Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    20/04/2014    1 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ti dico che dobbiamo andarcene! Io mene vado! - Dayu gesticolava come un pazzo, mentre seguiva Omezo attraverso il capannone. - Aveva ragione Iwao, non dovevo tornare! Cazzo! Cazzo, Omezo, è un casino! E' tutto un casino, non dovevo venire. Non dovevo...”
“Sta' zitto! - Omezo aveva urlato, e Dayu si ammutolì all'istante. - Sta' zitto, imbecille. Credi che possiamo tirarci indietro? Adesso? E cosa facciamo degli altri, li liberiamo con tanti saluti? Magari li accompagniamo direttamente alla stazione di polizia più vicina, eh? Anzi, gli forniamo direttamente una bella foto di gruppo nostra, così non devono nemmeno faticare a fare un identikit, che ne dici?”
Dayu battè gli occhi un paio di volte. Sembrava un bambino.
“E allora... Cosa vuoi fare, Omezo?”
“Non lo so. Ma lo saprò tra poco. Ormai siamo andati troppo avanti con questa storia, e non si torna più indietro. In qualche modo faremo.”
Non c'era modo di fermarsi: sparire non era possibile. Non aveva né i mezzi né le conoscenze per nascondersi o per lasciare il paese. E uccidere tutti gli ostaggi era un'eventualità che non voleva considerare. Non ancora.
In fondo, non era un assassino a sangue freddo.
L'unica era arrivare in fondo. Forse sarebbe stato il demone a sporcarsi le mani. Forse gli avrebbe dato quello che gli aveva promesso, forse no. In ogni caso gli sembrava meglio di una misera fuga senza speranza.
Smise di rimuginare, e si dedicò alle tre persone a cui si erano avvicinati.
Nel capannone c'era poca luce, eppure ebbe l'impressione che quei tre avessero qualcosa di strano, come se improvvisamente avessero cambiato aspetto. Ma non ci si soffermò a lungo, perché la sua attenzione fu attirata dallo sguardo che sentì su di sé. Il biondino lo stava fissando con una freddezza ed una supponenza che sembravano gridare a chiare lettere “Io te l'avevo detto.”
Omezo sentì il sangue salirgli al cervello. L'adrenalina che lo aveva percorso poco prima, quando era comparso il demone, tornò su con violenza.
Lo afferrò per la mascella, stringendola con cattiveria.
“Che cazzo hai da guardare, eh?”
Seiji non abbassò lo sguardo, ma lo spostò di lato, come se Omezo non fosse nemmeno lì di fronte a lui.
“Te la cavo io la voglia di fissare, hai capito? Mi sono stufato di voialtri. E visto che a quel mostro andate bene sia morti che vivi, sai cosa ti dico? Che adesso ti strappo dalla faccia quell'espressione da stronzo una volta per tutte!” Estrasse la pistola e gliela puntò proprio al centro del viso, appena sopra la radice del naso.
Seiji non si mosse, non riportò nemmeno lo sguardo su di lui. Omezo sentì la rabbia ribollire ancora di più.
“Non dici niente? Va bene, allora se non ti interessa che ti faccia esplodere la testa, ho un'idea ancora migliore. - Afferrò Touma e lo strattonò fino a portare il suo viso a pochi centimetri da quello di Seiji, poi gli puntò la pistola alla tempia. - Magari di questo ti importerà.”
Touma non si mosse, si limitò a chiudere gli occhi. Seiji invece si girò verso Omezo.
“Dove sono mia sorella e mio nipote? Dove li hai portati?”
Omezo rimase un attimo immobile. Lo guardò senza sapere cosa fare, poi spinse via Touma con un rabbia. Guardò ancora Seiji per un attimo, poi caricò il braccio con quanta più forza aveva, e gli sferrò un violento colpo al viso con il calcio della pistola.
Si girò ed attraversò il capannone a lunghi passi rabbiosi, seguito da Dayu. Uscì facendo sbattere con violenza la porta di metallo.
“Seiji!” Chiamò Ryo. Cercò di nuovo di liberarsi dalle corde, ma sembrava impossibile.
Dopo qualche secondo lo vide muoversi con fatica, e girarsi di nuovo verso di loro. Lo zigomo era tumefatto e si stava già gonfiando.
“Sto bene. Non è niente.”
Ryo sospirò, lasciandosi cadere di nuovo steso, gli occhi al soffitto del capannone.
Touma invece rimase a fissare Seiji, lo sguardo duro e le labbra strette.
“Cosa stavi cercando di fare?”
Seiji abbassò lo sguardo.
“Scusami. Non volevo che ti minacciasse.”
“Non sto parlando di quello. Cosa cavolo ti succede, eh? Stavi cercando di farti ammazzare?”
“Non capisco che...”
“No, tu capisci benissimo, come sempre. E come sempre fai finta di non capire. Voglio sapere perché lo provochi. Stavi per farti sparare, cazzo! Mi spieghi cosa hai nella testa?!”
Seiji strinse le labbra con rabbia, ma non rispose. Si buttò giù steso, ma si girò su un fianco, dandogli la schiena. La loro conversazione era finita.

 

Erano le nove di mattina, E Nishimura si sentiva come se fosse l'alba. La sera prima aveva lasciato l'ospedale che era da poco passata la mezzanotte; era andato direttamente a casa, ma anche se si era messo a letto praticamente subito non era riuscito a prendere sonno fino alle cinque della mattina.
Alla fine era crollato semplicemente perché il suo cervello, a forza di arrovellarsi su tutto quello che stava succedendo, era come collassato per sfinimento.
E adesso percorreva lentamente i corridoi della stazione di polizia – una tazza di caffè in una mano e diversi fogli di appunti nell'altra – con l'aria di uno zombie. Non era tanto la stanchezza, aveva fatto sicuramente di peggio.
Era che non riusciva a smettere di pensare.
Era che aveva accumulato tante di quelle domande senza risposta da farsi venire un'ulcera.
Era che quella storia stava diventando talmente assurda che a volte gli veniva da chiedersi se non stesse semplicemente sognando tutto.
Ripensò alla sera prima e a quello che aveva visto. Aveva fatto un paio di tentativi di farsi dare delle spiegazioni, ma Mouri si era richiuso completamente, e non aveva cavato un ragno da un buco.
Ad un certo punto Rei fan si era svegliato, ma gli era bastato scambiare uno sguardo con l'amico per ammutolirsi come lui. Si erano fissati per un istante – e Nishimura avrebbe giurato che Mouri si fosse limitato a scuotere appena il capo – e le sue possibilità di sapere qualcosa di più erano evaporate all'istante.
Fosse stata un'altra indagine, e fossero state altre persone, avrebbe insistito molto di più. Avrebbe fatto la voce grossa, probabilmente avrebbe trovato un modo per minacciarli.
E invece dopo poco aveva rinunciato e se ne era andato, e non era in grado di spiegare il perché. Non a parole, almeno.
Aveva provato una sorta di pena per quei due, e poi forse lui stesso non si sentiva in grado di affrontare altre assurdità. Non per quella sera, almeno.
Si accorse di essere arrivato alla propria scrivania solo quando vide il vice ispettore Fujita che gli faceva un cenno di saluto.
“Buongiorno! Mattinieri, oggi...”
“Lascia perdere, Fujita. Non è proprio giornata.”
“Ok, ok... mattinieri e suscettibili... - Un'occhiata dell'ispettore le fece capire che era già arrivata al capolinea di quanto si potesse permettere, e la donna cambiò tono in favore di uno più professionale, ma senza smettere di sorridergli. - Allora, passiamo alle cose serie. Questo è il fascicolo di Omezo Kimura. Per nostra fortuna è abbastanza corposo. Niente di eclatante, diciamo che si esprime in diversi campi, ma tutte cose di basso livello.”
“Qualcosa di utile per noi?”
“Mah. La buona notizia è che conosciamo diversi posti a cui fa riferimento. La cattiva è che sono tutti dalla parte opposta della città rispetto a dove sono stati aggrediti i tuoi due testimoni. Non è proprio la sua zona, e dal fascicolo mi sembra che Kimura sia piuttosto...“stanziale”. - Gli porse un foglio con due o tre indirizzi. - Mi spiace, ma temo che sia una pista morta. Forse Kimura non c'entra con questi rapimenti. I due ragazzi che hanno sparato potrebbero essere agli ordini di qualcun altro.”
Nishimura scorse velocemente il dossier.
“Può darsi.” Accidenti. Questa era davvero una brutta notizia, ora avrebbe dovuto ricominciare praticamente da capo.
“Magari c'è qualcosa di utile qui. - Fujita estrasse dalla borsa una chiavetta USB. - Ho quei filmati che mi avevi chiesto.”
“Su file? Come han fatto a copiarteli tutti? L'archivio video sarà aperto da un'ora appena!”
“Non li ha dovuti convertire per me. Cinque anni fa una TV nazionale ha fatto uno speciale per il ventennale del disastro. Sai, quei programmi-inchiesta pseudo scientifici che vanno di moda adesso. Invece di richiedere materiale a destra e manca, sono venuti direttamente all'archivio della polizia, e le VHS sono state riversate. Stamattina mi hanno solo copiato quei file.”
“Meglio così.” Nishimura approvò con un cenno del capo. Se non altro avrebbe potuto riguardarli con calma, invece di perdere tempo nelle stanzette polverose dell'archivio.
“Ok, vediamo un po' cosa c'è.” la donna inserì la chiavetta nel pc, poi cominciò ad aprire i files video.
Ne visionarono diversi senza che venisse fuori niente di utile.
Nuvole nere addensate sui palazzi. Elicotteri e mezzi militari. Un pilota abbattuto da una strana creatura, lampi innaturali che squarciavano il cielo...
“Avevi mai visto queste immagini?” Chiese Nishimura.
“Solo qualche scena qua è là, quando le hanno trasmesse negli anni. Quando successe io avevo tre anni, non mi ricordo nulla. Ma cosa stiamo cercando, di preciso?”
“Quando lo troverò, te lo saprò dire.”
Ancora nuvole scure, altri lampi, e l'incombente immagine di un palazzo gigantesco che sovrastava il quartiere. Questa era l'immagine che aveva visto più volte, negli anni, quando il disastro di Shinjuku era stato citato.
Poi, finalmente, qualcosa. Nishimura drizzò la schiena e si sporse verso lo schermo.
Una ripresa dall'alto: poliziotti in assetto anti-sommossa, disposti a cerchio attorno a due figure. Una ripresa più ravvicinata, alle spalle dei due: la tigre bianca! Era sicuramente la stessa della sera prima.
Con lei c'era un ragazzo: felpa azzurro chiaro ed una lunga zazzera scura. Teneva una mano sulla schiena della tigre ed era leggermente chinato su di lei, come se volesse proteggerla.
“Avanti... - Mormorò l'ispettore. - Fatti vedere in faccia.”
Finalmente l'inquadratura cambiò, e – come se avesse sentito la richiesta di Nishimura – arrivò un primo piano del ragazzo.
“Ma che cavolo...” L'uomo rimase immobile, l'espressione di chi ha visto un fantasma.
“Ma quello... - Fujita saltò giù dalla scrivania ed andò al tavolo dello scotch. Cominciò a scartabellare i vari fascicoli, finchè non trovò quello su cui era scritto Ryo Sanada. Estrasse una foto e la mostrò al collega. - Ma quello è uno dei due ragazzi scomparsi! Cosa ci faceva lì, e con una tigre? - Abbassò di nuovo lo sguardo sulla fotografia e la guardò con più attenzione. - Ma... Scusa, questa foto quando è stata scattata??”


 

Solo una piccola nota: Forse qualcuno si sarà accorto che nel capitolo scorso ho cambiato in corsa il nome del demone. Io avevo cercato in rete come si dicesse “Sorgente” ed avevo trovato Onsen. Ma a quanto pare Onsen significa “Sorgente calda”... XD
Per fortuna Kourin è corsa in mio soccorso, correggendomi e dandomi la giusta traduzione. Che dire, avevo creato il terribile Demone delle Terme!!! XDDDDDDDDDD
Grazie mille a Kourin, e scusate per il disguido... ^___^

 

  
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