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Autore: Apricot93    28/04/2014    1 recensioni
[SPOILER 2x07]
Arrivata a casa chiusi la porta alle mie spalle e cominciai a salire le scale, mi sarei buttata a peso morto sul letto, al buio, compatendomi per la mia idiozia in un mare di lacrime... E invece mi bloccai dopo pochi gradini....
«NO. Stavolta no. Non farò due volte lo stesso errore, voglio un'altra possibilità» mi dissi in un motto di entusiasmo.
Mi voltai di scatto ripercorrendo a ritroso la strada fatta solo pochi minuti prima, dovevo parlare con Finn, dovevo risolvere una volta per tutte la situazione...
Aprii la porta ritrovandomi di nuovo sotto la pioggia, la mente ridotta a una matassa di pensieri confusi, volevo trovare le parole giuste, essere chiara, scusarmi.
E se se ne fosse già andato? Dio, speriamo di no, speriamo che...
«Rae... Dove stai andando?» sussurrò una voce a pochi passi da me.
Mi bloccai impietrita riconoscendolo all'istante. Finn era lì, sotto la pioggia, davanti a me. Improvvisamente nella mia testa piena di parole, il vuoto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Archie, Chloe Harris, Finn Nelson, Kester, Rae Earl
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 5: "17 minuti"


«Rae non capisci, lui è il tipo che agisce d'istinto, è uno che ha del fegato. Io no!» disse Archie chiudendo lo sportello della macchina innervosito, «anzi certe volte mi imbarazzo da matti, mi blocco. E se mi dicesse di no? Se gli sembrassi un cretino?» continuò lagnandosi come aveva fatto in macchina nell'ultimo quarto d'ora.
Stavamo entrando al college, il giorno prima Finn si era fatto male durante una partita e avrebbe dovuto rimanere a riposo due giorni, mentre Chloe sarebbe tornata a casa solo a fine settimana da un viaggio con i suoi. Eravamo solo noi due, e la mia pazienza cominciava ad essere messa a dura prova.
«La stai facendo più difficile di quanto non sia» dissi provata «e poi scusa, sei uscito con parecchie ragazze finora, giusto? Non mi sembra tu abbia mai avuto problemi ad invitarle».
Archie aveva conosciuto un ragazzo da colpo di fulmine due giorni prima e si era messo in testa l'idea di invitarlo ad uscire. Peccato non la smettesse più di fare la regina dei drammi.
«Vedi che non capisci!» urlò, «ti ho detto che è una cosa di-ver-sa» disse scandendo bene le parole, visibilmente esasperato da tanta incomprensione.
«Ti ho già detto che sei assurdo?» gli feci notare, ironica.
«Senti...» proseguì in tono solenne «invitare una ragazza sarebbe stato normale, invitare lui... mi piace davvero molto Rae, ma sarebbe la prima uscita seria con qualcuno, un ragazzo, intendo... non so se sono ancora pronto» sentenziò abbassando lo sguardo.
Era frustrante vedere una persona così intelligente farsi tanti problemi per un appuntamento, «Archie chiunque sarebbe felice di uscire con te» lo incoraggiai, assolutamente certa di quella affermazione, «ma se ti senti frenato, invece di uscire voi due soli invitalo ad una serata al pub con tutti noi, no?». Forse ne avevo appena detta una giusta, perché a quelle parole Archie sollevò lo sguardo, come colto da un'illuminazione. «Così tu saresti più a tuo agio e avresti chi ti spalleggia, lui non lo vivrebbe troppo come un appuntamento ma una semplice uscita. Ed entrambi avreste modo di conoscervi meglio» conclusi atteggiandomi a grande saggia/esperta di rapporti sentimentali.
«Rae ti adoro!» disse finalmente rilassato stampandomi un bacio sulla guancia «farò proprio così, magari potrei anche cimentarmi in uno dei miei pezzi alla chitarra, che dici? O troppo esibizionista per un primo appuntamento?....»
Avrei voluto strozzarlo, eravamo passati dai dubbi pre-appuntamento a "quello che dovrei o non dovrei fare durante". Sarebbe potuto andare avanti per ore, «mi sembra un'ottima idea Arch» risposi esausta sperando di chiudere il primo round, «ma adesso sbrighiamoci che siamo in ritardo».

Nei corridoi gli ultimi ritardatari come noi camminavano a passo spedito per entrare in classe, quella mattina avrei dovuto vivere i mie 2 minuti di gloria entrando mano nella mano con Finn, sarei passata davanti a Stacey la barbie e le sue amichette inviperite accennando un sorriso radioso, e mi sarei presa la mia rivincita. Invece la caviglia di Finn mi aveva boicottata, costringendomi a rimandare irrimediabilmente quel momento. Fottutissimo calcio.
Stavo per salutare Archie che aveva finalmente smesso di lagnarsi, quando il mio sguardo venne attirato da una figura in fuga verso il bagno dei ragazzi.
Gli occhi impietriti e le mani nervosamente tra i capelli non lasciavano presagire niente di buono. Avevo già visto una scena simile, sapevo cosa stava succedendo. Liam stava avendo un altro dei suoi attacchi proprio in quel momento. Dovevo fare qualcosa? D'istinto cominciai a corrergli dietro, trascinando Archie con me.
«Ehi Rae, ma che fai? Guarda che l'aula è dall'altra parte» protestò lui, cercando di farsi lasciare il braccio.
«Vieni con me, è importante» risposi. Dovevo avere un'aria decisamente risoluta perché mi seguì senza fare domande. Ci fermammo davanti alla porta del bagno dei ragazzi, «entra e dimmi se c'è qualcuno a parte Liam» gli dissi.
Mi guardò incredulo «Liam? Ma cosa?....».
«Archie vai, sbrigati!» gli intimai.
Entrò e chiuse la porta alle sue spalle, per uscire un attimo dopo «via libera» mi disse «ma Liam è ridotto male, cosa succede?»
«Non preoccuparti adesso ci penso io, vieni anche tu, fa in modo che non entri nessuno».

Liam era lì, davanti a me, seduto per terra con la schiena incollata alla parete e il respiro affannato. Continuava a toccarsi il petto. L'avevo già visto in quelle condizioni, e sapevo bene quanto potessero essere spaventosi gli attacchi di panico avendoli sperimentati in prima persona.
Archie era rimasto sulla porta ad osservare tutta la scena, immaginavo fosse molto sorpreso, ma al momento il problema da risolvere era un altro.
Mi avvicinai a Liam e gli presi una mano cominciando ad accarezzargli la testa, «Liam, guardami, sono io, vedrai che andrà tutto bene» gli dissi. Lui si girò verso di me, il viso stravolto e lo sguardo terrorizzato, «respira, respira lentamente, tranquillo» continuai a ripetergli.
Seduta vicino a lui provai a tranquillizzarlo... dopo qualche respiro profondo finalmente riprese fiato, ancora sconvolto. «Rae mi sento malissimo» fu la prima cosa che disse «mi scoppia il cuore».
Tremava, non era normale stesse ancora così, doveva essergli successo qualcosa se nonostante tutto non riusciva a riprendersi. Cominciavo ad essere preoccupata «non hai qualcosa con te da poter prendere in questi casi?» gli chiesi.
Scosse la testa.
La situazione era evidentemente più seria di quanto avessi immaginato, cercai con lo sguardo Archie che mi aveva osservato basito tutto il tempo, era ancora appoggiato alla porta come gli avevo chiesto «dobbiamo portarlo via di qui» dissi «subito Arch».
«Sì, ma dove, cosa possiamo fare?» chiese agitato.
«Aiutami a portarlo alla tua macchina, conosco una persona che sicuramente può aiutarlo» risposi.

Il quarto d'ora che ci separava dall'ospedale sembrò eterno.
Seduto sul sedile posteriore della macchina Liam sonnecchiava, l'aria fresca primaverile era riuscita a dargli un po' di sollievo, ma dopo quello che era successo doveva essere completamente esausto. Dal canto mio non riuscivo a smettere di fissarlo, avevo avuto davvero paura poco fa, e non ero l'unica. Anche Archie gli lanciava di frequente occhiatine fugaci e preoccupate dallo specchietto. Chissà cosa gli passava per la testa adesso, finora aveva fatto tutto quello che gli avevo chiesto senza proferire parola, mi aveva aiutata a portare Liam fuori dall'edificio, l'aveva messo in macchina, e adesso stava guidando senza sapere nemmeno esattamente cosa fosse accaduto.
«Rae» disse a bassa voce ad un certo punto rompendo quel silenzio imbarazzante «sei sicura di sapere quello che stai facendo? Da chi lo stiamo portando?».
«Archie mi dispiace di averti coinvolto in questa cosa» gli risposi, doveva essergli sembrata una follia fino a quel momento «Liam ha avuto un brutto attacco di panico, non era la prima volta ma non era mai stato così male». Pensai un momento a come proseguire quel discorso, ma mi sembrò sacrosanto dargli qualche spiegazione «adesso lo portiamo da Kester, è uno psicoterapeuta molto in gamba che conosciamo entrambi da diversi mesi, sicuramente saprà come aiutarlo».
Archie sembrò sollevato dall'idea che sapessi effettivamente dove stavamo andando «ok» disse, fissando un attimo me poi di nuovo la strada «sei stata fantastica poco fa, non hai perso la calma nemmeno per un momento, com'è possibile?» mi chiese visibilmente sorpreso.
«Pratica» ammisi «è capitato anche a me di essere dall'altra parte».

17 minuti esatti.
Tanti me ne erano serviti per raccontare ad Archie la mia vita degli ultimi mesi.
Seduti uno accanto all'altra nella sala d'aspetto dell'ospedale, improvvisamente avevo sentito forte la necessità di confidarmi con qualcuno.
Qualcuno che non avesse l'obbligo di starmi a sentire, prima di tutto, o di spiegarmi cosa mi stesse succedendo, e che non mi facesse domande intelligenti su me stessa a cui non avrei mai saputo rispondere.
Archie mi aveva ascoltata in religioso silenzio tutto il tempo, senza mai interrompermi o fare domande. Si era limitato ad abbracciarmi di tanto in tanto, e a borbottare qualcosa sul sostegno degli amici in situazioni di difficoltà.
Solo mezz'ora prima avevamo accompagnato Liam da Kester, era rimasto molto sorpreso nel vederci arrivare insieme. Dopo averlo fatto visitare da un collega per accertarsi che stesse fisicamente bene l'aveva condotto nel suo studio. Dove si trovavano tuttora.
Io ed Archie eravamo rimasti fuori ad aspettare, avevo promesso a Liam che mi avrebbe trovata lì una volta uscito, ed ero sicura che a breve sarei stata sommersa da un interrogatorio di terzo grado. Sorprendentemente invece Archie, da buon amico qual'era, non aveva fatto altro che sostenermi, starmi accanto, e rassicurarmi con la sua presenza. Così per una volta decisi di fare io il primo passo, a cui poi aveva fatto seguito il secondo, poi il terzo, e così via.
Avevo passato in rassegna il capitolo "papà fedigrafo" per primo, arrivando poi a quello su Kester, Liam, rapporto complicato con Liam con notte imbarazzante da dimenticare al seguito, per poi chiudere con Chloe e Finn.
Finito di parlare fui colta da una sensazione di leggerezza mai provata.
«Lo sai che ti voglio davvero bene, vero?» esordì Archie, retorico, dopo tutte le mie parole, «però sei una zuccona Rae, certe situazioni non andrebbero mai affrontate da soli» mi ammonì dopo avergli detto che era la prima persona a cui avevo raccontato quelle cose.
«Già» risposi, laconica.
«Dovresti essere molto fiera di te stessa... Io sono molto fiero di te. Non so quante persone avrebbero avuto il coraggio e la maturità per affrontare quello che hai affrontato tu. Me per primo» disse guardandomi fisso negli occhi con il sorriso di chi vuole farti capire che ti ammira. «Però devi toglierti questo vizio di tenere fuori il mondo dai fatti tuoi. Non fa bene a te per prima, e cosa non meno importante fa rimanere di merda chi ti sta vicino e ti vuole bene». La prima stoccatina era appena stata lanciata.
Cosa potevo dire? Aveva ragione, mi limitai ad annuire.
«Pensavo che Finn avesse esagerato, ma mi rendo conto che ha ragione da vendere» buttò lì con nonchalance, sapendo benissimo che avrebbe stimolato la mia curiosità.
«Finn??» risposi prontamente, «che c'entra lui adesso? Ti ha detto qualcosa? Parla Arch!» gli intimai.
Era palese il suo intento di farmi penare un po'«certo che abbiamo parlato, ieri sera, sono passato a casa sua e l'ho trovato molto giù di morale».
«Giù di morale? Perché? A me non ha detto niente» dissi cadendo completamente dalle nuvole.
«È convinto che non ti fidi di lui. Dice che non lo reputi abbastanza in gamba da parlargli delle tue cose, che lo tieni sempre all'oscuro di tutto e non gli permetti di starti accanto nei momenti importanti» mi confidò.
Eravamo un'altra volta a quel punto, un déjà-vu in piena regola.
Credevo avessimo chiarito la situazione, ma evidentemente mi sbagliavo. Dal mio punto di vista pensare che Finn potesse essere convinto di certe assurdità era davvero frustrante e fuori dal mondo, ma a quanto pare visto da fuori appariva come un ragionamento plausibile.
«Non è così Archie» dissi mestamente «è che io non voglio diventare un peso per lui. Non voglio avere sempre la parte di quella che va aiutata. Non voglio apparire debole, e soprattutto non voglio nella maniera più assoluta che si preoccupi per me». Presi fiato e continuai, «vorrei avere una storia normale, con le normali preoccupazioni che hanno tutte le coppie di questo mondo. Vorrei che riuscissimo a stare insieme in santa pace senza tutti i problemi che mi porto dietro costantemente. Non mi sembra di chiedere la luna, no?».
«Rae sei una zuccona» disse, era la seconda volta che me lo ripeteva oggi «così facendo rovinerai tutto. Finn non vuole la fidanzata perfetta, i problemi normali e bla bla bla. Lui vuole te. Te, Rae. E tu gli stai dando invece una persona che non esiste, o meglio, gliene stai dando solo una parte» continuò guardandomi fisso negli occhi, «Finn non è uno stupido, ed è una persona sensibile, ormai l'avrai capito, non se le beve queste cazzate. Mentre tu ti danni per dargli la normalità lui scopre tutte le crepe che cerchi di nascondere. Sii te stessa una buona volta» sentenziò. «Mi hai raccontato un mucchio di cose oggi, e io sono qui, no? E non sono nemmeno preoccupato per te, anzi ti considero forte più di prima. Pensi che per lui sarebbe diverso?».
Maledetto Archie, perché le sue parole sembravano così sensate? Improvvisamente cominciai a sentirmi terribilmente stupida, «Archie sei troppo intelligente per me» dissi, ironica.
«Lo so vecchia mia» rispose con una risatina «d'altra parte nel nostro gruppo un saggio deve esserci, no? È un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur far rinsavire voi teste calde» concluse atteggiandosi a vecchio saggio.
Forse aveva ragione. Per la prima volta presi seriamente in considerazione l'idea di aver sbagliato strategia dall'inizio. Per non incasinarmi avevo incasintao tutto. Due volte.
«Comunque secondo me fargli una serenata al primo appuntamento potrebbe sorprenderlo, facci un pensierino» dissi spostando il discorso, alludendo al suo primo appuntamento e tutte le paranoie della mattina.
«Dici eh? Potrei pensarci».
E scoppiammo a ridere entrambi.

Eccoci al quinto capitolo, stavolta ho voluto porre l'accento su Archie che è un personaggio adorabile.
Non sono propriamente certa riguardo al numero di capitoli che ne verranno fuori, mi sto dilungando quindi forse ci sarà qualcosina in più. Comunque aggiornerò nelle note, al solito fatemi sapere se ci sono amenità di forma o genere :)
   
 
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