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Autore: martyc97_fecalina    24/04/2014    4 recensioni
Le nuvole erano sparite, portate via dal vento per fare spazio alla luce e al calore del Sole, solo una incombeva ancora su Manhattan, una nuvola grigia e sola, che sembrava portare con sé un vago profumo di rosa ma che trasmetteva malinconia ed amarezza; e solo gli osservatori più attenti sapevano che quella nuvola non sarebbe andata via tanto facilmente, perché era da un po’ che sembrava aver trovato la sua casa a New York o, più precisamente, sulla cima dell’Empire Hotel.
Fanfiction a 4 mani Fecalina e martyc97
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Requiem of lights

Blair sentì solo quel colpo sordo, rapido come un battito d'ali di un angelo di morte, pesante come la spada di Damocle che si sentiva sulla testa. Sembrava il battito di un cuore. Era l'ultimo battito di due cuori. Il suo e quello di Chuck.
Vide il corpo della bestia cadere a terra, il proiettile che apriva una rosa scura sulla sua schiena mentre Louis ne faceva fiorire un'altra sullo stomaco, pugnalando il corpo spirante della bestia con un accanimento e una ferocia di cui Blair si sentiva responsabile.
Louis non era quel mostro. Louis era dolce, gentile, amava l'arte e Blair. Era colpa sua se era diventato in quel modo. Lei tirava fuori l'oscurità che giaceva, latente, nelle persone. Chuck e Louis erano soltanto l'ennesima riprova di quel che già sapeva.
Blair vide Louis staccarsi dal corpo esanime del suo nemico. Lo vide scatenarsi in una risata furiosa, pazza, ebbro di gioia per il suo piano perfettamente riuscito. Blair lo vide indietreggiare e indietreggiare, un passo dopo l'altro, ridendo senza freni. Cercò la voce per dirgli di fermarsi, di avvisarlo, ma quando la trovò era troppo tardi.
Blair lo vide inciampare nel cornicione del tetto, lo vide rivolgerle un ultimo sguardo, confuso ma con una punta di sollievo. Si slanciò verso di lui cercando di afferrargli la mano, perché nonostante tutto lo amava, o almeno non desiderava la sua morte. Ma Louis sorrise, come se quella fosse stata la conclusione che aveva sempre aspettato, che aveva programmato fin dall'inizio: il finale perfetto per il suo spettacolo perfetto.
Louis cadde, gli occhi chiusi, un accenno di sorriso sulle labbra, il corpo leggero nel vento e nella pioggia.
Blair sussurrò il suo nome mentre lo vedeva abbandonarsi all'aria, gli occhi si coprirono di un velo leggero di lacrime e una le scivolò sul viso, lasciandosi dietro una scia che bruciava come una cicatrice.
Un mugolio sofferente la riportò alla realtà, alla sua realtà. Si voltò verso Chuck, il cuore immobile nel suo petto, morto come quello dell'altro. Morto come quello di Louis.
Corse fino a che non raggiunse il corpo della bestia, riversa al suolo.
Sentiva il mondo ovattato, intorno a lei, come se le avessero chiuso le orecchie con del cotone. Non si accorse di Serena, Dorota, Nate e Dan che li avevano raggiunti. Non si accorse del rumore delle sirene che continuava, incurante di ciò che succedeva. Non si accorse del cellulare di Chuck che brillava per una chiamata di Jack Bass.
La sua attenzione era tutta per Chuck, per Chuck e il suo debole respiro, per Chuck e il battito stanco del suo cuore.
“Chuck”.
*************************************
Tutto bianco. Bianco. Bianco, bianco, bianco, bianco.
Sentiva una voce, lontana, dolce, una ninna nanna.
Lo chiamava. Come lo chiamava? Come si chiamava?
Non lo sapeva. Non sapeva più niente. Sentiva solo una gran voglia di addormentarsi. Di chiudere gli occhi e non aprirli più.
Ma....
La voce lo chiamava.
Perché lo chiamava? Non lo stava cullando? Portando nel mondo dei sogni?
Perché era così angosciata? Cercò di sentire meglio la voce, di darle un nome.
E all'improvviso il nome arrivò.
Blair.
Blair stava soffrendo. Perché? Non doveva soffrire.
Poi il bianco diventò rosso. All'improvviso. E col rosso arrivò il dolore.
Il tremendo dolore.
E si scoprì a rimpiangere il bianco, anche se ora sentiva la voce di Blair e capiva cosa diceva.
“Chuck, ti prego. Non lasciarmi, Chuck. Ti ordino di restare qui, con me. Stupido, non puoi abbandonarmi ora che possiamo stare insieme!”
Cercò di aprire gli occhi. Ci riuscì.
Vide Blair e le parve la cosa più bella su cui il suo sguardo si fosse mai posato. E non importava che avesse il trucco rovinato dalle lacrime che scendevano dai suoi occhi come cascate di dolore.
Non importava che avesse il vestito rotto e i capelli in disordine.
Non importava.
Cercò la voce per parlare. La trovò.
“Almeno... Ho potuto vederti un'ultima volta” sussurrò, provando con tutto sé stesso ad ignorare il dolore. Sentiva la spalla andare a fuoco, il ventre gelarsi e il cuore... Non lo sentiva affatto.
“Bass, non fare il romantico in punto di morte. Cerca di riposare, avrai tutto il tempo del mondo per fare lo sdolcinato, dopo”.
Cercò di sorridere. Non ce la fece.
“Blair, è troppo tardi. Lo sai anche tu”.
Gli si stava appannando la vista, sentiva sempre meno dolore, come se stesse lentamente uscendo dal suo corpo di mostro, come se lo stesse abbandonando.
Vide Blair negare col capo, una bambina che non credeva al finale della storia che le avevano raccontato.
“Chuck, ti prego” pianse la mora, in un ultimo, disperato lamento.
E poi tornò il bianco.
****************************************
Era finita.
Non ce l'avevano fatta.
Dan vide l'ultimo petalo della rosa staccarsi e cadere. Mezzanotte.
“Buon compleanno, Chuck” sussurrò.
Nate si avvicinò lentamente ai due, mormorando il nome dell'amico come un mantra, come un incantesimo che lo avrebbe riportato da loro.
Serena lo seguiva, devastata, forse più di tutti. Vedeva il suo amico morto, la sua migliore amica morire con lui e l'amore della sua vita disperato.
Dorota iniziò a piangere, silenziosa.
Tutto era ovattato, come se il dolore fosse un anestetico, ottenebrava i sensi in una sorta di oblio.
Tutto era ovattato. Tranne la voce di Blair.
“No. Chuck, no. Basstardo, alzati. Dai. Tirati su, muovi quelle zampe pelose. Chuck, ti prego. Chuck, non è giusto. Ti prego, alzati. Svegliati. Non andartene. Non ora che ho capito. Non ora che possiamo avere il nostro 'per sempre felici e contenti'. Non ora che posso dirti le tre parole, le sette lettere. Chuck. Ti prego. Io ti amo”.
I deboli pugni di Blair si abbattevano sul corpo senza vita della bestia, in cerca di un conforto che non avrebbe trovato. Da quando il cuore di Chuck aveva smesso di battere, Blair non riusciva più a pensare.
Posò un bacio, umido di lacrime, sulle labbra fredde dell'altro.
E pianse. Pianse tutte le sue lacrime, pianse sul petto della bestia che amava, pianse perché lo aveva capito troppo tardi, pianse perché era morta anche lei, pianse perché era viva.
Sentiva Serena che la chiamava, ma la ignorò. Non voleva muoversi. Non voleva abbandonarlo per l'ennesima volta.
Poi accadde qualcosa.
Iniziò a piovere luce, che circondò il corpo di Chuck, in un requiem di luce.
*************************************
Si trovava a Central Park. Le foglie variopinte frusciavano nel vento, danzavano nell'aria per adagiarsi nel laghetto delle papere, quelle a cui Blair dava da mangiare nei momenti di difficoltà, come se aiutare quelle creature, aiutasse pure lei.
Era a Central Park, in autunno, di fronte al laghetto delle papere. Lo scenario preferito di Blair.
Era tutto così tranquillo e così suo che si aspettava di vederla spuntare da dietro un albero da un momento all'altro.
Una folata di vento lo colpì, leggera come una carezza, e desiderò una sciarpa, come quelle che metteva al liceo.
Non ebbe il tempo di finire di pensarlo che sentì un peso nella tasca del completo che indossava.
Una sciarpa.
La indossò e si sedette sulla panchina di fronte a lui, inspirando l'odore di pioggia, foglie e autunno.
“È passato tanto tempo, Chuck”. Si voltò, mentre tentava di mascherare la sorpresa di trovarla lì.
Ma perché si stupiva? Sicuramente tutto quello che vedeva era frutto del suo potere.
“Posso dire che non è un piacere, Diana Payne, o ti offendi?”.
La fata era uguale all'ultima volta in cui l'aveva vista.
Il viso bello, i capelli castani che le ricadevano sulle spalle, la carnagione scura, messa in risalto dal vestito bianco.
“Potrei, ma a che serve, ormai?” disse sorridendo.
Già, era morto. E quindi quello era... qualsiasi cosa ci sia dopo la morte.
Ma cosa ci faceva lì, Diana?
Glielo chiese.
“Oh, Charles. Non è ovvio? Sei riuscito a spezzare la maledizione. Ora ami.”
Chuck non capiva. Sì, amava Blair, l'amava con tutto il suo cuore. Ma non era amato.
“Forse l'età ti gioca qualche brutto tiro. Non ti ricordi la maledizione che tu stessa hai lanciato? Inoltre, non so se l'hai notato, ma sono morto”.
La fata rise, frivola, come se il ragazzo fosse un bambino che gioca e fa smorfie e che lei trovava estremamente buffo.
“Charles, salti sempre a conclusioni affrettate. Se tu fossi morto, io non sarei qui, a parlarti, ti pare? E, certo che mi ricordo l'incantesimo. E puoi star certo che anche l'altra metà della maledizione è stata compiuta. Ami e sei amato, Chuck Bass.”
Stavolta fu Chuck a ridere, e di gusto, per giunta.
“Questa mi è nuova. E da quando io sarei amato? Sono un mostro senza cuore, un uomo odioso. Sono Chuck Bass. E a nessuno importa”.
“Be', a qualcuno importa, invece. Credimi, Charles, quando ti dico che Blair Waldorf ti ama, come tu ami lei. Ma basta chiacchiere. Non ti pare giunto il momento di tornare?”
Di fronte agli occhi di Chuck, il parco stava scomparendo, foglia dopo foglia. Si voltò di nuovo verso Diana, ma lei se ne stava andando, immergendosi nelle acque del lago.
“Diana!” chiamò: aveva tante domande, tanti dubbi, ma scoprì che non gli importava più.
Non gli interessava vendicarsi, non gli interessava sapere. Tutto ciò che voleva era sentire di nuovo intorno a sé le braccia di Blair.
La donna si voltò verso di lui, l'acqua che giocava col suo vestito.
“È stato un piacere rivederti, fata”.
E poi iniziò a piovere luce, luce che lo avvolse e lo portò lontano da quel parco, verso un tetto, degli oggetti, una donna e una nuova vita.
************************************
Il corpo della bestia scivolò da sotto il petto di Blair, sollevandosi in aria, luminoso.
Gli occhi di Blair cercarono di vedere oltre quella luce, non voleva che glielo portassero via di nuovo.
Vide una zampa rimpicciolire, fino a diventare una mano e una zampa tornare ad essere un piede.
Vide il viso della bestia trasformarsi in quello di Chuck, del Chuck che amava e che stava piangendo.
Non ci voleva credere. Cosa stava succedendo? Chuck era morto, aveva sentito il suo cuore smettere di battere, il respiro abbandonare il suo corpo.
Perché si stava trasformando? Era una beffa della fata?
Il corpo di Chuck tornò a terra, sotto gli occhi attoniti di tutti. Blair stava per mettersi a piangere ancora -avrebbe avuto poi il tempo di essere forte- quando un movimento catturò il suo sguardo.
Un debole battito di ciglia.
Quel movimento fu seguito da un altro.
E Blair si trovò di fronte a Chuck, vivo e vegeto.
“Blair” sussurrò. Fu come un richiamo, le braccia di Blair si trovarono intorno al collo di Chuck, la testa sul suo petto, sul suo cuore, che batteva frenetico.
Lo sentì abbracciarla, come per trattenerla lì, come per non abbandonarla.
“Sei vivo” e le lacrime che scendevano sul suo viso erano lacrime di felicità, di gioia e amore.
“Sono vivo e non ti lascerò mai più. Sono vivo e ti amo, Blair Waldorf.”
“Ti amo anche io, Chuck. Ti amo, dannato Basstardo egocentrico ed egoista. Ti amo e non riuscirai a fare niente per farmi smettere di amarti.”
Lo strinse a sé con ancora più forza e le loro labbra si incontrarono.
Fu un bacio dolce, innamorato e felice.
Fu un bacio illuminato dai fuochi di artificio: le luci che prima piovevano, ora salivano verso il cielo ed esplodevano in fiori di luce che avvolgevano nella loro ricaduta gli oggetti incantati.
Il corpo di candelabro di Nate si allungò, cambiò, si trasformò, e davanti agli occhi di tutti apparve il biondo ragazzo dagli occhi azzurri e il sorriso perfetto.
Chuck si staccò da Blair per abbracciare l'amico.
“Nathaniel!”
“Ehi, amico, è bello vederti negli occhi!”
Fu poi il turno di Dan e Dorota e di tutti gli oggetti incantati. Tutti quanti tornarono al loro aspetto originale, tutti quanti erano di nuovo umani.
“Nate!”
Serena vedeva davanti a sé il ragazzo che amava, che aveva creduto morto e che aveva continuato ad amare, nonostante fosse un candelabro. Serena lo vedeva e si aprì in un sorriso talmente felice che tutti si fermarono a guardarla, come incantati.
“Serena!” Nate corse verso di lei, malfermo nel corpo che aveva perduto per anni, e quando la raggiunse tutto ciò che fece fu prenderle le mani e guardarla negli occhi.
Intrecciò le dita con le sue e quando si fu saziato della visione del suo viso la attirò a sé, in un bacio che aveva il sapore di un ritorno a casa.
“Tutto questo miele mi sta facendo venire la carie. La prossima volta che mi ritroverò di fronte a tutto questo zucchero, devo ricordami di portarmi dietro l'insulina”.
Blair si voltò, la vita stretta nel dolce abbraccio di Chuck.
“Jack Bass? Non so se essere sorpresa o disgustata. Che ci fai qui?”
Jack le rivolse un sorriso smagliante.
“Oh Blair, dovresti ringraziarmici e basta, dato che è grazie a me e alla cara Georgina che il tuo amoruccio, nonché mio nipote, è vivo e gli scagnozzi del Piccolo Principe non sono arrivati prima del tempo. A proposito, dov'è la Corona di Monaco?”
La gioia di aver ritrovato Chuck aveva rimosso per un po' il pensiero di Louis dalla testa di Blair.
D'improvviso si sentì una persona crudele, lei festeggiava mentre l'uomo che stava per sposare era morto. Dio, se era meschina.
“È precipitato. Di sicuro non è sopravvissuto alla caduta” disse in un respiro, come se dirlo più in fretta lo rendesse meno doloroso.
Sentì l'abbraccio di Chuck farsi più forte, come per cercare di tenerla insieme se si fosse sbriciolata, ma Blair non ne aveva bisogno. Era forte con Chuck ed era forte per Chuck.
“Ehi, nipote! Pronto per dividere l'impero?”. Jack si avvicinò al nipote, dandogli una pacca sulla spalla e ignorando Blair che in mezzo ai due Bass.
Chuck sorrise: “ Pare che te lo deva. Parleremo più tardi delle percentuali e di tutto il resto. Ora come ora, voglio solo riposare.”
“Sì, direi che ce lo siamo meritato” sussurrò Blair.
“Torniamo a casa, Waldorf” mormorò perché lo sentisse solo lei.
“Non vedo l'ora Bass”.



Angolo Autrici.
E siamo arrivate fin qui. Siamo al penultimo capitolo. La storia in sé è finita, manca solo l'epilogo. Che dire, questo capitolo (Marty) è stato davvero un parto. La parte finale è stata davvero difficile da scrivere, non sapevo proprio come farlo finire questo capitolo. Ma il risultato finale mi sembra quanto meno accettabile. Indovinate qual'è stata la parte più facile da scrivere? Dai, so che indovinerete. Credo che l'odio che provavo per quel personaggio si sia capito XD Che altro dire, i ringraziamenti lacrimosi li lasciamo al prossimo capitolo perché non siamo emotivamente pronte a farli . Come sempre, grazie mille a voi che recensite: Novalis e XoxoGossipGirl00. Che ne dite di un bel gelato? Scegliete voi il gusto ;) Alla prossima! xoxo, Marty e Fede.

..
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Angolo Cast.
B- Credevate davvero che non ci saremmo stati?
L- Sono morto! Non sci posso credere!
C- Muhahahahah. Ride bene chi ride ultimo u.u
N- SONO UMANO!!!! YEEEEEHHHH!!!!
S- Non sai quanto sono felice, amore mio *piange dalla gioia.*
Vissia *Ma per l'ultimo capitolo mi fate il favore di azzeccarlo?*- Dai, alla fine sapevamo che sarebbe andata a finire così u.u
G- Non esserne così sicura. Quelle due sono un po' instabili.
M- EHI!
Do- La signorina Sparks non voleva dire quello, signorine!
Jack- Oh, è esattamente quello che intendeva.
J- Non iniziate a litigare ora. Ormai siamo alla fine...
D- Non lo dire, sorellina! C'è il rischio che mi metta a piangere!
Mon- Non è possibile... Avrei capito Anastasia, ma tu...
A- Io sono una bambina forte e non piango u.u
F- Dai chiudiamo qui, gente! Per l'ultima volta...
Tutti- AL PROSSIMO CAPITOLO!

  
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