Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Illiana    28/04/2014    3 recensioni
SPIN-OFF DELLA FANFICTION "Gli Artigli della Farfalla".
"Non sono orgogliosa di quello che ho fatto nella mia vita precedente. D'altronde, non a tutti viene concesso il lusso di poter scegliere il proprio destino. Ma qualche volta capita che le persone che incrociamo sulla nostra strada abbiano il potere di cambiarci. O noi di cambiare loro."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Auditore, Ezio Auditore, Maria Auditore, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Il Credo che ci accomuna'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti, ma soprattutto ad avvenimenti o personaggi appartenenti ad altre fanfiction è da ritenersi puramente casuale ed involontario. :-)




Finito l’allenamento, massacrante come sempre, mi sedetti per terra, appoggiando la schiena al muro di pietra della palestra, per cercare di rilassarla. Osservavo le mie mani, ormai con troppi calli per via del lungo esercitarsi di quelle settimane. Detestavo essermele rovinate in così poco tempo, ma almeno mi consolavo pensando che avevano smesso di sanguinarmi in continuazione: non vedevo l’ora di tornare nella mia camera e poterle curare con l’unguento di malva e lavanda che mi procuravo dal mio cerusico di fiducia.

Cristiano mi raggiunse, sedendosi di fianco a me. Si asciugò con la manica la fronte bagnata di sudore, poi mi sorrise. – Cosa ne dici di fare una scommessa? –

Arricciai le labbra, fintamente pensosa: - Non saprei. Ne ho già vinta una qualche giorno fa con Orfeo, ed ora lui deve lucidare anche le mie lame, oltre le sue, per tutta questa settimana. Avevo cercato di dissuaderlo dallo sfidarmi nel forzare le serrature, ma a nulla è valso. E tu, invece, cosa avevi in mente? –

Era facile sentirmi a mio agio insieme con i miei compagni. Grazie a loro avevo scoperto che gli uomini possono vedere in una donna anche altre cose che non fossero solo degli oggetti da usare a loro piacimento. Ancora spesso mi sorprendevo di non scorgere nel loro sguardo la lussuria che accumunava tutti gli uomini che avevo incontrato nella mia vita.

Con Orfeo e Cristiano si era creata in pochissimo tempo una forte amicizia, un profondo cameratismo, che ci portavano a spalleggiarci e a rincuorarci l’un l’altro durante le missioni pericolose, o anche semplicemente durante i periodi più scuri, quando i fantasmi delle nostre vite passate acquistavano una consistenza quasi reale e invadente, impossibile da gestire da soli. Ognuno di noi aveva uno o più dolori alle proprie spalle. Erano questi i principali motivi che ci avevano condotti fino al Covo dell’Isola Tiberina, come se fossero stati dei lasciapassare per l’ingresso nella Setta.

- Avevo pensato ad una sfida nel lancio di coltelli! – Il sorriso di Cristiano si allargò ulteriormente. Era davvero bello. C’era chi ci vedeva come coppia, e cercava con velate allusioni di metterci una nelle braccia dell’altro. Maddalena era una di quelle persone: secondo lei, eravamo fatti per stare insieme, dato che eravamo entrambi giovani, belli e biondi… Me ne parlava molto spesso appunto per convincermi della bontà delle sue argomentazioni, alle quali io rispondevo sempre con battute leggere. No, non amavo Cristiano e non avrei mai potuto amarlo. Troppo forte e puro era l’affetto fraterno che provavo per lui. Per lui e per Orfeo. Troppo importante era per me questo sentimento, troppo il valore con cui lo stimavo. Era un po’ il simbolo del mio riscatto come persona.

- Ma davvero? Allora devi esserti esercitato a lungo, dato che di solito fai un centro su tre! – Risi, e stavamo ancora scherzando, nel tentativo di stabilire le regole ed il premio della gara, quando sentimmo voci e passi provenire dal corridoio di entrata. Il Mentore e Machiavelli erano usciti nel primo pomeriggio per incontrarsi con uno dei loro contatti segreti all’interno del Vaticano. Orfeo li aveva accompagnati, più che altro come scorta che come membro diplomaticamente attivo del gruppo.

Ci incontrammo nella sala principale. Dalle facce tese immaginai che la missione non fosse andata proprio liscia: Machiavelli era pallido e sembrava aver riacquistato da poco la consueta imperturbabilità. Sapevamo tutti come la sua arma più micidiale non fosse la spada ma la lingua.  Orfeo invece pareva quasi contrariato, come se avesse un cruccio segreto di cui non voleva far parte nessuno. Lo capivo dalla sua mascella contratta e dalla fronte corrugata. Mi ripromisi di indagare in un secondo momento.

Cristiano anticipò la mia domanda, intervenendo nel solito tono asciutto che utilizzava quando si trattava di questioni inerenti alla Causa: - Siete incorsi in qualche tipo di contrattempo? –

- Un drappello di guardie troppo solerti nei loro controlli ha ingaggiato duello mentre eravamo già sulla strada del ritorno. – Il Mentore rispose con lo stesso tono secco.

Notai solo allora una quarta persona, che rimaneva a capo chino, quasi non volesse farsi vedere. Per questo ci misi qualche secondo a riconoscerlo e quando questo successe, raggelai all’istante. Aveva già visto quell’uomo, purtroppo, e ritrovarmelo davanti non era una cosa che mi faceva piacere.

Era un cliente della Rosa in Fiore, per fortuna non uno dei più affezionati, ma dei più famigerati, sicuramente sì. Io e le mie compagne lo temevamo, perché quando arrivava per divertirsi, assieme ad altri suoi commilitoni, nascevano sempre dei problemi. Accadeva che ci maltrattassero ed insultassero, arrivando anche a danneggiare il mobilio e le suppellettili nelle stanze e nel salone principale. Li avremmo volentieri cacciati via, se non fossero stati dei soldati, protetti da un uomo come Cesare Borgia che lasciava loro briglia sciolta quando si trattava di compiere intimidazioni e soprusi, per tenere nel terrore il popolo di Roma. Erano impuniti, e lo sapevano bene: per questo  se ne approfittavano.

Un moto di indignazione mi prese, e cominciai ad intuire il motivo del malumore di Orfeo: il Mentore aveva permesso ad un nostro nemico giurato di entrare a far parte della Confraternita! Una guardia dei Borgia che diventava assassino, come era potuto succedere?

Mentre osservavo incredula quell’uomo, lui alzò gli occhi, ed i nostri sguardi si incrociarono, per una frazione di secondo. Aveva sul viso un’espressione truce, una sfida rinchiusa in sé stessa. Quel che vidi mi lasciò ancora più sconcertata, perché non riconoscevo quegli occhi: in quelli del soldataccio che angariava noi cortigiane c’erano crudeltà e disprezzo, in questi trovai solo disperazione, smarrimento, vergogna. Faccia di cane, così come lo avevamo soprannominato con le altre, mi aveva di certo riconosciuta, anche se non aveva dato il minimo segno per farmelo intendere.

- Fratelli Assassini, un nuovo membro si aggiunge oggi alla Confraternita: il suo nome è Alessandro Albarella, e da oggi diventerà un prezioso aiuto nella lotta contro i Templari. – La pomposità di Machiavelli mi aveva sempre irritato, senza un preciso motivo. Rimasi muta ed immobile, le braccia strette intorno al corpo, preferendo non manifestare i miei pensieri.

 Il silenzio stava protraendosi da diversi secondi, e diventava sempre più pesante ogni attimo che passava. Il Mentore non intervenne in alcun modo, si limitò ad osservarci tutti quanti, studiando le nostre reazioni. Alla fine parlò Cristiano: - Accogliamo con piacere il nuovo fratello. Domani potremmo già cominciare con lui l’allenamento base, per poter valutare il suo grado di abilità. –


- Molto bene, Cristiano. Occupatevi anche della sua sistemazione: mi pare che ci sia un posto a disposizione nella camera di Orfeo. -

- Non è certo un problema. Anche il secondo letto nella mia stanza è libero, e Alessandro potrà utilizzarlo già da stasera, se lo desidera. - Generoso come sempre, aveva avvertito la tensione e l’ostilità che si stavano creando intorno al nuovo arrivato, e con la sua offerta tentava di rasserenare l’atmosfera, cercando di farlo sentire ben accetto e contemporaneamente togliendo ad Orfeo il problema di dover sopportare una presenza che, si vedeva chiaramente, considerava molesta.

 
*
 
Il rumore di un pugno che andava a segno, subito doppiato da un secondo, e poi da un terzo, distolse me e Cristiano dalla balestra che stavamo cercando di ricalibrare, dopo che era andata quasi distrutta durante uno scontro. Al centro della palestra, Orfeo ed Alessandro avrebbero dovuto allenarsi nella lotta a mani nude. L’ex soldato eccelleva in questa disciplina, dato che aveva fatto pratica per mesi durante la sua permanenza nell’esercito.

Avrebbero dovuto.

Invece, sembrava quasi si stesse svolgendo un incontro in piena regola: i due ragazzi si stavano scontrando selvaggiamente, sfogando degli istinti quasi animaleschi. Anzi, no. Solo Orfeo stava colpendo il suo avversario, Alessandro era immobile, non provava in alcuna maniera a ripararsi da quella gragnuola di colpi che gli stavano piovendo addosso. L’ultimo della serie lo centrò in pieno viso e lo fece barcollare, mentre il sangue schizzava dal labbro spaccato, tracciando un ventaglio rosso nell’aria.

A quel punto, Cristiano intervenne con voce bassa ma ferma: - Orfeo, credo che sia sufficiente. – Si guardarono per qualche secondo, uno reggendo con tranquillità lo sguardo quasi di odio che gli rivolse l’altro. Si vedeva chiaramente quanto Orfeo ritenesse un grave oltraggio essere stato interrotto, ma non fiatò. Chi parlò invece fu Alessandro: - Ma sì, lascia che si sfoghi un po’. Forse almeno lui riuscirà a stare meglio dopo che mi avrà rotto qualche osso. –

Orfeo gli si girò contro come una vipera: - Non osare parlare in questo modo! Cosa ne sai tu cosa mi potrebbe giovare? Lurido figlio di una cagna! Solo respirare la stessa aria che respiri tu mi provoca nausea! –

Alessandro gli puntò un dito al petto: - Pensi di avermi colpito? Di avermi fatto male? Dovrai fare molto più di così, ragazzino! – Orfeo non se lo fece ripetere: prima che Cristiano riuscisse a bloccargli le braccia, assestò un pugno al viso ed uno allo stomaco di Alessandro, che finì piegato in due per terra, a sputare sangue.

- Orfeo, basta! Non vedi che ti sta provocando? –  Per quanto fosse più alto, Cristiano riusciva con fatica a tenerlo fermo . Il mio compagno digrignò i denti per la frustrazione e la rabbia, tentando di liberarsi dalla stretta, mentre Alessandro si rialzava faticosamente in piedi, con uno strano sorriso tinto di rosso. Sembrava un demone: il sangue gli colava dal mento e da un sopracciglio spaccato.

- Cristiano, lascialo andare. Ha ragione Orfeo. Mi sta solo restituendo una piccola parte di ciò che mi merito, per quello che ho fatto in vita mia. Peccato solo che non sia ancora sufficiente… -

- Che tu sia maledetto! Osi ancora prendermi in giro? Tu e gli altri come te non meritate certo di vivere, per tutti i crimini che avete commesso! Se penso che potete ancora calcare la terra alla luce del giorno, mentre la vita della mia adorata sorella è stata spezzata da maiali come voi! – Aveva il fiato grosso per l’agitazione.

- Pensi che non lo sappia? Pensi che non me ne importi? Lo sai cosa vuole dire portarsi addosso la consapevolezza di tutti i miei crimini, quando anche solo camminare è come trasportare sulle spalle il peso del mondo intero? Lo sai che non c’è volta in cui chiudo gli occhi che non vedo i visi di tutte le persone che ho ucciso? Tutte! Pensi che la tua rabbia possa ferirmi più di quella che provo io verso me stesso? Pensi che non rinuncerei alla mia vita, se fosse possibile restituirla anche solo ad uno di loro? – Alessandro urlava, il corpo teso come quello di un arco con la freccia incoccata.

Nella sua voce covava un ringhio di animale ferito, una disperazione che fece ammutolire Orfeo: il livore nel suo sguardo venne sostituito poco alla volta da una nuova consapevolezza, una sorta di compassione mista a comprensione. Ormai libero dalla costrizione, non fece nulla per avventarsi su Alessandro, ma fu lui che invece ci sorprese tutti: in maniera fulminea, estrasse il pugnale che portava alla cintura e lo mise in mano ad Orfeo, costringendolo a puntarglielo alla gola. Le sue  parole furono quasi una supplica: - Solo una leggera pressione, e comincerai a liberare Roma dalla piaga che io rappresento. Non sarebbe meglio per tutti, se la cosa terminasse qui e ora? –

Con uno strattone, Orfeo si liberò dalla presa, e lanciò il coltello lontano. Guardò Alessandro con tristezza: - No, non sarebbe giusto… - Le parole gli morirono in gola, soffocate da un nodo di emozione. Senza aggiungere altro, si volse  e se ne andò.

La tensione nervosa che fino a quel momento aveva sorretto Alessandro lasciò il suo corpo, e lui cadde in ginocchio, la testa china, le spalle scosse da singhiozzi silenziosi. Cristiano lo aiutò a rialzarsi e lo esortò a bassa voce a seguirlo in infermeria, per farsi medicare da Maddalena. Sapevo che conosceva il tremendo dolore di Alessandro, perché li avevo visti spesso parlare insieme, e altrettanto spesso la luce che filtrava dalla porta della loro camera si spegneva solo a notte fonda.

Dopo ciò che era appena accaduto, anche Orfeo sarebbe stato costretto a fare i conti con la sua coscienza: continuare ad odiare Alessandro per i crimini che aveva commesso, o considerare i sensi di colpa del nostro compagno? Avevo visto quanto fosse sconvolto, ma lo conoscevo troppo bene, ed ero certa che la correttezza e la rettitudine che imperniavano il suo modo di pensare lo avrebbero portato a perdonare il passato disdicevole dell’altro, alla fine.

Ed io?

Rimasta sola, trassi un profondo respiro: non mi ero resa conto di aver trattenuto il fiato in quei minuti drammatici. Le unghie avevano lasciato piccole mezzelune rosse sui palmi delle mie mani. Io ero una stupida, dall’animo troppo generoso. Era sempre Madonna Solari a tornarmi in mente quando, con la sua voce strascicata e nasale, mi rimproverava bonariamente: - Lo dico io, che dietro le tue tette grosse c’è qualcosa di altrettanto grande! Sei troppo buona con il tuo prossimo, Bocca di Rosa. Bada però a far vedere agli uomini solo le prime, mentre nascondi accuratamente il tuo cuore, o quello sarà la tua rovina! –

Già, proprio così. Di quello sguardo così diverso da quello che mi aspettavo, il giorno che avevo incontrato per la prima volta Alessandro al Covo, mi era rimasta impressa solo una cosa: la richiesta di aiuto nascosta dietro i suoi occhi subito abbassati. Ed io, come una sciocca, ci ero cascata. Avevo cominciato ad osservarlo, durante il tempo che trascorrevamo insieme: durante l’allenamento, i pasti, le lezioni di teoria che ci impartiva Machiavelli, le uscite sul campo che facevamo con il Mentore. In seguito avevo iniziato a controllarlo anche quando si isolava, i primi giorni ombroso con tutti, poi a mano a mano sempre meno distante, mentre riprendeva contatto con il suo carattere aperto e schietto.

Sembrava, in quei momenti, una persona diversa. I suoi sorrisi erano contagiosi, la sua espressione scanzonata aveva un entusiasmo coinvolgente: quello era sicuramente l’Alessandro prima del periodo passato come soldato per i Borgia. Erano rari i momenti in cui lo vedevo così, ma, attenta come ero alla sua persona, riuscivo sempre a coglierli, dato che li attendevo con trepidazione.

Perché, senza che lo volessi, mi accorsi di essermi innamorata di lui. Mi ero innamorata del suo carattere libero dai condizionamenti, della luce che risplendeva nei suoi occhi. Cosa avesse spezzato entrambi, portandolo ad affondare in quel periodo di depravazione di cui ora sentiva tanto il peso, non lo so.

I primi tempi mi limitavo ad osservarlo da lontano, cercando di non farmi notare. Non sapevo neanche io quello che volevo, perciò preferivo non essere precipitosa nelle mie azioni.

Le parole che ci scambiavamo erano anonime, durante il nostro addestramento si parlava di armi, strategia, politica. Era anche una mia decisione ponderata. Non avevo scelto di essere un assassino, anche se ne avevo abbracciato il credo in maniera totale. Cercare di dare il massimo del mio impegno nell’imparare e nel portare a termine le missioni che mi venivano affidate era una questione esistenziale per me.

Cristiano dice spesso che voglio essere la prima della classe: sorrido a quella sua punzecchiatura, perché ha quasi ragione. Quello che cerco, è di essere una persona affidabile. Alessandro è l’esatto opposto. Da lui, non sai mai che cosa aspettarti. Forse è per questo che lo amo così incondizionatamente.




-------
ANGOLO DELL'AUTORE: Capitolo molto denso di emozioni, non c'è che dire!  Beatrice e la sua nuova vita, e poi la rabbia di Orfeo, la vergogna di Alessandro... E' stato abbastanza complicato scriverlo, rivederlo e correggerlo, ve lo assicuro, ma che soddisfazione mi ha dato scrivere la scena dello scontro! Orfeo è sempre così pacifico, che per una volta tanto ha tirato fuori le unghie e l'ho amato davvero tanto (sì, lo so, come si suole dire: "Ogni scarrafone..." ecc)! ^^
Alcune domande sono state chiarite, vero? Forse non erano molti quelli che avrebbero scommesso su una coppia simile, ma io li vedo troppo bene insieme: sono gli opposti, mi viene da pensare a loro come la Bella e la Bestia! <3
Ora vi saluto, lasciandovi con il consueto appuntamento per la settimana prossima (giorno più, giorno meno...). Comincerò a postare quella che mi piace pensare sia la trilogia di Cristiano, quindi chi vorrà potrà leggere il capitolo 20 della FF principale intitolato "I ricordi di una vita". Ci sarà anche un piccolo cameo di un personaggio che amo molto! Eppoi, ho una piccola sorpresa che metterò nell'AdA! ^^
Un bacio a tutti
Illiana
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Illiana