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Autore: Windrivenrain    02/05/2014    2 recensioni
Un viaggio nella mente di Draco Malfoy e nel lato più buio della sua anima, alla scoperta della sua ossessione per Hermione Granger. Prequel di Oblivion.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
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Titolo: La Caduta di Draco Malfoy
Autore: Windrivenrain
Tipologia: one-shot
Rating: Arancione
Genere: angst, dark, psicologico
Pairing: Draco Malfoy/Hermione Granger
Epoca: HP a Hogwarts (da V libro alternativo)
Avvertimenti: contenuti forti, tematiche delicate 
Riassunto: “Un viaggio nella mente di Draco Malfoy e nel lato più buio della sua anima, alla scoperta della sua ossessione per Hermione Granger. Prequel di Oblivion.”
Disclaimer: L'Universo di Harry Potter è proprietà di J. K. Rowling.
Note d'Autore: Questa one-shot ha lo scopo principale di indagare la psiche di Draco Malfoy, seguendolo il suo percorso durante i primi cinque anni ad Hogwarts. Sebbene non vi siano scene di violenza esplicita, la storia segue un filone abbastanza dark, che vede Hermione Granger al centro delle ossessioni distruttive del protagonista. Come già accennato nella trama, questa one-shot richiama i temi trattati in Oblivion, fornendo una visione abbastanza ampia dei sentimenti e dei pensieri di Draco Malfoy. Pensieri e sentimenti che, tengo a sottolineare, in alcun modo rappresentano una giustificazione per le sue azioni. Il mio obiettivo non è quello di fornirgli un'attenuante, ma di tracciare un profilo della sua persona. Tale profilo verrà comunque sviscerato in modo più approfondito e dettagliato nel sequel. Questo testo serviva più a me come bozza da cui partire per la narrazione.
 

 
 
 


 
LA CADUTA DI DRACO MALFOY
 
“Così egli iniziò a capire l’oscurità: l’oscurità era qualcosa di solido e reale, molto più che una semplice assenza di luce. La sentiva toccare la sua pelle, cercare, muoversi, esplorare… scivolare nella sua mente. Si insinuò nei suoi polmoni, dietro i suoi occhi, nella sua bocca…”
Neil Gaiman
 
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Mezzosangue.
 
Era questo il loro nome. E Hogwarts ne era piena.
 
Suo padre aveva sempre detto, dacché ne aveva memoria, che quella specie immonda di esseri che a malapena potevano definirsi umani, aveva infestato il loro mondo, corrompendone la purezza e facendo marcire le sue radici.
 
Babbani con la presunzione di essere loro pari; Babbani a cui veniva concesso di praticare la magia come se fossero degni di essa, come se fosse stata loro tramandata per diritto di nascita.
 
Avevano colonizzato le città magiche e ricoperto ruoli di prestigio, sottraendo ai Purosangue la supremazia che gli era appartenuta sin dai tempi dei tempi. Avevano diluito il loro sangue, espandendosi come la più nefasta delle epidemie.
 
La prima volta in cui Draco Malfoy la vide, fu sul binario 9 ¾. Suo padre era accanto a lui. Una ragazzina dalla chioma arruffata emerse dal muro che separava il binario dalla stazione restante; ad accompagnarla c’erano un uomo e una donna dall’aspetto insolito.
 
Capì chi fossero prima ancora che gli venisse riferito, e li seguì con lo sguardo, disgustato da quello scenario. Sentì la mano di suo padre stringersi intorno alla sua spalla, e poco dopo le sue parole lo raggiunsero.
 
“Babbani!” disse con disprezzo. “Le creature più viscide del nostro mondo. Non lasciarti avvicinare da loro, Draco! Non lasciarti ingannare dalle loro apparenze,” ammonì duramente. “Sono come vermi che strisciano fuori dalla terra. La loro mera presenza è sinonimo di annientamento.”
 
Il giovane osservò quella ragazzina a lungo prima che scomparisse dentro uno dei vagoni dell’Hogwarts Express. Sentì un moto di stizza pervadere il suo petto, e guardando suo padre, chiese: “Perché gli permettono di mescolarsi a noi?”
 
Lucius lo guardò dritto negli occhi e rispose: “Perché il mondo magico è governato da menti incapaci.”
 
Quella stessa sera, durante la Cerimonia di Smistamento, Draco scoprì che la Babbana si chiamava Hermione Granger.
 
Hermione Granger…
 
Grifondoro.
 
La dimora degli impavidi e dei puri di cuore per una creatura che di puro non aveva nulla. L’antitesi per eccellenza… l’apice dell’abominio.
 
Quando le lezioni iniziarono ed egli si trovò suo malgrado a dover condividere con lei gli stessi spazi e a respirare la sua stessa aria, l’aborrimento che provava accrebbe a dismisura.
 
Avrebbe dovuto essere stupida, incapace, patetica e inutile… e invece… invece se ne stava lì seduta a rispondere a qualunque domanda le si ponesse, sempre sicura di sé, tanto infallibile da oscurare la bravura e le competenze di chi invece, per diritto di sangue, avrebbe dovuto ricevere tutti gli onori.
 
‘La strega più brillante della sua età.’
 
Era così che tutti la chiamavano.
 
Al termine di quell’anno, la Mezzosangue aveva aiutato Potter a sovvertire i piani dell’Oscuro Signore. Dal quel che si diceva in giro, pareva che fosse stato proprio il suo ausilio ad assicurare la salvezza del ‘Ragazzo che era sopravvissuto’.
 
Nell’anno seguente, Malfoy fece quanto in suo potere per rendere la permanenza della Mezzosangue ad Hogwarts il più tribolata possibile. Gli insulti lanciati per i corridoi, le occhiate di disprezzo, i continui tentativi di sabotaggio… ma nulla di ciò che faceva sembrava spezzarla. Poteva piegarla, e sapeva di averlo fatto perché avvertiva il disagio che la Mezzosangue provava ogni qualvolta si trovava in sua presenza. Lo leggeva nei suoi orribili, disgustosi occhi, che avrebbe preferito essere dovunque, meno che dinnanzi a lui.
 
L’aveva piegata … ma non l’aveva ancora annientata.
 
***
 
L’impronta pungente delle dita di lei sulla sua guancia aveva continuato a bruciare anche molto tempo dopo che quel colpo era stato inferto. Draco Malfoy non avrebbe mai dimenticato il tocco bollente di quelle dita sporche su di lui, l’impellenza di lavarsi per impedire che il sudiciume lo contaminasse, la furia cieca che lo aveva investito quando la realizzazione di quanto accaduto lo aveva folgorato: una Mezzosangue, un esserelurido, aveva osato alzare le mani su di lui.
 
Disegni di vendetta si erano succeduti nella sua mente, ogni scenario più cruento del precedente. Aveva immaginato di restituirle il favore, ordinando ai suoi accoliti di picchiarla – non avrebbe mai osato toccarla con le sue mani – fino a farla sanguinare.  Aveva immaginato di scagliarle contro la Maledizione Cruciatus, restando lì fermo a guardare mentre la Granger si contorceva dal dolore, invocando la sua pietà e supplicando il suo perdono… così come avrebbe dovuto essere.
 
L’odio l’aveva consumato, e presto si era tramutato in ossessione. Un’ossessione accecante che si era radicata nelle sue viscere, portandolo a desiderare la morte della Mezzosangue e ad anelare il giorno in cui l’Oscuro Signore sarebbe finalmente salito al potere; quel giorno, lui stessoavrebbe disposto di lei, e non avrebbe avuto pace finché la sua vendetta non fosse stata compiuta.
 
***
 
Il Torneo Tremaghi durante il quarto anno, vide ospitare nella Sala Grande il più imponente evento mondano nella storia di Hogwarts: il Ballo del Ceppo.
 
Quando Draco osservò il campione di Quidditch, Viktor Krum, varcare la soglia al fianco di una ragazza all’apparenza sconosciuta, impiegò diversi minuti per realizzare che si trattava di Hermione Granger.
 
Passandole accanto quella sera, non riuscì a trovare alcun insulto da scagliarle contro. Sentì Pansy Parkinson commentare aspramente, ma non riuscì a registrare nessuna di quelle parole.
 
Fino a poche ore prima, la Granger non era stata altro che una delle tante, scomode presenze che si aggiravano per il castello; una presenza, chiunque poteva asserire, neanche tanto attraente (per quanto una sudicia Babbana avrebbe potuto esserlo).
 
Ma in quel momento la secchiona scialba e insulsa che tutti avevano conosciuto, sembrava essersi dileguata, cedendo il suo posto ad una creatura del tutto diversa.
 
Nell’istante in cui quel pensiero attraversò la sua mente, Draco provò repulsione verso se stesso. Non importa con quali fattezze una Mezzosangue potesse presentarsi: nessun abito, per quanto costoso ed elegante, avrebbe potuto cancellare la nefandezza del suo spirito.
 
Viktor Krum aveva lasciato che il richiamo insidioso del sangue di lei corrompesse la sua integrità, abbassandolo ad un livello che mai, neppure nei suoi incubi peggiori, Malfoy avrebbe mai immaginato si potesse raggiungere.
 
Suo padre lo aveva avvisato; gli aveva detto che se si fosse lasciato avvicinare, sarebbe precipitato. Era questo ciò che facevano, i Mezzosangue: ingannavano, insidiavano, avvelenavano.
 
Hermione Granger aveva usurpato una posizione che non le spettava, atteggiandosi come se fosse stata forgiata per quel ruolo. Si era intrufolata nel suo mondo, lo aveva modellato su di sé e aveva interferito nell’ordine delle cose, alleandosi con Harry Potter per capovolgere gli equilibri su cui l’intera comunità si era poggiata per secoli.
 
Quelli come lei dovevano essere eliminati.
 
Eppure quando la Granger rischiò la vita, intrappolata nelle profondità del Lago Nero, Draco Malfoy desiderò che si salvasse. Il suo desiderio non fu però dettato da nobili scopi: l’annegamento non sarebbe stata un’equa condanna. Doveva soffrire, doveva pagare, e doveva farlo per mano sua.
 
Il momento in cui Draco si rese conto che il suo odio non era alimentato unicamente dalla repulsione, fu il momento in cui la sua anima e la sua mente si fratturarono.
 
Aveva disprezzato e tormentato la Mezzosangue per anni, ma quel sentimento corrosivo era stato frutto della sua curiosità, di quell’innato interesse che aveva sempre nutrito per le cose e che lo aveva portato, gradualmente e suo malgrado, a sviluppare un desiderio morboso vero l’oggetto del suo disdegno.
 
All’inizio si era trattato del suo sangue; aveva fame di esso – di vederlo sgorgare a fiumi dal suo corpo morente, mentre lui se ne stava lì fermo a guardare e a godere della vittoria. Ma era giunto un tempo, tra una fantasia e l’altra, in cui quel corpo di ragazza in continua trasformazione, la sua arguzia stimolante e la sua intelligenza sopra la media, lo avevano inevitabilmente condotto a desideri di altra natura.
 
Fu l’istante in cui i suoi ricci ribelli, il suo viso ovale, le sue labbra rosee e il suo naso sottile gli fecero immaginare come sarebbe stato averla in ginocchio al suo cospetto e poter disporre di lei. Fu lo stesso istante in cui la consapevolezza di aver ceduto al fascino immorale di quell’essere mostruoso lo bruciò più del fuoco, disgustandolo dei suoi stessi pensieri e delle sue stesse brame.
  
Era accaduto. Si era lasciato avvelenare; aveva permesso alla Mezzosangue di infilarsi sotto la sua pelle e di scavare un percorso nelle sue vene, annichilendolo dall’interno.
 
Lo avevano ammonito… e nonostante questo lui era precipitato.
 
Le sue compulsioni e i suoi appetiti più reconditi erano il frutto di quel seme marcio che la Mezzosangue aveva piantato in lui, e che era cresciuto fino a radicarsi in modo inestirpabile.
 
A nulla valsero i suoi tentativi di liberarsi da quella maledizione. In classe, per i corridoi, in Sala Grande… ovunque il profumo di lei potesse raggiungerlo era diventato una prigione. Udire il suono della sua risata, della sua voce; vederla camminare; vederla studiare… vederla e basta… le reazioni che ciò gli procurava erano talmente contrastanti da sconvolgere il suo intero equilibrio.
 
Ora non la odiava più solo per ciò che era; la odiava per quello in cui lo aveva trasformato.
 
***
 
A metà del quinto anno, Draco Malfoy non riusciva neanche più a sopportare di trovarsi in sua presenza. Le classi condivise erano un tormento, l’ora dei pasti un supplizio, e i giri di controllo dei Prefetti dolore puro. Iniziò ad evitarla e smise persino di lanciarle insulti ad ogni data occasione.
 
Nonostante gli sforzi e l’impegno, non riuscì però a sradicarla dai suoi pensieri. A notte fonda, steso nel suo letto, sogni di brama lasciva lo serravano nella loro morsa di ferro.
 
In quei sogni, la Mezzosangue si contorceva e si dimenava sotto di lui mentre il suo corpo reclamava quel rilascio che aveva a lungo anelato. In un simile contesto, le urla disperate di Hermione Granger erano musica per le sue orecchie. Vederla soffrire nello stesso modo in cui lui stava soffrendo, lo stesso modo in cui lei lo aveva fatto soffrire, gli regalava indicibile appagamento. Era il giusto castigo per i suoi – per i loro – peccati.
 
Quando la luce del giorno infrangeva quelle visioni di vendetta, il sollievo si tramutava in supplizio, e tutto cominciava daccapo.
 
Malfoy aveva immaginato più e più volte come sarebbe stato prendere ciò che voleva, ciò che gli spettava di diritto come riconoscimento per gli anni di tribolazione. Lo aveva immaginato, ma non aveva mai osato agire per conto di quei desideri di distruzione.
 
Fu forse dopo la cattura di suo padre che i sentimenti a forza rinchiusi nella sua anima deflagrarono in tutta la loro veemenza, spezzando il sottile filo che separava il confine fra realtà e inganno.
 
Malfoy non avrebbe mai saputo individuare il momento esatto in cui quelle elucubrazioni presero il sopravvento. Seppe solo che lo avevano fatto. Non gli importava più soffocare gli istinti primordiali che lo avevano annientato; non gli importava più fingere che quella corruzione non fosse mai esistita. Tutto ciò di cui gli importava era punire Hermione Granger.
 
Se lui era destinato alla dannazione e al laidume, allora lo sarebbe stata anche lei. Gli sembrava più che equo scaraventare nell’abisso la medesima persona che a sua volta aveva scaraventato lui nel baratro.
 
Solo le sue lacrime e il suo sangue, marcio e corrotto, lo avrebbero purificato. Solo tramite la sua sofferenza avrebbe ottenuto giustizia.
 
E una volta che l’Oscuro Signore fosse salito al potere, lei sarebbe stata sua. L’avrebbe chiesta come ricompensa per la sua lealtà e la sua abnegazione alla causa… e non gli sarebbe stata rifiutata.
 
Non ci sarebbe stato alcun luogo per lei in cui scappare, nessuno a cui chiedere aiuto. Sarebbe caduta, e l’avrebbe fatto rovinosamente.
 
Per questo, quando nell’estate fra il quinto ed il sesto anno l’Oscuro Signore lo aveva reclutato come Mangiamorte in quello che voleva essere un atto punitivo per i fallimenti di Lucius, Draco non aveva esitato.
 
Il tempo di attuare la sua vendetta era finalmente giunto. Da quel momento in avanti, la Mezzosangue avrebbe iniziato la sua discesa verso l’inferno nel quale lui stesso era intrappolato. Avrebbe conosciuto l’orrore, e non ne sarebbe più venuta fuori.
 
Draco Malfoy avrebbe distrutto Hermione Granger… e non ne avrebbe mai rimesso insieme i cocci.
 
Sarebbe stato questo il suo occhio per occhio; questa la resa dei conti.
  
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