello sposo, nonché il testimone. Quindi tu sei il famoso
cugino Sebastian di
cui Hammy mi ha parlato?»
«si. È un vero
piacere fare la tua conoscenza. Ma dimmi di
te; ammetto di essere incuriosito. Cosa fai nella vita?»
«niente di che, aiuto i
miei genitori nella nostra
pasticceria. E tu?»
«dopo un periodo di
riflessione ho capito che iniziare degli
studi di filosofia sarebbe per me cosa gradita. Spero di riuscire a
conciliare
questo con il praticare danza classica a livello agonistico. E tu? Hai
terminato gli studi?»
«ho terminato il liceo a
quindici anni ed ho conseguito il
Bachelor’s Degree a diciannove».
Giustificabile stupore sul volto di
Sebastian. «mi
meravigli! Terminare così presto gli studi solitamente
comporta possedere un
quoziente intellettivo superiore alla media».
«177».
«ora comprendo, anche se
ciò aumenta il mio stupore invece
che diminuirlo. Ad ogni modo, complimenti vivissimi».
«grazie…mh»
Zachary guardando il terreno attorno alla villa
aveva notato qualcosa che sarebbe stato meglio se non avesse notato.
Nonostante
il suo occhio azzurro fosse sia miope che astigmatico proprio
perché colpito
dall’albinismo, gli occhiali che portava funzionavano alla
perfezione.
E Sebastian non tardò ad
accorgersi che la sua nuova
conoscenza aveva visto qualcosa. «hai notato qualcosa di
inconsueto?»
«se si fosse trattato di un
altro avrei dovuto correggerti
puntualizzando che non è qualcosa ma
“qualcuno”, ma trattandosi di una macchina
direi che “qualcosa” possa andare anche bene.
Sposta lo sguardo un po’più a
sinistra. Si sta muovendo».
«ora vedo. Pure se siamo a
grande distanza quei tratti mi
sembrano familiari» tirò fuori un piccolo
cannocchiale tascabile «…oh. Pare
proprio che abbiamo un ospite indesiderato, trattandosi della
“persona” cui zio
Howard voleva riservare una giusta fine; dubito che quella bestia fosse
tra gli
invitati» rimise a posto il cannocchiale «potremmo
allertare la security.
Strano che se lo siano lasciato sfuggire».
«ci sono oltre
duemilacinquecento invitati, dev’essere
riuscito a passare nella confusione, per bravi che possono essere i
miracoli
non li fanno ancora» commentò Zeke
«può darsi che mi sia trovato qualcosa da
fare nell’attesa che la cerimonia cominci».
«ovvero?»
«dato che la security ha da
fare posso divertirmi un po’ con
quel robottino».
Tanto aveva Daygum esplosive, ben
quattro dei suoi coltelli
e qualche dardo di “acido” da lanciare. Portati con
sé perché “non si sa mai”,
e sembrava aver avuto ragione.
In più trattandosi di
Warsman pensò che al signor Lancaster
non avrebbe dispiaciuto se avesse preso in prestito alcune delle armi,
antiche
ma perfettamente tenute e funzionanti, che erano con le armature in
corridoio.
«nel caso potrei unirmi a
te? Una caccia come quella che
sembri voler fare scaccerebbe via la noia» da sotto il
cappotto, nemmeno a
dirlo, tirò fuori una pistola «bisogna essere duri
con le bestie, altrimenti
non impareranno mai la lezione. Non credi?»
«giusto, ma non
è una bestia. È una macchina, e a sentire
mio fratello sotto la maschera non è nemmeno un bel
vedere».
« da quel che mi dici di
Warsman, è così che si chiama se
non erro, sembra veramente una disgrazia per questo mondo; e presumo
che non
sia qui per divertimento. Ma si, Zachary! Aiutiamo la creatura ad
apprendere ed
assimilare il concetto di proprietà privata».
Era riuscito ad entrare.
Contrariamente a Kevin, lui ce
l’aveva fatta.
Glielo aveva detto, al ragazzo, che
lui ormai conosceva il
sistema. Ma Kevin lo era stato ad ascoltare? No. Aveva avuto
un’idea ed aveva
voluto seguire quella.
Si era vestito da cameriere* cercando
di mescolarsi agli
altri, e lì per lì aveva anche funzionato.
Peccato che quando si era trattato
di entrare nella tenuta tutto il personale assunto per
l’occasione fosse stato
perquisito e sottoposto all’esame di un metal detector che
ovviamente aveva
rivelato subito la maschera di ferro, e Kevin era stato narcotizzato
e
portato via.
Ed era già tanto che non
gli avessero direttamente sparato;
se non era successo era stato solo e soltanto perché Howard
aveva dato ordini
precisi su cosa fare di Kevin se mai si fosse
presentato….ossia sedarlo,
“impacchettarlo” e rispedirlo a Tokyo ficcandolo
nella stiva di uno degli aerei
della compagnia di Emerald!
“a questo punto sono
rimasto soltanto io” pensò il russo
“devo riuscire a farle cambiare idea in qualche modo. O forse
finirò a rapirla
per davvero, anche se sarà difficile e non solo per via di
quel suo braccio
super potenziato”.
L’avrebbe convinta a
rinunciare alle nozze, costasse quel
che costasse, anche se avesse dovuto finire impallinato per questo.
Non poteva lasciarglielo fare. Non
poteva lasciarle sposare
quell’uomo. Fosse stato qualcun altro forse, forse perché
non era detto,
avrebbe anche potuto lasciar perdere. Ma non se il futuro marito era
Michael
Connors. Che fosse proprio lui a portargliela via era assolutamente inaccettabile…e
ad essere sinceri, nonostante non fosse uno lamentoso, quella faccenda
gli
faceva anche male. Non voleva perderla, ma se proprio doveva farlo
almeno
voleva che fosse in buone mani, e quelle insanguinate dell’ex
mercenario non lo
erano di sicuro.
Per questo motivo adesso era
lì, e si stava avvicinando
sempre di più alla villa, con l’intento di
incontrare lei…
Il dolore lancinante alla gamba
sinistra giunse decisamente
inaspettato, che gli fece quasi emettere un grido di dolore oltre che
cedere su
quella gamba.
Gli avevano sparato! Ma
com’era possibile, chi…?! E
poi, perché non aveva sentito nessuno avvicinarsi?!
Ok quello probabilmente era dovuto al
fatto che stava
talmente tanto a pensare alla ragazza da essersi completamente
distaccato da
quel che gli accadeva intorno; un errore da dilettanti che non avrebbe
mai
commesso, se si fosse trattato di altro.
Cercò faticosamente di
ritornare in piedi, si guardò
furiosamente attorno. Dov’era? Dov’era la persona
che gli aveva sparato?!
«d-dove sei…vieni
fuori!!! abbi almeno il coraggio di
mostrarti!!!»
Niente.
Si trascinò dietro un
cespuglio, tolse velocemente con le
dita il proiettile dall’articolazione, emettendo dei forti
sibili di dolore, e
ringraziò il cielo di avere dietro come sempre una piccola
bottiglietta di
vodka con la quale decise di disinfettarsi
alla bell’e meglio…
Ma un altro proiettile gliela ruppe
in mano, ed un altro
ancora lo colpì dritto ad una spalla.
Ok, quello non era un nascondiglio
decente. Se solo avesse
capito da dove provenivano i colpi! Su chi fosse a sparare aveva
qualche idea,
era risaputo che Howard Lancaster aveva una mira infallibile.
Eppure quello non sembrava il suo
modus operandi.
«esci fuori bastardo, fatti
vedere!» ringhiò, ora con un
doppio problema.
Si guardò attorno, ancora
niente, eppure doveva esserci qualcuno!
«signore, a voi
è mai stato spiegato il concetto di
proprietà privata? Nella quale non si entra senza essere
invitati, a meno che
non si abbiano intenzioni deprecabili? E poiché voi non
siete certamente stato
invitato, presumo che le vostre lo siano».
Warsman si voltò di scatto
nel sentire una voce tanto
giovane quanto distinta provenire da…sopra un albero. Ma che
lo dico a fare?
Il ragazzo che aveva parlato scese a
terra con un salto
estremamente elegante. Peccato che la pistola che gli stava puntando
contro
rovinasse tutto l’effetto. Flash non aveva mai visto prima
quel tipo, ma non ci
voleva la scienza a capire che era senza dubbio un altro Lancaster,
già solo
per quegli occhi smeraldini.
«vi inviterei ad iniziare a
correre, se riuscite a farlo con
la gamba sinistra in tali condizioni. Potrei annoiarmi se non lo
faceste, e
manca ancora del tempo perché la cerimonia per mia cugina ed
il suo futuro
sposo abbia inizio».
Warsman avrebbe voluto saltargli
addosso ma a quel tipo non
ci sarebbe voluto molto per sparargli alla testa. Restava una sola cosa
da fare
dunque, cercare di correre e raggiungere Emerald che, voleva
disperatamente
credere in questo, avrebbe fermato quella nuova caccia.
Cercando di ignorare per quanto gli
era possibile il dolore,
il russo si lanciò in una corsa tra le più veloci
mai fatte in via sua. Doveva
ringraziare il cielo di essere un chojiin, altrimenti col cavolo che
avrebbe
potuto farlo!
Tallonato dal ragazzo, che
sparò un altro colpo che riuscì a
ferirlo di striscio ad un fianco, raggiunse uno degli ingressi
posteriori della
villa. Quello da cui Sebastian stesso era uscito, e verso il quale lo
stava
spingendo. Ma Warsman questo non lo sapeva, e ringraziò
semplicemente il cielo
che fosse aperto.
E adesso, dove poteva essere
Emerald?!...prima di arrivare
lì aveva captato qualche discorso del personale che aveva
detto essere al
secondo piano, quindi doveva necessariamente salire le scale.
Fantastico,
proprio! Mai che quella puttanella gli rendesse le cose semplici!!!
Zac! Una spada si
infilzò nelle ante del portone
spalancato dietro di lui, e se era andata così era stato
soltanto perché era
riuscito a spostarsi appena in tempo, o gli avrebbe trapassato
l’addome.
«la prossima volta ti
dispiacerebbe rimanere fermo?»
Oh, no…Cristo, anche il
fratello di Connors no! Anche
l’albino mezzo psicopatico no!
Con quattro spade, due alabarde ed
una di quelle mazze con
catena e palla chiodata in fondo, per giunta!
Motivo in più per
fiondarsi su per le scale, evitando un
altro proiettile che l’altro suo inseguitore, appena
sopraggiunto, gli sparò.
«devo ammettere che per
essere una bestia si sta dimostrando
piuttosto notevole, non trovi Zachary?»
Correndo dietro a Flash
l’albino tirò fuori un coltello che
stavolta centrò il bersaglio, colpendo il russo alla gamba
già ferita. Non
bastò a buttarlo giù, ma lo fece vacillare e
consentì loro di avvicinarsi.
«e beh Sebastian,
è un mezzo robot. Una volta preso chiederò
ad Hammy se mi lascia giocare col suo cervello-computer, voglio provare
a
fargli ballare la quadriglia tedesca!»
«un’idea
quantomeno divertente, non c’è che dire!»
Warsman continuava a correre,
perdendo diverso sangue dalle
sue ferite, che lasciava una traccia perfettamente visibile lungo tutto
il
pavimento. Se non altro adesso aveva un nome da associare a
quest’altro
ennesimo bastardo, Sebastian Lancaster!
«adesso facciamo un
po’più sul serio, via» disse Zeke
correndo ancor più velocemente di prima. Arrivò
ad un metro dal russo, prese la
mazza con la palla chiodata, saltò. Warsman
riuscì ad evitare di essere colpito
alla schiena, ma non alla spalla già ferita. Dalla gran
rabbia però riuscì a
schivare il colpo successivo a questo, e ad afferrare la catena
portando Zachary
più vicino a sé con tutto l’intento di
prenderlo per il collo e spezzarglielo
senza tanti complimenti, trovandosi invece a doverlo respingere
rapidamente non
riuscendo comunque ad evitare uno squarcio profondo lungo il petto
causatogli
dal coltello del ragaggo.
Riprese a correre. Aveva quasi
raggiunto la rampa di scale
che l’avrebbe portato al secondo piano, ma Hammy era
in quell’ala della
villa o in un’altra?! Non lo sapeva.
Un altro proiettile lo
colpì, all’altra spalla stavolta.
Capì che non ce
l’avrebbe fatta a raggiungere Emerald, non a
quel ritmo, e allora con un ringhio disperato si lanciò
contro una finestra
rompendola in mille pezzi e cadendo giù.
Zachary e Sebastian L.V.C. Lancaster
guardarono a terra.
«si è
lanciato» fu l’ovvio commento dell’albino.
«è di
un’ineducazione senza pari; non solo è entrato
senza
essere stato invitato, ma ha perfino danneggiato la villa di mio zio!
Meriterebbe l’impiccagione per un tale affronto» lo
guardarono scappare via
«come agiremo, adesso?» chiese Sebastian a Zeke.
Lui fece spallucce.
«tre quarti d’ora
li abbiamo persi, tra una cosa e un’altra,
quindi direi che ci conviene andare dove dobbiamo andare o finiremo per
arrivare in ritardo e io non ho voglia né di sorbirmi i
rimproveri di
Lentiggine né di farmi tirare le orecchie da nonna
Isabèl».
«dovremmo dunque lasciarlo
andare?» Sebastian sembrava
dubbioso, ma poi sollevò leggermente le mani in un cenno di
resa «che sia. Non
era nostra intenzione braccarlo per poi ucciderlo, in fondo. Doveva
essere, ed
è stato, del semplice intrattenimento pre-cerimonia. Se
sarà sufficientemente
furbo e fortunato da riuscire
ad
andarsene di qui, per questa volta avrà salva la vita. In
caso contrario avremo
facilitato a mio zio o -preferibilmente, non essendo bene che nobili
come noi
si macchino le mani in tal modo- alla security l’ingrato
compito di porre fine
alla sua triste ed inutile esistenza. Anyway, è
stata un’esperienza
piacevole. Non mi dispiacerebbe poterne ripetere di analoghe, e magari
ogni
tanto potremmo anche incontrarci ed andare in cerca di fanciulle di
piacevole
aspetto come le damigelle d’onore di mia cugina».
«mi piacerebbe ma vederci
sarebbe complicato, io dopo il
matrimonio dovrei tornare in America… e poi a me le ragazze
non interessano. E
nemmeno i ragazzi» puntualizzò.
«curioso. O beh,
troverò comunque il modo di far si che
questo nostro incontro non sia una toccata e fuga; ed ora rechiamoci
dove siamo
attesi!»
Come se nulla fosse i due si
incamminarono verso l’altra ala
della villa.
«ho notato che non sembri
avere problemi all’idea di colpire
od uccidere, c’è chi lo troverebbe immorale o roba
del genere».
«mio caro Zachary, non
esiste immoralità nel voler
cancellare tali esempi di volgare bruttezza. Se si fosse trattato di
una bella
donna, o anche di un bell’uomo, mai avrei osato sollevare le
mani su di lui;
quale pazzo vorrebbe mai infrangere la bellezza? Ma trattandosi di una
macchina
malvagia dalle orribili fattezze non solo non c’è
di che farsi problemi
nell’agire contro di essa ma anzi, eliminarlo dovrebbe essere
considerato un dovere
nei confronti delle amabili meraviglie della vita».
«capito. Ma non sempre
ciò che è bello è anche buono e da
difendere».
«questo lo so, non sono
sciocco. Ma se anche non è buono
sempre bello rimane, ed “è
molto meglio essere belli piuttosto
che buoni…”»
«…“ma
è meglio
essere buoni piuttosto che brutti”»
concluse l’albino.
«precisamente».
«mio caro Howard,
felicitazioni. Mi congratulerò anche con
Emerald, appena mi sarà possibile».
«Lionel Charles Eirik John
Lancaster, temevo che nemmeno il
matrimonio di mia figlia ti avrebbe indotto a lasciare la tua tenuta di
Belfast, ma vedo con piacere che le mie paure erano
infondate».
«nonostante preferisca
vivere ritirato a vita privata non
potevo mancare».
Lionel rispetto ad Howard era di poco
più basso e di otto
anni più vecchio, con i capelli castano scurissimo striati
di bianco.
Nonostante questo restava un uomo indiscutibilmente di classe,
perfettamente
vestito, dalla voce profonda ed i modi garbati nonostante non fosse
espansivo
come il cugino.
«Gabrijela, come sempre sei
assolutamente deliziosa» Howard
passò a salutare la moglie di Lionel. Suo cugino
l’aveva conosciuta in Croazia,
e non gli ci era voluto molto a perdersi dietro a quella bellezza dai
capelli
di uno scurissimo rosso mogano e gli occhi nocciola.
«grazie mille.
Ma…Janice?»
Eh…Janice, Janice.
La sera prima gli aveva fatto una
scenata non c’è male a
causa di quel matrimonio cui lei era assolutamente contraria, dicendone
di
tutti i colori su Connors -e quella gliel’aveva fatta passare
tranquillamente-
per poi aggiungere che Emerald era una cretina.
Ecco, quella invece non
gliel’aveva fatta passare per
niente, rispondendole con un gelo tale che aveva fatto molto
più male a lui
stesso che a lei. Howard avrebbe preferito spararsi ad un piede
piuttosto che
usare quella freddezza con sua moglie, ma…come aveva potuto
insultare Hammy,
proprio lei che era sua madre?
E poi stava solo e soltanto ad
Emerald decidere chi sposare,
ed aveva deciso per Michael Connors a breve Lancaster. Quindi, se la
sua scelta
era quella, così sarebbe stato.
«da qualche parte a
chiacchierare con qualcuno dei nostri
ospiti. Una volta che avrò accompagnato mia figlia comunque
mi raggiungerà, e
potrete salutarvi. Ma ditemi, dov’è
Sebastian?»
«ti
dirò…ormai è raro che io sappia
dov’è mio figlio,
eccetto quando è a lezione».
«continua a praticare danza
classica, dunque».
«eh si. Adesso si
è messo anche in testa di studiare
filosofia, ma sono scettico che possa conciliare le due cose»
disse Lionel «anche
se ovviamente spero che ce la faccia. Solo una cosa, cugino: non ho mai
sentito
nominare lo sposo».
«si tratta del mio uomo di
fiducia, che a breve non
diventerà parte della famiglia non solo per aver sposato mia
figlia, ma anche
prendendo il nostro cognome che così facendo
continuerà a venire
tramandato…cielo, mancano solo dieci minuti
all’inizio! è bene che raggiunga
Emerald. Ci vediamo dopo».
Si era appena decisa ad uscire dalla
propria stanza
nonostante l’irritazione e la tristezza in lei fossero ancora
acuti.
La sera prima avevano
litigato…si, forse aveva esagerato a
dare ad Hammy della “completa cretina che non vede al di
là del proprio naso”,
ma le successive parole del marito le avevano fatto male lo stesso.
“Janice…non
voglio
sentirti dire mai più una cosa del genere. Mai
più”.
Non era stato tanto per le parole in
sé, ma per il tono con
cui gliele aveva dette, con una freddezza che con lei non aveva mai
usato. Non
che adesso avesse iniziato ad avere paura di lui o a detestarlo solo
per
questo…tanto più che lui si era scusato senza
indugio. Ma Janice non l’aveva
presa bene ugualmente, e non lo aveva fatto nemmeno entrare in camera
da letto
nonostante lui per diverse ore avesse insistito continuando anche a
chiederle
scusa.
Si, forse pure lei aveva esagerato.
Per non parlare del fatto che quel
loro litigio non aveva
cambiato la realtà dei fatti, ossia che Emerald adesso stava
per sposarsi con
l’americano bifolco che avrebbe anche preso il cognome della
loro famiglia.
Con un sospiro fece per chiudersi la
porta alle spalle,
finendo invece quasi a gridare sorpresa nel trovarsi davanti qualcuno
la cui
immagine ormai aveva imparato a conoscere fin troppo bene. Nello
specifico, la
bestia a cui suo marito aveva dato la caccia per anni, che aveva quasi
ucciso
ormai un anno prima, che aveva tentato di uccidere
Emerald…ma per la quale Emerald
stessa poi aveva rischiato di essere uccisa, alla faccia della coerenza.
Si ritrasse spaventata in camera
temendo che volesse farle
del male, cercando la pistola di riserva di suo marito…ma
dove l’aveva messa?!
Eccola!
«stai lontano da
me!» gli puntò contro l’arma con le mani
che tremavano «non toccarmi!»
Lui avanzò. Lei invece
fece qualche passo indietro.
«ti ho detto di starmi
lontano…»
Nonostante la paura che aveva non
poté fare a meno di
tornare che era ferito, e neppure poco. Non si spiegava nemmeno come
facesse a
stare in piedi. Ma si sa, i mostri hanno una forza assurda, no?
Trasalì quando lui
alzò le mani e finì per cedere sulla
gamba ferita, in qualcosa che somigliava ad un gesto di resa.
«non voglio farvi del
male».
Assurdamente, nonostante avesse
assistito a qualche incontro
di Kevin Mask alla tv nonché allo scontro finale e
l’avesse dunque sentito
parlare, Janice si sarebbe aspettata qualcosa di simile ad un ringhio o
a
qualche verso animalesco. Howard l’aveva sempre definito una
bestia, da quando
in qua le bestie parlano? Era una cosa irrazionale, eppure…
«…e non potrei
farvene in ogni caso. Voi siete armata ed io
sono piuttosto malconcio, non so se l’avete
notato…»
«a detta di mio marito gli
animali feriti sono dieci volte
più pericolosi».
Continuava a tenergli la pistola
puntata addosso, ma
sembrava meno nervosa adesso.
«a detta di vostro marito
io sarei una bestia che invece non
sono, e sempre a detta di vostro marito l’uomo ideale di
Emerald è quel figlio
di…buonadonna…» si contenne essendo in
presenza di una nobildonna «di un ex
mercenario, invece di un bravo ragazzo che ha fatto qualche
idiozia».
Questo sorprese non poco Janice. A
quanto pareva lei e il
mostro erano della stessa opinione. Oltretutto almeno in quel caso
specifico,
il mostro in questione sembrava più ragionevole di suo
marito! Era quel che
aveva sempre detto anche lei, come poteva Connors essere
l’uomo ideale per
Hammy col passato che aveva?
Ma né Howard né
Hammy l’erano stata ad ascoltare, tanto da
aver finito a pensare che se davvero era l’unica non disposta
ad accettare quel
matrimonio, forse era un problema suo. Ed avrebbe dovuto cercare di
cambiare
prospettiva. Questo l’aveva pensato durante quella notte
passata in solitudine
per sua stessa volontà…
E invece saltava fuori che non era la
sola ad essere
d’accordo, e anche se l’altra voce discordante era
quella della bestia, era
sempre una voce in più.
«davvero non vuoi farmi del
male?»
A Warsman parve di trovarsi davanti
una versione bionda con
gli occhi scuri dell’Emerald che rarissimamente veniva fuori,
quella più
“innocente”.
«non ne avrei motivo, voi
non c’entrate con le cose che sono
successe tra me e vostro marito, e non è per lui che sono
qui».
La vide osservarlo ancora un
po’diffidente. «allora perché
sei qui? è
per Emerald?»
Meglio dire la verità, o
almeno una parte. «si. Per
dissuaderla dal fare un grosso sbaglio. Kevin ed io ci abbiamo provato
in tutti
i modi, ma non ci ha dato ascolto. Eppure non ci diamo ancora per
vinti. Il
ragazzo è stato bloccato dalla security,
purtroppo…»
«anche tu?»
Avrebbe spiegato le ferite.
«no. Mi sono imbattuto in
alcuni dei vostri parenti».
Anche quello però spiegava
le ferite.
«ah».
Breve silenzio.
«sono brutte ferite. Devono
fare male».
«non solo le peggiori che
ho subito».
Janice indicò una porta.
«ho…del disinfettante. Di là».
La cosa fece allibire il russo. Aveva
capito bene? Si stava
offrendo di mendicargli le ferite?
E lui che avrebbe pensato di essere
fortunato solo se lei
l’avesse lasciato andare senza chiamare nessuno!
«…se tenti di
fare qualcosa che non mi piace non mi vi vuole
niente a chiamare rinforzi. Capito?»
«ho capito».
La donna tornò poco dopo
con disinfettante, garze e qualche
benda. Non sembrava molto esperta nell’uso di quella roba, ma
in compenso aveva
un tocco estremamente delicato, come quando una farfalla ti si posa sul
braccio.
«questo matrimonio non
piace nemmeno a me. Ma purtroppo è
una scelta di Emerald».
«una scelta
sbagliata».
«la mia domanda
però è un’altra…se hai
cercato di
ucciderla…»
«per l’ennesima
volta, vostra figlia con me ha fatto la
stessa cosa. Non è stato esattamente qualcosa di unilaterale
anche se a
vostro marito piacerebbe far credere il contrario».
«a maggior ragione. Se
cercate di togliervi la vita a
vicenda mi chiedo perché Emerald ha impedito ad Howard di
ucciderti, e perché
tu non vuoi che lei faccia questo sbaglio tanto da venire fin qui
sapendo…si,
insomma, guarda come sei ridotto».
Il talento per fare ad altri le
domande scomode sembrava di
famiglia. Janice poi era la pettegola più pettegola tra le
pettegole in tutta
l’Inghilterra, inarrestabile ed inarrivabile, quindi la sua
curiosità non era
nemmeno tanto strana.
«è una cosa un
po’complicata da spiegare. Semplicemente non
mi va di vederla con quell’uomo, e poi
c’è Kevin che la ama ancora moltissimo e
ne soffrirebbe. Sentite…io vi voglio ringraziare per quello
che state facendo,
ma…quando comincia la cerimonia? Devo parlarle prima
che…»
Janice diede un’occhiata
all’orologio per poi guardare lui.
«mi dispiace. È
già cominciata. E adesso che ci penso dovrei
essere lì anche io…» disse
«temo sia tardi ormai. Quando avrò finito di
curarti
cerca di andare via di qui, va bene?»
Il vestito di Alya era un tubino
color acquamarina scuro,
semplice ed elegante, com’era semplice ed elegante anche lei
stessa.
E forse era per quel motivo che
lì per lì la sposa che stava
scendendo la scalinata a braccetto col padre, con quel vestito rosso
fin troppo
sensuale strapieno di cristalli così come lei stessa era
strapiena di gioielli
con tanto di diadema, le parve forse un pochino eccessiva. Non che
tutto questo
ad Emerald Lancaster non donasse, anzi, nonostante non la conoscesse
bene non
ci voleva molto per rendersi conto che quell’abito rendeva
perfettamente l’idea
di quella che era la personalità della
ragazza…però ecco, personalmente avrebbe
optato per uno stile del tutto diverso. E d’accordo che era
un matrimonio molto
importante ma forse oltre duemilacinquecento persone, Windsor inclusi,
e con
Celine Dion a cantare “Can’t help falling in
love” al posto della marcia
nuziale non era un po’eccessivo anche quello?
D’accordo che Howard Lancaster
era quello che “I can” e tutto il resto ma si
era capito, ormai.
E poi c’era un particolare
estremamente fastidioso che
risiedeva nell’uomo alla propria
sinistra…presumibilmente lui ed il gruppetto
con il quale era arrivato erano tutte persone molto in vista, o non
sarebbero
stati lì nelle prime file, ma quello non era importante e
stava di fatto che
l’aveva guardata in un modo come a dire “sai che se
solo lo volessi potrei
farti desiderare che io ti porti in una qualsiasi delle camere da letto
di
questa villa?”. Un uomo di quelli che credevano di avere un
fascino
irresistibile, probabilmente.
Alya era una bella donna e di certo
non era il primo dongiovanni
a guardarla in quel modo, eppure questo aveva qualcosa di diverso, di glaciale, che non le piaceva per niente
nonostante non desse minimamente a vedere il proprio nervosismo.
E non era esattamente che il resto
degli sconosciuti che
attorniavano lei e Robin le dessero una sensazione migliore, nonostante
una di
essi a detta del suo compagno fosse proprio la ragazza che aveva
portato a casa
lui e Mr. Lancaster.
In ogni caso decise di ignorare le
sensazioni in questione,
forte del fatto che essendo ad un matrimonio con duemilacinquecento e
passa
invitati difficilmente qualcuno si sarebbe messo in testa di fare
qualcosa di “disdicevole”.
Guardò Robin. Lui pareva
la tranquillità fatta persona, ed
aveva persino porto le sue felicitazioni all’ex collega, col
dire ad Alya che
“ho accettato la sfida, quindi la combatterò
appieno”. Eppure alla donna quelle
erano sembrate…beh…felicitazioni e basta.
Mah.
L’uomo alla sua sinistra
aveva detto qualcosa alla donna che
gli era seduta davanti, che per qualche motivo che non riusciva ad
identificare
ad Alya piaceva ancora meno di lui.
«chissà se la
sposina si ricorda di me. Ah, ma che domande…certo
che se lo ricorda».
«anche con
lei?»
«però si sposa
con un altro, mister “provami una
volta…”»
disse tagliente la ragazza seduta di fianco alla donna in questione.
«e ti
credo…più di una volta, chi diavlo lo
vuole a
‘sto qui? Giusto te!» questo lo disse la donna
seduta alla destra della
ragazza.
Decidendo di ignorare anche tutto
ciò, Alya guardò lo sposo.
Un uomo niente affatto brutto e, soprattutto, visibilmente contento.
Sembrava
non vedere l’ora che lei arrivasse così che
potessero pronunciare i giuramenti
e sposarsi. Da quel che Alya aveva capito sarebbe stata una cerimonia
piuttosto
breve, così che si potesse passare subito ai festeggiamenti.
Ed ecco finalmente i due a breve
sposi uno davanti
all’altra, a sorridersi. Lei soprattutto aveva in visto
un’espressione dolce
che Alya non le aveva mai visto.
«siamo tutti qui
riuniti per celebrare l’unione di questa
meravigliosa coppia di
innamorati…» il giudice di pace era una donna di
colore con una bella voce
tonante «che hanno deciso, quest’oggi, di giurare
eterna fedeltà l’uno
all’altra ed iniziare un nuovo capitolo della loro
vita… insieme».
Dopo qualche altra breve frase la
parola passò allo sposo, a
cui Zachary aveva porto la fede nuziale da infilare
all’anulare di Hammy.
«Emerald…Hammy…da
quando ti ho conosciuta per me sei stata
una fonte di gioia continua. Hai dato luce alla mia vita, mi hai fatto
desiderare di essere un uomo migliore per poterti stare accanto, ed io
per
questo ti ringrazio. Giuro che ti sarò sempre leale. Che ti
rispetterò, mi prenderò
cura di te e ti amerò…finché
avrò vita».
La cosa divertente era che le
damigelle erano tutte
intenerite…ma l’unica che piangeva come una
fontana era proprio la durissima
Kirika!
«io piango sempre ai
matrimoni…!»
La parola passò alla
sposa, che aveva appena preso la fede
da Sebastian.
«Michael…io ti
conosco da tredici anni. Quasi quattordici. E
sono sempre stata innamorata di te- nonostante la cosa si sia
concretizzata
solo poco tempo fa- perché mi hai sempre rispettata, sei
sempre stato sincero,
ed hai avuto cura di me. Sai farmi ridere, e stare bene come nessun
altro. Ed
io giuro che farò di tutto per poter ricambiare tutto
questo, tutto ciò che mi
hai dato, e mi dai…finché avrò
vita».
«una ragazza giovane e
sognatrice. Si renderà conto fin
troppo presto che né la vita né il mondo sono
tutti rose e fiori come le
sembrano, specialmente stando con quel perro che
si è rintanato in una
realtà fittizia da casa delle bambole» disse una
bella donna tatuata e poco
vestita che era rimasta piuttosto in lontananza.
«spero per la ragazza che
lui non schiaccerà troppo
violentemente la casa in questione» aggiunse un incappucciato
con un poncho di
catene e la voce roca.
Fatti i giuramenti Emerald e Michael
firmarono il documento
che dichiarava la loro unione.
«a questo punto che lo
sposo baci la sposa…e vivissimi
auguri!» concluse il giudice.
E i due ragazzi non se lo fecero
ripetere due volte, dandole
retta e scambiandosi un bacio non lungo ma decisamente appassionato.
Era fatta!
Erano sposati!!!
«no! maledizione…»
Era arrivato tardi.
Era tutto fatto, ed ora Emerald e
Michael Connors, anzi
Lancaster, erano sposati.
Era finita, lui e Kevin
l’avevano persa…
Lui…l’aveva
persa.
Ebbe un momento di completo
scoramento. Aveva fallito. E
adesso?
«non può finire
così…»
Janice non era più con
lui, si erano divisi già da un pezzo
visto che lui era partito prima di lei…e tanto non ce
l’aveva fatta.
E adesso?
Poi ricordò qualcosa di
fondamentale: un matrimonio non era
valido finché non veniva consumato.
Aveva ancora una
possibilità, allora!
Solo…come giocarsela?
Gli ospiti tra poco sarebbero andati
a pranzo.
…l’impianto
audio era incustodito…
:: un quarto d’ora
dopo ::
Tutti quanti avevano salito le scale
che portavano in
un’altra ala esterna della villa, perfettamente curata,
decorata, e con
centinaia di tavoli già apparecchiati.
Flash tirò fuori il suo
cronometro, venendo per un attimo
accecato dalla luce del sole riflessa su di esso. Aveva impostato
l’impianto
perché partisse automaticamente.
«tre…due…uno…»
Quando sentì
imprevedibilmente partire quella canzone
Emerald trasalì.
Il tango…quel tango
lì. Quello di lei e Warsman.
“why
does my heart
cry?...feelings I can’t fight…”
Gli ospiti erano un
po’disorientati, ma lei oltre che
sconcertata si stava anche innervosendo non c’è
male.
«ma che
cosa…»
«l’impianto
dev’essersi guastato» commentò Michael.
“you
are free to leave
me but just don’t deceive me and please…”
“no, col cazzo che si
è guastato!!!” pensò Emerald
guardandosi attorno “è lui, è sempre
lui! Ma perché non riesce ad accettare che
quando è ora che basta, basta?!
Perché?!” pensò con una certa furia
“è il mio
grande giorno e non glielo lascerò rovinare…deve
capire una buona volta che è
finita!...dove sei…ah…”
“believe
me when I say
I love you…!”
Vide in lontananza un riflesso che
non avrebbe dovuto o
potuto esserci. Sicuramente era quello del suo amato cronometro.
«Hammy?...dove
vai?»
La ragazza non rispose alle domande
di nessuno, né del marito,
né di suo padre, di sua madre o di chiunque altro,
camminando decisa verso la
scalinata con tutto l’intento di raggiungere quella pantegana
pazza per dargli
il fatto suo.
Veloce come un treno in corsa
iniziò a scendere le scale che
giusto poco prima aveva salito…e fu lì che successe.
Nello scendere il tacco della scarpa
destra si ruppe. Lei
perse l’equilibrio, cadde, rotolò lungo tutta la
gradinata. Batté la testa più
volte, ma il colpo finale le venne dato dallo spigolo alla base della
ringhiera
in marmo, contro cui sbatté la tempia sinistra. Forte.
Forse troppo.
L’ultima cosa che
sentì Emerald era gli invitati che
gridavano, e l’ultima cosa che vide fu il rosso del suo
stesso sangue a colarle
sugli occhi.
Poi, buio.
«Emerald…mio
Dio. No. Resisti!»
Nonostante la tragedia inaspettata
Howard Lancaster aveva
mantenuto sufficiente presenza di spirito da chiamare immediatamente
alcuni
degli addetti delle sue cliniche perché arrivassero
lì al più presto con un
elicottero.
Il polso c’era ancora.
Aveva battuto la tempia, ma
ringraziando il cielo era una chojiin adesso, e ci voleva ben altro per
farla
fuori.
Solo…non era certo che si
sarebbe svegliata a breve.
E se lo avesse fatto…in
che condizioni sarebbe stata?
Cieca? Sorda? Amnesica? Paralitica?
L’elicottero
arrivò pochissimo tempo dopo. Persone esperte caricarono
la ragazza su una barella, la issarono sul velivolo e quando anche
Howard e
Connors, sopraggiunto pochissimi istanti dopo, furono saliti partirono.
Il soldato non riusciva ancora a
crederci. Emerald…
Un momento prima erano le due persone
più felici e serene
del mondo, e adesso lei era lì priva di conoscenza, sporca
di sangue e il cielo
solo sapeva cosa sarebbe successo dopo.
«signore, io-»
«Howard,
per
piacere. E, Michael, tante volte l’avessi pensato, non
è colpa tua».
In un altro momento a Connors non
sarebbe parso il vero di
poterlo chiamare per nome e dargli del tu. Ma in un frangente come
quello, non
aveva alcuna importanza.
Robin, come tutti gli altri invitati,
era rimasto senza
parole.
La prova che un lieto evento poteva
trasformarsi all’improvviso
in una tragedia.
Ma cos’era successo, si
chiedevano tutti, perché la sposa si
era allontanata all’improvviso, cos’era quella
musica che ancora andava?
«incredibile».
«è stato un
incidente. Lei scendeva, il tacco si è rotto. Per
fortuna è ancora viva, e la sua tempra di chojiin dovrebbe
aiutarla a
riprendersi» valutò Alya «prima o
poi».
«potessi
sapere…ma perché si stava dirigendo
laggiù?» anche
Sebastian era piuttosto scosso.
«ce lo dirà quando si
riprende» disse Zachary «povera lei…e
povero anche mio fratello».
Janice una volta passato lo shock
iniziale aveva iniziato a
piangere silenziosamente. Era contraria al matrimonio ma mai, mai,
avrebbe
voluto che fosse interrotto -inutilmente poi- da una disgrazia
così. Era la
seconda volta in poco tempo che aveva rischiato di perdere Hammy, e
l’ultima
volta che le aveva parlato avevano litigato! E la sera prima
l’aveva definita
cretina!
«è stata
attirata da un luccichio che non avrebbe dovuto
esserci».
Diverse persone si voltarono verso la
donna che aveva
parlato. Quella che ad Alya non era piaciuta.
«che vuol dire?»
le chiese l’albino.
«la ragazza ha notato il
riflesso del sole su qualcosa,
laggiù» indicò il punto preciso
«e non qualcosa che poteva essere a terra, ma
ad altezza uomo, all’incirca così»
specificò, segnando più o meno
un’altezza di
due metri «altro non so, ma su questo sono sicura di non
sbagliarmi».
«quindi c’era
qualcuno di alto, laggiù, ed era da lui o lei
che Emerald stava andando?» chiese Crea, ancora scossa.
«a questo punto
è logico pensare di si, per quanto chiunque
fosse non è veramente colpevole di quel che è
successo. Si può accusare
qualcuno di un tacco rotto?» intervenne anche Nefertari.
«no, in effetti
no…ma…» stavolta fu Janice a parlare
«resta
il fatto che…chi?...»
In verità lei una vaga
idea l’aveva.
Gli aveva detto di andarsene, ma lui
le aveva dato retta? Non
lo sapeva.
Ma non avrebbe avuto senso che
Emerald andasse da lui, né che
fosse stato lui a mettere quella canzone, e…
Via. Non riusciva a pensare
lucidamente, adesso.
No, no, no, no!!!
Correva come un forsennato nonostante
le condizioni fisiche,
in particolar modo quella della sua gamba sinistra. Era quasi arrivato
ai
confini della tenuta; prima ancora che qualcun altro riuscisse a
vederlo -o
così pensava- era riuscito a fuggire in tempo, da bravo
vigliacco quale si
sentiva.
Era l’istinto di
sopravvivenza a mettergli le ali ai piedi,
ma si sentiva addosso un peso immenso, perché…era
stata colpa sua.
Lei aveva capito che era
lì, era da lui che stava andando,
attirata dal riflesso della luce sul cronometro.
Se lui non avesse fatto quel che
aveva fatto, se non si
fosse fatto vivo e basta, non le sarebbe successo niente.
Era viva? Era morta?
Non sapeva nemmeno questo, non aveva
avuto il coraggio di
andare da lei, non aveva avuto coraggio e basta, era scappato.
Ma se fosse morta davvero, e in quel
modo, quel giorno, non
se lo sarebbe perdonato.
E Kevin, come si sarebbe sentito
Kevin nel saperlo? Forse
anche se la security l’aveva preso ed erano riusciti a
bloccarlo fuori dalla
tenuta, aveva già saputo…
La cosa buona era che con quel che
era capitato il
matrimonio non sarebbe diventato valido ancora per un bel pezzo.
Ma era l’unica, e non era
poi così tanto buona, perché forse
Emerald quel matrimonio con Connors non avrebbe potuto consumarlo mai.
“non era quel che volevo!
Non volevo questo!” eccolo al
confine con la tenuta dei Mask. Una volta superato sarebbe stato
più al sicuro,
anche se sentiva di non meritarsi tale sicurezza. Era la seconda volta
che lei
finiva male per colpa sua, la seconda!
Viva?
Morta?
Se viva, che conseguenze ci sarebbero
state per lei?
E anche per lui?
“non era quello che volevo
Emerald, non era quello che
volevo, te lo giuro, credimi…credimi e resta,
così che possa dirtelo prima o
poi! Resta viva…resta per me…”
Ed ecco che siamo di nuovo giunti alla fine...per ora!
Si, è la seconda volta che Hammy finisce in condizioni critiche e a volare via con un'elicottero. Pecco di mancanza di originalità. E ancora una volta è "colpa" di Flash, anche se molto per modo di dire.
Un ultimo capitolo che presenta qualche nuovo personaggio, nonché dei camei di alcuni miei OC...e quelli di vermissen_stern, con de Santa ed un Rinzler umanizzato :)
Grazie a tutti coloro che hanno seguito, ricordato, preferito, recensito o anche soltanto letto questa storia.
Grazie a vermissen_stern, Cyberluna, Fedies, cristy duck, B_bb_r, e Portuguese D. Rogue.
E arrivederci, molto probabilmente, con una Occhi di Smeraldo III...se sarete così clementi da leggere pure quella xD