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Autore: BebaTaylor    23/04/2014    1 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Tredici
23:30 - 3:00

«Sei sicura?» domandò Jack a bassa voce mentre aiutava Arizona a uscire dal buco.
Arizona annuì lentamente e prese un respiro profondo. «Sì.» disse, «Sono qui vicino...» mormorò e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e di capire dove fossero i nemici. Aprì gli occhi con un piccolo gemito. «Sono sotto di noi.» sussurrò.
Jack la fissò sorpreso e si chinò, tolse velocemente le foglie e vide delle assi di legno marce e il buco causato dallo sprofondare di Arizona; illuminò l'interno con la torcia e, in un angolo, vide una scala a pioli inchiodata nel muro. «C'è una scala,» disse rialzandosi in piedi, «ci dev'essere una botola o un'entrata qua attorno.» continuò agitando lentamente la torcia.
Arizona annuì e raccolse la torcia che le era caduta e sbirciò dal foro, «Non credo che questa sia l'unica entrata.» esclamò alzandosi. «Sicuramente ce ne sarà un'altra.»
Jack annuì e afferrò il telefono, velocemente digitò un messaggio a Logan dicendogli di venire. «Sì, probabilmente è così.» disse.
Arizona annuì e si guardò le mani sporche di terra e pezzetti di foglie marce e qualcos'altro che preferiva non sapere e se le pulì strofinandole sui pantaloni già sporchi.
Qualche secondo dopo, accompagnato da un leggero luccichio, apparve Logan che stringeva Shane. Il componente dei Dark Shadow aveva le mani ammanettate dietro la schiena e una collana –una di quelle che inibivano i poteri – al collo.
«Sei sicura?» domandò ad Arizona che si limitò ad annuire fissandolo. «Ok, stupido.» esclamò Logan strattonando Shane, «Dicci dove sono i tuoi amichetti.»
Shane ridacchiò e scosse la testa. «No.» replicò divertito.
«Cerchiamo l'entrata.» disse Jack, afferrò il braccio di Shane e lo spinse in avanti. Dietro loro due si sistemò Arizona e Logan subito dietro di lei.
«Sei caduta nel fango?» domandò il ragazzo.
Arizona sbuffò infastidita, «Sì.» ringhiò avanzando.
«Non preoccuparti, Ari.» esclamò Shane, «Sei bellissima lo stesso.»
Arizona sbuffò ancora, Logan strinse il teaser e Jack alzò gli occhi al cielo. «Allora, dov'è l'entrata?» domandò quest'ultimo.
Shane scrollò le spalle. «Non ve lo dico.»
«Muovi a sputare quell'informazione!» gridò Logan, «O vuoi un'altra scossa?» domandò alzando il teaser. Era un modello diverso, a pistola e aveva altre sei cariche nelle tasche dei jeans.
Shane scrollò le spalle — per quanto le spalle costrette in quella posizione gli permettessero — e si fermò, lentamente si girò, sempre sorridendo. «No.» rispose, «Ma grazie di avermelo chiesto!»
Logan contrasse la mascella e avanzò di un passo. «La smetti di avere quel sorriso da cretino?» domandò, «Mi fai venire voglia di toglierlo a forza di calci.»
«Puoi provarci, se vuoi.» replicò Shane «Vieni avanti, forza.» disse e Logan lo prese in parola: fece un passo avanti e urlò quando il terreno franò sotto di lui.
Arizona strillò e si inginocchiò accanto al buco dentro il qual era caduto Logan. «Stai bene?» domandò agitando la torcia per poterlo vedere.
«Sto bene.» borbottò il ragazzo alzando il viso verso il fascio di luce, «Aiutami, ho perso la torcia.»
Arizona si sporse di più e mosse lentamente la torcia.
«Tutto bene?» domandò Jack mentre tratteneva Shane con entrambe le mani.
«Sì!» strillò Arizona e sorrise quando Logan ritrovò la torcia e il teaser. «Cosa vedi?»
Logan ispezionò il luogo in cui si trovava e sbuffò frustato, «Niente.» sbottò. «Credo che sia una trappola.» disse e imprecò sottovoce, insultando Shane.
«Ti ho sentito!» replicò l'interessato.
Logan sbuffò e passò la torcia e il teaser ad Arizona, s'issò sulle pareti e uscì dal buco; fissò con odio Shane e si avvicinò a lui.
Shane sorrise e ridacchiò. «Ti sei fatto male?» domandò piegando la testa di lato.
Logan avanzò ancora e Jack si mise in mezzo ai due. «Smettetela!» esclamò. «Tu,» si rivolse a Logan, «bada ad Arizona.», strinse il braccio di Shane e lo spinse, facendolo voltare verso di lui, «E tu dicci dov'è sta cazzo di entrata che mi sono rotto i coglioni di tutta sta storia.»
Shane tacque e il suo viso divenne serio. «Ho già detto di no.» ringhiò.
«E se entrassi nel buco dove sono caduta prima?» esclamò Arizona pulendosi le mani sui pantaloni, «Basterebbe allargare il buco, magari riuscirei a capire dove porta la scala.»
«No!» esclamò Logan.
«Si potrebbe fare.» disse Jack ed ignorò lo sguardo sorpreso del ragazzo e i risolini di Shane. «Smettila di ridere, altrimenti mi tolgo le mutande e te le ficco in gola.»
Arizona sussultò allo sfogo di Jack; era sempre stato un tipo tranquillo, che raramente alzava la voce o infarciva di parolacce una frase, pensò che fosse colpa di quella storia, aveva fatto uscire di testa tutti quanti; si voltò lentamente e tornò dove era caduta poco prima, si chinò e controllò il legno. «È marcio.» disse alzandosi in piedi e puntando la torcia in direzione degli altri tre che la stavano raggiungendo. «Basteranno un paio di calci.» continuò e iniziò a picchiare con il piede le tavole di legno che dopo pochi minuti cedettero, cadendo e sollevando polvere e terra.
Arizona si piegò e ispezionò l'interno con la torcia, riusciva a vedere il pavimento di quel buco, calcolò che non era troppo in basso, al massimo due metri. Poteva farcela. Respirò a fondo e si bloccò quando sentì qualcuno fischiettare, si girò lentamente e guardò Shane.
Lui le sorrise e riprese a fischiettare, Arizona sospirò e si avvicinò a Logan, «Tieni.» gli disse passandogli la torcia; guardò un'ultima volta Shane — che le sorrise — e scosse la testa.
Saltò dentro e si fece passare la torcia. «Sembra un vecchio rifugio.» disse osservando le pareti, si avvicinò alla scala a pioli e la illuminò e sorrise quando vide la botola, infilò il manico della torcia fra i denti, sistemò la borsetta dietro la schiena e posò delicatamente il piede sul primo piolo, gli sembrò resistente e così proseguì.
Osservò la botola chiusa con un lucchetto e lo tirò; imprecò quando si accorse che il lucchetto era nuovo e non cedeva di un millimetro.
«Cosa hai detto?» domandò Logan.
Arizona tolse la torcia dalla bocca e fissò ancora il lucchetto. «Ho trovato una botola.» disse, «Ma è chiusa da un lucchetto.» continuò e lo illuminò. «Sembra che sia appena uscito dalla fabbrica.» sospirò e scese dalla scala e ispezionò il pavimento — era una semplice gettata di cemento — alla ricerca di un'altra botola o di una qualsiasi altra cosa che assomigliasse a una porta.
«Non c'è nessun'altra entrata.» disse e tornò sotto l'apertura.
«Sei sicura?» esclamò Jack.
«Sì!» rispose Arizona e si arrampicò sulle parete e Logan l'aiutò ad uscire. «C'è solo la scala e la botola.» spiegò e si guardò attorno pensando a dove poteva trovarsi l'entrata. Sospirò quando si accorse che poteva essere ovunque, persino dietro l'enorme masso alla sua sinistra. Sospirò e si passò una mano sul viso.
«Allora, vuoi dirci da dove si entra?» domandò Jack stringendo il braccio di Shane, lui scosse la testa e sbuffò.
«Non ve lo dico, non ve lo dico...» cantilenò. «Non ve lo dico...» continuò prima che Jack gli tirasse una sberla sulla nuca. Shane scrollò la testa e sbuffò. «Guarda che non ottieni nulla se mi prendi a sberle.» disse, «Ma,» si girò verso Arizona, «potrei dirlo a te, se sarai un po' gentile con me.»
Arizona gli si avvicinò prima che potesse farlo Logan e schiaffeggiò il viso di Shane. «Piantala.» disse prima di indietreggiare di un passo e bloccarsi; deglutì e si voltò lentamente, respirando piano.
«Cosa c'è?» le domandò Logan sfiorandole le spalla, «Sono qui, vero?»
Arizona annuì e strizzò gli occhi per vedere nell'oscurità del bosco — la torcia le era caduta a terra — e cercò di concentrarsi per capire dove fossero i Dark Shadow, ma sentiva solo Shane o almeno, era sicura che quel campanellino che sentiva — dal suono ritmico — fosse di Shane.
«A terra!» strillò vedendo la grossa bolla di potere avanzare verso di loro e si buttò a terra, seguita dagli altri, la bolla s'infranse contro un albero dietro di loro, facendolo esplodere e mandando schegge di legno e foglie in giro.
Arizona si sentì sollevare e urlò, ma era solo Logan che la stava aiutando ad alzarsi. I quattro si ripararono dietro una sporgenza rocciosa usando Shane come scudo mentre attorno a loro esplodevano bombe di potere che sradicavano alberi e polverizzavano arbusti.
«Logan, porta Shane a casa!» esclamò Jack e girò il viso per evitare un piccolo ramo.
Logan aprì la bocca per rispondere ma si bloccò quando una bolla lo raggiunse e lo colpì alla spalla.
Arizona urlò e lo afferrò per le spalle impedendoli di cadere.
«Vado.» mormorò Logan stringendo i denti per il dolore, strinse il braccio di Shane e guardò Jack e Arizona.«Torno a prendervi.» disse.
Jack scosse la testa, «No, rimani a casa e riposati, io e Arizona ce la caveremo.» esclamò.
Logan fece una smorfia ma annuì. «Se avete problemi chiamatemi.» disse e sorrise ad Arizona, strinse più forte il braccio di Shane e svanì con un luccichio.
Jack afferrò il polso sinistro di Arizona e lo strinse. «Al mio tre corri.» mormorò e Arizona annuì, anche se era stanca.
L'uomo sbirciò e si tirò indietro appena in tempo, evitando di essere colpito. «...tre!» gridò e iniziò a correre trascinando Arizona dietro di sé, pochi metri dopo lasciò Arizona che gli si affiancò saltando un ramo secco.
Corsero lungo il sentiero e la ragazza ebbe paura di cadere e rotolare lungo il fianco della collina, rischiando di finire in acqua.
Jack deviò per il bosco e Arizona gemette e si abbassò evitando un ramo che, altrimenti, l'avrebbe colpita in pieno viso.
«Sai dove stiamo andando, vero?» gridò Arizona prima di strillare quando vide una bolla di potere colpire il ramo sopra la sua testa, mandandolo in briciole.
Jack non le rispose e continuò a correre, «No!» gridò e scavalcò un grosso sasso.
Arizona non replicò e aumentò l'andatura, chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì vide Jack scivolare per terra e finire oltre il bordo della collina, urlò e si precipitò da lui; sospirò dal sollievo quando lo vide disteso a meno di mezzo metro sotto di lei. Si avvicinò a lui e lo guardò, domandandosi dove fosse la torcia e si ricordò di averla fatta cadere quando erano stati attaccati. Aiutò Jack a rialzarsi. «Stai bene?» gli chiese quando lui fece una smorfia di dolore.
«La caviglia...» gemette lui, «credo sia una distorsione.»
Arizona annuì, preoccupata e lo aiutò a sedersi, afferrò il cellulare e chiamò Logan.
«Jack si è fatto male alla caviglia.» disse quando Logan rispose, «Vieni.» Si guardò attorno e si accorse che avevano percorso molta strada, erano in una piccola baia, il rumore delle onde copriva i loro respiri rumorosi.
Logan apparve qualche secondo più tardi. «Porto lui e vengo a prendere te.» disse posando un braccio sulle spalle di Jack.
Arizona lo fissò, «Non mi sembri abbastanza in forze.» esclamò, «Sei pallido.»
Logan scosse la testa e tossì, «Sto bene.»
«Arizona ha ragione.» disse Jack, «Sei debole.» esclamò e alzò una mano come se volesse zittire Logan che aveva aperto la bocca. «Lei può correre, al limite prende un taxi e lo pago io quando arriva.»
Arizona annuì lentamente, l'ultima cosa che voleva era stare da sola con i Dark Shadow, ma Jack non poteva camminare e Logan era troppo debole per poter teletrasportare due persone. «Per me va bene.» si sentì dire.
«Sei sicura?» domandò Logan e Arizona annuì.
«Andate.» disse e Logan e Jack svanirono.

Arizona si alzò in piedi e si guardò attorno cercando di capire dove fosse. Non aveva più la torcia ma scorse qualche lampione in lontananza; camminò velocemente lungo la piccola lingua di sabbia e iniziò a correre quando la spiaggia si allargò, Arizona vide la vecchia scala di pietra, che conduceva all'altrettanto vecchia villa, ormai disabitata da anni.
Arizona scavalcò un ramo portato dalle onde e salì la scala due gradini alla volta; strillò spaventata quando sentì un gradino distruggersi dietro di lei, si voltò appena e vide Hannah, Tom e un tizio che non conosceva, molto alto e con un sacco di muscoli. Gemette e tornò a guardare davanti a sé, e strillò quando vide la catena di ferro sorretta da due pali di cemento, spiccò un salto ma il piede sinistro colpì uno dei grossi anelli e lei cadde a terra, rotolò, si mise a quattro zampe e, con uno scatto, riprese a correre, domandandosi come mai ci fosse una catena e come mai le luci della villa fossero accese. Decise di non pensarci e continuò a correre e scavalcò un'altra catena senza inciampare, scese i gradini e proseguì lungo la strada, svoltando nella prima via a sinistra.
Andò avanti a correre svoltando a casaccio e si fermò per prendere fiato. La gola le bruciava e respirò affannosamente, mentre si chinava in avanti e posava le mani sulle ginocchia.
“Una chiesa, devo trovare una chiesa.” pensò e sobbalzò quando l'ennesima bolla di potere — questa volta molto grande e avvolta dalle fiamme — le passò accanto; dopo un respiro profondo riprese a correre per fermasi di colpo quando vide un cimitero. Scavalcò il grande cancello in ferro battuto e balzò all'interno del luogo sacro, si nascose in un'insenatura e si coprì la bocca con le mani quando si accorse che era finita nella parte del cimitero vecchia, quella dove nei piccoli loculi c'era solo una cassettina con le ossa dei defunti. Strizzò gli occhi e, alla luce tremolante dei lumini, lesse la data alla sua sinistra. Chiunque fosse sepolto lì — il nome e la data di nascita non si leggevano più — era morto nel 1885. Rimase ferma per riprendere fiato e decise di esplorare il cimitero, alla ricerca di un'altra uscita che non fosse il cancello da dove era entrata.
Si mosse lentamente, accompagnata delle fiamme dei lumini e si bloccò quando si accorse di aver superato una fontanella. Tornò indietro e girò lentamente la manopola e si chinò per bere. Si asciugò la bocca e girò la manopola al contrario e riprese a camminare, cercando di non sobbalzare ad ogni singolo fruscio od ombra che si muoveva. Era sicura che i tre Dark Shadow fossero lì fuori, in attesa che lei uscisse per attaccarla e magari rapirla. Si concentrò sul campanellino che sentiva e cercò di capire da dove provenisse. Camminò velocemente e si ritrovò davanti al muro di cinta. Fece per scavalcarlo ma si accorse che lì, attaccata al muro, si trovava una lapide. Alzò le spalle e usò il bordo della lastra di marmo per issarsi sul muro; quando fu in cima guardò attorno a lei e capì di essere in una delle sei zone industriali della città. Saltò sul prato sotto di lei e corse in mezzo a un campo incolto fino a quando raggiunse la strada.
Continuò a correre lungo il marciapiede e si bloccò, si voltò e si tuffò a terra per evitare un colpo lanciato da Hannah, rotolo un paio di volte e si rimise in piedi, attraversò la strada e s'infilò in un buco di una recinzione, fermandosi appena in tempo per non andare a sbattere contro un muro basso e per non farsi vedere da una guardia; capì di essere finita accanto a una guardiola.
«James come va?» domandò un uomo.
«È terzo, per ora.» rispose un altro.
Arizona si appiattì contro il basso muro della guardiola e rimase ferma, immobile. Sentì un rumore metallico e alzò lentamente la testa, sopra di lei, a una decina di centimetri dai suoi occhi si trovava una mensolina di ferro traforato e lei vide una pistola, due caricatori e quello che aveva tutta l'aria di essere un coltello serramanico. Si domandò come mai una guardia di una ditta girasse armata, poi le venne in mente che poteva essere la ditta che lavorava il rame e che ultimamente era stata soggetta a diversi furti, per cui si era dotata di guardie armate.
Respirò piano domandandosi in quale guai si fosse cacciata. Se l'avessero vista l'avrebbero fermata e lei avrebbe dovuto spiegare perché una ragazza di ventuno anni andasse in giro in piena notte conciata come se avesse fatto il bagno nel fango. Decise di non pensarci. I Dark Shadow erano sempre più vicini e lei doveva fare qualcosa.
«Io vado un attimo al cesso.»
Arizona quasi sobbalzò, quando sentì la voce seguita da dei passi che si allontanavano. Con attenzione si alzò e si sporse oltre la mensolina e vide la guardia che era rimasta che fissava il piccolo televisore portatile. Afferrò il coltello serramanico e si riabbassò, con delicatezza aprì la cerniera della borsa e infilò il coltello, afferrò uno dei due caricatori e mise anche quello in borsa — ormai era talmente piena che non si chiudeva più.
Fece un respiro profondo e si alzò in piedi, afferrò l'ultimo caricatore e lo fece scivolare lentamente nella pistola. La guardia si voltò appena e Arizona reagì d'istinto, colpendola con il calcio della pistola. La guardia — non doveva avere più di venticinque anni — si accasciò con un gemito e la giovane ne approfittò per voltarsi, pronta a scappare.
«E tu chi sei?» esclamò l'altra guardia, uscendo da un cubicolo dove ci doveva essere il bagno.
Arizona lo fissò, la pistola ancora in mano. «Una di Greenpeace.» rispose e scappò, passò nel buco e corse lungo la strada, che ben presto si trasformò in una stradina di campagna. Arizona si accorse che non c'era nulla dove ripararsi. Era entrata in un luogo privato, aveva steso una guardia e aveva rubato una pistola, di sicuro la stavano cercando.
Intravide un casolare e si affrettò, maledicendo sottovoce il terreno sconnesso. Entrò in quella che aveva tutta l'aria di una stalla abbandonata, entrò da una porta che sembrava stare in piedi solo per miracolo e si acquattò nell'angolo più lontano e buio.
Strinse la pistola con entrambe le mani e la tastò lentamente, indecisa se togliere la sicura oppure no. Lei non sapeva sparare, aveva seguito Jim e Logan una volta al poligono, aveva provato a centrare il manichino senza troppi risultati: su dieci colpi sette si erano conficcati attorno alla silhouette nera, uno era un po' nella spalla un po' fuori e Jim le aveva detto che se avesse sparato sul serio a uno, quello sarebbe stato il classico colpo da striscio, e gli ultimi due si erano conficcati nel polso e nella mano. Arizona sbuffò e pensò che forse era il caso di gettare la pistola e i caricatori sotto al cumulo di fieno marcio al suo fianco.
Tremò e sentì il campanellino, strinse la pistola e abbassò la sicura. Magari non li avrebbe uccisi, ma con un proiettile calibro .9 nel polso poteva recuperare un po' di vantaggio. Si alzò in piedi, afferrò un pezzo di legno umido con la mano sinistra, infilò la pistola nell'elastico della tuta e si concentrò come le aveva insegnato Jim. Chiuse gli occhi e alzò la mando destra, respirò profondamente e una piccola palla di fuoco partì dal suo palmo e si diresse verso il legno, spegnendosi qualche centimetro prima. Arizona aprì gli occhi e gemette prima di riprovarci di nuovo. Al terzo tentativo riusci ad accendere la torcia improvvisata.
Perlustrò la stalla alla ricerca di un qualcosa che le potesse tornare utile, alla fine, appesa a un gancio mezzo arrugginito, trovò una borsa verde scuro. La prese e la rivoltò ma era vuota; sfilò la sua borsa e la infilò in quella verde che rimise a tracolla, dopo un attimo afferrò la pistola e la mise nella tasca davanti, decise di uscire visto che li non c'era nient'altro. Gettò il legno infuocato in un secchio d'acqua — l'ultima cosa che voleva era causare un incendio — e uscì lentamente.
Respirò profondamente, guardò Hannah e iniziò a correre, tornando indietro, verso la ditta ma, prima di raggiungerla, deviò in una strada secondaria. Passò in un parcheggio mezzo vuoto e proseguì, andando a caso, con l'intenzione di seminare i Dark Shadow e anche le guardie — sempre se la stessero seguendo.
«Merda!» gridò e pestò un piede a terra quando si accorse di essere finita in un vicolo cieco, si voltò e gridò quando vide Hannah e li altri due a pochi metri da lei. Era in trappola.
Deglutì a vuoto e fece partire un paio di colpi in rapida successione che colpirono Tom che crollò a terra e lo sconosciuto muscoloso che, invece, rimase in piedi. Arizona lo fissò sorpresa, il suo colpo non gli aveva fatto nulla, come se non lo avesse sfiorato.
L'uomo emise un ringhio roco e sorrise divertito e Arizona capì di essere nei guai, lentamente fece scivolare la mano nella tasca e strinse la pistola.
Hannah avanzò e inviò un colpo che Arizona evitò scartando di lato, estrasse la pistola e sparò tre colpi che rimbombarono nella notte silenziosa; quando riaprì gli occhi si accorse di aver centrato in pieno Hannah. La giovane era per terra, sostenuta da Tom e una grossa macchia di sangue si allargava sulla pancia di Hannah.
L'uomo muscoloso urlò e saltò, Arizona gridò e tremò quando lo vide trasformarsi in un essere che non aveva nulla di umano, la testa sembrava quella di un toro umanizzato, le mani si erano trasformate, diventando come quelle di un orso bruno, mentre il corpo le ricordò un gigantesco leone, indietreggiò e notò un cassonetto dell'immondizia, ci saltò sopra e sparò altri colpi che sfiorarono Tom e presero in pieno l'essere mostruoso, facendolo arrabbiare ancora di più. Sparò ancora e si arrampicò sul muro, cadendo dall'altro lato. Boccheggiò inspirando polvere e si alzò in piedi, tremante a causa del ruggito. Si voltò lentamente e s'impose di calmarsi per evitare di spararsi su un piede. Indietreggiò e alzò l'arma, cercando di puntarla alla testa della bestia, premette il grilletto e il proiettile colpì l'essere a una guancia, facendolo ringhiare e ruggire. Arizona sparò ancora e lo colpì alla spalla, l'essere se la guardò e poi fissò Arizona, il volto animalesco distorto in un ghigno feroce.
«O cacchio.» mormorò Arizona quando il tamburo scattò a vuoto, infilò la pistola nella borsa, si voltò e fuggì terrorizzata mentre la bestia si gettò al suo inseguimento.
Si infilò nello stretto spazio fra un cassonetto e un muro e frugò nelle borsa alla ricerca dell'altro caricatore, lo trovò e lo sostituì con quello esaurito. Strillò quando l'essere sollevò il cassonetto come se pesasse quanto una scatola di scarpe per poi lanciarlo lontano. Arizona sparò e colpi l'essere che ruggì, lei rotolò di fianco e si alzò riprendendo a correre.

Questo capitolo è lungo e se non mi fossi fermata sarei andata avanti ancora, rendendolo ancora più lungo.
Spero che vi piaccia :)
   
 
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