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Autore: lupacchiotta blu    20/04/2014    1 recensioni
Valentina è una ragazza come ce ne sono tante: i suoi genitori la amano, ha un cane fedelissimo, un migliore amico-fratello, è determinata, intelligente,pratica uno sport che ama... ma che cosa succederebbe se il suo mondo cambiasse, se venisse invaso dagli zombie? E se la sua famiglia non volesse seguirla? Cosa farebbe lei? Scapperebbe impaurita o farebbe l'eroina della situazione? Questo è un mistero, ma ha dalla sua parte un'arma formidabile: è un po' paranoica, e non si può prenderla alla sprovvista.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 marzo 2014 da mezzogiorno a notte fonda


È da quasi due mesi che faccio la guardia e devo dire che mi piace.
A volte viaggio due o tre giorni per le montagne vicine, oppure vado a caccia nei boschi, ma per la maggior parte del tempo il mio lavoro è vigilare le barriere.
Ma… da qualche giorno si sta parlando di mandare i soldati in città a recuperare beni utili, perché qui le scorte stanno calando. Dove vanno a finire non lo so, visto che siamo in pochi, fatto sta’ che abbiamo bisogno di un sacco di roba.
Il mio turno ricomincia tra mezzora, quindi faccio un giretto con Davide.
< Non ti pare che la situazione sia strana? > mi domanda.
< Sì, se ti riferisci alle scorte. Ricordo che gli allevatori e i contadini hanno donato quasi tutto, come fa il cibo a essere già a metà? Le porzioni sono piccole, i pasti solo tre e i depositi sono sempre sorvegliatissimi. Sento puzza di bruciato >.
< È proprio quello che intendevo, è troppo strano. Adesso torniamo a fare la guardia, stasera ne parliamo con Francesca e Giuseppe >.
< Ok, a dopo >.
 
Cammino verso casa, ho appena finito di cenare e, novità delle novità, la porzione era più piccola del solito. A questo punto, se fossi a casa mia, andrei di nascosto a frugare nella dispensa, peccato che ora sia infestata dagli zombie.
Anche le mensole e gli scaffali di Giuseppe sono vuoti, e ci restano sì e no quattro bistecche congelate sotto un cumulo di neve, un pugno di zucchero una scatoletta di piselli.
Prima di mangiare sono andata a trovare la mamma che cucinava la cena, e ha confermato che le scorte sono calate troppo in fretta anche per lei.
< Da almeno due settimane, ogni giorno entro nei depositi con due donne a prendere quello che ci serve, ma la mattina successiva sembra che manchi più di quanto abbiamo preso, e quando ne parliamo alle guardie dicono che è impossibile che qualcuno entri e porti via la roba >.
Ecco cosa mi ha detto, e se lo ha notato lei che ci va tutti i giorni, deve essere vero.
Prima di entrare in casa sbatto i piedi per pulire gli scarponi dalla neve, poi varco la soglia. Neanche il tempo di poggiare un piede all’interno che Asso mi accoglie festoso e scodinzolante.
< Ben tornata! > mi saluta Giuseppe < Com’è andata oggi? Ho sentito dire che le barricate hanno bisogno di qualche rinforzo >.
< Sì, ma reggono ancora bene. Oggi abbiamo costruito 4 m di muro in legno e quando sarà finito, potremo riempire lo spazio tra le due barriere con calcinacci e sassi >.
< Sembra un progetto bello grosso > dice sorpreso < Ci vorrà parecchio tempo >.
< Già, il capocantiere dice almeno due settimane, ma è sicuro che il primo muro resisterà senz’altro >.
Stanca morta, mi lascio cadere sulla poltrona di fronte a Giuseppe. Asso si siede per terra alla mia sinistra e gli accarezzo la testa.
< Gli altri due dove sono? > domanda il boscaiolo.
< Francesca e Davide si sono trattenuti ancora qualche minuto in mensa. Io sono tornata perché ho davvero bisogno di riposare un po’ >.
Sbadiglio e guardo l’orologio da polso: segna le 19:30. Ho sonno, e per tenermi sveglia decido di chiacchierare con Giuseppe:
< Come te la sei cavata oggi a caccia? >.
< Bene dai… ma sono più portato come taglialegna >.
< Perché? Cos’è successo? > domando un po’ preoccupata.
< Mah, niente di particolare, diciamo che ho mancato il bersaglio almeno tre volte. Per fortuna c’era Mosè che ha sparato alla cerva e l’ha uccisa con un colpo solo >.
< Immagino sia quella che abbiamo mangiato questa sera. Non era male, anche se per farla assaggiare a tutti, le dosi erano molto piccole >.
Da una settimana delle persone vengono mandate a caccia nei boschi molto più spesso di prima, ma se continua così, presto non ci sarà più selvaggina.
Giuseppe sta per aggiungere qualcosa ma viene interrotto dai borbottii dei due che entrano: Davide e Francesca.
< Ma sì ti dico, l’ho visto coi miei occhi! > dice lei.
< Sei sicura? > chiede l’altro.
Entrano in salotto e li salutiamo.
< Di cosa state parlando? > domanda Giuseppe.
< Ho visto una cosa molto strana. > dice la donna < Anche se era quasi completamente buio, sono certa di aver visto benissimo >.
Sono curiosissima, quindi la invito a sedersi e a raccontarci tutto. Si accomoda sul divano e incomincia:
< Come sapete, stanno riformando le squadre e i turni di guardia per fare coppie di cacciatori. Ebbene, io sono finita a sorvegliare le mura di notte. Quando un altro gruppo è venuto a darci il cambio e noi siamo tornati in città, mi sono separata dagli altri per andare all’ambulatorio. Lì c’è la Maria, sapete quella con i capelli neri che faceva la maestra? >.
Annuiamo tutti. Loro due sono diventate amiche da quando siamo giunti su questa montagna, si sono state subito simpatiche.
< Come mai è all’ambulatorio? > chiedo io.
< Perché due giorni fa è scivolata sul ghiaccio e si è rotta una gamba e slogata un braccio. Comunque, come stavo dicendo, sono andata a trovarla perché non ho avuto tempo tutto il giorno, e sapevo di trovarla sveglia a causa della sua insonnia. Quando sono uscita, neanche un quarto d’ora  dopo, mi sono incamminata completamente sola verso casa, passando per la strada principale su cui si affacciano anche i depositi di cibo.
Li stavo per raggiungere, quando ho sentito un tonfo sordo. Rasentando i muri delle case, mi sono avvicinata e ho scorto tre uomini che trasportavano dei sacchi, uno dei quali era caduto, facendo agitare non poco i misteriosi personaggi. Avrei voluto spiare ancora, ma uno stava venendo verso di me e sono scappata. Questo è tutto >.
Cazzolina, tutto combacia.
< Stavano rubando il cibo! > esclamo < Avete sentito anche voi che le scorte calano, adesso sappiamo che qualcuno lo trafuga di notte! >.
< Porca zozza, bisogna fare qualcosa! Dobbiamo dirlo al sindaco! >.
< Aspettate > dice Davide < non siamo sicuri al cento per cento. Prima di dirlo a qualcuno, dobbiamo essere certi di quello che ha visto Francesca >.
Non ha tutti i torti, ma quello che lei ha raccontato mi basta. Comunque…
< Allora stanotte andremo a vedere cosa succede > dico.
< Cosa?! Potrebbero vederci! > sostiene Francesca.
< Non c’è pericolo. Andremo là mezzora prima di quando ci sei andata tu, e ci nasconderemo nella casa accanto, che è disabitata come quasi tutte quelle intorno. Dobbiamo vedere cosa succede >.
Tutti sono d’accordo.
 
Alle 11:30 usciamo di casa di soppiatto, portandoci dietro anche Asso. Se non faceva rumore con gli zombie non ne farà nemmeno stanotte.
Camminiamo nel buio e la neve scricchiola sotto le nostre scarpe; piccoli aliti di vento si insinuano nei nostri cappucci facendoci rabbrividire.
Stiamo per svoltare un angolo quando la lice di una lanterna illumina un strada a destra. Siamo un po’ presi dal panico, ma ci nascondiamo dietro dei bidoni e l’uomo si allontana senza accorgersi di noi.
Sospiriamo di sollievo: per fortuna.
Procediamo il più silenziosamente possibile fino a una casa dalle finestre sbarrate e l’intonaco esterno che si stacca.
< Bene > sussurra Francesca < era proprio qui. Vedete quello? È il deposito. Forza, entriamo >.
La porta è chiusa, ma è così vecchia e marcia che non fa resistenza sotto la spallata di Davide, aprendosi al primo colpo.
Entriamo nella stanza completamente buia.
L’aria è viziata e polverosa, sa di muffa e umido. Accendiamo le torce.
Il pavimento in legno perde schegge, le sedie stanno in piedi per miracolo, i mobili sono tutti impolverati e tarlati, i muri hanno macchie di muffa e la carta da parati pende i più punti. La casa degli orrori, insomma.
Andiamo al primo piano, dove le stanze sono messe nello stesso stato, e ci fermiamo in quella che dà sul deposito. Spegniamo le torce e alla tremolante luce di qualche fiammifero, stacchiamo le assi che chiudono la finestra con l’aiuto del mio coltellaccio. Tanto da qui le guardie non possono vederci perché siamo alla loro destra, e loro fanno caso solo a quello che hanno davanti e ad altezza uomo.
La luce lunare entra nella stanza e illumina la corte di qualche metro quadrato davanti ai magazzini.
< OK > dice Francesca a bassa voce < aspettiamo mezzora e vediamo che cosa succede >.
Ci sediamo sul pavimento freddo mentre uno di noi, a turno, tiene d’occhio lo spiazzo in cemento dove vigilano le guardie.
Non c’è niente da fare: niente torce e chiacchiere per non farci scoprire, nessun passatempo.
Come se non bastasse, fa un freddo boia: la luce che entra dalla finestrella illumina il nostro fiato che si condensa, e il mio culo si sta congelando.
Abbiamo sopportato di peggio, cosa saranno mai trenta minuti, un’ora o due passate qui? Niente. Ricordo che il primo giorno di fuga dal bunker, abbiamo dormito all’aperto su una specie di cornicione, e gli zombie trotterellavano allegri nella campagna circostante. A confronto, stare qui è come rilassarsi in un centro benessere.
Non succede nulla fino a mezzanotte, quando Giuseppe ci fa segno di guardare: tre uomini si avvicinano dalla strada che passa davanti alla piazzola.
Si guardano attorno con circospezione, poi vanno a parlare con le guardie che aprono la porta. Entrano e pochi minuti dopo escono con un sacco pieno di cereali, degli insaccati e qualche scatola di lattine.
Borbottano qualcosa alle guardie e danno loro delle bottiglie e dei pacchetti.
Ok, sarà che sono paranoica io, ma a me sembrano alcolici e sigarette. Ci guardiamo esterrefatti: lo pensiamo tutti e quattro.
Quando se ne vanno, re-inchiodiamo la finestra e accendiamo le torce.
< Ok, adesso ti credo completamente > bisbiglia Davide < Dobbiamo fare qualcosa >.
< Secondo me dobbiamo seguirli e vedere dove portano tutta la roba: è impossibile che la tengano per loro, non riuscirebbero a mangiarla tutta > dico io < Qui la faccenda mi puzza. Non so perché, ma il mio istinto mi dice di non parlarne con il sindaco, ma solo con pochi amici fidati >.
< Non ti pare di esagerare? > domanda Francesca < Va bene che non andate per nulla d’accordo, ma sospettare di lui mi sembra ecc- >.
< No, fidatevi di me. Seguiamoli >.
 
Siamo usciti e passati sul retro del magazzino, così da non essere visti dalle “guardie”. Passiamo per i vicoletti che attraversano la strada principale e notiamo che si dirigono spediti verso valle.
Appena fuori dalla città due muli li aspettano: li caricano e con loro scendono alla sola luce di due lanterne.
Non ho paura di perderli, Asso ha un ottimo naso, li ritroverebbe anche in capo al mondo.
Camminiamo a distanza per almeno mezzora, seguendo le due lucine. Fa freddissimo anche se abbiamo giacche pesanti e siamo stretti nei mantelli, siamo lenti perché vediamo a malapena dove mettiamo i piedi, ma siamo determinati, scopriremo la verità.
Con nostro stupore, le lucine si fermano di colpo, e dalla macchia boschiva, escono i fasci luminosi di tre torce elettriche.
Ci avviciniamo finché possiamo, e ben nascosti dietro una curva e uno spuntone di roccia, possiamo osservare la scena qualche metro più giù di noi.
Le loro parole ci arrivano sottoforma di indistinti mormorii, c’è un passaggio di merce, e le tre luci “nuove” danno alcool e sigarette a quelle “vecchie”. Le persone con le torce hanno delle armi e sembra abbiano meno freddo dei montanari.
Anche se sono illuminate solo dalla luna, riesco a distinguere distintamente le uniformi militari.
 


Angolo dell'autrice:
Primo: buona Pasqua! :D :D :D. Vi auguro di non dover razionare le provviste come sulla montagna di Nuova Speranza, ma di ingozzarvi come solo alle feste si può fare!
Secondo: Ma tu guarda un pò chi c'è qua... i militari! chissà cosa staranno combinando, eh eh eh :) Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Ancora buona Pasqua e felici uova di cioccolata, che sono buone da piccoli e anche da grandi ;)  

Lupacchiotta blu
  
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