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Autore: LadyLisaLaurie    15/07/2008    1 recensioni
SEQUEL DI GELOSIE: Perché Gregory House vuole un bambino, e perché Lisa Cuddy, invece, no? La vita di coppia è difficile, anche di più se si è House e Cuddy. Le responsabilità sono molto pesanti...(l'ho data per OOC, perché in realtà non so come altro definirla!)
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il secondo (cap IX) Giustamente una a lavoro che fa? Posta il capitolo successivo (la mia voglia di lavorare in piena Estate rasenta l'incredibile!). Scorriamo velocemente anche questo capitolo, senza perder di vista la svolta. Mi sono cimentata in qualcosa di molto particolare, per la prima volta, un dialogo di pensieri botta-risposta. Speriamo bene!

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“Naaaa mamma non voglio!” House zoppicando giù dalle scale di casa cercava di sfuggire a Cuddy.

“House…che ti piaccia o no lo farai!”

“Mi fa male la gamba…”

“Mi fa male tutto…”

“Sono zoppo!”

“Sono incinta!”

“Siete noiosi! - si intromise Wilson. – Vostra figlia, quella frugoletta di 8 anni con i capelli castani e gli occhi chiari, aspetta che qualcuno la porti un po’ in giro. E io ho un appuntamento stasera quindi…”

“Hai un appuntamento il giorno di Halloween? È una vampira…” House proruppe con la solita sagacia che lo contraddistingueva, incuriosito al massimo dalla vita sentimentale di Wilson. In realtà anche Cuddy era incuriosita.

“Io non posso camminare, mi stanco subito. Sono incinta, devo riposare e inoltre devo…”

“Io non posso camminare, mi stanco subito. Sono zoppo, devo riposare e inoltre devo spupazzarmi te. Come faccio se tu stai qui comoda sul divano e io in giro con la mocciosa?”

“La…mocciosa è tua figlia e ha un nome come…”

“Non l’ho scelto io il nome…non mi piace…”

“E lo dici solo adesso?”.

Wilson ormai si era tranquillamente adagiato su una poltrona, con un bicchiere di whisky nella mano che si godeva la scena.

“House perché non l’accompagni e basta e lasci in pace tua moglie a casa?”

“Io non sono sua moglie!” puntualizzò subito Cuddy.

“Ma tu perché devi sempre andarle appresso? Speri ancora di portartela a letto? Beh devi aspettare almeno altri 5 mesi!” Cuddy gli diede un ceffone sulla spalla con tutta la forza che aveva e poi iniziò a respirare a fatica, ripiegandosi su se stessa con la mano sulla pancia.

Wilson si alzò di scatto lanciando il bicchiere per terra con il liquido ambrato che si espandeva per tutto il tappeto.

“Guarda…che quello…non si pulisce facilmente!” gli disse Cuddy affannata, mentre House e Wilson l’aiutavano a sedersi sul divano.

“È seria sai? Te lo fa leccare con la lingua…” disse House prendendosi un altro schiaffo sul braccio.

Wilson lanciò un’occhiata a Cuddy, che cercò di evitarlo guardando House.

“Qualcosa non va Greg…”

“Certo che qualcosa non va…usi il mio nome senza una ragione plausibile! – una volta seduta House scivolò al suo fianco e le mise un braccio intorno alle spalle, facendo poggiare la sua testa sulle spalle. E le diede un piccolo bacio – Adesso rilassati. Ci sono io qui, ok?”

Cuddy tirò un sospiro di sollievo e riprese a respirare con calma, stringendosi tra le sue braccia e tenendo la sua mano.

“Eccomi…Augh!” Lilian si lanciò davanti ai loro occhi vestita come un’indiana: i capelli raccolti in una treccia lunga dietro la testa, una fascia di pelle di daino sulla fronte, con una piuma rossa infilata al suo interno; un paio di pantaloni neri attillati e una giacca di pelle di daino con fronzoli di ogni colore ai bordi; aveva il volto dipinto con segni rossi e blu sulle guance.

“L’hai sistemata per bene eh? Una bambina ebrea, vestita da indiana che festeggia una stupida ricorrenza pagana…peccato che tu non sia anche di colore o sarebbe un colpo in faccia al razzismo!” House stava aiutando Cuddy ad alzarsi.

“Viene anche la mamma?”

“No…non va nessuno, adesso andiamo in ospedale. Prendi la giacca della mamma dall’armadio…”

“Ma lì ci sono…”

“Lilian ADESSO!” urlò House alla bambina, visibilmente preoccupato per la salute di Cuddy e del bambino.

Arrivarono in ospedale in meno di 10 minuti: House aveva raggiunto limiti di velocità inesplorati, mentre Cuddy urlava dal dolore.

“House non posso…non posso perdere il bambino…non posso!” diceva tra un gemito e l’altro.

“Non lo perderai…ehi… - le posò una mano sulla pancia – Noi siamo House e Cuddy e insieme?” Cuddy non riuscì a terminare la frase.

Sala esami numero 1

Cuddy stava sdraiata sul lettino, con le gambe divaricate e piegate. House accanto a lei le teneva la mano, mentre Wilson sistemava la macchina per l’ecografia.

“Sentirai un po’ freddo” disse Wilson a Cuddy

“Non è la prima volta che faccio un’ecografia!” rispose lei

“Lo so ma…è la prima con me! Cerco di stabilire un contatto…”

“Te lo do io il contatto se non ti dai una mossa!” rispose House. Wilson iniziò a far muovere il trasduttore sulla pancia di Cuddy, che sussultò al primo tocco: continuava a stringere la mano di House, senza mai lasciarla, nonostante il sudore fosse ormai niente più che una patina sulle loro mani.

“Ecco…ecco il bambino! Ha il battito un po’ debole ma c’è… - Wilson osservava attentamente il monitor e tutti i valori, stando sempre attento anche al battito della donna. Lui sapeva e sapeva che lei non aveva detto nulla ad House del rischio che correva, ma non poteva ignorarlo solo perché lei aveva deciso di farlo. – Volete sapere il sesso?” chiese infine. Cuddy era impaziente di saperlo, ma House interruppe le sue parole prima che potesse pronunciarle.

“La prima volta mi son giocato la sorpresa questa volta…no!” disse.

“Lisa il bambino non ha niente ma…devi stare in assoluto riposo! Nella tua condizione c’è un forte rischio di aborto e devi scacciare qualsiasi tensione o stress. Il che significa…che tu devi piantarla di fare il bambino idiota ed iniziare ad agire per l’età che hai!” Wilson si rivolse ad House con un tono molto severo.

“Prometto papi che la tratto bene!” rispose il diagnosta.

“Io non posso ho un mucchio di arretrati e ancora 4 mesi che posso sfruttare lavorando…io non posso permettermi di oziare a casa!” Cuddy si stava ripulendo e risistemando per uscire dalla stanza.

“Io sì se vuoi. Facciamo così, tu partorisci il bambino e io ozio!”

“Ma tu quando gli altri muovono la bocca li senti i suoni che emettono, o sono soltanto ronzii fastidiosi?” Wilson cercava di far comprendere ad House che la questione era più seria di quanto pensasse. Non poteva dirgli che Lisa rischiava la vita, tanto quanto il bambino, per scelta di lei e come medico era coperto dal segreto professionale, ma come amico aveva il dovere di metterlo al corrente della situazione e il solo modo per farlo era cercare di entrare nella sua testa usando il suo stesso metodo: minacce e battute.

“Io metto il muto! Mi godo solo i volti…sono più…sexy! Così posso immaginare cosa dicono tu ora mi stai dicendo…Andiamo che ti offro la cena”.

Nel frattempo, fuori la stanza d’esame, Lilian continuava a saltellare per tutta l’accettazione raccontando a destra e a manca tante storielle sugli indiani che aveva letto nei libri e visto sulle videocassette. Quando finalmente uscirono dalla stanza la bambina si lanciò sulla madre e continuò a parlare ininterrottamente per tutto il tragitto fino a casa.

“Le hai passato un eccitante sotto banco?” chiese Cuddy in macchina, poggiata al finestrino con una mano sulla fronte.

“Forse i miei geni stanno iniziando a farsi vivi!” rispose lui

“Perché secondo te prima dormivano?”

“Hah…guarda che sei incinta ma non ti autorizza ad offendermi sai? Io sono sensibile…”

Cuddy non rispose, era totalmente presa dai i suoi pensieri, solo le chiacchiere infinite di Lilian in sottofondo a disturbare ogni tanto il suo silenzio. Pensava, pensava ininterrottamente a tutto quello che era passato nella sua vita negli ultimi 8 anni, a quante cose stavano cambiando ed erano già cambiate: forse avrebbe dovuto dire ad House del rischio di quella gravidanza, ma se sapendo dell’aborto era sparito? Questa volta non sarebbe tornato indietro. Maledetto quel giorno. Una cretina. Una stupida cretina. Quel giorno non avrebbe dovuto andare a casa sua, non avrebbe dovuto accettare quell’invito a cena. Lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di Gregory House. Complicazioni, solo complicazioni in una vita che già aveva il suo bel gruzzolo di complessità. Eppure ogni volta che incrociava il suo sguardo, si perdeva in quei meravigliosi occhi blu e sembrava non ricordare più neanche il proprio nome.

“Cuddy?...” venne richiamata dalla voce di House.

“Hai ragione amore, scusa!” Cuddy gli passò una carezza molto veloce sul volto. Quel volto tutto sfatto, con quella barba pungente e ispida che prima o poi si sarebbe deciso a tagliare. Fu una sensazione nuova per lui: Cuddy lo aveva accarezzato molte altre volte e altrettante volte lo aveva chiamato Amore, per quanto lui detestasse determinati epiteti, eppure in quel momento era qualcosa di totalmente differente e magico. Con suo sommo stupore avrebbe voluto ripeterlo ancora altre miliardi di volte perché lo rendeva….felice! Ma la sua estasi per quel attimo svaniva velocemente fissando lo sguardo perso e pensieroso di Cuddy, che sembrava far tutto tranne che ascoltarlo. Avrebbe anche potuto dirle di avere una relazione con più di una donna o parlarle all’infinito di una operazione di chirurgia estetica ad una donna dal seno prosperoso, non avrebbe sentito. Perché non parli più con me Lisa? Perché ti nascondi da me? Ti sto perdendo e non so perché…sta finendo il sogno! Maledetto quel giorno. Non avrebbe mai dovuto chiamarla, non avrebbe dovuto invitarla a cena. Quando gli aveva dato le sue chiavi di casa lui era così…era tutto così nuovo. Preparare i pacchi, vendere il suo vecchio appartamento dove aveva consumato sé stesso nel dolore della perdita di Stacy e poi…era entrato un raggio di sole nel buio della sua vita. Avevano deciso di convivere e beh…fare le cose con calma. Ma il tempo no, non voleva. Si era affrettato tutto. Era cambiato troppo in fretta: una casa, un cane e poi una figlia. Troppe cose da condividere. D’improvviso ritrovarsi con due spazzolini da denti, due asciugamani, due tazze da caffè e una donna accanto, sempre la stessa, che non sarebbe svanita dopo averla pagata. Lei era sempre lì, accucciata sul suo corpo in cerca di carezze, amore. E quegli occhi meravigliosi in cui si specchiava tutte le mattine e quanto amava guardarla addormentarsi e chiacchierare con lei nel silenzio del suo sonno e dirle tutto quello per cui non aveva il coraggio quando lei poteva sentirlo. Codardo. Sei un codardo.

Se avessi il coraggio di dirti tutto House adesso ti potrei sorridere.

Se solo tu potessi sorridermi con quel tuo splendore. Che cosa ci sta succedendo?

Io non lo so cosa succede. Un giorno è cambiato tutto, quel giorno…quel maledetto giorno. Non avresti dovuto chiedermelo.

Non avrei dovuto chiedertelo. Maledetto giorno.

[Insieme] Quel maledetto giorno il mio cuore si è spezzato!

“Siamo a casa!” House scese dalla macchina, aiutando Cuddy a percorrere il breve tratto fino alla porta.

“Vado a letto, sono stanca. Tu non vieni?” rispose lei.

“Tra poco!” ma poco è un’angoscia troppo lunga.


  
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