L’ultimo bacio
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
Dicembre 2018 - Casa Weasley
“Papà tu
non capisci… non posso, davvero… non posso!”
Una
ragazza dai capelli rossi e lucenti era dritta di fronte al divano blu del
soggiorno. I piedi erano ben piantati a terra e i pugni stretti per il nervoso,
indice di una forte agitazione. Aveva gli occhi azzurri,
fissi sul padre, seduto in maniera composta e un po’ rigida, sul morbido
sofà. Sembrava a disagio e profondamente avvilito.
L’uomo,
dalla chioma fulva e scarmigliata, sospirò passandosi una mano dietro il collo.
“Ascoltami Ginevra. Ricorda… nella vita tutto è possibile, se lo si vuole. D’accordo?!”
“Non c’entra
davvero niente cosa voglio io, c’entra cosa posso
e cosa non posso fare.”
“Tutto si
può, nei limiti dell’umano… piuttosto, cosa provi per lui?!” Domandò esasperato,
accarezzando appena lo strato sottile di barba incolta.
Ginevra
Weasley si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dagli occhi del
padre. Le dita sottili e rosee, torturavano il maglioncino di lana pettinata,
di un bel colore rosso vivo. “…ne sono innamorata.”
Un sorriso
paterno e comprensivo, si distese sulle labbra rosate dell’uomo. “E allora non
vedo dove sia il problema… bambina mia.”
Dall’alto
dei suoi sedici anni, quell’età in cui bisogna trovare il dilemma in ogni cosa, a
costo di crearsene, Ginevra borbottò per nulla convinta. Gesticolava con le
braccia, mostrando tutto il suo disappunto. “Papà il problema lo vedo io! Io
sono una Grifondoro… e lui un Serpeverde… della peggior specie, per giunta. Non
avremo mai futuro, insieme!”
“La
pensavo anche io così, alla tua età…”
La ragazza
sbuffò scocciata. “Inutile discutere… papi, tu non conosci quel ragazzo. Benjamin Draco Zabini è un essere
sprezzante, borioso e semplicemente detestabile!”
Il padre
si lasciò sfuggire una risata, provocando un broncio
infantile nella figlia. “…ma ne sei innamorata.”
Ginevra
distolse lo sguardo, di nuovo, prendendo a fissare con incredibile interesse i
motivi del tappeto persiano, sotto i suoi piedi. “…perdutamente.”
La voce
cristallina e abbastanza alterata di sua madre, li richiamò all’ordine. “Ginevra!
Ron! Andate a lavarvi le mani… la cena è pronta!”
Ronald Weasley sorrise incoraggiante alla
figlia, alzandosi dal divano e sovrastandola con tutta la sua spaventosa
altezza. Una mano ruvida e callosa, si posò sulla spalla della ragazza. “Hermione
chiama… sai cosa succede se tardiamo, vero?!”
“Sì…”
Assentì, visibilmente colpita dalla discussione appena avuta con lui. “…però davvero credimi, papà. Non ho… possibilità.”
Il sorriso
sul volto dell’uomo si spense e un’ombra scura attraversò gli occhi celesti. “Una
possibilità c’è sempre. Credimi… e dopo cena, permettimi di parlarti di tua zia
Ginny.”
“La zia?!
Che c’entra lei?!” Domandò, sbattendo le palpebre in
un chiaro segno di perplessità.
Ron le
scompigliò la chioma rossa. “Ha fatto lo stesso errore che rischi di commettere
anche tu e no, non voglio. Questa volta non deve accadere.”
31 Agosto 1997 - Londra
La luce
della luna, pallida e spettrale, incrementava la mia incapacità di riuscire a
chiudere occhio, quella notte. Continuavo a rigirarmi nel letto, priva di quel
torpore che, appena poche ore prima, mi aveva fatto congedare dai miei
fratelli, conducendomi fino al letto ad una piazza e mezzo, in ferro lavorato,
che occupava tre quarti abbondanti della mia misera cameretta. Me ne stavo
distesa sul materasso ormai vecchio, avvolta per lo più da candide lenzuola di
lino consunto, fissando il soffitto scrostato.
Vista
così, apparivo come una ragazzina in preda ad una crisi di insonnia,
in vista del ritorno a scuola. Niente di più sbagliato… la scuola non c’entrava
assolutamente. Ero fin troppo ansiosa di cominciare il mio sesto anno ad Hogwarts. No, la mia era senza ombra di
dubbio agitazione allo stato puro. Avevo provato ogni tipo di rimedio -a
me noto- contro il mancato sonno. A partire da una buona
tazza di latte caldo, preparato in cucina velocemente e con meno rumori
possibili, fino al bagno rilassante. Nulla di tutto ciò, era servito a
farmi avvicinare a Morfeo e Dio solo sapeva quanto avessi
bisogno di riposare. La mia mente, aveva scartato a priori l’idea di tuffarmi
in un libro o su un qualsiasi programma, trasmesso dal vecchio modello di
televisore babbano, che un giorno papà aveva portato a casa, per far una sorpresa
gradita a mamma. Curiosa com’ero, avrei finito per dimenticare totalmente il
mio bisogno di dormire, terminando ciò che avevo incominciato.
La Tana
era avvolta in un pacifico silenzio notturno. I miei fratelli, molto
probabilmente, avevano deciso di rimandare la conversazione che stavano avendo
poco prima che abbandonassi il soggiorno, decidendo di prendere esempio da me e
andare a dormire, consci della giornata alquanto pesante, che li avrebbe attesi
l’indomani mattina. Diagon Alley ci attendeva con i suoi ritmi frenetici e le
lunghe scarpinate per i vari acquisti.
Ho sempre
adorato quel momento. Arrivare nella cittadina magica con la metropolvere e fiondarmi in un
labirinto di strade e stradine piene zeppe di vetrine ed espositori di ogni sorta. Non che mi fossi mai
permessa il lusso di comprare qualcosa, che non fosse strettamente
necessario al nuovo anno scolastico, ma mi piaceva comunque -come ogni ragazza
sana di mente- girare per negozi o accompagnare Hermione alla ricerca di un
tanto agognato libro ancora non letto. Di certo, era molto meglio che seguire
mio fratello Ron che, assieme ad Harry, facevano tappa
fissa in “Accessori per manici da scopa, di prima qualità”, locale che a dirla
tutta, a me interessava molto relativamente. Volavo sì, ma per me era più un
hobby, che una vera e propria passione. Ma questa è un’altra
storia…
Quell’anno però, qualcosa di diverso mi spingeva a visitare quei
luoghi ormai così familiari… a perdermi per le vie affollate.
Il mattino
successivo, nonostante l’aria sbattuta e le occhiaie non propriamente sane che
mi ero ritrovata sotto gli occhi, mi bastò una doccia rinvigorente
e una buona colazione, per riprendermi se non al meglio, quasi. Non avevo
neppure terminato il mio uovo con pancetta, che trangugiai
il succo d’arancia che avevo sotto il naso e sfrecciai al piano di sopra, per
cambiarmi. Non era mia abitudine prestare eccessiva attenzione a ciò che
indossavo, specie per andare a fare spese a Diagon Alley, ma quella volta,
seppur un po’ reticente, cercai di metterci più cura. Ciò che avevo scelto e cioè gonna a pieghe larghe di jeans, canotta
rossa (regalatami da Hermione per il compleanno) e un paio di scarpe da
ginnastica babbane (regalo di Harry e mio fratello
Ron), mi andava più che bene. Non avevo bisogno di essere
troppo appariscente. Ero già abbastanza osservata ed additata per i miei
caratteristici tratti ‘Weasley’.
Fui la
seconda, subito dopo papà, ad entrare nel camino di casa e ad arrivare al
Paiolo Magico. Il pub, apparentemente babbano ed in realtà
frequentato da maghi, nella periferia di Londra, mi apparve davanti agli
occhi in tutto il suo grigiore. Mi era capitato poche volte,
di metterci piede e ogni volta, la reazione era la stessa. Non mi
piaceva. Di sicuro era molto meglio della Testa di Porco, uno squallido pub nelle viuzze isolate di Hogsmeade, ma
ugualmente angusto, spoglio e poco accogliente.
“Tutto
bene, bambina mia?!” Mi domandò mia madre, con tono apprensivo, notando il mio
momento di defaillance. Non appena la mano che mi aveva sventolato sotto al naso, fu ritratta, mi persi ad osservare un cliente del
locale, seduto in maniera scomposta ad una panca ed immerso nella lettura di
quella che riconobbi subito come una copia del Profeta.
Annuii
distrattamente, sotto le richieste insistenti della mamma. “Tutto apposto.” Sentii un’improvvisa agitazione montarmi in corpo. Le
gambe mi tremavano, le mani erano sudaticce e lo stomaco continua
preda di sfarfallii inconsueti, ma per nulla fastidiosi. Di
fronte a me, si stagliava la porzione di muro rovinato, che conduceva nel mondo
magico.
Ignorai i
richiami di mio fratello, sicuramente bloccato da Hermione, che aveva intuito
qualcosa nel mio atteggiamento. Sì, sono convinta che si fosse
accorta che avevo bisogno di libertà in quel momento. Me la immaginavo,
con una mano appoggiata al braccio di quel testone, scuotere la testa e
suggerirgli di lasciarmi stare. Mi appoggiai al varco che mio padre aveva
creato nella parete, con la bacchetta, stando attenta a non sporcarmi col
sudicio dei mattoni nudi. Con un tuffo al cuore mi gettai nella folla urlante,
assaporando quella classica vitalità che adoravo respirare prima dell’inizio di
un nuovo anno scolastico. Era come una scarica di adrenalina
nelle mie vene.
Era nei
momenti come quello, che la mia maturità svaniva, lasciando il posto alla
ragazzina. Ero una ragazzina, in fondo. Innamorata di un
sogno non più tanto irraggiungibile, quanto sbagliato. Folle, oserei
dire.
“Ginny… il
Ghirigoro è da quella parte.” Mi riprese Hermione, cercando di apparire il meno spazientita possibile.
Ma a me, davvero, non importava nulla della libreria magica.
La mia destinazione era tutt’altra e non potevo, né
volevo assolutamente cambiare progetti.
“Oh ehm…
andate avanti. Vi raggiungo subito.”
Il mio
tono era incerto, tentennante, ma poco mi importò
dello sguardo perplesso e forse preoccupato che Ron si scambiò con Harry, o
della voce di mio padre che mi richiamava indietro. Sgusciai via dalla cerchia
familiare e mi gettai a capofitto nella massa di persone, cercando da subito di
far perdere le mie tracce. Mi lasciai alle spalle la boutique di Madama McClan, ricca di abiti sfarzosi e
divise nuove ed il negozio di Olivander, arrivando a
scontrarmi con un gruppo di ragazzini, intenti a fissare con cupidigia, la
nuova collezione di accessori da scopa, presenti nella vetrina di quello che
era considerato uno dei migliori negozi, per i manici da corsa.
Alle
soglie di Notturn Alley mi fermai, ansante ed inquieta.
Appoggiai le mani alle ginocchia scoperte e mi guardai intorno, con ansia
febbrile. Non avevo mai amato quel posto e mi era sempre stato proibito di
avvicinarmi. In tutta onestà, mai nella mia testa era anche solo passata l’idea
di infrangere quel comando. Nei miei pensieri, difatti, il lato oscuro di
Diagon Alley era sempre apparso come un luogo cupo e spaventoso. Sperduto ed
isolato, nonché angosciante. Mi accorsi di non essermi
affatto sbagliata.
…quel
posto puzzava di morte.
E benché all’apparenza sembrasse disabitato e tranquillo, era come
se ad ogni angolo di quei vicoli scuri, ci fosse qualcosa o qualcuno che mi
spiava. Persino i ciottoli del terreno erano vischiosi, come
intrisi di sangue e fango. Senza contare i muri della case
circostanti, disgustosamente ricoperti di muffa e borracina.
“Dove sei?” Mormorai a bassa voce,
cercando di focalizzare lo sguardo nel buio delle stradine, nascoste alla luce
del sole.
Con grande
spavento, avvertii una presa salda sul mio polso e un attimo dopo, mi ritrovai
nella penombra. Mi aveva avvolto nelle sue braccia, nascondendomi il volto nel
suo petto e lasciando che mi inebriassi del suo
profumo pungente e fresco. Coperto in gran parte dal mantello leggero e nero,
le sole parti del suo corpo lasciate scoperte erano i capelli biondissimi e
perennemente ordinati e gli occhi, di un grigio tagliente… eppure così caldi. “Ginevra…”
Il mio
nome, pronunciato da quella voce, mi scosse come al
solito. Era bello sentirlo pronunciare senza disgusto o
offesa, da quelle stesse labbra che l’avevano sempre bistrattato. Aveva un che
di malinconico.
Lo baciai.
Lo baciai con talmente tanta foga, da sorprendermi. Era come se la mia vita
dipendesse da quel contatto, dal suo respiro. Mi aggrappai alle sue spalle,
come un naufrago ai resti della sua barca, stringendolo con possessione e
disperazione al contempo. Quando mi staccai da lui, mi
sentii improvvisamente strana.
“Draco…”
TBC
Note dell’autrice:
ed eccomi qui con l’ultimo parto della mia mente malata. Un’altra
DracoxGinny. Ok, no, non
uccidetemi. Vi avviso subito che questa storia è FINITA, cioè
io ho pronti tutti i capitolini… (gli ultimi li sto preparando proprio in
queste ore), di conseguenza le vecchie storie non ne risentiranno. Al massimo,
qualche oneshot, ma se questa nuova fanfiction vi ispira, direi che qualche giorno in più potete aspettare,
o no? ^^ Ovviamente… sempre che sia di vostro
gradimento, altrimenti cancellerò tutto e mi dedicherò solo alle vecchie
storielle ^^ A voi l’ardua sentenza =)
Per chi si
aspettava una storia in perfetto stile Luna Malfoy NO, spiacenti, stavolta no. Cioè, tutta la storia sarà
molto dolce, tormentata, passionale, e ok… ma… e
ripeto… ma… *cough* la trama è stata elaborata con la
collaborazione di Marcycas – The Lady of Darkness, e più che con Marcycas,
dovrei dire con Lady stessa… quindi… *cough*. Comunque… boh, credo non ci sia
molto da dire, se non leggete e fatemi sapere. ^^
Per chi ci
tenesse a saperlo, la storia per un po’ andrà avanti e
indietro nel tempo, oscillando di mesi… dal terzo o quarto capitolo in poi,
andrà dal presente al futuro, direttamente =) Sono pochi capitoli, già ve lo
anticipo ^^
Attendo di
sapere…
Luna
Malfoy