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Autore: mirandas    19/04/2014    1 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Scusate se la scorsa settimana abbiamo saltato la pubblicazione ma eravamo impegnate tutte e tre in un evento sportivo (ed io ero piena di verifiche -.-), ma per farci perdonare vi stiamo preparando una sorpesa... :D Non vi dirò nulla di più perchè altrimentinon sarebbe una sorpresa ù.ù
Finalmente D. è tornata! Ora sto aggiungendo le sue correzioni ai canti 21-22-23 :) Buona lettura a tutti!
Ah, dimenticavo, in fondo alla pagina trovate il link per il bellissimo disegno fatto da I. e in fondo allo scorso capitolo quello per la fanart di LovelyAndy.
 
Canto XXI
 
Dante
 
Sì, Virgilio. Ti adoro.
Perché? Perché Virgilio doveva dire certe cose con tanta nonchalance?! Una sua battuta innocente (Nota dell’autrice: Dante si sta riferendo all’ultima frase che ha detto Virgilio nello scorso capitolo: “Oh, andiamo! Lo so che mi adori.” Seguita, tra l’altro, da un occhiolino) era bastata a far assumere al mio viso il colore della mia veste!
Il  maestro mi stava minando l'autocontrollo, senza nemmeno farlo apposta!
O sì?
Sul momento sembrava tutto così intenzionale, tutto a senso unico, ma poi finiva la magia e lui tornava a comportarsi come se fosse stato tutto uno scherzo tra amici.
A volte, arrivavo addirittura a credere che esistesse una congiura contro di me; era una continua provocazione, un costante, sadico stimolo esercitato sui miei impulsi più profondi, su quella parte di me che avevo cercato disperatamente di sopprimere, quella bestia ancestrale, insita dalla notte dei tempi nell'animo umano, latente e tuttavia vigile, che ora tornava a ruggire con forza…
…la lonza…
Ed essa aveva ringhiato, aveva lottato, quando Virgilio mi aveva  stretto al suo petto; quando con un mezzo-bacio aveva posato le sue labbra sulle mie (Nota dell’autrice: Dante si riferisce all’ottavo capitolo. Ehi, quante note in questo canto! :D); quando ancora mi aveva difeso dai centauri, dai diavoli, da una moltitudine di mostri, bestie, anime, larve di quello che furono in vita, che non vedevano l’ora di dirmi: “Ma tu sei vivo! Allora sei proprio scemo per essere venuto qui di tua spontanea volontà”. Ma allo stesso tempo, questi esseri che non facevano altro che insultarmi o attentare alla mia vita, sembravano quasi provare un gusto perverso nell'avvicinare me e Virgilio, sia fisicamente sia per quanto riguarda la sfera sentimentale, senza però lasciarci mai toccare. In più occasioni, durante questo viaggio, mi ero domandato se esistesse una sorta di gioco segreto fra queste creature, che consisteva nel mettere assieme me ed il mio maestro. Subito dopo, però, mi rendevo conto dell’assurdità delle mie congetture e me ne dimenticavo.
Ma andiamo! Figuriamoci se adesso tutte le anime dell’Inferno ci shippano!
Mi sentivo di nuovo ragazzino, quando io e Guido ci divertivamo a scrivere fanfiction, usando degli pseudonimi (anche se AquilottoGuelfo65 era facilmente riconoscibile), prima di diventare famosi. Fortunatamente Brunetto non le aveva mai trovate in camera mia, altrimenti si sarebbe fatto un sacco di risate. Più di quelle che si era fatto quando aveva scoperto della mia scommessa con Guido e aveva visto cosa nascondevo sotto l’infula…
Brr…meglio non pensarci.
Il mio povero insegnante era morto poco dopo, ma almeno se n’era andato con il sorriso sulle labbra.
Se Virgilio dovesse mai scoprire cosa nascondo qua sotto…No no no no, meglio non pensarci. Dai, devo concentrarmi sul mio viaggio. Altro giro, altra bolgia!
“Dante! Ma ti muovi?” Accidenti! Perso di nuovo tra mille pensieri, non mi ero accorto di quanto il mio maestro fosse andato avanti rispetto a me.
“Arrivo! Aspettami!!”
Lo raggiunsi in fretta e furia, alzandomi la veste come una Cenerentola in corsa verso la zucca  a mezzanotte meno un minuto. Il mezzo sorriso di Virgilio mi lasciò intendere quanto fosse ridicola la scena; ero piuttosto imbarazzato, ma poco mi importava. Non era il caso di rimanere indietro, né di far innervosire la mia guida. Mi avrebbe fatto troppo male.
Cominciammo a parlare del più e del meno. Virgilio appariva piuttosto tranquillo e propenso a raccontarmi di altre sue esperienze giovanili, tra cui la volta in cui per sbaglio aveva sorpreso Orazio e Mecenate intenti a letteralmente risucchiarsi la faccia a vicenda dopo una visita di Augusto.
“E pensa che li ho fatti conoscere io, hehe”
 Il mio maestro raccontò l’evento con tanta enfasi e dovizia di particolari, che solo il pensiero mi fece arrossire, di nuovo.
Ti sarebbe piaciuto essere al loro posto, magari con Virgilio, eh?
Taci. Non pensare a Virgilio, non pensare a Virgilio…
E così, tra un discorso e l’altro, arrivammo, dal ponte della quarta, a quello della quinta bolgia. Eravamo sul punto più alto del ponte, quando ci fermammo per osservare il fossato che questa bolgia ci presentava e lo trovai alquanto buio. Aguzzando gli occhi, notai che laggiù ribolliva della pece densa, che ricopriva entrambe le ripe. In mezzo a quel nero mantello, riuscivo a distinguere solo le bolle d' aria che affioravano lentamente alla superficie e scoppiavano con un cupo "blob". Mentre scrutavo attentamente il fondo della bolgia, la mia guida mi tirò a sé, quasi facendomi cadere, sussurrandomi: “Psst, guarda!”
Allora mi voltai impaurito, perché il tono di Virgilio non poteva presagire nulla di buono. I miei dubbi vennero subito confermati: dietro di noi stava correndo un essere dal volto bestiale, feroce; nero come la notte, le ali aperte, come vele spiegate al vento di bufera, agile, veloce, pericoloso. Ma la cosa che più mi fece rabbrividire era il carico che portava sulla spalla ossuta: un peccatore tenuto fermo con gli artigli per il tendine del piede.
Dal ponte su cui ci trovavamo, si rivolse ai suoi compagni poco distanti: “Ehi, ragazzi! Guardate un po’ chi ho qui! È uno dei magistrati di Lucca! Inzuppatelo come una fetta biscottata, che io torno di nuovo in quella città così ben fornita di peccatori. Sembra la sagra del politico corrotto! A parte Bonturo, che è un bravo ragazzo, sono tutti così corrotti che basta pagarli e ti vendono pure l'anima." Detto ciò, buttò l’anima nella pece in stile dado da brodo e tornò a correre per il ponte roccioso.
Il dannato si tuffò nella melma scura e tornò in superficie avvolto dalla sostanza densa, vischiosa e bollente, spalancando la bocca in un grido disumano, il torace che si contraeva e dilatava spasmodicamente nella ricerca dell'aria fetida dell'Inferno. Ma i demoni, nascosti sotto il ponte, gridarono: “Ma cosa sei?! Un tuffatore olimpico? Guarda che qui non sei a giocare nel canale dietro casa! La festa è finita, giù la testa, se non vuoi essere pestato a dovere!"
Lo afferrarono con numerosi uncini acuminati, di quelli che si usano per appendere i quarti di manzo dal macellaio. “Vediamo quanto riesci a trattenere il fiato.” E lo reimmersero a forza nella pece.
Virgilio allora mi affiancò. “Nasconditi dietro quella roccia e non farti vedere per nessun motivo.” Mi sussurrò.
Lo guardai allarmato. “Maestro, che vuoi fare?” Chiesi, temendo che stesse per commettere qualche sciocchezza.
Lui mi sorrise fieramente. “Non preoccuparti per me, Dante, so come gestire queste situazioni. Già un’altra volta mi sono trovato in mezzo ad una rissa fra demoni e non mi è andata male.” Cercò di tranquillizzarmi. Ma il solo pensiero che qualcuno potesse ferire il MIO maestro mi raggelò il sangue.
“Maestro, aspetta…” Ma lui se n’era già andato. Dopo oltrepassò l’estremità del ponte e, come giunse sull’argine che separa la quinta bolgia dalla sesta, indossò una maschera di impassibilità.
Non appena lo scorsero, i diavoli uscirono da sotto il ponticello con violenza ed aggressività e rivolsero contro di lui i ferri uncinati che avevano in mano, scoprendo i denti come cani rabbiosi. A quel punto temetti veramente che per Virgilio sarebbe finita una volta per tutte, ma la mia guida non si lasciò intimidire. “Fermi tutti! Prima che facciate qualche sciocchezza, che venga avanti uno di voi ad ascoltarmi e solo allora deciderete se e come usare quegli uncini.” Concluse con un ghigno spavaldo.
Tutti gridarono: “Vai tu, Malacoda!” Tra due ali di diavoli se ne fece avanti uno più grosso, più cattivo, più nero se possibile, mentre gli altri si immobilizzarono.
Si avvicinò a Virgilio, faccia a faccia, così vicini da potersi quasi sfiorare il naso. Malacoda lo sovrastava di tutta la testa. Arrogante e minaccioso, gli sfiatò in viso tutto il suo disprezzo. “Quindi? Sputa il rospo o fatti uncinare. Non ho tutto il giorno.”
“Pensi forse che io sia arrivato illeso sino a qui per mera fortuna?” nonostante il tentativo d’intimidazione, l’audacia di Virgilio non si era neppure scalfita “Sappi che ho la benedizione del Boss. Lasciaci passare, perché altrimenti qualcuno del Piano di Sopra verrà fin qui a dartele di santa ragione. Non hai di fronte a te l'ultimo arrivato. Fattelo raccontare dai tuoi allegri compari della città di Dite.” Lo minacciò. In quel momento ammirai il coraggio del mio maestro, che non si lasciava mettere i piedi in testa nemmeno dalle creature più nere dell' Inferno.
Malacoda, nel sentirgli pronunciare quelle parole, lasciò addirittura cadere l’uncino. “Non feritelo.” Disse lentamente, sputando ogni sillaba con sommo disgusto.
Virgilio, con un sorriso soddisfatto, si girò verso di me. “Visto? Che ti avevo detto? Tutto tranquillo! Ora puoi uscire, non temere!”
Allora mi mossi verso di lui, il più rapidamente possibile, mentre i diavoli avanzarono tutti, chiudendoci la strada. Quasi mi bloccai, temendo che non rispettassero la parola data, sicché, inconsciamente, mi spalmai con tutto il corpo sulla mia guida, senza mai distogliere lo sguardo da loro. In altri momenti quella posizione mi avrebbe imbarazzato e mi sarei distolto senza pensarci due volte, ma in quel caso non potevo fare a meno di restare appiccicato a Virgilio, avendo bisogno del suo coraggio. Da solo non avrei potuto farcela.
I diavoli, alla fine, abbassarono gli uncini e borbottarono fra loro. “Vuoi che lo tocchi sulla schiena?” chiese qualcuno. “Sì! Dagli un coppino bello forte!” rispose un altro.
Ma il demonio che aveva parlato con il mio maestro si voltò prontamente. “Fermati, Scarmiglione! Ma sei scemo?! Guarda che poi Quellodisopra ci ammazza veramente!” Poi si rivolse a noi. “Non potete passare su questo ponte perché quello che attraversa la sesta bolgia è crollato del tutto. Ma se proprio volete proseguire, potete incamminarvi su per questa roccia; vicino c’è un altro ponte attraversabile. Sono passati ben 1266 anni da quando la strada fu interrotta. Il figlio di Quellodisopra ama sempre farsi sentire, anche quando muore. Invierò in quella direzione alcuni dei miei a controllare che qualche dannato non abbia voglia di fare il furbo; andate con loro, non vi faranno del male… spero.”
Deglutii rumorosamente. Al ché il mio maestro mi prese la mano e me la strinse per rassicurarmi, ignorando l’occhiata divertita del diavolo. Quest’ultimo si volse verso i compagni. “ Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante, at-tenti!" Sputacchiò.
"E Barbariccia, che ha il nome più da pirata, sia il capo della spedizione. Perlustrate tutte le pozze di pece e accompagnate questi due piccioncini incolumi fino all’altro ponte. Toglietemeli da davanti, per Diana! Potrei vomitare”
Non facendocela più, a quel punto aprii bocca. “Maestro, ma non possiamo andare senza scorta? Se tu conosci la strada a me va bene stare solo con te. Non vedi che tutto questo” ed indicai i diavoli con i denti digrignati, che ci fissavano con odio, “è tutto una ‘trappola’? Secondo me ci faranno a pezzi alla prima occasione.”
Il mio maestro non si lasciò impressionare dalle mie parole. “Non avere paura, Dante! Lasciali pure digrignare i denti, ti assicuro che fanno così con tutti, non solo con noi due. D' altronde non giochiamo in casa, tutto è contro di noi, lo vedi. Dobbiamo saper sfruttare le situazioni.”
I diavoli si voltarono verso l’argine sinistro, ma prima di partire, ciascuno di loro, rivoltosi al capo in segno di intesa e lanciandoci un’occhiatina divertita, strinse la lingua fra i denti, facendo una pernacchia e Malacoda mollò un peto. I demoni si misero a ridere sguaiatamente alle nostre facce schifate.
Mi strinsi il naso fra due dita. “Anche questo lo fanno sempre?” domandai seccato, con voce nasale.
Trovai Virgilio nella mia stessa posizione. “Non. Una. Parola. Di più.”


Ecco il link per il disegno di I.:
https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/v/t34.0-12/10268179_1415759392021853_1853748219_n.jpg?oh=581c2537c04bbc41f036cf21633958ee&oe=5353FE95&__gda__=1398010618_e0c50335f69ee8082cb79065b902976d
  
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