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Autore: Kazu_kun    21/04/2014    1 recensioni
Una nuova galciazione incombe su Arendelle. Un problema da sistemare. Un amore creato e spezzato dallo stesso potere. Un potere diviso in due cuori. Uniti e divisi da questo amore impossibile e dal potere che ne deriva. Un'avventura da affrontare, nuovi amici da incontrare. Elsa, Anna, Kristoff, Sven ed Olaf devono affrontare molte avversità. Elsa deve affrontare le sue emozioni ed un'amore che non può esistere... Riusciranno i nostri amici a scongiurare il nuovo inverno perenne che incombe sul mondo intero? Ed Elsa, riuscirà ad amare l'uomo che non può contraccambiare per via di un antico incantesimo applicato a due cuori destinati ad amarsi? Jack riuscirà a fare la cosa giusta per la sua amata?
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Kristoff! Dove vuoi andare?!” “Devo andare da Anna! Non avrei dovuto permetterle di fuggire! Nelle sue condizioni poi!!” “Sono andati via la mattina, prestissimo, ancora nessuno era sveglio a quell’ora! E poi Elsa non sapeva che Anna…” “Lo so! È per questo che devo andare da loro. Quel Jack Frost potrebbe essere pericoloso!”. Kristoff ed i troll stavano discutendo sul fatto che lui volesse partire. Ovviamente i troll erano d’accordo, ma non prima di essersi preparato. Così, la mattina seguente partì munito di armi, cibo, acqua e coperte. Era partito in groppa a Sven e salutando i suoi amici troll e i cittadini affacciati al portone di Arendelle con un gesto della mano. Camminò per ore senza incontrare ostacoli. Stava avanzando, tutto era stato davvero tranquillo fino a metà percorso, quando si ritrovò contro degli enormi golem di ghiaccio, molto diversi da quelli di neve che incontrammo io ed Elsa nelle vicinanze del regno di Giglio Del Sole. Ognuno di loro avevano forme diverse: da forme leggermente ricordanti quelle umane, a forme ricordanti destrieri o draghi o altre creature mitologiche come il minotauro, l’unicorno e simili. Nonostante l’aspetto fosse tanto variabile, la formula era la stessa per tutti: Erano giganti dagli occhi blu intenso, completamente composti da cristallino ghiaccio, con delle gambe o zampe che ricordavano delle colonne rigate e, per coloro che le avevano, le braccia dalla forma  assomigliante a quelle di enormi stalattiti appuntiti, capaci di infilzare e tagliare con facilità qualunque cosa. Alcuni di loro addirittura riproducevano un cavaliere a cavallo di una creatura a quattro zampe qualsiasi tra quelle che ho elencato poco fa, quindi minotauri, cavalli, unicorni, draghi ed anche altri che Kristoff non seppe riconoscere. Si nascose dietro una montagna di neve, poiché non era in grado di affrontarli tutti insieme, e rifletté ingegnosamente un piano per raggirarli o batterli senza avere un combattimento corpo a corpo. D’improvviso si ricordò dei sacchetti di elementi magici, come sassolini o sabbia e simili, che gli avevano dato i troll poco prima che li salutasse per partire. Uscì un sacchetto rosso dalle innumerevoli tasche della cintura porta-oggetti in groppa a Sven; ricordò in un flashback la sua funzionalità che gli venne esposta a suo tempo da Cliff

“Ecco, questa scioglie tutto il ghiaccio e/o la neve che sfiora, ma fai attenzione! L’acqua che ne uscirà risulterà bollente come un brodo appena fatto!”

Prese un pizzico di “polvere scintilla” color rame dal sacchetto e la gettò sulla neve ai piedi dei giganti. Si generò una luce intensa e accecante non appena la polvere ramea sfiorò la superficie candida della neve ed il ghiaccio ad essa sottostante che creava una sfumatura azzurrina, si tramutarono entrambi istantaneamente in acqua termale, bollente e fumante, nella quale i golem si sciolsero lentamente, gettando urla di dolore disumane ed agghiaccianti. Scattò verso un’altra montagna di neve, scagliò un altro colpo letale di polvere scintilla e scattò verso un’altra montagna ancora, usò ancora la polvere fino ad arrivare ad un punto morto. I mostri di ghiaccio si erano accorti del misfatto e cominciarono a caricare rincorse, prendere la mira ed a scalciare in direzione di Kristoff. Lui usò tutta la polvere che gli fu possibile usare, ma non bastò. Allora cominciò a rovistare nelle capienti, ma piene tasche di Sven fino a quando non tirò fuori un altro sacchetto, stavolta di un colore puprureo con all’interno dei sassolini argentati e altri dorati. Questi, invece, gli erano stati donati da Drino che gli aveva raccomandato

“Mi raccomando, usali con cautela! Questi si possono usare solo una volta e non potranno essere recuperati. Bisogna che non li usi mai e dico MAI tutti insieme! Devi prenderne uno argentato e lanciarlo ai tuoi piedi, questo farà in modo di fare espandere una nube di polvere argentea che ti proteggerà mentre tu potrai afferrarne uno dorato che lancerai ai nemici. Da uno solo di questi sassolini dorati si genereranno migliaia di mostriciattoli chiamati < minion > che si armeranno col fumo del sassolino argentati che si solidificherà nelle loro mani in asce, mazze ed altre utili armi. Non lanciare mai nello stesso momento una pietrina argentata ed una dorata! Si fonderebbero e darebbero vita a creature dalle braccia a forma di armi che si rivolteranno contro di te!”

Finito anche questo flashback, come da istruzioni, prese un sassolino argentato e lo lanciò ai suoi piedi. Poi ne prese uno dorato e lo lanciò oltre la coltre di nebbia che subito si cominciò a concentrare tra le mani di migliaia di piccoli esserini di un colore dorato con le braccia e le gambe sfumate con un colore argenteo. Il fumo, una volta concentrato nelle mani dei minion, si trasformò in diverse armi. Quei piccoli essrini riuscirono a bloccare l’attacco di molti golem di neve prima di essere tutti distrutti sotto le loro gambe ed i loro zoccoli, essendo loro piccoli ed i golem giganti vennero schiacciati, trasformandosi in fumo dorato unito alla polvere argentata delle armi. Ormai non ce n’erano più molti e lui uscì una fionda con cui lanciò dei sassi che aveva in una delle tasche di Sven come munizioni per essa. Lanciava le pietre cercando di colpire un punto debole, ma non riusciva a trovarlo. Poi colpì uno dei giganti dritto nel cuore. Questo si fermò e inizio a smontarsi, come se fosse attaccato alle giunture da piccoli chiodi arrugginiti in un fracasso assordante dei pezzi enormi di ghiaccio che cadevano al suolo e sciogliendosi diventando dapprima neve e poi acqua. Finalmente ecco che scagliò l’ultima pietra e buttava giù l’ultimo dei golem, ma ora non sapeva dove era e l’unica cosa che vedeva erano delle mura con dei portoni che sembravano essere stati flagellati da una tempesta di ghiaccio bella potente. “Sarà Judette?”. Si avvicinò e scorse un simbolo a forma di Sole dai raggi ondulati sopra il portone della città. Le porte si aprirono e vide una città sommersa dalla neve e gli abitanti come protetti da involucri cristallini di ghiaccio. Restò incantato da quello spettacolo di ghiaccio ed avanzò lentamente per un po’. Poi si ricordò perché era lì e corse verso il castello. Spalancò gli occhi sbalordito nel vedere il castello, circondato da mura di neve attorno ai confini dei suoi giardini di cui le piante erano intatte sotto uno strato di ghiaccio trasparente e l’erbetta verde sostituita da neve candida e soffice ed il castello stesso era pieno di stalattiti e sottili fili di ghiaccio. Il castello era completamente coperto da uno strato finissimo di ghiaccio trasparente. Era sera. Le stelle brillavano e la luna faceva risplendere quel ghiaccio creando un effetto su tutta la superficie di un diamante splendente. Sembrava un secondo cielo stellato, quel castello. Si lasciò scivolare da un muro di neve su cui sembrava ci fosse già scivolato qualcun’altro, poiché era più piano in confronto agli altri, (infatti era il lato da cui eravamo scesi noi) ammaliato da quel castello ghiacciato e si diresse verso la porta d’ingresso proprio davanti a lui, ghiacciato anch’essa. Entrò con aria furtiva, anche se il castello sembrava deserto, e si diresse, chissà per quale istinto, nella sala del trono, dove io, Elsa ed un misterioso ragazzo dai capelli candidi come neve appena caduta e occhi profondi come il ghiaccio, dal quale ne prendevano il colore, una mantellina marrone scuro con le spalline coperte da un velo di pesante stoffa dello stesso colore della mantellina, ma sembrava essere coperto nella parte superiore delle spalle di brina, una camicetta bianca di lana che era ristretta ai polsi e formava così un effetto gonfiore nelle maniche di questa e dei pantaloni marroni chiaro, che ridevamo come amici di infanzia seduti ad un tavolo imbandito con magici piatti bicchieri e posate di sfavillante ghiaccio riempiti di prelibatezze di ogni tipo e bevande. Non poté che gemere un “Wow” di stupore e con l’acquolina in bocca, facendosi così scoprire. Noi tre ci volgemmo verso di lui, dapprima stupiti, poi io scacciai un urlo di gioia e corsi verso di lui abbracciandolo e baciandolo. Elsa, subito dopo la mia esuberante dimostrazione di affetto, si alzò e gli diede il benvenuto: “Kristoff! Ma che piacere rivederti! Come mai qui?” “La prego, si sieda con noi, messere, mangi con noi!” continuò Jack. Io, allora, intuendo che stesse per rivelare ad Elsa della mia “situazione”, gli sussurrai staccando la testa dal petto “Non dirle nulla, per favore! Voglio dirglielo io! Ti giuro che le dirò tutto stanotte prima di dormire, ok?”. Lui intuì che parlavo di nostro figlio (o nostra figlia), ancora invisibile ad occhio nudo, e tacque, però mi guardò come per dire “Non le hai detto nulla?!” poi alzò gli occhi al cielo rassegnato compiendo un giro del bulbo oculare con le pupille per poi puntarmi gli occhi di nuovo addosso come per dire “Speravo le avessi almeno accennato qualcosa!”, senza aver bisogno di parole risposi “Lo so, lo so! Te lo giuro, stasera stessa le dico tutto, ma per favore, tu taci!” mi fece un sorriso un po’ rassegnato, poi si rifece serio e disse “E tu, chi sei?” rivolgendo lo sguardo a Jack che si alzò, lentamente aggirò il tavolo passando affianco ad Elsa, che arrossì leggermente, si diresse verso Kris, gli porse la mano con un sorriso molto convincente e sincero, almeno per me e soprattutto per mia sorella, che lo guardava ammaliata, era molto sincero, però, a giudicare dalla sua faccia, per Kristoff non lo era affatto, e disse “Piacere, il mio nome è Jack Frost e sono come…” “UN RE!” disse allarmata Elsa “Si, lui è come un re da queste parti, ma in realtà sostituisce il re e la regina che sono partiti per un viaggio a fini politici!”, avendo intuito cosa stesse per dire Jack, cioè che era come lei, con i poteri, ed allarmata dal fatto che Kristoff avrebbe potuto pensare che fosse stato lui a scatenare il nuovo inverno ed a rovinarci anche il matrimonio. Jack la guardò confuso, ma anche divertito pensando forse che fosse uno scherzo, ma una volta giratosi e vedendo la faccia preoccupata, che non appena lo sguardo del giovane incrociò quello di Elsa si tramutò in una occhiataccia da rimprovero serissima, lui capì che non era il caso di rivelare al nuovo arrivato il loro… “segretuccio in comune”. “Si, esatto! Sono come un re qui!”. Kris guardava con gli occhi storti Jack, poi distolse lo sguardo e spostandosi un po’ a destra  guardò Elsa, incuriosito ed anche insospettito, che era ancora in piedi vicino al suo posto a tavola e che, dal punto in cui era Kristoff, risultava quasi completamente coperta da Jack che gli stava dinnanzi con la mano ancora tesa; poi tornò ritto sulla schiena e strinse, ancor più insospettito, la mano di Jack dicendo “Piacere… Io sono Kristoff “Andreon” Bjorgman, per gli amici Kristoff, ma tu puoi chiamarmi signor Kristoff.”. Un po’ intimorito dalla diffidenza di Kristoff, Jack  lo invitò a sedersi e stava quasi per creare piatti, bicchieri e posate con un movimento della mano per il nuovo arrivato, ma il giovane fu congelato di brividi da un’occhiataccia arrivatogli da me ed Elsa e fece finta di indicare con la mano, che aveva appena alzato da lungo i fianchi, e portando l’altra mano dietro la schiena e facendo un elegante inchino, disse “Gradireste, per cortesia, apparecchiare per il nuovo ospite, vostra maestà?” detto questo, iniziò ad arrossire perché il sorrisino sollevato e lo sguardo confortato ed incantevole di Elsa si erano incontrati coi suoi occhi color ghiaccio tanto intensi da fare a loro volta arrossire la regina delle nevi, mia sorella, che esordì “Ma certo, provvedo subito!”; agitò le mani e per magia apparvero posate, piatti e bicchieri diversi, più belli di quelli già presenti. Commosso Kris si avvicinò  incredulo alla bellezza di quegli oggetti fatati e disse “P-Per… me?” quasi in lacrime ed Elsa rispose “Visto che so che ti piace così tanto il mio ghiaccio mi sono permessa di farti un piccolo dono! Non si scioglieranno, potrai portarli con te anche d’estate!” con un sorriso gentile. Kris si sedette e, avvicinatosi a me, mormorò al mio orecchio, anche se tenendo d’occhio mia sorella e Jack chiacchierare, “Mi sbaglio o c’è qualcosa di tenero tra quei due?” ora il sospetto di Kris non era più come quello di prima; ora era un sospetto più divertito ed allo stesso tempo intenerito dalla complicità, dall’intensità e dalla tenerezza degli sguardi tra Elsa e Jack. “Io credo di si, sono loro a non volerlo ammettere.” Dissi sottovoce, sul punto di scoppiare in una risatina provocata dalla loro tenerezza che, inevitabilmente, usci da sola poco dopo aver finito la frase, che trascinò così nella risatina pettegola anche Kristoff, che aveva appena ingoiato un boccone di pasta che gli si bloccò in gola, ma che con due colpetti sul torace mandò giù. Gli altri due, incuriositi da quella risata, si volsero verso di noi ed Elsa disse incuriosita e con un sorrisino beffardo “Cosa avete tanto da ridere voi due, eh?” “Già, se avete un argomento  così tanto divertente, perché non lo esponete anche a noi? Così ridiamo tutti insieme!” continuò Jack con la stessa espressione di Elsa, ma alzando il sopracciglio destro, con aria furba. Noi in coro e trattenendo una riusata ancora più forte di quella di prima rispondemmo “No no, nulla!”, ma detto questo la risata si liberò rumorosa nella sala. Allora i due, agguerriti, si guardarono e si compresero, così trasformarono la sala in un enorme campo di battaglia di palle di neve e ci lanciarono in faccia due palle di neve facendoci cadere all’indietro con le sedie che erano già in bilico per le nostre risate che ci facevano contorcere all’indietro e facevano alzare le due gambe anteriori di esse. Per fortuna Kristoff aveva gli occhi chiusi per via delle risate e non vide Jack all’opera mentre trasformava l’elegante sala in un giardino di neve con Elsa ed una tranquilla e regolare cena in una divertente guerra a suon di palle di neve. Dopo le prime due palle di neve, i due team, formati rispettivamente da Jack & Elsa e Kristoff & me, prese posto dietro due montagne di neve  create dalla nevicata magica di Elsa e Jack nella sala ed iniziò la battaglia. Dopo un bel po’ ci fermammo e finimmo tutti e quattro esausti e divertiti a terra a pancia in su, disposti in cerchio io con la testa opposta a quella di Jack, affianco avevo Kristoff alla destra che a sua volta aveva alla destra Jack che aveva Elsa alla sua destra che era coricata alla mia sinistra. Io e Kris ci rialzammo pochi minuti dopo, mentre Elsa e Jack rimasero stesi a terra a ridere e parlare del più e del meno ansimando, stanchi dal divertimento, ancora per un po’. Li sentivamo ridere e scherzare dal corridoio mentre ci dirigevamo alle stanze di Kristoff, indicateci dal re del ghiaccio. Erano così melodiose e dolci le risate spensierate e le discussioni divertenti che facevano… era da tanto che non sentivo ridere Elsa a quel modo. Era bellissimo.
Arrivati davanti alle porte delle stanze dove avrebbero dormito Kristoff e Jack, salutai il mio quasi-marito con un bacio sulla soglia della porta e, come promessogli, mi diressi di nuovo verso la sala. “State ancora sistemando? Posso aiutare?” “Dovresti riposare, Anna!” disse Elsa con un sorriso stanco, ma ancora divertito. “Già, visto il bimbo…” “Aspetta, come fai a saperlo?!” “Me lo ha detto il vento” “Aspetta, che?! Di quale bimbo state parlando, voi due?!” “Beh, visto che lui lo sa già… te lo dico qui. Beh, ecco… io… si… sarei… beh, io sarei…” “Oh andiamo! Non tenermi sulle spine! C’è qualcosa che non va con Kristoff, per caso?” “No, no! Al contrario! Le cose con Kris vanno così bene che… ecco…” “Oh, andiamo! E diglielo, Anna!” disse Jack spazientito, mentre Elsa aveva un’espressione un po’ preoccupata. “Io… sono incinta!!”. Elsa dapprima mi fece le feste, mi prese dai fianchi e mi fece fare un giro in aria dicendomi “Oh, Anna! Ma è stupendo!!”, poi mi fece tornare coi piedi a terra, si fece seria e con uno sguardo severa da mamma e disse “Perché non me lo hai detto prima?! Questo viaggio è pericoloso! Devi tornare a casa con Kristoff, subito!” “Oh, non fare così, dai! Non ti preoccupare, starò a-tten-ti-ssi-ma!!” “Se lo avessi saputo prima non ti avrei lasciata venire” mi ammonì con l’indice; “Si, beh… scusa… io non volevo…” “…… Beh, non puoi restare qui… Oh, beh, mi sa che mi toccherà proteggere una creatura in più, vero?” disse rassegnata, con un sorriso comprensivo mentre mi accarezzava la pancia e poi ci abbracciammo. “A proposito di creature… dov’è quella creatura adorabile di Olaf?” dissi io staccando la testa dal petto di Elsa. “Quel simpatico pupazzetto di neve? Mi ha chiesto dove poteva trovare un posticino caldo dove riposare. L’ho portato nelle stanze accanto alle vostre. Si è addormentato come un ghiro!” rise Jack. Poi ridemmo anche io ed Elsa e, dopo aver sistemato il disastro nella sala del trono, ci facemmo accompagnare alle nostre stanza, poi lui si diresse nelle stanze di Kristoff, nelle quali avrebbe dormito anche lui.
  
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