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Autore: Meramadia94    22/04/2014    1 recensioni
Dall'arrivo di Kitty a Londra è passato un anno e la vita scorre tranquillamente. Ma un giorno questa quiete viene interrotta, e un caso di tentato omicidio attacca al cuore uno dei fratelli Holmes. Sherlock, aiutato da John, indaga. Ma ben presto si accorge che per risolvere il caso, dovrà far luce su un mistero irrisolto di un anno prima. Il caso diventa una corsa contro il tempo che in caso di sconfitta potrebbe costare molto cara.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~La mattina dopo, John si svegliò quando i primi raggi del sole penetrarono nella camera da letto che divideva con il fidanzato, allungando il braccio verso il lato di Sherlock.
C'era solo uno spazio vuoto.
Ancora insonnolito, aprì gli occhi.
La parte di Sherlock ed il suo cuscino erano sgualciti, segno che aveva dormito lì, ma che si era alzato.
Guardò la sveglia.
Segnava le 8.45 p.m.
In genere si alzava molto prima, ma considerati gli avvenimenti del giorno prima, era del tutto comprensibile.
Erano rientrati dall'ospedale sul tardi, poco prima di mezzanotte. John aveva voluto fermarsi a parlare con i vari medici, chiedendo loro come mai non avevano ancora somministrato al giovane medico un siero anti-veleno, per neutralizzare l'azione della sostanza.
Purtroppo, a quanto pare le analisi non erano riuscite ad identificare il veleno, rendendo cos' impossibile trovare un antidoto adatto, e nel timore di somministrargliene uno sbagliato e di conseguenza aggravare le condizioni di gia per sè critiche del giovane medico.
L'unica cosa che potevano fare per lui, al momento, era tenerlo sotto osservazione e cercare di stare tranquillo, per la disperazione della sorella e della fidanzata.
John si alzò dal letto, mettendo la vestaglia blu a righe bianche sopra il pigiama blu dirigendosi verso la cucina.
Sherlock, elegantemente abbigliato con giacca, scarpe, pantaloni neri e una camicia color mirtillo, era seduto alla scrivania del soggiorno chino sul suo microscopio.
''Buongiorno...''- salutò John.
''Pancake allo sciroppo d'acero e spremuta d'arancia, sul tavolo in cucina.''
John lo guardò confuso, senza capire cosa volesse dire quella risposta, quando sentì un delizioso profumo provenire dalla cucina.
Affacciandosi sulla soglia, notò un piatto con tre o quattro frittelle l'una sopra l'altra, ricoperte da sciroppo d'acero.
Il tutto completato da un bicchiere di spremuta d'arancia.
''Ho pensato che avresti gradito la colazione, dopo ieri sera...''- spiegò Sherlock senza staccare gli occhi dal microscopio.
John sorrise.
Come faceva la gente a definirlo  ''una macchina priva di cuore e sentimento alcuno''?
Il cuore, anche se lui stesso lo negava, ce l'aveva solo che non lo usava molto, come se avesse paura di rovinarlo.
''Tu non mangi?''- chiese il medico prendendo il piatto, portandosi vicino a lui.
Sherlock fece cenno di no con la testa.
''Ho fatto colazione mezz'ora fa, non preoccuparti... comunque grazie del pensiero.''- spiegò Sherlock continuando il suo lavoro.
''Che cosa guardi?''- chiese John mangiando un boccone del pancake.
''Ho preso una provetta che contiene il sangue di Nicholas. Sto cercando di identificare la sostanza che lo ha intossicato per scoprire chi possa essere stato.''
''Pensi che non si sia avvelenato per caso ma che sia stato vittima di un attentato?''- fece John posando il piattino sulla scrivania.
Sherlock annuì, alzandosi per stirarsi un po' e per sgranchirsi le gambe.
''Le analisi normali non sono riuscite ad identificare la sostanza che lo ha infettato, se fosse stato qualcosa in natura ad avvelenarlo, identificarlo e somministrargli il siero giusto sarebbe stato semplicissimo...''- spiegò.
Lui stesso aveva sperato che non fosse così, che vista l'ora tarda qualcuno potesse aver sbagliato le analisi, ma aveva ripetuto gli esami su quella provetta almeno tre volte, conseguendo sempre lo stesso risultato.
Ed anche se non lo dava a vedere, gli dispiaceva moltissimo per Molly e Kitty.
''Ma questo non ha senso...''- fece John sedendosi sul divano-:'' chi potrebbe avere interesse nell'avvelenare un medico che lavora al Barth's?
Senza contare che si tratta di un medico molto stimato sul lavoro e benvoluto da tutti...''
''Per esperienza personale...''- aggiunse Sherlock-:'' ti posso assicurare che non è necessario dichiarare apertamente guerra a qualcuno... è sufficiente essere se stessi.
Forse il suo essere così benvoluto non era così apprezzato da tutti...''
John non potè fare a meno che annuire, specie ripensando al comportamento del suo fidanzato.
Sherlock non era scortese e distaccato con le persone ( e a volte apparentemente insensibile) per volere suo o per cattiveria.
Semplicemente era fatto così.
Sherlock si fermò a guardare fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri.
C'era un'altra teoria per spiegare l'avvelenamento ai danni del dottor Hooper... ovvero, che qualcuno dei criminali a cui Sherlock aveva pestato i piedi durante la sua lunga e brillante carriera, avesse scoperto che sua sorella era la ragazza di Nicholas, decidendo così di colpirlo per far soffrire Kitty e Molly, due donne molto importanti per lui,  per vendicarsi.
Era un ipotesi che faceva male solo a pensarci, ma era pur sempre una pista ed in quanto tale... non poteva essere ignorata.
''Sherlock?''- lo chiamò John, riscuotendolo così dal turbine di pensieri in cui il consulente investigativo dai suoi pensieri.
''Si.... dicevi?''- chiese il moro.
''Forse dovremo andare in ospedale per vedere come stanno le ragazze... e per chiedere loro se a loro avviso, qualcuno poteva voler fare del male a Nicholas.''- propose John.
Sherlock annuì-:'' Finisci di fare colazione prima, tanto da lì non scapperà nessuno...''- borbottò quasi apatico, senza staccarsi dall'idea che lo aveva colpito poco prima.
Una volta che John ebbe finito di mangiare, salì di sopra per farsi una doccia e vestirsi, e poi raggiunse il fidanzato al piano di sotto per poi uscire in strada e salire in taxi, ma non prima di aver ricevuto dalla signora Hudson una borsa in jeans.
La donna, notando l'assenza notturna della sua inquilina a termie di scadenza e saputi i mesti motivi che quella notte l'avevano tenuta fuori casa, aveva pensato di prepararle un cambio e per darsi una ripulita.


All'entrata dell'ospedale, la prima cosa che saltò all'occhio dei due, fu l'ispettore Lestrade seduto su una panchina con un bicchiere di caffè probabilemte acquistato al coffee shop all'angolo.
L'ispettore aveva i segni della stanchezza e di una notte insonne in volto.
''Ehy Greg...''- lo salutò John.
Lestrade rispose al saluto con un sorriso.
''Salve.... stavo solo cercando di svegliarmi con qualcosa di forte e di prendere un po' d'aria...'''- spiegò il DI.
''Capisco... Molly e Cathy sono dentro?''- chiese John.
''Non proprio...''- fece Greg-:'' Kitty è ancora in camera con Nicholas, mentre Molly... non è stato facile, ma mezz'ora fa sono riuscito a convincerla ad andare a casa per recuperare almeno un paio d'ore di sonno.''- e nel dir così mandò giu un altro sorso di caffè.
'' Nicholas invece? Come...''- tentò John.
Sherlock avrebbe voluto chiedere notizie del probabile futuro cognato, ma la sua voglia di mantenere la reputazione di sociopatico distaccato, glielo impediva e cio convinse John a prendere l'iniziativa al suo posto.
''La buona notizia è che non è peggiorato...''- fece Lestrade implicando purtroppo, che non c'erano stati nemmeno dei miglioramenti-:'' l'hanno tenuto sotto controllo tutta la notte, sono riusciti a fargli diminuire la febbre, ma dicono che non hanno ancora individuato la tossina e che devono fare ulteriori accertamenti.''
Sherlock sospirò.
Un altro punto a favore della tesi di un avvelenamento premeditato e probabilmente dell'ipotesi che Nicholas fosse stato colpito per far soffrire sua sorella, ed indirettamente colpire lui.
''Voi invece che mi dite?''- chiese l'ispettore.
''Probabilmente Nicholas è stato avvelenato da qualcuno, ma per il momento ti chiederei di non divulgare la notizia, finchè non sarà davvero sicuro. John, vado da Kitty per portarle questo e chiederle un paio di cose, spiega tu come potrebbero stare le cose a Lestrade, torno subito.''
Nel dir così si allontanò con il borsone, lasciando il fidanzato a spiegare ad un basito Lestrade le sue deduzioni.


Sherlock entrò nella stanza di Nicholas.
Il medico era ancora privo di conoscenza.
Chiunque fosse entrato avrebbe potuto pensare che dormisse, quando invece stava lottando per la sua stessa vita.
Al suo fianco, Catherine era addormentata scompostamente su una scomoda sedia, il trucco sbavato, i capelli in disordine.... probabilmente la stanchezza l'aveva vinta mentre vegliava il fidanzato.
Le si avvicinò, piano, dandole dei lievi colpetti per svegliarla-:''Aretha?''- la chiamò con il suo secondo nome, di rado faceva così... solo quando la situazione si faceva davvero pericolosa.
La ragazza mugugnò lievemente prima di aprire gli occhi-:''Buongiorno Sherlock...''-  fece con voce insonnolita.
''Come sta?''- chiese Sherlock, additando il medico.
Kitty sbuffò piano tirandosi indietro i capelli, tentando di aggiustarli con le mani.
''Hanno detto per tutta la notte che è stazionario.... se sento un'altra volta quella parola, potrei commettere un gesto inconsulto.''
Sherlock sorrise leggermente, forse per rincuorarla un po', e poi le porse il borsone che la signora Hudson aveva preparato per lei.
''La signora Hudson ha pensato che ti avrebbe fatto piacere un cambio.''- la ragazza prese la borsa, tentando di ringraziare con un sorriso, ma il suo animo era troppo demoralizzato e schiacciato dalla paura per sorridere veramente, con uno di quei sorrisi vivi che Nicholas amava tanto.
''A proposito di Nicholas...''- fece Sherlock quasi leggendola nel pensiero-:'' devo farti alcune domande, e temo che solo tu possa rispondere...''- la ragazza annuì.
''Dammi solo il tempo di darmi una sistemata e poi risponderò a tutto cio che vorrai...''- fece la ragazza dirigendosi fuori dalla stanza con il borsone, verso la sezione in cui gli addetti all'ospedale riponevano i loro vestiti per indossare camici e divise.
Sherlock prese il posto della sorella.
Quando un anno prima era al capezzale della sua consanguinea dopo una sparatoria, credeva che non avrebbe visto nessuno, e soprattutto non avrebbe più visto lei, stare peggio di così.
E invece, a quanto pare...
Non era un medico, ma non occorreva esserlo per capire che Nicholas, il veleno, se lo stava mangiando da dentro.
E non c'era nulla che lui, Kitty e Molly potessero fare per aiutarlo.
Era nelle mani dei medici.
Venti minuti dopo Kitty tornò nella stanza.
Il viso era completamente ripulito dal trucco, l'azzurro sempre così vivo nei suoi occhi era spento, riusciva a leggere la stanchezza nel suo volto, indossava un maglioncino rosa a fiori, un paio di jeans chiari e delle scarpe bianche.
Sherlock non ricordava di averla vista così devastata, mai.
Certo, se lui e Mycroft l'avessero informata di alcuni dettagli riguardanti la vita del fratello intermedio, avrebbe dato di matto più volte...
Avevano deciso di tacerle quegli episodi per proteggerla, per evitarle ogni tipo di preoccupazione... ma non si può proteggere qualcuno in eterno, specie se il nemico era il dolore.
''Che volevi chiedermi?''- chiese la ragazza.
Qualcuno aveva motivi per uccidere il tuo ragazzo?  Sarebbe stato il modo più semplice e sbrigativo di fare il punto della situazione ma optò per un-:'' Sai per caso se Nicholas avesse dei nemici, dei disaccordi sul lavoro.... o che qualcuno si sentisse minacciato da lui?''
Il volto di Kitty si colorò all'improvviso e, dopo aver lanciato un' occhiata spaventata a Nick, prese il fratello per un braccio, e lo portò fuori dalla stanza.
''Che cosa te lo fa pensare?''- chiese Kitty rossa in volto-:'' Avanti, parla...''
Evidentemente, aveva ricevuto il messaggio.
''Potevamo parlarne anche dentro...''
Kitty scosse il capo.
''Nicholas ha degli scatti di lucidità, e in quei momenti il medico si è raccomandato di farlo stare tranquillo.... non voglio che senta dire che qualcuno lo sta uccidendo e che si affatichi. Ora parla.''- fece con un tono tipico di chi non ammetteva repliche.
Sherlock decise di rispondere.
'' Non è possibile che Nicholas si sia avvelenato da solo, con qualcosa in natura, o le analisi se ne sarebbero accorte... il fatto che la sostanza non sia rintracciabile mi fa pensare ad un tentato omicidio premeditato.''- spiegò sempre troppi giri di parole.
Catherine tornò pallida come un cadavere.
Non poteva credere a cio che le sue orecchie avevano sentito...
Eppure, a pensarci bene.... più teneva in considerazione l'ipotesi del fratello, e più si convinceva che era la verità.
Era la spiegazione agli attacchi di mal di testa  del fidanzato, e a tanti altri piccoli segnali che non aveva colto.
Solo una cosa non le era chiara.
Perchè?
Perchè Nicholas?
''Kitty.... capisco che è difficile da accettare e che ti sembra surreale, ma ora ho bisogno che tu sia lucida e che mi risponda razionalmente: Nicholas aveva nemici che lo volessero morto?''- chiese Sherlock, di nuovo.
Kitty dissentì.
''Sei sicura?Pensaci bene... hai visto o hai notato qualcosa di strano, l'hai visto alterato per qualcosa...anche il minimo dettaglio può rivelarsi prezioso.''
Catherine dissentì di nuovo-:''Sono sicura. Puoi chiedere a chi ti pare... amici, medici, pazienti... nessuno può dire male o odiare Nicholas, lui e sua sorella sono amati e stimati da tutti.''
Sherlock annuì, anche se non era molto convinto.
Qualcuno doveva per forza avercela con Nicholas, o il medico non sarebbe stato avvelenato.
Poco male, avrebbe scoperto anche questo.
''Passiamo allora al veicolo. Come potrebbe aver assunto il veleno? Ricordati che dalle analisi risulta che la sostanza tossica è penetrata nel suo organismo da diversi giorni. Negli ultimi giorni ha mangiato, bevuto, fatto qualcosa con regolarità? Assume qualche farmaco che potrebbe essere stato alterato?''
Kitty si isolò totalmente dal mondo esterno, ricapitolando in rassegna tutto quello che il fidanzato aveva assunto o fatto.
Non poteva essere il cibo. Nicholas mangiava sempre il pranzo al sacco che preparava lui o preparava sua sorella, ed entrambi mangiavano quello che il ''cuoco di turno'' aveva portato, e Molly non aveva accusato sintomi e non aveva sofferto.
Idem per la cena. Mangiavano insieme al ristorante e a casa di Nicholas, e lei non ne aveva sofferto.
Non usava farmaci di alcun tipo, ma anche se ne avesse assunti, la minima variazione nel gusto sarebbe bastato per allarmarlo.
Nemmeno l'inalazione era possibile....
No, doveva trovare qualcosa di diverso dal solito per riuscire a....
''Il caffè...''- borbottò la ragazza quasi in trance.
Sherlock la guardò incurosito.
''Si, giusto...''- fece Catherine alzando leggermente la voce guardando il fratello-:'' ogni mattina, Nicholas passa a prendermi sotto casa, e prima di andare io all'università e lui al lavoro, ci fermiamo in una caffetteria in Old Street per fare colazione.... probabilmente è li che hanno iniziato ad avvelenarlo.''
''Come fai ad esserne certa?''- chiese il fratello.
''Perchè ogni mattina, Nicholas prende sempre lo stesso caffè nella stessa caffetteria: lungo, macchiato, freddo, in tazza calda.''- spiegò la ragazza-:'' figurati, che sanno gia cosa ordinerà ancora prima che parli...''
Sherlock valutò attentamente le sue parole, e non potè fare a meno di tenerle in considerazione.
In effetti, se era vero cio che diceva Catherine sulle modalità in cui Nicholas veniva servito in quel locale, procurarsi del veleno e versarlo giorno per giorno in quel caffè sarebbe stata la cosa più facile del mondo.
Kitty afferrò il cellulare e dopo un secondo quello di Sherlock segnalò l'arrivo di un messaggio.
La ragazza aveva inviato al fratello nome ed indirizzo della caffetteria  che a suo dire era incriminata.
Solo un Holmes poteva mandare un messaggio ad una persona a pochi centimentri da lei.... Sherlock si lasciò sfuggire una risata.
''Ok, vorrà dire che faremo un salto in questo bar per assicurarci che *qualcuno* non abbia pagato il personale per mettere del veleno nel caffè del tuo ragazzo, al posto del dolcificante...''- fece il CI allontanandosi certo che la sorella l'avrebbe seguito.
Invece, con sua grande sorpresa...
''Io non vengo con voi, Sherlock.''- fece la donna, con voce ferma ma decisa.
Sherlock era abbastanza sorpreso: in genere, la sua adorabile (?) sorellina ficcanaso, non perdeva occasione di infiltrarsi su una scena del crimine.
''Sicura?''
''Sherlock ci ho pensato bene, credimi.... tu e John formate una coppia perfetta, sia sul lavoro che nella vita... anzi ho capito che nella vostra vita, e nella vostra casa sono di troppo.
E poi, adesso è Nicholas ad aver bisogno di me, ad aver bisogno del mio aiuto... cosa che non potrò dargli se vengo con voi ad indagare, anzi... mi farei prendere dagli impulsi, non ragionerei bene e peggiorerei solo le cose.
Andate ed indagate, io vi aspetto qui.''
La ragazza detto questo, tornò dal fidanzato, lasciando Sherlock basito, ma felice di vedere di come la sorella stesse maturando dal punto di vista professionale.
Si, avrebbero indagato.... e avrebbero fatto giustizia.
Per affetto di Kitty.
Per gratitudine ed amicizia per Molly.

  
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