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Autore: bj_dream17    26/04/2014    7 recensioni
Al Dipartimento emerge finalmente la verità: tutti loro hanno vissuto in un esperimento ignari di ogni cosa, persino del suo scopo. Pur essendo una GP, Tris non può accettare tutto questo e sarà lei ad entrare nel Laboratorio Armamenti per diffondere il siero della memoria. Quattro intanto è tornato in città per evitare lo scatenarsi della guerra insieme a Peter e Christina, tutto sembra andare per il meglio, ma quello che lo aspetta al suo ritorno non è quello che sperava. Tris è stata colpita e lotta tra la vita e la morte.
Non sempre nella realtà esiste il lieto fine, le persone a noi care muoiono lasciando in noi il vuoto della loro assenza, ma qui ho voluto dare a Tobias e Beatrice la loro seconda opportunità. Come sarebbe stato se Tris fosse sopravvissuta dopo aver diffuso il siero della memoria?
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a Miss Black


CAPITOLO

CINQUANTAQUATTRO

TOBIAS
LO SCONTRO FISICO è sempre stato l’unico modo che conoscevo per sfogare le mie emozioni, per questo devo ringraziare la mia seconda casa negli intrepidi. Fin da prima della mia Cerimonia della Scelta, cercavo nella corsa la mia valvola di sfogo dall’oppressione di mio padre. Da quella sono passato agli scontri nell’arena degli intrepidi, ma questa volta è diverso dal combattere ad armi pari nell’arena, quello che prima facevo seguendo tecnica e pensiero ora lo faccio accecato dai miei stessi sentimenti.
L’odio per Caleb è troppo forte per impedirmi di alzarmi dalla sedia e raggiungerlo, non penso ad altro se non che lui è il responsabile di tutto questo. Non penso al dopo, forse perché non vedo un domani nell’immediato senza di lei e questo solo per colpa sua.
Tutti nella sala si sono alzati dai loro posti, sento Evelyn urlare di fermarmi e le voci degli altri sovrapporsi alla sua, ma è tutto così lontano da me in quel momento.
Anche le parole di Caleb mi arrivano ovattate, parole che mi parlano di Tris e che alimentano sempre più la mia furia verso di lui. Lo odio e questo mi impedisce di fare qualsiasi altra cosa diversa dal continuare a colpirlo a calci, vedo il suo corpo steso a terra inerme e nemmeno allora riesco a fermarmi. A malapena mi accorgo che il suo petto ha smesso di alzarsi e abbassarsi, tutto intorno a me è vuoto, tutta la mia concentrazione è solo per quel grido sordo che dentro di me mi incita a continuare.
 
* * *
Mi risveglio che il sole sta lasciando una scia arancione all’orizzonte, sono intontito e la mia vista è sfuocata tanto da non farmi riconoscere dove sono.
Sbatto più volte le palpebre e lentamente comincio a percepire i dettagli di quella stanza, così simile a quella di Tris che per un attimo il cuore manca un battito. Gli ultimi ricordi sono della riunione e dello scontro con Caleb, era pieno giorno, questo significa che l’ho lasciata sola per troppo tempo. Cerco di mettermi seduto sul letto e un forte dolore mi colpisce alla testa, appoggio i gomiti sulle gambe e mi stringo la testa tra le mani cercando di fermare l’incessante martello che preme contro le mie tempie.
«Finalmente ti sei svegliato»
La voce di Evelyn mi arriva come una lama, sento i suoi passi avvicinarsi e mi costringo ad alzare la testa per guardarla.
«Da quanto tempo sono qui? Che mi è successo?» avrei altre domande da farle, ma il dolore è troppo forte per sopportare il peso anche di quelle.
La sua mano sulla mia spalla, delicata e decisa allo stesso tempo, mi fa stendere di nuovo e obbediente la seguo mentre lentamente il dolore comincia a diminuire.
«Quasi due giorni Tobias, siamo stati costretti a iniettarti il siero immobilizzante. Caleb è morto.»
Due giorni è tutto quello a cui riesco a pensare, sono fermo in quel letto da due giorni e lei è rimasta sola per tutto questo tempo. La notizia della morte di Caleb non mi tocca, per me era già morto nel momento esatto in cui misi piede al Dipartimento, nel momento in cui realizzai che ero dannatamente vicino a perdere Tris e ancora lo sono.
«Dimmi di lei» sposto lo sguardo su Evelyn e fisso i suoi occhi «come sta Tris?»
La vedo alzare un sopracciglio e guardarmi sorpresa.
«Hai ucciso suo fratello Tobias, anche se si risvegliasse non ti perdonerebbe mai di averlo fatto. Ha rischiato la sua vita per lui e tu hai reso vano tutto quanto.»
Non riesco a risponderle, quel pensiero non mi aveva minimamente sfiorato, per me la morte di Caleb era come renderla libera di scegliere la vita, ma Tris avrebbe sempre rischiato la vita per qualcuno.
Mi fa sentire meglio che non metterà più la sua vita prima di quella di Caleb? No, non mi sento sollevato perché ora so che potrebbe farlo per Christina, Cara o anche Matthew.
Improvvisamente sento ogni certezza abbandonarmi, la morte di Caleb non mi sembra più la soluzione a tutto, niente è cambiato intorno a me dopo. Tris non è qui a tenermi la mano, io non mi sento appagato e soddisfatto come immaginavo, la sua è stata una morte vuota capace solo di aprire in me una ferita che forse non riuscirò mai a rimarginare senza la mia Tris.
«Lasciami solo»
Giro il viso sulla parete opposta per non guardarla e sento il silenzio farsi pesante intorno a noi, solo il rumore della sedia che si sposta e della porta che si apre segna la sua uscita dalla stanza. Mi sento sprofondare in una spirale di emozioni contrastanti e continuo a girare sempre più veloce mentre davanti ai miei occhi si forma l’immagine del suo viso.
So che lei può perdonarmi per quello che ho fatto.
So che può, deve.
 
* * *
 
Sono al centesimo piano dell’Hancock, davanti a me si estende la città e la fune della zip-line che sembra sospesa nel vuoto. Il rigido ha paura sento la voce di Eric alle mie spalle, sovrastata dalle risate degli altri. Il mio nome è Quattro, chiamami rigido un’altra volta e io e te avremo un problema. Le mie parole si disperdono nell’aria fredda della sera, vedo Eric alzare gli occhi e le spalle in segno di indifferenza e un sorriso beffardo si disegna sulle sue labbra. Non fui il primo a saltare il giorno dell’iniziazione, ma fui comunque la notizia del giorno dopo aver attraversato il mio scenario della paura. Avevo saltato per ultimo e sempre per ultimo avevo affrontato le mie paure, ma Amar mi aveva dato la forza per entrare negli intrepidi e questo mi sarebbe bastato.
Avevo fatto una promessa a me stesso, non sarei mai più stato ultimo, ma l’avrei infranta volentieri quella sera. Una mano forte mi attirò a sé avvicinandomi all’imbracatura, alzai gli occhi e riconobbi Zeke.
«Forza Four!»
La voce di Zeke rimbalza nella mia testa mentre sento tirarmi sempre di più verso il vuoto.
«Avanti Four, non c’è tempo!»
L’immagine della zip-line comincia a vacillare e la voce di Zeke si fa sempre più nitida, non capisco la sua urgenza, ho promesso che lo farò.
«Four svegliati!!!»
Il suo urlo mi scuote e il sogno svanisce davanti ai miei occhi. Non mi ero accorto di essermi addormentato, sembrava tutto così reale. Mi guardo intorno e riconosco la stanza dove ho passato gli ultimi due giorni, sposto il viso di lato e vedo Zeke in piedi accanto al letto. La sua aria accigliata mi ricorda il tono preoccupato nella sua voce, veloce mi siedo sul letto e lo guardo interrogativo.
«Che sta succedendo Zeke?»
Il mio occhio registra un movimento all’angolo destro, mi giro di scatto e vedo Amar sulla soglia della stanza.
«Vi volete muovere? Ti ho mandato a chiamarlo non a fare conversazione»
Ancora mi stupisco di come Amar possa essere affabile un attimo prima e severo quello dopo, a volte è entrambe le cose come ora che incontra i miei occhi e un piccolo sorriso si fa largo sulle sue labbra.
«Andiamo Four, ha bisogno di te»
   
 
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