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Autore: bj_dream17    28/04/2014    5 recensioni
Al Dipartimento emerge finalmente la verità: tutti loro hanno vissuto in un esperimento ignari di ogni cosa, persino del suo scopo. Pur essendo una GP, Tris non può accettare tutto questo e sarà lei ad entrare nel Laboratorio Armamenti per diffondere il siero della memoria. Quattro intanto è tornato in città per evitare lo scatenarsi della guerra insieme a Peter e Christina, tutto sembra andare per il meglio, ma quello che lo aspetta al suo ritorno non è quello che sperava. Tris è stata colpita e lotta tra la vita e la morte.
Non sempre nella realtà esiste il lieto fine, le persone a noi care muoiono lasciando in noi il vuoto della loro assenza, ma qui ho voluto dare a Tobias e Beatrice la loro seconda opportunità. Come sarebbe stato se Tris fosse sopravvissuta dopo aver diffuso il siero della memoria?
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie a Miss Black


CAPITOLO

CINQUANTACINQUE
TRIS
SENTIVO LA FIAMMA SEMPRE più debole e una forza mi attirava verso qualcosa di freddo e vuoto. Forse era questo morire, lasciare il calore della vita per il vuoto e la solitudine, ma io non volevo questo, volevo tornare indietro.
È troppo tardi no non lo è, posso ancora lottare.
Posso farcela. Devo. Non è reale.
Non sta succedendo veramente, la mia mente è determinata a reagire come se mi trovassi in una simulazione, come se altro non fossi se non nella scatola che continuava a restringersi intorno a me e Tobias.
Tobias. Devo tornare da lui, non voglio che tutto finisca così. Ormai non c’è più luce intorno a me, mi lascio cadere sulle ginocchia fino a toccare un terreno secco che mi graffia la pelle. Lascio che le mie ginocchia e i palmi delle mani si riempiano di piccoli graffi mentre, a tentoni, cerco anche il più piccolo appiglio intorno a me. Mi sposto su quel terreno irregolare, per sconfiggere il buio serve luce. Il mio cuore comincia a battere sempre più forte assordandomi, non posso permettere alla paura di prendere il sopravvento, ormai so come batterla.
Uno, due, tre…
Incespicando mi alzo in piedi e mi immagino una luce nascere flebile sopra di me, un piccolo fascio luminoso che lentamente si espande rischiarando tutto intorno. Non sono in una scatola chiusa, sono su un terreno secco e deserto per miglia e miglia.
Sono sola.
Certo anche solo un piccolo dettaglio che mi faccia riconoscere quel posto, ma vedo solo la stessa distesa grigia ovunque io guardi, poi improvvisamente, come un miraggio, scorgo una sagoma in lontananza.
Inizio a camminare verso quell’unico appiglio, prima cauta poi sempre più veloce fino a correre nella sua direzione iniziando a riconoscere la struttura della ruota. È la ruota panoramica che ho scalato insieme a Tobias quando abbiamo giocato a strappabandiera.
Quando sono abbastanza vicina lo scenario comincia a riempirsi di particolari, come se prendesse vita dal nulla e sempre dal nulla sento delle voci avvicinarsi.
Christina, Will, Marlene, Uriah, Quattro e altri iniziati si avvicinano alla giostra, a chiudere la fila c’è una ragazza bionda con i capelli raccolti in una coda, alza gli occhi per guardarsi intorno e riconosco in lei me stessa.
Sento di nuovo il cuore accelerare nel petto, sto rivivendo la mia stessa vita, questa volta da estranea.
Non sono nello scenario della paura, non mi troverei ad affrontare l’altezza altrimenti.
«Scenario della vita»  
Sussurra una voce familiare alle mie spalle, la voce di mia madre.
«Mamma» sento un nodo in gola.
La guardo avvicinarsi e leggo nei suoi occhi orgoglio.
«Sei così forte e bella, guardati»
Sento il tocco della sua mano sulla guancia e le lacrime mi pungono gli occhi, le lascio scorrere sul viso mentre le sorrido. Forse non avrò più la possibilità di rivederla, l’abbraccio forte respirando il suo profumo che sa di casa, amore e semplicità.
Come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto di rimanere tra gli abneganti? Il dubbio scompare presto dalla mia mente, non mi sarei mai sentita davvero viva come lo sono stata tra gli intrepidi. Non avrei avuto l’amore di Tobias e la possibilità di una nuova vita.
Sciolgo l’abbraccio e le sorrido.
«Mamma, perché sono qui?»
«Sii forte, sii coraggiosa Beatrice. Puoi farcela»
Ogni volta che le faccio una domanda lei riesce ad eluderla, mi lascio distrarre dal suo sorriso incoraggiante e forte e mi giro per guardare quello che mi attende alle spalle. Sembra quasi che un nuovo scenario si stia componendo davanti ai miei occhi, ho superato la ruota, la morte di mia madre.
Intorno a me è di nuovo scuro, sono al quartiere generale degli intrepidi, vicino allo strapiombo. In flash continui vedo pezzo dopo pezzo altri estratti del mio passato più prossimo. Il mio primo bacio a Tobias, la prima chiacchierata da ragazze con Christina, il sorriso di Uriah mentre mi invita a unirmi a lui e Marlene, Tobias che mi conduce verso il suo scenario della paura.
Sento le mani sudare e le premo contro la maglietta cercando di non farmi scoprire. Rivivere il suo scenario è sicuramente la parte più angosciante di questo mio viaggio. Ricordo perfettamente le sue paure, anche se sono cambiate da quando l’ho attraversato la prima volta con lui, sono sempre quattro e so che ora ci sono anche io nello scenario. La paura di uccidere un’innocente è stata soppiantata dalla paura di perdere me, no non credo di poterlo reggere, ma non ho altra scelta se voglio arrivare alla fine di questo viaggio.
Mentre le paure di Tobias scorrono sulle pareti la mia mente cerca una spiegazione a tutto ciò. Perché sarei arrivata ad affrontare lo scenario della vita? È forse questo il passaggio che tutti noi dobbiamo compiere prima di poter andare oltre? Allora sono morta, non tornerò più da lui.
L’angoscia si insinua strisciante in me, le lacrime salgono agli occhi pungendoli e annebbiandomi la vista, la gola comincia a chiudersi arrivando quasi a impedirmi di respirare. Ora lo so, sono morta.  
«Tris»
La voce di Tobias mi costringe ad alzare gli occhi, lui è lì davanti a me con le braccia incrociate e lo sguardo accigliato.
«Hai scelto gli intrepidi per essere una di loro. Alzati e continua a combattere.»
La sua voce è tagliente e fredda come quella di Eric, mi passo le mani sulla maglietta e mi preparo a combattere mentre intorno a me si definisce l’immagine dell’arena. Non riesco a vedere il mio avversario nascosto ancora dall’ombra, ma appena la luce lo colpisce rimango per un attimo impietrita.
Non è Molly e nemmeno Peter, mi aspettavo di dover combattere con un intrepido e invece mi trovo davanti a Caleb. Mi avvicino a lui di qualche passo, è di nuovo vestito come un abnegante, come quando aveva finto di essersi pentito della sua scelta.
Sono diffidente verso di lui, ho sempre pensato di conoscere bene mio fratello, ma dopo la Cerimonia della Scelta tutto è cambiato e lui è diventato un’altra persona.
«Perché sei sull’arena Caleb?»
Lui guarda per un attimo Tobias e questo mi distrae. Non l’avrebbe mai costretto a battersi, non è da lui. Torno a guardare mio fratello in attesa di una risposta.
«Perché non voglio morire Beatrice. Combatterò, riuscirò a batterti e tu perderai ogni cosa.»
Non sono pronta quando lui sferra il suo primo colpo, ancora incredula alle sue parole. Anche lui sta lottando per la vita, il siero della morte deve averlo colpito.
Caleb attacca di nuovo e questa volta mi colpisce alla spalla, indietreggio creando spazio tra di noi. Ci studiamo camminando in cerchio nello spazio dell’arena.
«Avanti, non è un gioco questo. Combattete.»
«Sta zitto Quattro» Sono nervosa, le mani mi sudano e hanno cominciato a tremare. Devo decidere chi di noi due merita di più di vivere, cambiare fazione ha cambiato anche me e non sempre in bene, cosa mi fa credere che io meriti di più di lui di vivere?
Io voglio vivere. Non mi importa se lo merito davvero, non mi importa se per vivere dovrò battere Caleb, non sono la ragazza invisibile e abnegante ora, sono la ragazza intrepida che non vuole arrendersi e non lo farà.
Questa volta attacco io per prima colpendolo dritto alla gola e subito dopo in pieno petto. La sorpresa è un vantaggio, si piega a metà e riesco così ad afferrare il suo braccio e lo blocco dietro la schiena. Piego il braccio e con il gomito gli assesto un colpo fra le scapole che lo fa cadere in ginocchio. Sono pronta a colpirlo con un calcio, ma la sua mano è più veloce e mi afferra la caviglia tirandomi a terra. Sbatto con forza la schiena e mi sfugge un gemito di dolore. Caleb è già in piedi pronto ad attaccare, non posso dargli l’opportunità di indebolirmi, devo farcela. Scanso il suo colpo e mi rialzo in piedi, c’è determinazione nei suoi occhi ma ce n’è molta di più nel mio cuore.
Ora non mi chiedo più se potrò vincere il combattimento.
Ora so che lo farò.
 
* * *
«Tris»
Di nuovo la sua voce che mi chiama, ma questa volta è dolce, supplichevole.
«Tris ti amo, torna da me»
Sento il peso del suo viso sulla spalla, il suo fiato vicino al mio orecchio e un brivido mi percorre la schiena. Mi sento debole ma viva. Le sue labbra sfiorano la mia guancia e il cuore comincia ad accelerare.
Intorno a me comincio a distinguere sempre di più il suono di un macchinario, lo stesso che avevo già sentito al quartiere generale degli eruditi quando Jeanine aveva ordinato la mia morte.
Alcune voci si sovrappongono a quella di Tobias e al rumore del macchinario.
Ce l’ha fatta. Oh Tris sei qui. Chiamate un medico, svelti!
Nella mia mente si confondono e non riesco ad associarle a nessuno in particolare, ma voglio vedere di nuovo i miei amici, il mio ragazzo, mio fratello. A fatica apro gli occhi e la luce dalla stanza mi stordisce colpendo con forza i miei occhi ancora abituati al buio.
Una mano li copre appena e non posso che essere grata per quel gesto, sposto lo sguardo alla mia sinistra e incontro gli unici occhi capaci di darmi forza ora.
«Tobias»
Le sue labbra sfiorano delicatamente le mie e non ho bisogno di altro.
Ho sconfitto il siero.
Ho duellato con la morte e l’ho sconfitta.
Tobias è al mio fianco.
Sono viva.
 
   
 
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