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Autore: LianaGrindcore    24/04/2014    2 recensioni
Il destino ha sempre deciso per la piccola, ormai cresciuta, Angie. All’età di soli sei anni si ritrova a dover combattere contro i vampiri. Angie non è la sola, è una delle prescelte. Cosa succederà quando tutto prenderà una piega diversa da quella che aveva programmato? (FanFiction modificata da Le Cacciatrici e i Vampiri).
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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4. What is love?



Angie si mosse appena sotto le lenzuola intrecciando le gambe con quelle di Bill.
Il ragazzo sorrise stringendola un po’ più a lui. Non aveva dormito molto; Angie si era addormentata sul tardi, avevano passato intere ore a ridere e scherzare. Bill l’aveva presa per i fianchi facendole il solletico mentre lei rideva di gusto.
 
L’aveva amata in quel momento, finalmente la vedeva ridere ed era come se intorno a lei ci fosse un’aura bianca che voleva proteggerla. E se l’aura non sarebbe bastata allora l’avrebbe protetta anche lui. Sempre.
 
Aveva cambiato le lenzuola mentre Angie si era offerta di pulire il pavimento. –“Sono stata io a sanguinare sul tuo povero pavimento e quindi pulisco io.”- era finita così la discussione, con la risata di Bill che riempiva la stanza e il sorriso di Angie che la illuminava.
 
I capelli di Angie erano sparsi su tutto il cuscino. Bill le spostò l’unica ciocca che le copriva il viso e in quel momento lei aprì piano gli occhi. Alzò lo sguardo e si scontrò con quello di Bill, lo guardò un po’ confusa poi sorrise.
 
-“E’ ancora presto.”- sussurrò lui –“Puoi dormire ancora.”- sorrise affondando il viso nei suoi capelli.
Angie si strinse a lui –“Non ho più voglia di dormire.”- ammise lei accarezzandogli il braccio.
 
Le diede un bacio sulla testa –“Sei nervosa?”- domandò coprendola bene con il lenzuolo. Il tempo sembrava esser cambiato in un secondo; solo il giorno prima faceva un caldo pazzesco ed adesso si moriva dal freddo.
 
-“No.”- disse. Non era affatto nervosa. Il suo cuore batteva forte ma non era nervosa. –“Sono felice, allegra, eccitata.”- ammise dando un bacio sul petto di lui, attraverso la canotta nera.
Lo sguardo di Bill, che si era distratto per un momento, tornò subito a fissare lei. Non era nervosa, era felice, allegra e… eccitata.
 
Lei sollevò di nuovo lo sguardo. Il viso di Bill era contratto, le labbra corrucciate –“A cosa stai pensando?”- domandò curiosa. La fissò ancora per qualche secondo ed appena aprì bocca, per parlare, Angie lo femò –“Non… in quel senso.”-
 
Bill finalmente respirò –“Oh”- disse semplicemente.
Angie scoppiò a ridere, avvicinò il viso al suo e gli stampò un bacio sulla guancia. Bill si rilassò sotto il suo calore, socchiuse gli occhi incollando le labbra gelide alle sue. La ragazza sorrise sotto le sue labbra socchiudendo gli occhi con lui.
 
Non era più tempo di parlare e non c’era tempo per respingersi. Era semplicemente il tempo di amarsi.
 
Le piaceva che il fatto che lui fosse così grande, sentirsi piccola accanto a lui era molto confortante. Per la prima volta in vita sua si sentiva, non inferiore, ma innocente accanto a qualcuno. Bill era tutto ciò di cui aveva bisogno. Bill, per la prima volta in vita sua, la faceva sentire normale.
 
Quel bacio era così innocente, così semplice. Eppure mentre Bill la faceva sentire al sicuro, in pochi secondi, lei era riuscita a visitare l’intero paradiso.
 
-“Quante cose non sai.”- sussurrò interrompendo quel dolce bacio.
Angie riaprì gli occhi e lo guardò confusa, lui sospirò. Quante cose non sapevano l’uno dell’altra, quanti segreti sepolti per proteggersi a vicenda. –“Ci sono molte cose che tu non sai di me.”- confessò a bassa voce –“Bill, quante cose dovrei dirti. Troppe.”- gli stampò un bacio sulle labbra tirandogli appena il piercing al labbro –“Non importa adesso.”-
 
Il ragazzo sorrise appena leccandole il labbro superiore. Aveva ragione lei, in quel momento niente era importante se non loro. Se non il loro amore. –“Mi fidò di te.”- gli confidò Bill.
 
-“Mi fido di te.”- ripetè lei.


In quel momento non c’era più niente e nessuno. Era come se fossero in un universo parallelo, come se c’erano solo loro dentro quel letto e il mondo tagliato fuori. Erano fuori dalla realtà. Fuori dalla normalità, se in questo mondo potesse esistere qualcosa di normale.
 
-“Dovrei avere paura di te.”- affermò lei.
Bill si staccò di poco, quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. Non c’era paura, terrore, c’era semplicemente… amore. –“Perché?”- domandò confuso.
 
Angie sorrise –“Perché sei l’unica persona in grado di rendermi felice con un solo sorriso.”- confessò arrossendo appena. In quel momento Bill sorrise, non l’aveva mai vista arrossire. Le sue guancia erano colorate di un rosso intenso sul suo viso candido. –“Allora perché dovresti aver paura?”- chiese interessato.
 
-“Perché sono anche la persona più triste quando ti sento distante.”- ammise.
 
Le accarezzò il viso. Per qualche strano motivo non poteva sentire i suoi pensieri ma in quel momento non gli importava. Anche solo osservandola riusciva a capire a cosa pensava, cosa voleva.
 
Aveva trovato una piccola ragazza, troppo piccola per questo mondo enorme. Aveva trovato una ragazza persa in sé stessa, chiusa e impaurita. Angie non l’avrebbe mai ammesso ma lui lo sapeva. Ogni volta che l’accarezzava la sentiva fremere. Ogni volta che l’abbracciava riusciva a sentire i suoi muscoli rilassarsi.
 
Stava sempre a lerta. Era sempre pronta a farsi valere, sempre pronta a difendersi da sola.
 
Le accarezzò il collo con le labbra –“Ti prometto una cosa”- sussurrò –“Non mi sentirai mai distante. Mai.”- la morse piano ed immaginò di morderla con i canini. Di penetrare nella sua pelle e assaggiare finalmente quel dolce sangue che possedeva.
 
Tornò alla realtà quando Angie lo spinse via. Si sdraiò sul letto fissandola stranito mentre lei si sedette a cavalcioni su di lui –“Bill…”- disse –“Bill… Bill. Qual è il tuo cognome?”- domandò un po’ confusa.
 
Bill sorrise accarezzandole le gambe –“Kaulitz. Bill Kaulitz.”- disse.
 
-“Bill Kaulitz non fare promesse che non puoi mantenere.”- si abbassò di poco, quel tanto che bastava per far unire le labbra alle sue. Bill, senza staccare le mani dalle gambe di lei, le lecco le labbra per poi baciarla.
 
-“Te lo prometto, Angie.”- sussurrò salendo per accarezzarle la schiena.
Le sue dita toccarono qualcosa, qualcosa di strano dietro la schiena di lei. –“Cos’hai qui?”- domandò seguendo la linea con un dito. Un livido, forse una cicatrce. Di certo non era piccola.
 
Angie gli stacco la mano dalla schiena –“Niente di importante.”- disse semplicemente.
 
Bill la guardò ancora un po’ prima di decidere di lasciar perdere. Gliel’avrebbe raccontato quando sarebbe stata pronta, lui poteva aspettare.
 
Le strinse i fianchi tornando a baciarla, chiudendo i pensieri in un posto lontano. Le mani di lui vagavano dolcemente sulla schiena di lei, pian piano. Il cuore di lei mancava qualche battito mentre il suo corpo rabbrividiva ad ogni tocco.
 
Il ragazzo si staccò lentamente dalle labbra di lei. Iniziò a baciarla scendendo lentamente; le baciò prima il mento, poi il collo, dolcemente. Sorrise sentendola fremere.
 
Angie arrossì sotto quei baci leggeri dati da quelle labbra che, se potessero essere umane, sarebbero stati bollenti in completo contrasto con la temperatura del suo corpo. Ed invece erano fredde, continuavano a lottare con le labbra di Angie e col suo intero corpo caldo.
 
La ragazza poggiò le sue calde mani sul petto marmoreo di lui, accarezzandoglielo con la punta delle dita. Riusciva a sentire muscoli di lui contrarsi ad ogni suo tocco.
 
Bill si staccò leggermente dal suo collo e la guardò negli occhi; l’afferrò per i fianchi, tenendola ben stretta e ribaltò le posizioni. Si posò leggermente su di lei. Cercò le sue labbra che trovò già schiuse e la baciò trasmettendole tutto ciò che riusciva a provare per lei.
 
Angie, un po’ intimorita, portò le proprie mani sui jeans di lui e li slacciò senza staccarsi da quel bacio. Bill sorrise, aiutandola a sfilarseli dalle proprie gambe e subito dopo tornò a concentrarsi su di lei.
 
Sapeva di essere il primo anche se Angie non l’aveva detto, forse non avrebbe ammesso nemmeno questo. Ma Bill poteva sentirlo, il suo sangue era puro e lui avrebbe fatto in modo che lo restasse. Era il primo ragazzo a far l’amore con lei e non le avrebbe fatto del male.
 
Le labbra di Angie erano in contrasto con le sue guance, doveva essere arrossita mentre Bill si toglieva definitivamente i jeans. Afferrò un lenzuolo e coprì entrambi, cercando di farla sentire al sicuro. Le diede un piccolo bacio sulla fronte –“Stai bene?”- le sussurrò all’orecchio.
 
Annuì. Il ragazzo scese a ribaciarle il collo, insinuando le mani dentro il reggiseno di lei, massaggiandoglielo piano. Le leccò una vena del collo che continuava a pulsare e si beava dei sospiri di piacere di lei.
 
Angie portò una mano sulla testa di lui, intrecciando i capelli fra le proprie dita mentre lui le slacciò delicatamente il reggiseno e lo buttò poco lontano da lì.
 
Angie pensò a quanto lui fosse perfetto. Non poteva desiderare momento più bello e più perfetto di quello ma forse, anche solo pensarlo, sarebbe stato pleonastico, perché tutti in lui era fantastico, naturale.
 
Lo aveva conosciuto per caso, in una discoteca in cui non avrebbe messo più piede. Sin da allora aveva capito che lui era qualcosa di più che un semplice ragazzo.
 
E lo era, anche se lei non lo sapeva. Era un vampiro, il suo vampiro. E per quanto potesse essere assurdo, immorale e sbagliato questo amore, di certo, non c’era amore più perfetto di quello. Perfetto nella sua imperfezione, morale nella sua immoralità, assurdo nella sua naturalità.
 
Bill si bloccò e cercò i suoi occhi che non tardarono ad incrociarsi con i propri. Il ragazzo le accarezzò i capelli, le diede un piccolo bacio sulle labbra –“Sicura di star bene?”- chiese preoccupato.
 
Angie sorrise –“Tutto bene, davvero.”- lo rassicurò tornando a baciralo.
 
Si baciarono per un tempo indefinito ma ben presto si stancarono di quel piacevole e lento gioco fatto di sguardi, carezze e baci. Dentro di loro si accese qualcosa e lo sentirono, era qualcosa che diceva loro di continuare; un inspiegabile, dolce, fretta in cui Bill le tolse ciò che rimaneva dell’intimo di lei e dei propri.
 
-“Sei stupenda.”- le sussurrò con la voce rotta dall’eccitazione.
La baciò subito dopo con più passione che fece perdere completamente quel poco di lucidità che lei possedeva. Si fece abbandonare completamente a lui, alla sensazione dei suoi dolci baci, delle sue mani su di lei, del suo corpo freddo contro il suo e a quei gemiti mal celati di lui ogni qual volta sentiva le mani di lei.
 
Bill si staccò leggermente dalle sue labbra. Le accarezzò il collo poi, con un dito, iniziò a tracciare una linea invisibile scendendo sempre di più, fino ad arrivare alla sua intimità. La toccò piano, sentii la mano di Angie stringere di poco la presa sulla sua spalla e il suo viso si dipinse ancora una volta di rosso.
 
-“Tranquilla.”- le sussurrò all’orecchio.
La penetrò appena con un dito e sentii il suo respirò mentre si smozzò per l’eccitazione. Mosse il dito dentro di lei aggiungendone subito un altro, muovendoli piano assieme mentre la fissava come ammaliato. Era calda e, grazie a lei, riusciva a sentirla appieno.
 
Angie gemette e a quel suono Bill fremette. Bill tolse le dita da lei e si fissarono per un po’. Le allargò le gambe posizionandosi tra di esse. Prese le mani di lei, intrecciò le sua dita con le proprie e portò sulla sua testa.
 
La guardò negli occhi, come se volesse un consenso da lei, che non tardò ad arrivare. Piano, senza distogliere gli occhi da lei, la penetrò. Angie contrasse il viso, lui rimase immobile poggiando le labbra sulla spalla di lei.
 
I canini si allungarono per l’eccitazione, si maledii mentalmente cercando di controllarsi. Tornò a guardarla, cercando di nascondere i canini e le accarezzò il viso. Ispirò appena l’odore del suo sangue; adesso che si trovava fuori dal suo corpo sembrava essere ancora più dolce.
 
Poggiò la fronte sul cuscino, socchiuse appena le labbra e respirò il profumo dei capelli di lei. Angie gli accarezzò la schiena trasmettendogli tutto il calore che possedeva. Bill iniziò a spingersi piano e regolarmente in lei.
 
Si amarono, si amarono di un amore così intenso che non esistevano nemmeno comuni parole che potessero descriverlo. Si amarono come due anime dannate dallo stesso oscuro e opposto destino. Si amarono come solo due anime diverse, come loro, potessero fare. Si amarono consapevoli di nascondere il fatto di essere lui un vampiro, lei una cacciatrice che stavano uscendo fuori dai propri ranghi di rivalità eterna.
 
Ma in quel momento non importava, non interessava a lui e nemmeno a lei. Angie non ebbe paura, tantomeno sentii dolore. Non ebbe nessun dubbito sul fatto che lui fosse suo e di nessun’altra.


E quando Angie si lasciò andare graffiandogli la schiena, mentre sentiva uno strano bruciore sulla schiena, non ebbe dubbio sul fatto che lei fosse ormai sua. Per sempre.


 

 
 
Se ne stavano sdraiati sul letto, coperti dalle calde lenzuola blu. Janice teneva le testa poggiata sul suo petto mentre lui continuava ad accarezzarle i lunghi capelli castani con delle piccole ciocche rosse. Janice si voltò verso di lui –“Vorrei sentire il tuo cuore.”- sorrise al solo pensiero di quel cuore che, se potesse battere, batterebbe solo per lei.
 
Bill sorrise compiaciuto –“Batterebbe solo per te.”- disse dando ragione ai pensieri di lei.
Rise sedendosi a cavalcioni su di lui –“Smettila di ascoltare i miei pensieri.”- si abbassò premendo le labbra su quelle di lui.
 
Il ragazzo ricambiò il bacio –“Non posso. Adoro ascoltare i tuoi pensieri.”- l’afferò per i fianchi ribaltando le posizioni. Janice rise mentre Bill affondava i canini nel suo collo. Gemette appena accarezzandogli i capelli.
 
Il ragazzo si concentrò sul suo sangue iniziando a leccarle il collo e succhiando il sangue. Janice sospirò quando Bill si sistemò tra le sue gambe e si spinse dentro di lei. La ragazza gemettè –“Bill, abbiamo finito cinque minuti fa.”- sospirò.
 
Bill si staccò dal suo collo, si leccò le labbra –“Non ne avrò mai abbastanza.”- sorrise attaccandosi alle labbra di lei. La ragazza si mossè sotto di lui approfondendo il bacio e leccando il proprio sangue rimasto sulle labbra di lui.
 
Il ragazzo rise –“A volte sembri più vampiro tu che io.”- ammise leccandole il collo.
Affondò di nuovo i denti dentro di lei e diede una spinta col bacino, affondando più in profondità. Janice gli graffiò la schiena, i segni rossi guarirono in pochi secondi mentre Bill continuava a muoversi ancora dentro di lei.
 
Janice lo spinse sedendosi a cavalcioni su di lui –“Sono solo una strega. Una strega innamorata di un bellissimo vampiro.”- appena le mani di lui si poggiarono sui suoi fianchi lei iniziò a muoversi su di lui.
 
Bill si lecco le labbra aiutandola con i movimenti –“La mia strega.”- sussurrò spingendo il bacino violentamente verso l’alto. La ragazza gemettè buttando la testa all’indietro e in quel momento lui si fiondò sul suo collo affondando i canini per la terza volta.
 
-“Non ne hai mai abbastanza?”- chiese lei stringendo i capelli di lui tra le proprie dita.
 
Sapeva che quando Bill si eccitava era impossibile tenerlo lontano dal sangue, soprattutto se quel sangue era il suo. Quello della sua strega, quello della ragazza di cui era innamorato.
 
E lui sapeva che Janice non gli avrebbe mai vietato di bere il suo sangue. Era un patto, quello; da quando si erano scambiati il sangue, da quando lei aveva bevuto quello di lui e lui quello di lei, erano diventati una cosa sola.
 
Bill continuava a nutrirsi solo da lei e lei continuava ad offrirgli il proprio sangue, proprio come gli offriva tutto il resto.
 
Erano come due giovani innamorati che pensavano in grande. Pensavano ad un matrimonio, ad una vita normale il più possibile. Due secondi dopo invece pensavano di concquistare il mondo, di dominare i vampiri, gli esseri umani e tutte le streghe esistenti.
 
Janice aveva il potere assoluto; era una delle streghe più potenti mai esistite. Una strega che andò contro la sua razza solo per poter stare con un vampiro. Un vampiro a cui aveva insegnato tutto ciò che sapeva, aveva affidato a lui il suo potere.
 
Bill invece era uno dei più forti vampiri che potessero esistere. Si era preso cura di Janice e l’aveva protetta, sempre. Aveva insegnato a lei ad essere forte, le aveva insegnato a combattere, ad avere la forza dentro di sé.
 
Avevano un piano e l’avrebbero portato a termine ad ogni costo.
 
Bill alzò il bacino affondando violentamente dentro di lei. Janice urlò di puro piacere mentre il suo vampiro si lasciava andare dentro di lei. Avevano fatto sesso, l’amore, per la millesima volta. E l’avrebbero fatto ancora, ancora e ancora finché non si sarebbero stancati l’uno dell’altra.
 
E questo, ne avevano la certezza, non sarebbe mai successo.




 
Continuava a fissarla mentre dormiva, si limitava ad accarezzarle i capelli come per cullarla nel sonno.
Erano stati a letto insieme, avevano fatto l’amore e l’aveva amata più di qualunque altra ragazza fosse passata per il suo letto.
 
L’aveva amata più di quanto aveva amato Janice, l’amore per lei stava scomparendo pian piano Non riusciva nemmeno più a ricordare il suo volto, il colore della sua pelle o quello dei suoi occhi. Il volto di Janice era ormai lontano dalla sua memoria.
 
L’unica cosa che riusciva a ricordare era l’amore possessivo che provava per lei. Le volte che, solo per proteggerla, si era messo nei casini e ne era uscito in fin di vita. Riusciva a ricordare le notti passate assieme e quelle sveltine fatte di fretta, presi da una voglia improvvisa di possederla.
 
Riusciva a ricordare le spinte violente, lei che con la sua forza prendeva il comando della situazione e si muoveva con fin troppa voglia su di lui. Ricordava le proprie mani sul suo corpo e ricordava di non sentire niente.
 
Non sentiva il suo calore, non sentiva nient’altro che piacere dentro il proprio corpo. E basta. Era sola fottuto sesso. Perché lui non riusciva a sentire le sue mani sul proprio corpo, non provava brividi e non sentiva il suo corpo sotto il proprio.
 
L’amava, ricordava, ma l’aveva amata davvero?
 
Perché adesso con Angie gli sembrava tutto così diverso. Perché aveva posseduto Angie, vero, ma con dolcezza e attenzione. Si era preso cura di lei, affondava dentro di lei lentamente ma con spinte decise. Non c’era niente di violento in quello che avevano appena fatto, non c’era nemmeno l’odore di sesso.
 
C’era solo odore di Angie e nient’altro.
 
Aveva sentito Angie sotto di sé, aveva visto le sue smorfie di dolore e subito dopo di puro piacere. Si era preoccupato per lei, voleva farla star bene e non far star bene sé stesso. L’aveva accarezzata lentamente, aveva scacciato il suo imbarazzo e l’aveva amata davvero.
 
Aveva sentito il calore fuori e dentro di lei. Era riuscito davvero a sentire dei brividi lungo la schiena e poi… e poi Angie l’aveva graffiato, proprio come faceva Janice. C’era solo una piccola differenza.
 
I graffi di Janice non li sentiva e guarivano in pochi secondi. Quelli di Angie li aveva sentiti; aveva sentito le sue unghie conficcarsi nella sua carne e aveva sentito la schiena in fiamme. Era come se gli stesse staccando la carne dal corpo.
 
E quei graffi si trovavano ancora lì, sulla sua schiena a bruciare ancora. Angie non era umana e dalle sue mani emaneva un potere mai visto prima.
 
E non l’aveva morsa. Sentiva il bisogno del suo sangue, di quel sangue che lo stava facendo impazzire ma non l’aveva morsa. Si stavano solamente amando. Non stavano scopando e lei non era il suo pranzo come lo era Janice.
 
Accanto ad Angie riusciva a sentirsi completamente umano.
 

 
.
 


La guardava con gli occhi dell’amore. Ogni cosa che Angie faceva o diceva per lui era stupendo. A volte si incantava a fissarla mentre rideva, altre volte abbassava lo sguardo perché guardarla era già troppo. Non si sentiva abbastanza. Lui, quel mostro qual era, non si sentiva abbastanza per lei.
 
Ed Angie non aveva capito ciò che era successo. Sapeva di aver fatto sesso per la prima volta, di essersi lasciata andare con un ragazzo che conosceva appena. Ma tutto quello si poteva chiamare amore?
 
La ragazza se ne stava davanti alla tv saltando da una parte all’altra. Bill le aveva affidato la sua wii e, per quanto avesse potuto capire, Angie non sapeva nemmeno cos’era. Era un gioco di danza e forse non era proprio il forte di Angie.
 
Il ragazzo aveva cercato di spiegarle come fare ma Angie l’aveva guardato malissimo. –“Si fa a modo mio!”- esclamò tornando a saltare a destra e sinitra. Ne avesse azzeccat anche solo uno, di passo.
 
Bill scoppiò a ridere nel vedere la sua ragazza intenta a ballare, almeno ci stava provando. L’aveva davvero pensato? Angie era sua ormai. Le leggi dei vampiri dicono questo: se due esseri si scambiano il sangue allora saranno uno parte dell’altra.
 
Però Angie non lo sapeva, era come se avesse fatto tutto contro la sua volontà. Lei non si ricordava nemmeno di aver bevuto il sangue di Bill. Quindi come stavano le cose?
 
Bill pensava di sapere cos’era l’amore, dopo Janice. Pensava che avrebbe potuto scrivere mille temi, che avrebbe potuto spiegarlo nei minimi particolari. Pensava davvero di sapere cos’era l’amore, ma poi ha incontrato lei. Angie.
 
E non voleva innamorarsi di lei, ma era successo. E ancora di piùnon voleva che lei si innamorasse di un essere come lui. Non l’avrebbe consigliato a nessuno, di amarlo.
 
Ed Angie, che l’amore non sapeva nemmeno cos’era, pensava di esere un insieme  di difetti. Un insieme di difetti messi assieme a cui Bill aveva dato senso. Si sentiva come una frase senza verbo a cui lui aveva dato un significato.
 
Come il mare d’inverno in cui lui aveva portato il sole. Come le brioches vuote insapore, lui era il cioccolto che le rendeva deliziose.
 
Era come un sorriso finto  che per sorridere davvero aveva bisogno di una ragion. E lui era quella ragione.
 
E se questo non era amore che li teneva vicini allora qualcuno doveva spiegar lo che cos’era. Che cos’era l’amore. Se non era tutto questo allora non avevano capito niente.
 
E forse uno di loro qualcosa aveva capito davvero mentre Angie cercava di pensarci il meno possibile.
 
-“Sei stata bene?”- le chiese Bill, interrompendo il suo strano ballo e cingendole la vita.


Angie sorrise annuendo, si voltò e gli stampò un bacio sulle labbra –“Forse dovrei andare.”- sorrise ancora mentre lui la riempiva di baci. –“Ho costretto Pumba a stare dalle mie amiche, credo che mi ucciderà per questo.”- continuò cercando di staccarsi da lui.
 
Bill sorrise –“Ti perdonerà.”- sussurrò.
 
Angie sorrise. Il sorriso le svanì subito dopo quando i pensieri iniziarono ad arrivare nella sua testa. Si voltò dall’altra parte fissando il vuoto. Poi, soprendendo perfino sé stessa, sussurrò –“Io non so cos’è l’amore.”-


   
 
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