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Autore: sunflowers_in_summer    22/04/2014    2 recensioni
|Elisa e Will si guardavano negli occhi con astio, marrone scuro contro verdemare.
- Avete litigato? - chiesi cercando di celare la speranza e la gelosia.
- No - rispose fredda Elisa – Vuole che lo perdoni per ciò che ha fatto - Will abbassò lo sguardo, evidentemente soggetto ai poteri di Elisa – Non capisce che sono arrabbiata per ciò che non ha fatto.|
Nati dall'unione di un dio e un semidio, gli Oratori sono incantatori di folle, con poteri simili a quelli di un dio più di quanto si immagini. E sono decisamente pericolosi.
Storia ambientata una decina di anni dopo l'impresa dei Sette.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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 L'Oratrice

CAPITOLO 12 – Dove ci si riunisce tutti nella Sala del Trono.

Will
 
Imprecare in greco antico non mi aiutava  a prendere abbastanza fiato per scappare via dalle Erinni.
- Vendetta! – gridò una di quei mostri infernali.
- Ma di che? – chiesi senza smettere di correre – Per la tua brutta faccia?
Ok, a far infuriare i mostri ero il numero uno, lo dovevo ammettere, e non era una cosa molto utile.
Erano ore che correvo, ma il terreno sembrava non muoversi sotto i miei piedi e, lontano, sulla mia sinistra, l’Erebo rimaneva sempre alla stessa distanza. Un altro dei giochetti infernali di Ade? Non ci tenni a chiederlo alle Erinni. Ero troppo impegnato a non finire nei loro artigli per familiarizzare.
Feci appena in tempo a evitare con un salto una sporgenza della roccia per non inciamparci quando mi accorsi che quella non era affatto una sporgenza della roccia.
Girai la testa, sperando che il mio vantaggio sulle Erinni fosse abbastanza da impedire loro di catturarmi, e raccolsi qualcosa di argentato e luminoso some la luna.
“Idiota” disse il mio cervello “Siamo sottoterra, i metalli crescono come funghi”.
- Sta un po’ zitto – risposi, e per fortuna le Erinni erano troppo impegnate a chiedere vendetta per pensare a quanto fosse idiota il ragazzo che stavano inseguendo, il quale evidentemente parlava da solo.
Mentre riprendevo la fuga, osservai meglio il pezzo di metallo e decisi che era troppo leggero e raffinato per essere argento grezzo: due frecce disegnavano una circonferenza attorno alla quale erano intrecciati aghi di cipresso a formare un diadema. All’interno del diadema era incisa una Η, firma di Efesto, il fabbro degli dei.
Efesto… Diadema… Cipresso… Frecce… Cosa diceva sempre Elisa a proposito della simbologia? “Gli dei ci tengono molto”.
Capii dopo alcuni secondi di ardua riflessione (un record per un cervello vuoto come il mio) che quello non poteva che essere il diadema che Artemide voleva che Elisa trovasse.
In circostanze normali avrei esultato e sarei corso da Elisa, ma quelle non erano affatto circostanze normali: Le Erinni guadagnavano terreno (o meglio etere, visto che volavano) ed Elisa mi odiava.
Decisi perciò di conservare il diadema al sicuro in tasca e affrontare le Erinni alla vecchia maniera: bronzo celeste e tanta sfortuna.
- Il figlio del Mare vuole avere un passaggio per l’Erebo? – chiese sibilando gentilmente una di quei mostri.
- In realtà avevo solo intenzione di annientarvi – dissi menando fendenti e cercando di resistere a quegli artigli. Una delle Erinni si avvicinò troppo e, con un colpo ben piazzato, la disintegrai facilmente. Meno due.
La seconda planò a tutta velocità sulla mia testa, ma fui abbastanza veloce da abbassarmi e ferirla prima che riprendesse quota. Meno una.
No, aspetta, tutto intorno a me era silenzioso e fermo. Dov’era il terzo mostro?
Mi girai di scatto ma non vidi altro che degli artigli affilatissimi che strinsero le mie braccia e un paio di ali da pipistrello che mi sollevarono in aria.
- Grandioso – borbottai mentre l’Erinne rideva maleficamente e mi portava dentro le mura della dimora di Ade. Inutili i tentativi di colpirla con la spada, volava troppo veloce.
Sorvolammo velocemente i muri esterni finché la donna-pipistrello non mi lasciò andare a una decina di metri dal suolo, come se niente fosse.
Atterrai malamente ma molto fortunatamente su un tappeto di funghi marroni ed enormi con la testa che mi girava e la pelle della faccia tirata dalla velocità della caduta.
- Dove sono? – chiesi a nessuno in particolare analizzando il paesaggio circostante.
Oltre al tappeto di funghi, crescevano spontaneamente sulla roccia nuda pietre e metalli preziosi di ogni tipo e migliaia di alberi di melograno, alcuni in fiore, altri spogli e altri ancora con deliziosi frutti maturi che pendevano dai lunghi rami.
Il profumo inebriante ricordò al mio stomaco che di avere fame e non provai altro desiderio che di cogliere uno di quei melograni e assaggiarlo.
Mi alzai circospetto con la spada ben pronta e mi avvicinai a un albero pieno di frutti, colsi uno di un rosso-sangue ipnotizzante. Con circospezione posai la spada in modo da avere le mani libere mentre spaccavo il frutto e coglievo un chicco rosato.
“Fermo” mi mise in guardia una vocina nella testa, ma non capii perché.
- Benvenuto nel giardino di Persefone, figlio del Mare – disse all’improvviso una voce femminile profonda.
Mi girai di scatto e vidi una dea (perché solo di dea si poteva trattare) dalla pelle color mogano e un vestito color oro lucente che mi veniva incontro con passo regale. Sui capelli neri delle spighe di grano erano intrecciate a fiori di papavero formando una corona.
Persefone non sembrava affatto la regina degli Inferi, o almeno superava la mia concezione di regina pallida e imbronciata. Capii presto perché Ade aveva voluto rapire quella giovane dea dal sorriso solare.
Nascosi il frutto dietro la schiena pur tenendo un chicco nascosto tra le dita, ma non mi sentii in pericolo tanto da aver bisogno di cogliere la spada.
- Mangia pure, ragazzo, sei il benvenuto qui – mi incoraggiò lei rassicurante. Nel suo sorriso, vidi una sfumatura di malizia.
- Regina Persefone, – dissi inchinandomi – non vorrei che considerasse la mia un’intrusione. Vede, è colpa delle Erinni…
- Oh – rispose Persefone alzando gli occhi opachi al cielo – le odio. Considerano degno di dare ordini solo mio marito – disse l’ultima parola con una punta di disprezzo e si sedette ai piedi di uno degli alberi, mantenendo però la postura regale.
Non volevo sembrare sgarbato, malgrado le rassicurazioni della dea, dunque infilai velocemente in bocca il chicco di melograno che tenevo tra le dita approfittando di non essere visto e il sapore dolce si diffuse sulla mia lingua inebriandomi. Quando inghiottii il chicco sentii come se qualcosa fosse cambiato in me, quindi mi avvicinai istintivamente a Persefone e mi inginocchiai davanti a lei.
- Piccolo figlio del Mare – disse la regina scompigliandomi i capelli. Trovai le sue parole ironiche, dato che potevamo a malapena passarci cinque anni di differenza.
- Mia regina – risposi involontariamente. Era come se il chicco di melograno mi avesse drogato.
- Hai degli occhi meravigliosi – rispose la dea e un ricordo lontano mi colpì come un fulmine.
 
“- Avete gli occhi verdi – aveva detto Elisa quattro anni prima, quando io e Alex l’avevamo incontrata la prima volta.
- E allora? – avevo chiesto io.
- Sono del colore del mare – aveva risposto lei ammirata.
E io ricordo di aver pensato che i suoi fossero imbattibili: mille sfumature di marrone che avvolgevano come un abbraccio e mettevano in soggezione; qualcosa di mai provato né visto.
Ammiravo infinitamente i suoi occhi ma non glielo avevo detto mai.”
 
- Elisa – mormorai commosso mentre Persefone continuava ad accarezzarmi i capelli.
- Lei non ti merita – disse la dea affettuosamente.
- Menti – dissi scostandomi bruscamente.
Persefone sospirò come se stesse badando a un bimbo capriccioso e si avvicinò a me fino ad avere il viso a pochi centimetri dal mio.
- Puoi avere di meglio – disse prima di baciarmi appassionatamente.
Sapeva di primavera e di papaveri. Non che avessi mai assaggiato i papaveri. Ma mi avevano detto che avessero l’effetto di una droga…
Mi alzai di scatto e cercai la spada senza trovarla.
- Io me ne vado – annunciai guardando Persefone, per nulla scomposta dai miei gesti.
- Non puoi – rispose lei candidamente.
- Ah sì? – chiesi sarcastico e mi affaccendai per trovare la spada.
- Chi mangia anche solo un chicco del mio melograno rimane negli Inferi per sempre.
E mi bloccai di scatto consapevole che quella vocina nella mia testa non era tanto insensata.
 
Non capii come fosse possibile per me seguire tanto docilmente quella regina bugiarda verso la Sala del Trono ma le mie gambe si muovevano quasi da sole. Pensai che fosse un altro giochetto narcotizzante della mia “padrona”.
Non potevo fuggire per nessuna ragione e in nessun modo. La mia vita da semidio libero finiva lì.
Persefone spalancò senza fatica una pesante porta intagliata con scene di morte e augurò allegramente buon pomeriggio alla Sala del Trono.
Entrai docilmente e a testa bassa mentre la regina degli Inferi sedeva sul suo trono.
- Abbiamo un nuovo ospite eterno – annunciò più seccato che incuriosito Ade e mi sentii osservato de ogni essere presente in quel luogo.
Alzai la testa e vidi, oltre a una Persefone soddisfatta, un Nico Di Angelo sorpreso, un Ade annoiato e un Ares estasiato.
Poi vidi mio padre arrabbiato e, sugli spalti attorno alle pareti, un Elio confuso.
Al centro della Sala vidi un’Elisa terrorizzata e il mio cuore si spezzò.




 
Buon pomeriggio a voi, mortali e semidei ;)
Pasqua, ovvero la mia morte per via delle abbondanti portate di entrambe le mie nonne, non mi ha permesso di pubblicare (ma io amo lo stesso le mie nonnine). Per cui mi scuso *schiva un pomodoro volante* per il ritardo, e spero che questo capitolo vi piaccia e non vi sembri troppo incalzante nella narrazione.
E ora le spiegazioni. Dunque, il cipresso è l’albero sacro ad Artemide. E mi sono divertita un mucchio a descrivere il diadema, anche se è un po’ troppo carico di elementi. Persefone è mooooooooooooooolto OOC, e vi prego di non farmene una colpa, se la immagino così e se l’ho descritta come una str**** c: prometto che la prossima volta che scriverò di lei (e sarà moooolto preso *sorrisetto che promette nuove storielle*) sarò più fedele al personaggio originale.
Will, nell’ultima parte, è completamente sotto il controllo di Persefone, quindi non può fare nulla per tranquillizzare Elisa. Vedete un po’ che situazione…
Ditemi quello che pensate. Vi è piaciuto Will e ora mi volete uccidere? O forse preferite che la storia finisca così, in modo che Elio conquisti Elisa? Mandate uno allo 250875784838407398293750 per Will, e due per Elio. Oppure recensite ^^’
Una colomba di Pasqua tutta blu,
Ella.
  
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