Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    25/04/2014    2 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kuniyaki si asciugò con la mano l'ennesima lacrima traditrice che gli era sfuggita quel giorno. Aveva cercato di non piangere, ci si era impegnato davvero. Non voleva far preoccupare sua madre, che continuava a tenergli un braccio attorno alle spalle, né mostrarsi debole davanti ai nonni, che per fortuna stavano bene ed erano lì con loro.
Aveva otto anni, ormai, ed era troppo grande per essere spaventato.
Ma il suo piccolo segreto per essere coraggioso, l'immagine a cui si era sempre aggrappato quando aveva paura, ormai non funzionava più. Pensare allo zio Seiji, ai suoi modi sempre calmi ed imperturbabili, alle sue parole sagge che lo avevano sempre indirizzato e spronato... fino a quei giorni era stato sufficiente per fargli alzare la testa e farlo sentire sicuro.
Ma adesso era cambiata ogni cosa. Era stato convinto che li avrebbe protetti e liberati, che fosse così forte e coraggioso da poter fare ogni cosa. E invece aveva lasciato che portassero via i nonni.
Non aveva combattuto contro quegli uomini, e anzi... li aveva aiutati a catturare Touma, che era un amico di famiglia da prima che lui nascesse. Che andava a trovarli a Sendai e gli raccontava tutte quelle storie interessanti. Aveva sempre pensato che Seiji tenesse molto a lui, e invece aveva detto davanti a tutti che non gli importava, e poi gli aveva fatto del male.
Dunque lo zio non era quello che sembrava. Gli aveva sempre insegnato ad essere forte e leale, ma era stata tutta una menzogna. Kuniyaki ripensò con un brivido al momento in cui lo aveva visto contorcersi e svenire, quella strana luce verde che splendeva sulla sua fronte e che lo faceva sembrare un demone.
Aveva provato a parlarne con sua madre, ma Satsuki aveva continuato a difenderlo. Aveva detto che lo zio non aveva avuto scelta, che aveva sempre continuato a proteggerli... ma lui non riusciva più a crederci. Sua madre era cieca, forse. Ma lui ormai sapeva che non avrebbe potuto più fidarsi di suo zio come faceva prima.

 

Ryo si mosse appena, strizzò gli occhi e si girò su un fianco per cercare di sfuggire ad una lama di luce che penetrava dalle finestre a nastro e puntava dritta sul suo viso. Lentamente si svegliò, mettendo a fuoco quello che aveva attorno.
Dentro al capannone la luce era poca: la maggior parte delle finestre era stata schermata con pezzi di scatoloni di cartone e buste di plastica fissate alla buona con larghi pezzi di nastro da pacchi, ma l'inclinazione dei pochi raggi che riuscivano ad entrare gli fece pensare che fossero almeno lo nove della mattina.
La sera prima, dopo che Omezo e il suo scagnozzo se ne erano andati, lui, Touma e Seiji avevano cercato di riordinare li idee su cosa stesse succedendo, ma non erano riusciti a scambiarsi più di poche parole prima di sprofondare nel sonno.
Ryo era sicuro che non fosse stata solo stanchezza: aveva la sensazione di essere stato come trascinato sott'acqua e di aver dormito sul fondo silenzioso di un lago.
Di fronte a lui c'era Touma, ancora addormentato. Seiji era poco più in là, e dava loro la schiena.
Ryo osservò con attenzione il viso del suo nakama, perché – nonostante la poca luce – era certo che ci fosse qualcosa di diverso.
Sobbalzò, quando si rese conto di cosa fosse cambiato.
“Touma! Touma, svegliati!”
Lo vide stringere gli occhi, poi riemergere pian piano dal sonno e guardarlo.
Al contrario del suo, il viso di Ryo era in piena luce, così Touma non impiegò molto a rendersi conto di come fosse cambiato. E lo sguardo gli disse a chiare lettere come il suo nakama stesse oservando, di riflesso, lo stesso cambiamento su di lui.
Si girò sulla schiena, e chiamò Seiji. Lo vide girarsi con fatica verso di loro: metà del viso era coperta da un livido scuro e gonfio, ma l'altra metà era esattamente come gli altri due si aspettavano che fosse: era quella di un uomo di quarant'anni.

 

Nishimura osservò la foto di Sanada che gli stava porgendo il vice ispettore Fujita. Si vedeva che era di qualche anno più grande del ragazzino che aveva appena osservato nello schermo del pc, ma non dimostrava certo l'età riportata nella sua scheda.
Questo lui lo sapeva già, l'aveva notato subito, e l'aveva collegato immediatamente all'aspetto innaturalmente giovane di Mouri e Rei fan. E dato che il loro viso l'aveva potuto osservare di persona, aveva scartato subito l'eventualità che quella fosse una foto vecchia. Era praticamente sicuro che Ryo Sanada, e anche gli altri due ragazzi scomparsi, avessero tuttora quell'aspetto.
Si chiese se parlare a Fujita di questa storia assurda dell'età apparente, ma era una cosa troppo strana e troppo poco quantificabile. E come avrebbe fatto a spiegarle che nel frattempo li aveva visti invecchiare nel giro di poche ore? Non aveva voglia di passare per pazzo nel bel mezzo di un indagine, così decise di sorvolare.
Nel frattempo la donna aveva cominciato a fare ricerche in rete.
“Certo che questi cinque sono le persone più riservate o meno tecnologiche dell'universo, eh? Non li trovo su nessun social network, non sono iscritti in nessuna associazione, non c'è nulla di nulla on line! Hashiba è nominato nel sito del dipartimento universitario in cui lavora, degli altri non c'è traccia!”
“Già, l'avevo notato. Questa foto me l'hanno mandata i colleghi di Yamanashi: ne hanno trovate diverse quando sono andati a casa di Sanada per verificare la storia di Mouri.”
Omise di riferire come tutte le foto – a detta del poliziotto con cui aveva parlato – ritraessero Ryo con il medesimo aspetto, come se fossero state scattate nello stesso periodo. Nessuna successiva ai vent'anni, aveva detto l'agente.

 

Per qualche istante erano rimasti tutti e tre in silenzio, senza riuscire a tradurre a parole quello che vedevano. Poi Seiji aveva sospirato, girandosi sulla schiena.
“Immagino di aver cambiato aspetto come voi, giusto?”
“Per la metà di faccia visibile, sì.” Polemizzò Touma, che ancora non riusciva a digerire quello che era successo. Seiji lo ignorò.
“Sembrerebbe che le yoroi abbiano smesso di modificare il nostro aspetto. - Ryo era corrucciato. - E non riusciamo a richiamarle. Touma, credi che siano scomparse?”
“No, non penso. Ieri ho notato che le nostre temperature erano alterate. Tu eri chiaramente molto caldo, mentre io credo di essere stato piuttosto freddo.”
Seiji annuì a conferma.
“Ti ho sfiorato le mani: erano gelide.”
“E questo era sicuramente effetto delle yoroi, non è la prima volta che reagiscono così.”
Ryo mosse appena il capo, ripensando a cosa era successo più di dieci anni prima.*
Touma continuò. “Credo che ci sia qualcosa che si interpone tra noi e le armature. Sicuramente è collegato al demone che è apparso ieri sera.”
“Abbiamo affrontato molti tipi di Youia, e le armature non si sono mai comportate così. Nemmeno Arago era riuscito a scindere il legame che ci unisce a loro.”
“Lo so. Ma Arago era collegato alle nostre yoroi in maniera diretta, inoltre non nasceva da un elemento naturale come Izumi, per quel che ne sappiamo. C'è qualcosa di diverso, anche se non so ancora cosa sia. Inoltre devi considerare che tutto questo è iniziato quando si sono attivate senza che noi facessimo nulla, ieri mattina. Io credo che lo abbiano fatto per salvare Shu, anche se non so come.”
Si voltò verso Seiji per chiedere il suo parere, e lo vide riflettere.
“Sì, la sensazione non è stata molto diversa da quando cerco di canalizzare kourin per guarire le ferite. Anche se ieri è stato molto più violento, e non ero in grado di controllarlo.”
Ryo sospirò, guardando a terra. “Vorrei poter sapere come sta Shu.”
“Sono convinto che stia bene.” Seiji sembrava sicuro, ma Ryo cercò anche lo sguardo di Touma.
“Sì. Anche se questi bastardi sono convinti di averlo ucciso, io credo che non sia così. Lo avremmo sentito. Non siamo legati solamente dalle armature.”
“Lo spero proprio. Non riesco ad entrare in contatto né con lui né con Shin.”
“Se ci pensi, però, questa cosa dura da quando siete stati rapiti.”
“In che senso?”
“In genere riusciamo sempre ad individuare la posizione gli uni degli altri. Ci siamo ritrovati persino da un continente all'altro**! Eppure stavolta ho dovuto seguire quei due ragazzetti per arrivare fino a qui. E quando è successo, le yoroi erano attive.”
“Forse... - Seiji si guardava attorno, come a cercare conferma di quello a cui aveva pensato. - Forse c'è qualcosa, in questo luogo, che indebolisce il potere delle nostre armature.”
“Può darsi. E quello che è successo ieri deve aver dato loro il colpo di grazia.”

 

Omezo aprì gli occhi: era steso a pancia in sotto sulle coperte aggrovigliate di un letto che non era il suo. La testa gli faceva un male cane, e gli occhi gli bruciavano. Cercò di riordinare le idee, perché in quel momento non riusciva nemmeno a ricordare dove fosse.
Poi vide spuntare dalle lenzuola la testa tinta di rosa acceso della puttana che aveva rimorchiato la sera prima, e si ricordò. Era uscito dal capannone in preda alla rabbia. Aveva liquidato Dayu, intimandogli di ripresentarsi il giorno dopo.
Poi aveva girato tre o quattro bar, finchè la sbronza non gli aveva fatto sbollire la rabbia, lasciando che venisse fuori lo strato successivo, ovvero la paura. E allora si era arrovellato – per quanto potessero permettergli le sue sinapsi annegate nell'alcool – per decidere cosa doveva fare. E così facendo gli era venuta la sbornia triste, ed era finito nella zona a luci rosse, dove si era fatto accalappiare dalla tipa in rosa.
E adesso era mattina inoltrata, gli scoppiava il cervello ed era ora di finirla con questa crisi di panico e cercare di salvarsi in qualche modo il culo, se ancora era possibile.
Si alzò, recuperò i vestiti ed uscì.
Aveva bisogno di un'aspirina, ma prima doveva fare una cosa: estrasse il cellulare e compose un numero.
“Kimura! Ti avevo detto che ti avrei avvertito, se quei due riaccendevano i telefoni. Non mi hai sentito, quindi significa che non l'hanno fatto.”
“Cerca di non fare troppo lo stronzo, ok? Non si tratta di questo, devi entrare in un computer e cercare un nome.”
“Questo è un extra rispetto ai soldi che mi hai dato, sappilo.”
“Comincia col renderti utile. Quel coglione di Iwao ha sparato ad uno dei due tipi che devi rintracciare, e voglio sapere se è morto. Devi guardare nel computer dell'obitorio se c'è il suo nome.”
“Sei scemo, per caso? Quel tipo di cadaveri va al laboratorio del medico legale! E il loro database è una sezione di quello della polizia, tu sei matto se pensi che cercherò di entrare lì dentro. C'è un motivo se non mi hanno ancora mai preso!”
“Il motivo è che sei un cagasotto. - Omezo si fermò a riflettere un attimo. - D'accordo, non ho tempo per discutere con te. Sei in grado di entrare in quello degli ospedali? Magari è ancora vivo.”
“Questo si può fare. Ci metto le mani e ti faccio sapere.”
E buttò giù senza aspettare che Omezo rispondesse.


Shu spostò sul comodino il vassoio che aveva contenuto il suo pranzo. Aveva ritrovato il suo solito appetito, ed era un ottimo segno. Osservò Shin, che si era addormentato nel letto di fianco al suo, subito dopo aver mangiato qualcosa. Anche se cercava di non farlo notare, era ancora debilitato e Shu se n'era accorto subito. Lui, in compenso, cominciava a sentirsi molto meglio. Ancora poco, e avrebbero potuto andarsene da lì, e cercare finalmente gli altri. Sperando che, al prossimo tentativo di richiamarle, le armature sarebbero riapparse.
Era immerso in queste riflessioni, quando sentì la porta aprirsi alle sue spalle, e pensò che fosse arrivata l'ora delle medicine.
Stava per lamentarsi di come non gli dessero tregua, quando vide che non si trattava di un'infermiera: erano entrati tre uomini dall'aspetto decisamente poco rassicurante. Due non li aveva mai visti, ma il terzo era senza dubbio uno dei due ragazzi che aveva inseguito fuori dal bar e che gli avevano sparato.
Istintivamente si voltò verso Shin, che dormiva ancora.
“Non ti preoccupare del tuo amico. - L'uomo che era al centro era in vena di fare dell'ironia, anche se appariva nervoso. - Penseremo anche a lui.”

 

*Ryo sta ripensando all'episodio narrato nella mia fic “Rekka ardente”.
**Touma si riferisce alla scena dell'OAV “Kikotei Densetsu”, in cui l'armatura trasporta Shin direttamente in Africa, dove sono prigionieri i suoi nakama.

  
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