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Autore: Akita    20/07/2008    3 recensioni
Storia in fase di profonda revisione ed aggiornamento
Lsyn è una Spia, legata al suo regno fino alla morte da un vincolo d'obbedienza più forte di ogni cosa. Un orribile incidente le ha stravolto la vita. Per cinquant'anni, allora, vaga, alla ricerca del Principe. La sua redenzione. O forse la sua rovina. Perchè il compimento del suo destino di avvicina. Lei però non lo sa. [...]Da quel momento in poi, mi sarei giocata la vita. Beh, non che m'importasse molto. La mia esistenza si era svolta sempre così, perennemente a contatto con la morte, giocandoci come con una vecchia amica venuta a prendere il tè. Che cosa buffa. Vivere, per prepararsi a morire. Lo fanno tutti, o è il destino di ogni Spia?[...]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie dei Rinnegati.'
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Buonasera a tutti!

Come vedete, ce l'ho fatta O___o non pensavo di riuscire a scrivere il capitolo, e postarlo pure O.o come vedrete, si tratta di uno dei capitoli di passaggio :P perchè, come chi sa sa già(e scusate il giro assurdo di parole xD), quando devo dire una cosa che mi diverto a scrivere prendo tempo xD

Ora vi lascio.

See you Later!

Akita

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Passammo sei giorni in quello spiazzo che, come capii poi, era nella periferia di Sharilar, poco distante dalle sue graziose case in legno. Cercai di portare pazienza: quella era la prima lunga sosta dopo mesi di spostamenti, e non potevo mettere fretta ad un capo affaticato per i miei bisogni. Pian piano, mi abituai a quella stranissima vita pacata. Dormivo e passavo la maggior parte del mio tempo nella più completa solitudine, nella quiete della tenda. Fjodr, che non si fece più vedere nè mi chiamò, mi aveva fatto un enorme piacere ad assegnarmi ad Anì, che passava la maggior parte del tempo assieme a lui. Vedevo quella timida Inat poche volte, essenzialmente quando, sempre di mattina, eravamo costrette, con le altre mogli e le loro serve, a badare ai numerosi, fastidiosi marmocchi del capo. Notai che le altre componenti dell'Inatha non erano molto ben disposte nei suoi confronti, quanto le altre schiave, principalmente umane, non lo erano nei miei. Il primo giorno fu davvero orribile: quando entrammo nella tenda dei piccoli, ci fu un lunghissimo attimo di silenzio assoluto. Le tre Inat, i loro sei figli, due Insat e quattro Inat, di età compresa tra i pochi mesi e qualche anno, e le tre serve, tutte anziane, tutti si girarono a fissarci con espressioni a dir poco ostili. Anì divenne purpurea, e balbettò qualcosa. Io, sotto la maschera di timidezza, nascondevo una grande ira. L'elsa del pugnale divenne fissa nella mia mano. Fu una mattinata d'inferno. In quella tenda cercarono di renderci la vita più che difficile, in ogni modo a loro possibile: le serve mi nascondevano ciò che mi serviva, le altre mogli escludevano Anì dai loro discorsi. Solo i piccoli si abituarono subito alla nostra apparizione, prendendo a giocare e fidandosi di noi come nulla fosse. A giudicare da mille piccoli indizi, era la prima volta che la mia padrona si trovava in loro presenza.Finalmente, dopo il magro pranzo, entrambe fummo congedate. Per me fu un sollievo enorme: potevo tranquillamente ritornare al mio vero volto, al mio vero comportamento. Mi chiusi in un silenzio repentino, io, che fino a qualche attimo prima avevo chiacchierato per quanto mi era stato possibile, con le altre, patetiche umane, ed il mio viso, prima di una calma quasi bovina, si adombrò. Ci dirigemmo verso la nostra tenda: erano le ore più calde della giornata, e tutti erano chiusi nelle loro abitazioni a riposare. Io, che non avevo più rivolto la parola ad Anì dopo quel penoso tentativo di fare amicizia, fui quasi sorpresa di sentire la sua esile mano su una spalla. Fu solo per mera educazione se non mi divincolai, piena di orrore. Detestavo essere toccata, da chiunque. Le indirizzai uno sguardo feroce. Lei tolse la mano quasi si >fosse scottata. Arrivammo, in silenzio, alla tenda che condividevamo, ed entrammo. "sai perchè mi odiano tanto?". Mi disse l'Inat con la sua voce giovanile, sedendosi su un mucchio di pelli. Io la guardai un attimo, piena di sarcasmo, poi la imitai, prendendo la borsa e cominciando a rovistarvi dentro in cerca del mio tabacco e della mia pipa. Ne avevo urgente bisogno. "pensi m'importi?". Le risposi immediatamente, in tono secco. La sera prima avevo preso quella specie di sciroppo, e la mia voce era tornata musicale e sommessa. Cominciai a riempire la pipa, ed accenderla, con indifferenza sovrana. Non provavo assolutamente nulla verso quella sventurata, anzi: mi dava fastidio sentirla blaterare. "io pago il mio passaggio, tutto qui. Non ho bisogno di sentire i lamenti di una piccola cortigiana malriuscita". Emisi una nuvola di fumo. Ora andava meglio. Ci fu un attimo di silenzio, ed io mi voltai verso la mia compagna di disavventure, solo per osservare la sua reazione, con una punta di divertimento. Sembrava non essersi avveduta di nulla, e stava lì, le mani conserte in grembo e lo sguardo basso. Stupida, inutile mortale. Sbuffai, e mi girai dall'altro lato. Lei riprese a parlare, mente io cercavo di fare di tutto per non starla a sentire. "mi hanno donata al capo come pegno...come regalo". Disse, stringendosi nelle spalle sottili, e scuotendo la bellissima chioma scura. "e loro mi odiano perchè, fino a quando non avrò un figlio, monopolizzerò; la sua... attenzione". Aggrottai le sopracciglia. Ecco cosa significava quell'amore ossessivo, quell'attenzione spasmodica verso quell'esserino insulso da parte di Fjodr. "a loro piace essere tutte uguali...". Sputò improvvisamente, con una rabbia che mi stupì. Non credevo possibile un tale coinvolgimento emotivo da parte di un verme di quella risma. La degnai di uno sguardo, uno solo. I grandi occhi d'oro erano stretti, e pieni di quelle che mi sembravano lacrime. Lei riprese a parlare, tirando un gran sospiro mentre io le indirizzavo uno sbuffo di fumo dritto in faccia. Mi divertì vederla tossire. Perchè non chiudeva il becco e non andava a fare compagnia a suo marito? Che voleva da me? Mi divertii molto meno quando, passata la nuvola, lei riprese, imperterrita, a parlare, come se non le avessi fatto nulla. Non aveva recepito il messaggio. Perfetto. Mi toccava stare a sentire una Inat lenta di comprendonio. Per l'ennesiam volta, rimpiansi Tijorn. "com'è il tuo mondo, Lsyn?". Mi disse, voltandosi verso di me, mentre una prima lacrima argentea le scendeva lungo la guancia pelosa. "sarei accettata da qualcuno se fuggissi?". Presi a ridere come una pazza, senza risponderle, quasi inghiottendo la pipa. "tu?". Le dissi, dura, quando smisi di ridere e tossire. "tu non sei un'elfa, Inat. Mettitelo bene in quella testa oblunga che ti ritrovi. Tu sei un'insulsa mortale. Ed a noi non servono i mortali, che nulla fanno se non insozzare una razza superiore". Ci fissammo: io, con ostilità mal celata, lei con indifferenza. "e poi...vedrai...";. Sogghignai, posandole una mano sul braccio. Ebbi l'estremo piacere di vederla sobbalzare al tocco. "quando avrai un figlio le cose si sistemeranno. E reputo che, stando le cose come stanno, non passerà molto...". Sghignazzai di nuovo quando lei arrossì, e si ritirò, accucciandosi, piena di vergogna. Quella era la vita. Trovare qualcuno più debole da martoriare era un piacere immenso. All'epoca, non lo nego, ero di una crudeltà incredibile, ed ora me ne vergogno. Ho pagato amaramente il prezzo del mio sarcasmo e della mia misantropia. Vorrei essermene tanto resa conto prima. L'Inat mi guardò, ora piangendo apertamente. Sembrava offesa, ed io ne fui contenta. Aggrottai le sopracciglia, quando la sentii parlare, con voce rotta. "ora capisco perchè Fjodr ti odia così tanto". Disse, stringendo i begli occhi. Ci fu poi un attimo di silenzio. Forse per distrarsi, Anì cambiò argomento. Un argomento fatale. "non hai mai amato tanto da mettere quella persona al primo posto, anche prima della tua vita, Lsyn? Che sensazione si prova?". Quella domanda innocente ebbe un effetto devastante. Mi sentii mancare il fiato, come se mi avessero donato un pugno nello stomaco. La pipa mi sfuggì di mano, cadendo con un tintinnio a terra, spargendo tabacco dappertutto. Non me ne accorsi. M'irrigidii, mentre sentivo una sgradevole sensazione di freddo attanagliare le mie viscere. No. Non volevo quell'ondata di ricordi. Non volevo ricordare. Capelli biondi, occhi d'ametista, in un viso scolpito nella neve. Un sorriso sghembo e beffardo su labbra sottili. Chekaril. Sobbalzai quando mi sentii afferrare per le spalle. Anì mi si era avvicinata, e mi stava scuotendo. Dovevo essere impallidita terribilmente, perchè il viso dell'Inat esprimeva pura preoccupazione. Le rivolsi un altro sguardo di fuoco, e lei si scostò."scusa, Lsyn!". Mormorò, abbassando la sguardo. "scusa...non volevo...". Mi alzai di scatto, rendendomi conto di tremare terribilmente. "tu non sai nulla di me". Ripetei, come in un sogno. La mia voce non aveva il minimo sentore di vita. "nulla. Tu non conosci la sofferenza. Non conosci la pazzia, nè la decadenza: tu vivi e vivrai dentro un mondo ovattato e protetto. Tu non conosci il sangue, nè l'oscurità seducente. Io ci ho sguazzato dentro. Tu non sai nulla del mio viaggio. Ed io viaggio da quando Fjodr era un giovane Insat inesperto". Mi scostai, cominciando ad uscire. "vado a prendere dell'acqua". Uscii, schizzando verso il pozzo. Rimasi lì abbastanza da calmarmi. Fu un sollievo, quando tornai, vedere Fjodr portare Anì, a braccetto, verso la sua tenda.

Tra me e l'Inat si stabilì una tregua silenziosa. Lei non tornò che la mattina dopo, pronta per una nuova giornata. Per fortuna, pian piano, le altre mogli e le serve ci accettarono. Non mormoravano più quando la giovane passava, nè mi facevano sgarbi. Una delle piccole, Sadiribeth, di tre anni, si legò a me in modo incredibile. Solo io e la madre riuscivamo a calmarla durante i suoi capricci, e lei si faceva pettinare i bellissimi capelli neri solo da me. Vedere qualcuno interessarsi alla mia vita tormentata era molto strano. Era strano anche vedere quanto fosse facile passare inosservata: tra gli elfi, non era mai stato così. In gioventù ero sempre stata troppo riconoscibile per via della statura irregolare per gli elfi, di norma molto alti, del mio comportamento un po' troppo sboccato e della mia fama. Dopo l'incidente, il mio abbigliamento strano e le mie cicatrici erano quasi una calamita per gli sguardi dei curiosi. Ero abituata ad attirare l'attenzione, e non avevo mai amato molto la cosa, specialmente durante le missioni. Finalmente, nessuno si curava di me. Ero normale anche come statura, e la cosa non poteva che farmi piacere. Per tutti, non ero altro che una mite vecchietta, che amava circondarsi dai piccoli. Mi rilassai un po'. Dopo i primi momenti di tensione, tra me e Anì si cominciò a sviluppare una strana complicità univoca. Io cercavo di essere il più sgradevole possibile con lei. Non le avevo ancora perdonato quella domanda. Mi ossessionava ancora. Lei, al contrario, mi copriva in ogni istante, e mi proteggeva se Fjodr cercava di darmi fastidio. Un paio di volte, in occasione dei miei viaggi nel Piano, mi aveva vegliata mentre io ero incosciente, in balia di chiunque. Non mi parlava mai. Cercava di essere gentile quanto più possibile con me. Io ne approfittavo, ovviamente. Finalmente, una mattina all'alba, si cominciarono a smontare le tende, ed a preparare i carri, trainati da quelle strane bestie dallo sguardo ebete ed il pelo brunastro, con due gobbe sul dorso. Loro le chiamavano cammelli, o qualcosa di simile. A me facevano un po'impressione. Ne hanno sempre fatta. Sembravano cavalli strizzati ed allungati, tracciati dalla mano di uno scultore pazzo. Fui però contenta della comparsa di questi mostri. Voleva dire solo una cosa: il cammino che mi portava a Chekaril si stava per accorciare.

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Angolino di Akita:

che insulso, piccolo capitolo. Che insulso capitolo. Che...ok, basta. Basta. Basta.

Passiamo dunque al dunque (oggi sono particolarmente...particolare ù__ù ma concedetemi la domenica, che io lavoro e sono esaurita)

Per Carlos Olivera: eh si xD ce l'ho fatta!!! Sono fiera di me stessa, sissì xD non pensavo di riuscire ad aggiornare xD non è puntualità, questa...è ossessione! Beh, in quanto a Nemys... povera Lsyn O.o povera O.o e questo è poco O.o vedrai, vedrai (come sai di sapere, eh ù__ù). Oggi non ho stranamente nulla da dire O.o ah, ho sistemato un po'la mappa, ricordamene O.o fammi sapere cosa pensi xD ciau!

Per Selly: ehi! L'importante è che sia tornata a recensire, sissì :P oh, questo è nulla, cara ù__ù il momento in cui potrà sfogarsi non appare tanto lontano xD devo confessare che certe volte è un po' difficile far tornare Lsyn bastarda come prima xD mi ero abituata a considerarla affettuosa, che ci vuoi fare xD ma così è più divertente, non credi? Su,su,su...fai sapere a zia Akita che pensi di questo capitolo xD ciao!

Per gli altri...bah.

Ciao!

Akita

  
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