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Autore: Uptrand    24/04/2014    19 recensioni
In questo racconti parlo di due personaggi che mi sono inventato in Mass Effect la nuova generazione, Isabella e Dasha.
Ho deciso di fare dei brevi racconti non legati fra loro.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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L'uomo si svegliò lentamente, la prima sensazione che avvertì fu un forte dolore alla nuca, aprì e chiuse gli occhi più volte, vedeva sfocato ma sentiva il proprio nome che veniva chiamato. Quando la vista tornò a funzionare riconobbe chi gli stava davanti e lo chiamava, Kiana, la sua ragazza.
« Craig, Craig…Stai bene? Rispondimi amore.» Chiese lei.
Solo allora lui si rese conto della loro situazione, legati a delle sedie di legno e impossibilitati a muoversi. Quelle che proprio lui le aveva regalato una volta. Quando era andata a trovarla lei era corsa fuori di casa gridandogli di scappare, lui si era voltato subito ma qualcuno da dietro l'aveva raggiunto, colpendolo alla testa e facendogli perdere i sensi.
«Che diavolo è successo?» Domandò lui.
«Ci sono queste persone...un drell e una donna...vogliono qualcosa da te.» Spiegò lei.
«Di chi stai parlando?» Disse sorpreso Craig.
«La tua ragazza si sta riferendo a me e alla mia socia.» Dichiarò una figura in controluce appoggiata ad una parete. L’aspetto rettiliforme, la pelle verdastra e i grandi occhi neri lo catalogavano senza dubbio come un drell.
Un suono attirò l'attenzione dell'uomo, proveniva da dietro, girò la testa, cercando di guardare alle proprie spalle, con la coda dell’occhio vide una donna con indosso una corazza militare seduta al tavolo dietro di lui con una tazza in mano. Non li degnava di uno sguardo.
Aveva capelli mori e corti, alcune frange le scendevano verso l’occhio sinistro. Nel complesso un aspetto giovanile, un atteggiamento calmo e un sorriso pigro.
Proprio quel comportamento gli suggeriva che quando necessario quella donna doveva essere spietata. Si voltò nuovamente verso il drell.
«Chi siete? Cosa volete da noi?»
«Dalla tua ragazza non vogliamo niente. La piccola organizzazione di cui fai parte è entrata in possesso di un articolo interessante che avete messo in vendita, il nostro capo ha fatto una generosa offerta e voi avete rifiutato, ora noi siamo qui per ritirarlo ma senza pagare. Ho bisogno di sapere che fine ha fatto il prodotto che i tuoi amici hanno fatto arrivare in città.»
«Non so di cosa stai parlando, hai sbagliato persona.»
«No.» Affermò sicuro il drell
«Spiegagli che non centri niente o ci ucciderà!» Gridò la ragazza piangendo
«Sarebbe inutile, non posso fare nulla per convincerlo.» Fu il suo triste commento.
 Il drell annuì a quella frase e avvicinandosi all’uomo «E' proprio cosi, non ti lascerò andare fino a quando non mi avrai detto quello che voglio sapere.»
Estrasse un coltello, guardando fisso Craig negli occhi «Scegli tu, preferisci farla breve o vuoi farmi divertire.»
Lui si limitò a fissarlo di rimando, in silenzio.
Passarono due ore. Il drell aveva sul viso e torace macchie di sangue non sue, Craig era percorso da tagli su braccia, volto e addome.
Il tutto in maniera quasi elegante, dando l’impressione che qualcuno avesse realizzato su di lui, con solo la sua carne e sangue, un grottesco tatuaggio.
«La tua resistenza alla tortura rende onore alla tua specie, ma dimostra che ho ragione. Un innocente, a questo punto, avrebbe confessato qualsiasi cosa.» Dichiarò il drell.
La ragazza era svenuta all’inizio della tortura.
«Torturarmi è inutile…non parlerò, ero un N5....puoi solo uccidermi. Sono pronto.» Lo provocò Craig, parlando a fatica. Era un professionista, capiva la situazione e sapeva che non ne sarebbe mai uscito vivo, una morte veloce era l’unica salvezza e consolazione.
«E lei?» Chiese il drell, affiancò la ragazza puntandole una pistola alla testa.
«No! E' innocente!» Proclamò l’uomo, per la prima volta con tono supplichevole.
«Innocente come le vittime civili, causate nell'azione in cui vi siete procurati quello che vogliamo.»
In quel momento la ragazza riprese i sensi, accorgendosi dell’arma puntatale alla testa, cominciò a urlare e a pregare il suo aggressore di risparmiarla.
«Meglio che ti sbrighi a parlare.» Sostenne minaccioso il drell.
«Lasciala stare! Lei non centra nulla con quello che stai cercando!»
Un forte rumore e il cervello di Kiana esplose.
«CHE TU POSSA BRUCIARE ALL'INFERNO, DANNATO BASTARDO!» Gridò Craig
Il drell si fece avanti afferrando per il collo l'uomo, urlandogli in faccia «DIMMELO DANNAZIONE!»
Caricò un pugno, con una minima parte dei suoi poteri biotici, colpendolo violentemente al volto e ripetendo «DIMMELO!». Il rumore del naso che si rompeva fu cristallino.
Per la violenza del colpo cadde al suolo, trascinando nella caduta la sedia a cui era legato. Sentì il legno della sedia spezzarsi ma non del tutto.
Craig fece forza con tutto il suo corpo, la sedia cedette e lui fu libero. Si alzò più rapidamente che potè, odio e adrenalina lo spronavano, colpì al volto il drell usando un pezzo di sedia come un randello, seguì una lotta corpo a corpo e venne sopraffatto.
Impassibile il vincitore cominciò a colpire Craig al volto, con la suola dei suoi stivali,  dosando la giusta dose di forza, per provocare dolore senza uccidere, da vero professionista, dava l’impressione di poter andare avanti per ore.
Si fermò dopo pochi minuti, quando gli sembrò che stesse dicendo qualcosa. Dovette chinarsi su di lui, per udire le parole che uscivano da un volto e una bocca sanguinanti.
« Sta..stabilimenti..Eeatbruck. Ci saranno tutti i nostri uomini, vi uccideranno. Questo non vi fermerà, vero?» Disse Craig con un filo di voce.
« No....morire è semplice, vivere è molto più spaventoso.»
« E adesso?» Chiese al drell.
Il coltello brillò un istante, prima di dipingere una striscia di sangue sulla parete vicina. Sulla gola dell'uomo un taglio netto.
La donna al tavolo sbadigliò sonoramente, era evidente che si era annoiata per tutto quel tempo.
«Ehi.... super killer, Tenus, c'è ne hai messo di tempo. Andiamo? Mi sono stufata di aspettarti, se ci sbrighiamo possiamo concludere la faccenda prima della fine della giornata.»
« L’omicidio e la tortura sono arti raffinate, richiedono il loro tempo. Avrei fatto di meglio, ma il capo ci ha messo un limite di tempo. Questo è stato un lavoro grossolano. Adesso Naomi, tocca a te come da accordi.» Disse rivolgendole un sorriso divertito.
Lei si alzò, si stiracchiò e si avviò all'uscita, il drell si prese un attimo per pulire l'arma e la segui.
Era sera e il sole stava tramontando.
 
Dalla sommità d'una collina Naomi osservava quelli che una volta erano gli stabilimenti Eatbrucker. Situati alla periferia della città e abbandonati da anni, una volta erano una fabbrica alimentare. Adesso era il centro di comando di una banda di mercenari che avevano fatto un colpo troppo grande per loro.
“Entrare in quella roccaforte non sarà semplice...” Pensò Naomi
« Se vuoi pagare pegno, sono pronto a darti una mano.» Disse divertito Tenus accanto a lei
« Per una trentina di pazzoidi che giocano ai soldatini? Non mi ritiro dalla nostra scommessa per così poco.»
La donna si diresse verso il mezzo blindato che li aveva portati fino a li. Normalmente il posto sarebbe stato difficile da assaltare, ma negli N7 aveva imparato a pensare fuori dagli schemi.
Un blindando paragonabile ad un vecchio Hummer, fece irruzione nella recinzione sfondandola, subito accolto da numerose raffiche di fucile, fermandosi davanti all'ingresso della fabbrica. Un uomo si avvicinò per controllare, ma il mezzo era senza guidatore.
Una violenta esplosione investì i presenti lasciandoli a terra, sfondando l'entrata dell'edificio.
 WWWWWWWWWWWWWWWWWWZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
Fu il suono che si udii subito dopo l'esplosione.
Passando trionfalmente in mezzo a quel caos Naomi si faceva largo tra i nemici armata con una mitragliatrice pesante Gatling a otto canne, dotato di una potenza di fuoco insuperabile, capace di sparare diverse centinaia di colpi in un minuto e con un potere di penetrazione superiore a quello di un fucile Javelin, rendendo qualsiasi riparo inutile. Aveva solo un difetto, l'unico caricatore si svuotava in pochi minuti e sostituirlo non era fattibile.
Come previsto dopo tre minuti l'arma fini i colpi, lo gettò a terra passando al più classico fucile d'assalto M-37 Falcon.
Bene, direi che ho concluso con il lavoro grossolano...Ora passiamo alle rifiniture— Meditò Naomi riflettendo sul da farsi.
Tenus nascosto da delle piante osservava la scena dall’esterno, poteva capire dai rumori e dai lampi degli spari, anche grazie ad una vista migliore di quella umana, che la sua socia era all'opera. Dopo qualche minuto gli spari cessarono e giunse un segnale dal comunicatore.
« Sono Naomi, ho concluso. Il nuovo giocattolino che Dasha ci ha chiesto, è qui davanti a me.»
«Arrivo subito.»
Entrambi ora stavano ammirando quello che erano stati incaricati di recuperare.
«Non capisco. Mi sembra solo un normale mech, cos'ha di speciale?» Domandò Tenus.
Naomi sbuffò « Ecco è il motivo per cui non dovresti saltare le riunioni che Dasha stabilisce. Questo mech è stato ideato dalla collaborazione di tre delle maggiori fabbriche d'armi dalle galassia, ma il Consiglio l'ha ritenuto troppo potente e pericoloso, il progetto è stato annullato e questo prototipo destinato alla demolizioni. Quando questi dilettanti hanno assaltato il carico di armi destinato allo fonderia, oltre a vecchi modelli hanno trovato questa meraviglia.»
 «Che hanno deciso di mettere in vendita, respingendo però l'offerta di Dasha e allora.... eccoci qui. Giusto?» Disse il drell completando la spiegazione.
 « Giusto.» Rispose Naomi e passò su una frequenza diversa al comunicatore «Dasha mi senti? Abbiamo la merce, venite a prenderci...Ricevuto, tra pochi minuti l'Atlantic Codex sarà qui.»
 «Bene. E per la nostra scommessa? E' un pareggio.» Affermò Tenus.
Naomi scosse la testa «Direi di no. Quello che avesse lavorato meglio, nel fare la propria parte avrebbe vinto una cena offerta dall'altro. Io non mi sono fatta colpire in volto da qualcuno.»
 «Mmmhh...d'accordo. Ti va una cena casalinga nelle mie stanze?» Propose speranzoso lui.
 «Ah no! Non ho ucciso trenta persone da sola, per un po’ di cucina casalinga. Hanno aperto un nuovo ristorante di lusso sulla Cittadella, voglio provarlo.»
Detto questo si allontanò canticchiando in attesa della nave, mentre il Tenus la seguiva chiedendo pietà per il suo creditometro.

 
   
 
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