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Autore: lupacchiotta blu    27/04/2014    2 recensioni
Valentina è una ragazza come ce ne sono tante: i suoi genitori la amano, ha un cane fedelissimo, un migliore amico-fratello, è determinata, intelligente,pratica uno sport che ama... ma che cosa succederebbe se il suo mondo cambiasse, se venisse invaso dagli zombie? E se la sua famiglia non volesse seguirla? Cosa farebbe lei? Scapperebbe impaurita o farebbe l'eroina della situazione? Questo è un mistero, ma ha dalla sua parte un'arma formidabile: è un po' paranoica, e non si può prenderla alla sprovvista.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 marzo 2014  notte fonda


Mannaggia. Militari.
No, devo vederci male per forza. Guardo gli altri: mi accorgo che fissano la scena imbambolati e hanno la bocca aperta dallo stupore. Ok, ci ho visto bene.
Cosa ci fanno qui?
Parlottano ancora un po’ tra loro e se ne tornano nel fitto bosco da cui sono venuti.
I tre montanari, invece, stappano una bottiglia e si mettono a berla sulla strada del ritorno. Per non farci vedere, ci spostiamo di qualche metro dietro a uno spuntone di roccia, aspettando che si allontanino un bel po’.
Quando siamo sicuri di non poter essere sentiti, cominciamo a discuterne.
< Ditemi che non li avete visti, vi prego, ditemi che i militari me li sono immaginati! > Dice Francesca.
< No, li ho visti bene anche io > afferma Giuseppe.
< E pure io > fa Davide.
< Idem > concludo.
< Sentite > ricomincia Francesca < Secondo voi cosa ci fanno qui? Intendo, come mai nessuno ne è a conoscenza? Perché vogliono il nostro cibo? >.
All’improvviso mi si accende una lampadina:
< Vi ricordate l’elicottero che abbiamo visto venendo verso la montagna? Era dei soldati! Sono sicura che hanno una base ben nascosta sulla montagna e hanno finito il cibo, per questo corrompono alcuni montanari per avere il nostro! >.
Giuseppe ci pensa su ed è d’accordo con me:
< Adesso che ci penso, credo che la situazione sia più grave di quanto pensi: ricordi che il sindaco ha proibito la caccia su questo lato della montagna con scuse assurde? >.
< Sì, certo >.
< Ecco, io penso che lui sappia dei militari e credo che li stia aiutando a nascondersi. Lui permette loro di prendere del cibo in cambio di stronzate per i ‘trafficanti’ e qualcosa di importante per lui. Sapete tutti quanto è avido >.
< Ma cosa vuole per sé? > chiede Davide < E’ già il sindaco di Oasi, il che lo rende una specie di re della montagna. E perché non vuole che i cittadini sappiano delle forze armate? >.
< Non lo so > replica Giuseppe < ma la faccenda non mi piace nemmeno un po’. Non parliamone con nessuno tranne che con Mosè, di lui ci si può fidare >.
Mi viene un’idea:
< Sentite, io e Mosè domani dobbiamo andare a caccia. Gli racconto tutto e lo convinco a venire in questa zona, così magari scopriamo dove si nascondono di preciso i militari >.
< Mmm… è pericoloso, ma non c’è tempo da perdere ed è l’unico piano che abbiamo per adesso. Portati anche Asso, ti servirà per la caccia e come guardia del corpo se le cose dovessero andare male >.
< Bene. È deciso >.
Torniamo a casa salendo con fatica e rischiando di scivolare più volte sulla neve ghiacciata. Abbiamo i piedi congelati e tremiamo dal freddo.
Non posso fare a meno di essere incazzata nera: noi moriamo di fame e quel sacco di merda del sindaco vende il nostro cibo!
Brutto stronzo, aspetta che scopro cosa stai combinando e per te è la fine.
 
11 marzo 2014 dal mattino a pranzo


Mi sveglio alle 6:00, ancora stanca dalla notte precedente ma con una gran voglia di ficcanasare ovunque.
Francesca non è nel letto accanto al mio, deve essersi già alzata.
Mi vesto pesante per l’uscita e metto anche la tasca cosciale che non mi è mai servita a molto, ma che non lascio mai perché sono paranoica.
Vado in bagno, dove per miracolo dell’ingegneria l’acqua gelida esce dal rubinetto e mi lavo la faccia e i denti.
Scendo le scale e con sorpresa vedo che Mosè è già ad aspettarmi. Con lui ci sono già tutti e sanno parlando di ieri sera  presumo.
< Buon giorno scricciolina! > Dice Francesca < Stavo giusto  per venire a svegliarti >.
< ‘Giorno > rispondo ancora un po’ assonnata. Vorrei fare colazione, ma in casa non abbiamo nulla e in mensa ti danno solo pane secco e aria fritta.
< Pronta a partire? > chiede Mosè < Giuseppe mi ha già detto tutto >.
< Prontissima. Cosa dobbiamo portare? >.
< Asso, due fucili e munizioni che ho già, corde e giubbotti pesanti > risponde lui.
< Il cane c’è, le corde pure e il giubbino anche. Possiamo partire >.
 
Abbiamo camminato verso l’alto fino a quando nessuno avrebbe più potuto vederci, affondando nella neve fino a metà polpaccio.
< Adesso possiamo aggirare la città e andare verso valle > dice Mosè < tanto nessuno può più vederci >.
< Ok. Il luogo dove li abbiamo visti era vicino alle sesta curva per scendere, dove la macchia boschiva è più fitta, ma credo che la loro base sia più lontana >.
< Sì, sarà ben nascosta, ma io vivo qui da sempre e conosco questa montagna come le mie tasche: non possono nascondersi per sempre >.
Giriamo intorno al paese e scendiamo accanto alla strada, nascondendoci però tra le piante per non essere visti.
Per fortuna i miei scarponi sono impermeabili, sennò avrei tutti i piedi bagnati.
Ad Asso il freddo e la neve non danno fastidio, ma lui è un cane lupo, è normale che si trovi bene anche qui.
Raggiungiamo il punto d’incontro tra militari e schifosi traditori infami.
< Ecco, è proprio qui che li abbiamo visti ieri notte >.
< Bene, proseguiamo dentro il bosco e cerchiamo di seguire le loro tracce. Credi che Asso possa fiutare qualcosa? >.
< Se avessimo qualcosa che appartiene ai soldati potremmo. Per ora dobbiamo seguire le impronte nella neve > dico io.
< Fa niente, si vedono abbastanza bene. Il fucile è carico? Sai come usarlo? >.
< Sì, è carico e Giuseppe mi ha insegnato a sparare. Sono pronta >.
< Ok, andiamo >.
 
Camminiamo silenziosamente tra gli alberi, cercando di non far scricchiolare la neve sotto i nostri piedi.
Siamo all’erta, ma per almeno mezzora non percepiamo nulla. Mosè mi dice sottovoce:
< Secondo me si sono stabiliti nella zona delle grotte, non possono essere che lì. Ti va se andiamo a vedere? Potrebbe essere pericoloso >.
Pericoloso per loro, non per me: sono così arrabbiata che se mi capitano sotto mano, li riduco in poltiglia.
< Andiamo >.
Scendiamo di una cinquantina di metri, dove la neve è leggermente più bassa, finché vediamo da lontano una sporgenza molto grande, nella quale sono scavate delle grotte naturali di forma irregolare.
Prima di avvicinarci, controlliamo con il binocolo e restiamo esterrefatti: ci sono una ventina di uomini armati. Sono tutti accampati alla bell’ e meglio tra le grotte: tavoli di fortuna, tettoie improvvisate, oggetti sparsi ovunque, qualche civile.
Non si accorgono di noi, siamo troppo lontani.
Asso diventa irrequieto.
< Stai calmo, buono… > sussurro accarezzandolo. Lui si calma, senza più il pericolo di farci scoprire.
Guardando meglio, mi accorgo che uno dei civili è un noto politico lombardi, di nome Lucio Barbi, un gran bastardo. Si sarà nascosto qui perché si caga sotto all’idea di farsi vedere dai montanari. Con la sua politica di merda, si è fatto odiare da parecchia gente, e adesso scommetto che teme i vivi più dei morti.
< Abbiamo visto abbastanza, è meglio se andiamo > propone Mosè.
< Sì, non rischiamo oltre. Andiamo dagli altri e raccontiamo tutto >.
 
Risaliamo sopra la città, cacciando per qualche ora prendendo solo un cervo non molto grande. Lo trasportiamo a spalle fino in paese. Cavolo, quanto pesa!
Lo portiamo alle cucine dove mia mamma lo scuoia e lo cucina. Per quanto possa sembrare pesante, non sarà mai abbastanza per tutti.
In mensa ci sediamo con Davide, Francesca e Giuseppe. Raccontiamo quello che abbiamo visto e non possiamo nascondere di essere preoccupati: sono meglio armati di noi, se volessero combattere ci darebbero del filo da torcere.
< Mannaggia, è un bel problema > dice Davide < non avete visto niente che possa farvi capire perché sono lì? >.
< Secondo noi, stanno proteggendo quel sacco di merda di cane di Lucio Barbi > spiega Mosè < e secondo me, sta prendendo per il culo il sindaco. Magari gli sta proponendo di dividere con lui il potere sulla montagna >.
Penso che dividere non sia la parola giusta.
< Ascoltate > dico a bassa voce < Questa è solo un’idea, ma voglio comunque parlarvene. Sapete che il sindaco vuole mandare molte guardie in pianura per recuperare beni utili, giusto? >.
Tutti annuiscono.
< Beh, io credo che lo abbia suggerito Lucio. Con gli uomini armati fuori dai piedi, per i suoi venti o trenta soldati sarà un gioco da ragazzi impadronirsi di Oasi, e di conseguenza, della montagna intera >.
Mi guardano impauriti, sanno che potrei aver ragione: in pianura non potremmo resistere per molto agli attacchi zombie, moriremmo in molti e i militari prenderebbero il controllo del monte con la forza.
< Dobbiamo fare qualcosa > dice Francesca < Non possiamo lasciare che si impadroniscano del paese >.
< E se chiedessimo aiuto alle montagne vicine? I soldati possono essere un problema pure per loro > propone Giuseppe.
< Sì > rispondo io < ma prima dobbiamo scoprire con certezza perché siano qui >.
Interviene Davide:
< E se ci fossero altri militari anche sugli altri monti? Sarebbe meglio scoprire anche questo, ma non sappiamo di chi possiamo fidarci nelle altre città >.
< Io credo che dobbiamo sbarazzarcene da soli. Se aspettiamo gli altri, non si fa nulla > dico risoluta < avrei già un piano, ma non piacerà a nessuno >.
 




Angolo dell'autrice:
Bene, bene, bene... tra poco Valentina resterà immischiata in un'altra avventura, e dopo qualche tempo di tranquillità senza zombie, si troverà a faccia a faccia con loro!

Lupacchiotta blu
  
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