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Autore: Sharymore_    29/04/2014    3 recensioni
Tutti sappiamo quello che è successo a Katniss Everdeen e quello che ha provato dopo essere stata salvata dall'arena dei 75 Hunger games. Ma qual'è invece la storia di Peeta Mellark? Cos'ha provato il ragazzo del pane prima di essere salvato dai ribelli? In che modo sono riusciti a fargli dimenticare quanto grande fosse il suo amore per Katniss?
Ve lo racconto io.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati un paio di giorni, ed io quasi non mi riconosco più. Un pomeriggio, mentre mi trovo seduto in un angolo della mia cella, un pacificatore entrando mi mette delle manette ai polsi e mi fa uscire dai sotterranei. Non so più neanche quello che si prova a stare in superficie. A respirare aria pulita. Ci sono delle notti in cui l'aria dentro la cella è cosi asfissiante che mi sembra di soffocare. Quelle notti in cui per non impazzire chiudo gli occhi e cerco di immaginarmi fuori di qui. Se mi concentro bene riesco persino a sentire l'odore del pane appena sfornato, il profumo dei biscotti di mio padre. Mi sembra di essere li. Mi immagino a dipingere e decorare una torta per qualche matrimonio. E' questo che so fare. L'unica cosa in cui io sia veramente bravo. Ma che importanza ha? Probabilmente non tornerò mai più a casa. Non rivedrò mai più il distretto 12. Non potrò più guardare Katniss di nascosto, mentre è a caccia. Forte e bellissima. Non la rivedrò mai più. Ma forse è meglio cosi. Anzi, ne sono sicuro. Forse se continuano a concentrarsi su di me, se continuano a torturarmi, lei sarà al sicuro. Meglio io che lei, in ogni caso. Camminiamo per un paio di minuti fino ad arrivare ad un ascensore. Prima di salire ho un momento di esitazione e uno dei pacificatori mi costringe ad entrare con la forza minacciandomi con una qualche sorta di fucile puntato dietro la schiena. Entro e iniziamo a salire. Cerco di distrarmi e di pensare ad altro perchè gli ascensori mi fanno paura. Dopo gli Hunger games molte cose mi fanno paura ormai.Saliamo per una quindicina di piani e l'unica cosa che riesco a pensare è che non mi riprenderò mai. Non sarò mai più lo stesso ragazzo di prima. Prima della mietitura. Arriviamo in una stanza che mi sembra di conoscere già. Mi guardo intorno per alcuni secondi e finalmente capisco dove mi trovo. Ma certo, questo è il camerino dove preparavano noi tributi prima della trasmissione condotta da Caesar Flickerman. Un orribile programma dove siamo mostrati, esposti come animali. Uno dei momenti più importanti prima dell'inizio degli Hunger games. Un momento in cui siamo costretti a fare le persone amichevoli per cercare disperatamente qualche sponsor. Piacere al pubblico per ottenere una minima e quasi inesistente speranza di vivere. Mi ricordo ancora la prima volta che io e Katniss siamo stati qui, in questo camerino, in questo edificio durante i nostri primi Hunger Games. Ricordo la sera prima. La sera in cui parlai con Haymitch di ciò che avevo intenzione di fare. Volevo tenere in vita Katniss. Volevo che vincesse. Avrei fatto qualsiasi cosa che per darle anche solo qualche minuto in più di fuga. Sarei morto, anche mille volte. "Perchè la amo". E' proprio questa la risposta che diedi ad Haymitch quando me lo chiese. Ricordo la sua faccia stupita e forse anche un po commossa. Nonostante i suoi tentativi di convincermi a ripensarci è stato tutto inutile. Io sarei morto per lei e nulla mi avrebbe fatto cambiare idea.                                                                                            
 'Gli sfortunati amanti'.                                                                                                                
E' cosi che c'hanno chiamato da quell'intervista. Sfortunati in effetti lo eravamo entrambi. Ma amanti no perchè nel cuore di Katniss c'era già qualcun'altro. Ma non era importante.Non si ama qualcuno solo se si è ricambiati e poi io l'avrei salvata comunque. Sempre.                                                            
Mi fanno sedere su una sorta di poltroncina e subito un team di truccatori e stilisti compare intorno a me. Mi lavano, mi vestono, mi coprono i lividi con del trucco e mi spingono nella grande sala dove Caesar mi sta aspettando impaziente, come tutto il pubblico. Come tutta Panem. Vogliono sapere che ne è stato dello sfortunato amante che ha perso la sua unica ragione di vita. Non appena metto un piede sul palco mi sento stordito da tutte le urla e gli applausi che mi accolgono nell'entrata in scena. Caesar mi stringe la mano e poi mi fa un cenno per invitarmi a sedere. Inutile dire quale sarà l'argomento della nostra "chiacchierata". Chissà se Katniss mi sta vedendo in questo momento. Vorrei poterle urlare che sto bene e che non deve preoccuparsi per me. Che io non sarò più un peso per lei. Che non deve più fare finta di amarmi. Vorrei poterla vedere, un'ultima volta. Caesar inizia a parlare di quanto accaduto, e nel suo racconto vengo a scoprire la verità. Un complotto dei ribelli guidato dal capo stratega Plutarch Haevensbee. Com'è possibile che non mi sia accorto di niente? Rimango senza parole e la mia faccia attira subito l'attenzione di Caesar che interrompe il suo racconto per concentrarsi su di me. "Non eri a conoscenza di nulla?" mi chiede con la sua solita finta drammaticità. "No, assolutamente no." rispondo tenendo lo sguardo perso nel vuoto. Non sto guardando niente e nessuno. Sto cercando di dare una spiegazione a me stesso di quanto ho appena sentito. Ci hanno traditi. Ecco cosa è successo. Caesar inizia a parlare di Katniss e della sua probabile complicità nel piano."E' stata lei a far esplodere il campo di forza Peeta" dice. Smentisco tutto subito infuriandomi. "Non sapeva quello che faceva, nessuno di noi riusciva a seguire il piano di Beetee" urlo. Fingeva di amarmi, ma non mi avrebbe mai fatto questo. Lei non mi avrebbe mai tradito. Data la mia razione poco pacata Caesar lascia perdere "va bene, va bene" mi rassicura. "Hai qualcosa da dire prima di salutarci?" mi chiede Caesar in un tono molto strano. Come se già sapesse quello che devo dire. In effetti credo sappiano tutti quello che dirò. Pochi minuti prima di entrare nel camerino lo stesso presidente Snow è venuto a farmi visita. Mi ha detto che aveva bisogno della mia collaborazione e che avrei dovuto pronunciare necessariamente un cessate il fuoco. Questo dovevo dire, se volevo mantenere in vita Katniss, ovunque lei sia. E cosi faccio. 'Io la devo proteggere, penso'. Faccio un grande sospiro e inizio un discorso su quanto stia succedendo a Panem e della necessità di fermare queste ostilità per evitare un peggioramento delle cose. Tutti applaudono. Caesar mi fa un sorriso, uno dei suoi, e le luci si spengono. Mi tolgono gli abiti puliti e mi rimettono i poveri stracci che mi sono concessi. Torno in quella che ormai considero casa. La mia cella. Cerco di rannicchiarmi un angolo e fare il punto della situazione.                                                                                                        

*Mi chiamo Peeta Mellark. Ho diciassette anni. La mia casa è il distretto 12. Ho partecipato agli Hunger games. Sono ancora vivo. Sono prigioniero a Capitol City. Katniss è nel distretto 13. Devo riuscire a dirle addio.*           

Salve a tutti, nuovo capitolo :) Purtroppo per lui (e per noi) la situazione del nostro amato ragazzo del pane continua a peggiorare. Ogni giorno si sente sempre più confuso, abbandonato e terribilmente solo (don't worry Peeta, ti salveranno prima o poi <3) ma nonostante tutto il suo unico desiderio continua ad essere solo uno: la sopravvivenza di Katniss (ma quanto è dolce?). Senza dilungarmi troppo ringrazio chi ha recensito la storia e invito a farlo chi ne avesse voglia, anche perchè vorrei tanto avere un vostro parere su come sta venendo! Mi farebbe mooolto piacere sentirvi! :) Sara!

  
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