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Autore: emyliane    04/05/2014    1 recensioni
Non potevano domandarsi che una cosa soltanto... chi era lei? E lei non si domandava che una cosa... sarebbe riuscita a salvarle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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NDA: Grazie ancora per tutte le recensioni! Mi spronano molto a proseguire!
Ecco quindi il nuovo capitolo, l'ultimo che avevo già scritto in anticipo... questo significa che il prossimo arriverà di sicuro tra un po' di tempo, perché non l'ho ancora iniziato. Ma non è del tutto colpa mia! Ci sono feste, serate, e anche cose un po' meno divertenti come l'università, i parziali, il ripasso per i parziali (per i quali sono molto in ritardo perché guardare serie televisive è molto più interessante!)...
Insomma, non abbiate fretta e di nuovo buona lettura!


Capitolo 6

Il mattino fu soleggiato, anche se terribilmente freddo. Doveva avere iniziato a nevicare nelle ultime ore della notte, perché un leggero strato di neve ancora bianca ricopriva il parco giochi di fronte al suo condominio.

Fu questo lo spettacolo che vide Viola quel mattino. In altre circostanze, la ragazza si sarebbe preparata una tazza di thé e si sarebbe seduta vicino alla finestra per gustarla e ammirare il paesaggio, approfittando del senso di pace ed eternità che quel genere di mattine le ispirava. Ma quel giorno era diverso.

Viola infatti non notò nemmeno che avesse nevicato. Era presto, soprattutto considerando come aveva passato la serata il giorno prima, ma lei stava già camminando avanti e indietro nel suo piccolo appartamento, a tanto così dallo strapparsi i capelli. Questa scena decisamente atipica aveva due cause.

La prima era l'avere stupidamente ingerito dell'alcool subito dopo avere preso una medicina che espressamente lo proibiva. Come conseguenza, la sua testa batteva come un tamburo - un pulsare diverso da quello indotto da una semplice sbronza - anche se la sua mente era lucida e allerta.

La seconda era il semplice fatto di essere proprio un'idiota...

Le due cause erano in effetti abbastanza simili, ma la seconda era legata specificamente al suo comportamento nei confronti di Shizuru.

Per quale stupido motivo aveva passato la serata ad abbracciarla e coccolarla? Non era per niente ciò che aveva previsto! Non che avesse previsto qualcosa di specifico - doveva ammettere che si stava muovendo a tastoni in quella pseudo-relazione - ma comunque...

Il suo scopo - se mai ce n'era stato uno - era di dare a Shizuru più fiducia in sé stessa, di mostrarle che era degna di amare e di essere amata. Ma non necessariamente da lei. Come aveva pensato di farle capire una cosa simile, cercando allo stesso tempo di sparire dall'equazione? In realtà non ne aveva avuto la minima idea. E quello che era successo la sera prima non aveva fatto altro che provocare una cosa sola. Oh certo, Shizuru di sicuro aveva capito di meritare l'amore ma al momento, era irrimediabilmente legata a lei.

L'alcool faceva veramente fare delle idiozie. Mai Viola avrebbe potuto amare Shizuru in quel modo. E se Shizuru l'avesse conosciuta veramente, se avesse saputo chi era Viola, sarebbe stata d'accordo con lei.

Peccato che Shizuru ignorasse la sua vera identità.

Viola trasalì improvvisamente, sentendo un dolore fulminante trapassarle il cranio. Si immobilizzò, aspettando di tornare in possesso di tutti i suoi movimenti e riprese a camminare.

E adesso cosa sarebbe successo? Non poteva continuare ad ingannare Shizuru. Più la loro "relazione" sarebbe durata, più Shizuru sarebbe stata legata sentimentalmente a lei e allora, poiché Viola sarebbe dovuta sparire, i danni sarebbero stati irreparabili. Ma allo stesso tempo, pensò, c'erano forti possibilità che anche la loro "rottura" avrebbe avuto delle conseguenze.

Viola si bloccò nuovamente quando le tornò in mente un ricordo della sera prima. Le aveva detto la verità. Ad un certo punto, durante la serata, le aveva detto chi era.

In un attimo la prese il panico. Come aveva potuto perdere il controllo fino a quel punto? Non ricordava più se all'età di Shizuru riusciva a ricordarsi tutto quanto il giorno dopo una sbronza, malgrado la quantità di alcool ingerita. Probabilmente sì. Ma poi Viola si tranquillizzò. Anche se Shizuru si fosse ricordata della sua confessione, c'erano poche possibilità che potesse capirla.

Strofinandosi le tempie, decise che una tazza di thé forse sarebbe riuscita a tranquillizzarla. Prendendosi un momento per calmarsi, notò che la sua vista non era più così chiara, e che il suo corpo aveva iniziato a tremare.

Il bollitore fu maldestramente messo sul fornello, e Viola aprì un armadietto per prendere una tazza, ma i suoi movimenti si fecero ancora più disordinati. Purtroppo la tazza che stava cercando di prendere le scivolò di mano. Questa cadde dall'alto e terminò la propria corsa andando in mille pezzi sulle piastrelle della cucina. Ma Viola non ebbe il tempo di preoccuparsene.

La sua vista si era annerita. Perse conoscenza poco prima di toccare terra.


Dolore. Il tatto fu il primo dei cinque sensi che recuperò. Stava male. La testa le pulsava, come se venisse selvaggiamente pugnalata al ritmo regolare dei battiti del suo cuore. In certi punti del suo corpo, punti che ancora non riusciva bene a localizzare, sentiva il morso delle ferite. Era svenuta sopra le schegge della tazza frantumata. Un pessimo giaciglio. Il freddo delle piastrelle però fu un vero sollievo per la sua testa.

Sangue. Il sapore che sentiva in bocca.

Un fischio. Il suono che le perforava i timpani. Il bollitore era ancora sul fornello.

Viola sbatté le palpebre, lasciando che un fiotto di luce le restituisse la vista e straziasse ancora di più il suo cervello dolorante. Il peggio della crisi però era passato. Mosse lentamente le dita, poi ciascuna delle sue articolazioni. Non si era slogata o rotta niente, era già un buon segno.

Si mise finalmente a sedere, aspettò che il mondo smettesse di girare e poi si alzò in piedi. La prima cosa che fece fu spegnere il fornello che aveva acceso per farsi il thé. Successivamente andò in bagno, per esaminare i danni. Un frammento di porcellana le aveva aperto una guancia, un altro le mani, l'ultimo l'aveva ferita al livello del torace. Per il resto, i suoi vestiti avevano fatto un ottimo lavoro di protezione.

Si ripulì con cura le ferite, prima di fasciarle con delle bende. Poi, pensando che ormai non le sarebbe costato niente prenderne altre, inghiottì due aspirine. Ritornò in cucina e, troppo stanca per pulire il disastro, prese solamente una bottiglia d'acqua evitando i frammenti della tazza. Terminò il suo breve giro lasciandosi cadere sulla sua unica poltrona. Con la bottiglia appena aperta, in un unico sorso ne svuotò la metà, alleviando il dolore con l'acqua fresca.

A cosa stava pensando prima di perdere conoscenza?

A Shizuru. Al fatto che doveva lasciarla.

Gettò la testa indietro, contemplando il soffitto.

In ogni caso, che lo volesse oppure no, avrebbe dovuto lasciarla. Aveva i giorni contati, non doveva quindi perdere tempo in simili riflessioni. Non avrebbe nemmeno dovuto perdere tempo andando al karaoke, o lavorando - anche se a rigore aveva davvero bisogno di soldi.

Doveva tornare a concentrarsi sui suoi obiettivi! Era venuta per fermare loro! Per salvare le sue amiche! Per salvare Natsuki... e perdeva del tempo prezioso senza neppure rendersene conto! E per quale motivo? Per il suo personale interesse, per guarire il dolore di Shizuru, il suo dolore. E quale dolore! Ironizzò tra sé e sé. Diceva di essere forte, di non avere bisogno di nessuno eppure continuava ad insistere su delle ferite sentimentali che non riguardavano nessun altro che lei mentre la vita delle persone cui teneva era in gioco!

Non sarebbe dovuta uscire con loro! Nè frequentare Shizuru, nemmeno per evitarle il dolore della solitudine e del rifiuto. Se l'era detto e ripetuto! Si ammonì.

I colpi alla porta la riportarono bruscamente alla realtà. Lanciò un'occhiata distratta verso l'ingresso ed esitò ad andare a vedere chi fosse. Controllando di essere presentabile, Viola si decise finalmente ad andare a rispondere.

Quando aprì la porta però, non c'era più nessuno. Automaticamente la sua mano scivolò verso la pistola che teneva dietro la schiena. Poi rilassò i muscoli, vedendo che la persona che aveva bussato da lei adesso stava facendo la stessa cosa dal suo vicino.

Nao.

La coincidenza era troppo strana, doveva essere lei la persona che la ragazza stava cercando.

"Nao?"

Al suo richiamo, la ragazza dai capelli fiammanti si voltò subito verso di lei. Viola lanciò una rapida occhiata al suo orologio, pensando che fosse molto presto per una visita di cortesia. D'altra parte, sapeva che quando c'era di mezzo Nao Yuuki non si trattava mai di una visita di cortesia.

"Ah, cercavo proprio te."

"Davvero?" Rispose in tono ironico. "Come fai a sapere dove abito?"

"Fujino," mentì Nao.

Viola si trattenne dal puntualizzare che Shizuru non sapeva dove vivesse, e che in ogni caso non gliel'avrebbe mai detto anche se l'avesse saputo. Nao doveva averla seguita. Restava solo da capire perché.

"Fujino ti ha parlato di me?" Riprese Nao, vedendo che Viola continuava a rimanere in silenzio.

Davanti al sopracciglio alzato di quest'ultima, Nao le fece notare che si era rivolta a lei usando il suo nome proprio.

"Sì," mentì Viola a sua volta.

Un sincero stupore apparve sul viso dell'adolescente.

"Male, scommetto."

Viola non disse nulla.

"Posso entrare?"

"Cosa vuoi?"

Nao fece un gesto irritato.

"Parlare della tua ragazza. Qualsiasi cosa ti abbia potuto dire su di me, non ci tengo a vedere la gente soffrire ed è sicuramente quello che ti succederà se continuerai a frequentarla."

Nao agitò davanti a lei una borsetta. Viola corrugò la fronte e si fece da parte per lasciarla entrare. Stava iniziando a capire una cosa che l'aveva sempre confusa in passato: come mai tutte le relazioni che aveva cercato di avere per dimenticare i suoi veri sentimenti fossero tragicamente finite per ignoranza, disgusto o paura? Una domanda che adesso aveva una risposta: Yuuki Nao.

"Cos'è successo?" domandò l'ospite indesiderata vedendo i frammenti in cucina e il cerotto sulla guancia di Viola.

"Un piccolo incidente. Allora Nao, cosa vuoi?"

"Beh, come minimo ti dovresti presentare, visto che conosci già il mio nome."

Viola detestava quella presunzione e quella malignità. Ancora di più adesso che sapeva quello che Nao stava tentando di fare. In un altro tempo e in un altro luogo, avrebbe rischiato tutto per lei, ma quella era un'altra storia.

"Non credo proprio. Ti sei invitata da sola a casa mia, quindi non ti devo niente."

"Poco importa," esclamò Nao, lasciandosi cadere sulla sua poltrona senza nemmeno chiedere il permesso.

L'arroganza di quella ragazzina!

"Cosa vuoi?" Ripeté in tono perentorio.

"Metterti in guardia. Fujino-kaichou-san," esclamò con una voce in falsetto e le mani giunte in una grottesca imitazione di Shizuru o di qualcuna delle sue ammiratrici - difficile da capire - "è così intelligente, bella, ricca, e... Pffft! Ridicolo!"

Aveva ripreso a usare la sua voce normale, piena del suo solito disprezzo.

"Ti stai facendo prendere in giro, come tutte le altre. Già ai suoi occhi," disse, "tu non sei nient'altro che un misero rimpiazzo della persona che lei ama veramente: Kuga Na-"

"Natsuki, lo so," la interruppe l'altra.

Viola si era stancata di lasciare a Nao campo libero affinché potesse monologare a suo piacimento. Potevano essere in due a giocare a quel gioco.

"Tanto meglio," riprese sotto lo sguardo perso dell'adolescente. "Kuga Natsuki è una bellissima giovane che non sa cosa si sta perdendo. Tanto meglio per me, no?"

Nao sembrava avere perso il filo del discorso che si era preparata in anticipo. Le fu necessario qualche secondo per recuperare la sua sfrontatezza.

"Ammettiamo pure che sia così, comunque lei è pericolosa. Non esiterà ad uccidere, hai i soldi e il potere per poterlo fare. E..."

Viola non ascoltò nemmeno il resto. Pareva che Nao avesse un minimo di buon senso, era abbastanza intelligente da dire la verità, ma una verità modificata per poter essere credibile. Chi avrebbe mai creduto d'altra parte che Shizuru potesse uccidere qualcuno con le sue stesse mani? Era più verosimile parlare della sua volonta di uccidere e del denaro che le avrebbe permesso di ingaggiare qualcuno che lo facesse per lei. Senza dubbio la borsetta di Nao conteneva delle fotografie del Primo Distretto.

Tuttavia la ragazzina le aveva fatto notare un particolare importante: Viola non aveva i mezzi necessari per condurre autonomamente delle vere ricerche, doveva limitarsi a ricorrere a Yamada e ai contatti della mafia. Ma Shizuru possedeva degli illimati mezzi finanziari! A furia di non volerle coinvolgere in quella storia, aveva dimenticato che in caso di fallimento da parte sua, Shizuru e tutte le altre sarebbero stata comunque implicate. E se lei falliva dopo averle tenute sempre all'oscuro di tutto, quando sarebbe arrivato il momento non avrebbero saputo nulla, e allora non sarebbero state in grado neppure di difendersi.

Al contrario, se Viola avesse chiesto il loro aiuto - o per lo meno quello di Shizuru - avrebbe aumentato allo stesso tempo le sue possibilità di successo permettendo anche alla ragazza di essere pronta a proteggere la persona cui tenevano entrambe.

Non doveva cercare di escluderla, doveva dirle tutto, concluse. Doveva dirle chi era, cosa stava per accadere, l'aiuto di cui aveva bisogno. Tutto, insomma.

Dopo tutto Shizuru non era Natsuki, non si sarebbe gettata a testa bassa in mezzo ai pericoli. Era una delle cose che temeva potesse succedere se Natsuki avesse saputo la verità.

"Mi stai ascoltando?!" Esclamò Nao.

Lo stridulo fastidioso della sua voce riportò immediatamente Viola alla realtà.

"Sì, ti ho sentito Yuuki," mentì. "E adesso ascoltami, ascoltami molto bene. Devi lasciare in pace Shizuru. Perché come sappiamo entrambe, lei non ha bisogno di soldi per uccidere qualcuno. Non più di quanto abbia bisogno dei suoi poteri di HiME. Come si chiamava già il tuo Child?"

Viola finse di pensarci su sotto lo sguardo livido di Nao.

"Julia," esclamò schioccando le dita. "E traeva il suo potere da tua madre. A proposito, come sta?"

E mentre diceva quelle parole, si avvicinò abbastanza alla poltrona per poggiare le mani sui braccioli e immobilizzare così la ragazza.

"Tu credi," e qui il tono di Viola si fece orribilmente dolce, un sussurro terrificante pronunciato con un chiaro accento di Kyoto, "che io non sappia chi è Fujino Shizuru? Credo Nao, che sia tu quella che non sa chi sono io e quello che conosco di voi tutte. Ci sono partite che è meglio non giocare, se si ha paura di finire scottati."

La paura e la collera lottavano per predominare nello sguardo di Nao. Era stata colta di sorpresa, e non sapeva come reagire. Rimase pallida e muta.

"Hai davvero bisogno di un nemico per dare un senso alla tua esistenza, Nao? Non vuoi approfittare della possibilità di essere sopravvissuta al Festival? Al tuo posto io lo farei. Essere sua nemica, significa essere insignificanti. E nessuno vuole questo, te lo posso assicurare."

Viola non era certa che l'adolescente avesse ascoltato tutto ciò che le aveva detto, perché quest'ultima stava provando una paura viscerale verso quella donna. Viola, capì Nao in quel momento, era pericolosa e mortale. E sembrava in effetti conoscere parecchie cose su di lei. Lei e tutte le altre.

"Levati," balbettò, incapace di dare alle sue parole la forza che avrebbe voluto.

"Non cercherai più di prendertela con lei?"

La voce di Viola aveva ripreso il suo tono normale e l'accento di Kyoto pareva non essere mai esistito. Nao annuì rigidamente. Avrebbe giurato qualsiasi cosa pur di uscire da quella stanza ed allontanarsi da quella donna. Viola mantenne la stessa posizione ancora per qualche istante, il tempo di assicurarsi che Nao avesse ben compreso tutto.

L'adolescente rabbrividì sotto il suo sguardo irreale: un grigio scuro, quasi nero, circondato da un rosso fiammante. Era come fissare un'eclissi solare. Irreale e spaventosa.

Percependo la sua paura, Viola si spostò leggermente e Nao non esitò a fuggire. La porta sbatté e Viola, ancora chinata sulla poltrona, sospirò. Non amava particolarmente recitare la parte della cattiva, anche se doveva ammettere che le riusciva molto bene.


Nobu Kikugawa era un detective privato. Un sogno della sua infanzia che aveva realizzato contro tutto e tutti. La sua carriera però era iniziata in polizia: dopo tutto, aveva seguito degli studi in quel campo. I primi anni gli avevano permesso di fare esperienza, come investigatore ma anche per raccogliere i contatti necessari. Quando si era sentito abbastanza sicuro di sé, era diventato un investigatore freelance. A volte però rimpiangeva questa scelta: era una professione che niente aveva a che vedere con i film e i libri della sua infanzia. La maggior parte del suo lavoro consisteva nell'indagare su possibili infedeltà coniugali. Lavoretti noiosi... mortalmente noiosi.

A volta capitava - ma era raro - che la polizia gli chiedesse aiuto. La maggior parte delle volte si trattava di uno dei suoi amici conosciuti alla scuola di polizia che lo chiamava perché lo togliesse dai guai. Itsumi Suzushiro era la sua migliore amica. Quante volte gli aveva chiesto di rientrare nel suo gruppo di investigatori? Quelli erano stati i momenti migliori del suo periodo in polizia, e avrebbe mentito se avesse detto che non ne sentiva la mancanza! Si era abituato a vederla tutti i giorni, a fare degli appostamenti in sua compagnia. Sua moglie non riusciva a capire il legame, la fiducia reciproca, la forza della loro amicizia.

Nobu in realtà non aveva mai smesso di vedere Itsumi. Le loro rispettive figlie - Haruka e Yukino - erano praticamente cresciute insieme!

Era per tutti questi motivi che l'uomo non esitò ad abbandonare il suo appostamento solo per raggiungere Itsumi Suzushiro in un bar dove lei gli aveva dato appuntamento.

Nobu dovette provare diverse volte ad avviare il motore della sua vecchia camionetta. Bestemmiò, rendendosi conto di non poter più rimandare ancora per molto l'acquisto di un nuovo veicolo. Il suo salario già gli permetteva con difficoltà di arrivare alla fine del mese, e non voleva chiedre l'elemosina alla sua amica. La sua camionetta avrebbe dovuto tenere duro ancora per un po'. Un quarto d'ora dopo parcheggiò di fianco ad un piccolo bar senza pretese che, a metà pomeriggio, era deserto. Solo un tavolo in fondo era occupato.

Itsumi Suzushiro aveva dato tutto a sua figlia, i capelli biondi, il fisico, ecc. Era chiaro che non avesse la minima discendenza giapponese. Era un'occidentale i cui genitori, appassionati del Giappone, si erano non solo trasferiti in quel paese ma avevano dato alla loro unica figlia un nome di consonanza asiatica. Itsumi era quindi facilmente riconoscibile. E il suo carattere forte - che Haruka aveva ereditato - era di certo una risposta sviluppata nel passato per resistere a tutte le angherie dei suoi compagni di classe. I bambini potevano essere molto crudeli nei confronti di chi era diverso.

Nobu non aveva mai compreso quel genere di reazione. Itsumi dopo tutto era una bella donna. Quel giorno indossava una camicetta attillata in vita di un blu pallido, sicuramente della miglior fattura, e un elegante tailleur nero. Il suo cappotto era appoggiato di fianco a lei per sentirsi maggiormente a suo agio, mentre lavorava su un documento.

Nobu, nel suo maglione con cappuccio kaki, jeans e un berretto in testa si sentiva insignificante vicino a lei. Si tolse rapidamente il berretto che infilò nella tasca del suo maglione prima di cercare di pettinarsi i capelli. Fatica sprecata. Aveva passato la notte appostato e il suo aspetto ne risentiva.

"Ciao," disse alla fine, sedendosi di fianco a lei.

Itsumi gli fece cenno di aspettare. Nobu vide allora che era al telefono con la sua mano libera.

"Grazie," rispose alla fine, annotando un nome e un indirizzo.

Riattaccò, e voltandosi verso Nobu gli annunciò come saluto che aveva già ordinato del caffè. L'uomo le sorrise in riconoscenza.

"Hai bisogno del mio aiuto?" Iniziò, abituato a non perdere tempo con la sua amica.

"In effetti sì, ne hai sentito parlare?" Gli chiese lei in tono criptico.

"Della Mietitrice," intuì comunque lui. "Certo. Un bel regalo di Natale in anticipo, se vuoi la mia opinione."

"Sì, sì. Credimi, ne siamo felici. Tutti quei dossier! Delle prove a profusione."

"In questo caso, perché hai bisogno di me?"

Itsumi picchiettò il documento che aveva sotto il gomito.

"Per questo," disse. "Nessuna traccia. Niente. E con tutti gli altri dossier di cui occuparsi, il mio superiore mi ha ordinato di lasciarlo perdere."

"Quindi vuoi che me ne occupi io."

"No, voglio che tu mi dia una mano. E' difficile occuparmene da sola," ammise. "Sono costretta a farlo nel mio tempo libero."

"Cosa che ti lascia poco tempo," comprese lui. "Ok, ci penso io. Sarà sicuramente più interessante dei miei attuali casi. Da dove cominciamo?"

Itsumi aspettò che portassero loro il caffè. La tazzina ebbe appena il tempo di toccare la tavola che lei l'aveva già bevuto tutto d'un sorso a rischio di bruciarsi la gola.

"Bevi il tuo caffè," ordinò. "Ti racconto in macchina, dobbiamo vedere un genetista."

Agitò vittoriosamente il post-it sul quale aveva precedentemente annotato un nome e un indirizzo. Nobu sospirò e obbedì. Lavorare con Itsumi era una perenne corsa contro il tempo, anche quando lei sembrava ancora più stanca di lui.

Il racconto fu breve. Il dossier intitolato "PROGETTO OTOME" faceva riferimento a degli esperimenti con cavie umane, denunciava delle morti e sofferenze indicibili. Esperimenti illegali, condotti a dispetto di tutte le regole etiche da un'organizzazione con notevoli mezzi.

"E' un po' forte, e... non c'è gran che su cui lavorare. Non mi sembra molto credibile," concluse Nobu, sfogliando personalmente il dossier dopo avere ascoltato con attenzione Itsumi.

"C'è di più, ma non ho potuto dedicarci tutto il tempo che avrei voluto. E non capisco tutti i dannati termini che vengono usati!"

"Da qui il genetista?"

"Da qui il genetista," annuì.

Il professor Taka, genetista di fama internazionale che incontrarono dopo avere preso il traghetto da Fuuka al Giappone e viaggiato poi per molte ore, chiese subito una copia del dossier per poterlo studiare con calma prima di fornire loro un valido resoconto.

Itsumi fu adirata di avere perso così tanto tempo ad aspettare, solo per dover aspettare ancora per capire esattamente quale fosse lo scopo degli esperimenti che il dossier descriveva. Quanto a lui, Nobu iniziò a provare l'eccitazione che gli suscitavano solitamente le indagini difficoltose e a rischio. I Suzushiro avevano un fiuto incredibile per quel genere di cose: mettevano sempre il naso dove non dovevano.

Per sua grande gioia.


In un altro appartamento, più grande e molto meno ordinato, anche Natsuki stava camminando avanti e indietro. Era il primo pomeriggio di una domenica, a qualche giorno appena dal 19 dicembre che avrebbe segnato il diciannovesimo compleanno di Shizuru. Natsuki si chiedeva quale regalo di compleanno potesse farle. Da quando conosceva la ragazza non se n'era mai davvero preoccupata, e avrebbe fatto fatica a spiegare cosa rendesse così importante quel particolare compleanno. Non sapeva che una cosa: voleva dimostrare a Shizuru che teneva a lei più di quella Viola! E anche che era lei la persona che la conosceva meglio.

Ma in realtà... la conosceva davvero meglio di chiunque avesse letto il giornalino di Chie e Aoi di due mesi prima? No, probabilmente no. La sola cosa in più che sapesse rispetto agli altri era che Shizuru l'amava. Informazione che purtroppo non l'aiutava a risolvere il problema del regalo.

"Un regalo... cosa potrebbe piacerle?"

Natsuki era ad un passo dal decidersi a chiamare Mai per chiederle di accompagnarla a fare shopping, prima di ricordarsi che il mese di dicembre coincideva con la fine del loro secondo trimestre e quindi all'arrivo di importanti esami. Mai e le altre erano in pieno ripasso, e la sera della vigilia era in realtà un momento necessario per rilassarsi un attimo prima del trimestre finale.

"Accidenti," borbottò Natsuki, osservando il mucchio disordinato dei suoi libri scolastici.

Si sentiva quasi in colpa per non averne ancora aperto uno. Però in fondo era sempre riuscita tutti gli anni a passare (in extremis, è vero), e questo marinando la maggior parte delle lezioni!

Sapeva anche che i primi due mesi del primo trimestre erano stati molto caotici, con il Carnival e tutti i problemi che quest'ultimo aveva provocato. La situazione si era fatta così complicata che tutto il gruppo delle ex-HiME si sorprendeva sempre quando ripensava al fatto che tutto non era durato che il tempo di un trimestre. Lo stesso trimestre alla fine del quale Shizuru, con in mano i risultati dei suoi primi esami le aveva fatto credere di essere pronta a ripetere l'anno. Ma se c'era qualcuno che rischiava di ripetere era proprio Natsuki. I suoi primi risultati erano stati (molto) scarsi, ma la ragazza razionalizzava: malgrado la sua mancaza di assiduità quasi tutto era stato convalidato. Allora, un secondo trimestre nel quale la sua presenza in classe era stata triplicata!? ... era sicura di passare!

Mai puntualmente si arrabbiava per la facilità e la disinvoltura che aveva verso le proprie capacità. Al contrario, l'amica aveva bisogno di ripassare in continuazione per affrontare gli esami, e Natsuki sapeva che era meglio non andare a disturbarla in quei momenti.

Avrebbe quindi dovuto trovare la sua idea regalo da sola, e per l'occasione cercare di organizzare una festa di compleanno solo loro due, vale a dire senza Viola.

Natsuki prese il cappotto, le chiavi e il portafoglio prima di uscire.

Guidare veloce l'aveva sempre rasserenata, calmando il tumulto di sentimenti indesiderati. Forse la strada fino al centro commerciale fu troppo corta, ma quella volta guidare la moto non placò il sentimento cui non riusciva a dare un nome, ma che la divorava dall'interno dal primo momento in cui aveva visto Shizuru insieme a Viola. Era solo riuscita a congelarsi.

Il ghiaccio avrà anche potuto essere il suo elemento durante il suo periodo come HiME ma lei preferiva comunque l'estate, o forse odiava semplicemente l'idea di dover indossare molteplici strati di vestiti (questione di mobilità).

Fu grata quindi del calore del centro commerciale, prima di maledire la presenza di tutta quella gente in giro per fare i propri acquisti di Natale. Perché Shizuru era nata proprio a qualche giorno da una simile festa? Beh, almeno tutti i negozi proponevano delle idee regalo, pensò.

Si avvicinò ad un negozio che vendeva tra le altre cose del thé. Ma Natsuki non se ne intendeva, e non sapeva in che modo del thé potesse fungere da regalo. Acquistare dei vestiti implicava conoscere la sua taglia, informazione che non aveva. Quanto a comprarle un libro, o un qualsiasi altro oggetto... Natsuki non conosceva i suoi gusti, visto quanto male aveva giudicato le sue preferenze cinematografiche.

Imbronciata, terminò il suo giro davanti ad una gioielleria chiamata Garderobe. Passò il primo minuto ad osservare stupidamente l'insegna che ornava l'ingresso del negozio. Poteva davvero fidarsi di una gioielleria che si faceva chiamare Garde-Robe? Doveva esserci da qualche parte una mancanza di logica. Ci mancava solo un negozio che vendesse vestiti e si chiamasse l'Orologio d'Oro, o qualche altra fesseria simile!

Alla fine ci entrò comunque. Come per tutti gli altri negozi che aveva visto, anche questo era festosamente decorato con colori rosso e oro, e sembrava che i gioielli esposti ispirassero abbastanza il tema natalizio, a partire dai rubini. Natsuki passò con calma davanti a tutte le vetrine, finché una commessa non le propose il suo aiuto e consigli con un affabile sorriso.

"Posso aiutarla?"

"Cerco un gioiello."

Natsuki si morse l'interno della guancia vedendo l'alzata di sopracciglia della sua interlocutrice. Cos'altro vorrebbe cercare in una gioielleria? pareva dire la sua espressione.

"Qualcosa in particolare?" Le chiese comunque, con una gentilezza nauseante.

"Non lo so," mormorò lei. "Una collana, oppure..."

Oppure... Natsuki non ne aveva la minima idea. Non ricordava di avere mai visto Shizuru indossare dei gioielli.

"E' un regalo?"

"Sì, per un compleanno."

Quella era una domanda facile.

"Hm, per un amico o un'amica?"

"Un'amica," rispose con una certa esitazione, incerta sulla direzione che stava prendendo quella conversazione.

"Ha dei gusti particolari?"

"Le piace il colore porpora!"

"Una sorta di rosso quindi. Ottimo, la nostra collezione fa onore a questo colore."

Nella mezz'ora successiva, Natsuki passò in rivista i gioielli in compagnia dell'amabile commessa. Sulla base del denaro che voleva spendere, dei supposti gusti di Shizuru e del suo stile, propose alla ragazza un certo numero di prodotti. Quando si ritrovarono alla cassa per incartare il regalo e pagare la fattura, la commessa offrì a Natsuki un sorriso che, per la prima volta, non le parve forzato.

"Deve volere molto bene alla sua amica."

Natsuki sapeva che sicuramente la donna aveva detto così per via della somma di denaro che stava sborsando. Ma un regalo costoso, quando si avevano i mezzi, era facile da comprare senza che ci fosse dietro alcun sentimento particolare.

"Non parlo tanto del prezzo," continuò timidamente la commessa, come se le avesse letto nel pensiero, "ma del modo in cui ha parlato di lei. E dell'attenzione con cui ha scelto il regalo. Ma forse sto parlando troppo."

"Già," mormorò Natsuki.

La commessa le rivolse uno sguardo strano. Natsuki rispose con un'occhiata tagliente, percependo inconsciamente che la donna stava sottintendendo qualcosa che non riusciva a capire. Rifiutò la sporta che la commessa le propose per infilare la scatola allegramente decorata in fondo alla tasca, poi uscì dal negozio senza nemmeno salutarla. Non riusciva bene a spiegare perché, ma la commessa l'aveva infastidita.

Con una mano infilata in tasca giocherellò tranquillamente con il nastro dorato del pacchetto, pensierosa. Il suo regalo costava caro per uno studente medio, ma Natsuki aveva la disponibilità economica. Peccato che Shizuru possedesse dei fondi smisuratamente maggiori: non sarebbe stato quindi il prezzo che avrebbe potuto impressionarla. E in ogni caso, Shizuru non le era mai parsa una persona superficiale. Natsuki diede qualche colpetto alla tasca prima di chiuderla con attenzione. Doveva trovare qualcos'altro, oltre a quello. Viola era perfettamente in grado di offrirle un regalo simile che di sicuro le sarebbe piaciuto ancora di più, pensò cupamente tornando con la mente a quella serata al cinema.

Doveva trovare qualcosa che...

Natsuki indietreggiò di qualche passo, per tornare davanti alla vetrina che stava per oltrepassare. Era un'idea perfetta! E poteva addirittura permetterle di sbarazzarsi di Viola per parecchi giorni.

La ragazza entrò nell'agenzia viaggi, decisa a partire insieme a Shizuru durante le vacanze di Natale. E perché non a Kyoto? Shizuru non avrebbe mai rifiutato la possibilità di mostrarle la sua città natale e perché no, forse anche la sua famiglia! Convinta di essere finalmente riuscita a trovare il regalo perfetto, Natsuki si sedette su una delle sedie di fronte alla scrivania di un giovane addetto.


Mai più Shizuru avrebbe toccato alcool in vita sua. O forse sì... da un lato, soffriva le conseguenze della sua prima sbronza accompagnata da nausee e da un penoso stato di spossatezza; dall'altro però, l'alcool l'aveva sufficientemente disinibita per darle il coraggio di fare un serio passo avanti nel suo rapporto con Viola. Almeno dal suo punto di vista.

Certo, stringersi e semplicemente abbracciare qualcuno non doveva essere per forza un gran gesto per alcune persone, ma ai suoi occhi quella serata aveva assunto un'importanza particolare. Per la prima volta da anni, qualcuno le aveva offerto non solo il proprio affetto ma anche un senso di sicurezza. Era sicuramente troppo presto per dire una cosa simile ma... ma Shizuru pensava di amare Viola. Amarla nello stesso modo in cui amava Natsuki. In cui aveva amato Natsuki, cercò di convincersi.

La semplice idea la faceva sentire più leggera, e quella relazione appena iniziata sembrava riuscire a scacciare non solo gli orribili ricordi del Carnival, ma anche gli incubi che avvelenavano i suoi sogni da mesi.

Raggiungendo il divano nel suo studio, Shizuru si lasciò cadere con precauzione, non volendo aggravare i sintomi della sbornia. Vide i libri che aveva già da tempo ripassato e preferì prendere il suo cuscino per nascondere il viso, sul quale cercava inutilmente di reprimere il sorriso di gioia che le era spuntato sulle labbra. Voleva passare la giornata a fantasticare su Viola, e se avesse avuto il coraggio prenotare un tavolo per cenare in sua compagnia alla fine dei suoi esami e festeggiare insieme il suo compleanno.

La sua vita ritrovava finalmente un senso.



NDT: Una precisazione riguardo al nome della gioielleria dove Natsuki compra il regalo di Shizuru: in francese, Garderobe può essere visto come l'unione dei due termini "Garde" (dal verbo garder, che significa conservare, mantenere, custodire) e "Robe" (termine generico per i vestiti femminili); Natsuki rimane sorpresa, proprio perché visto il nome si sarebbe aspettata un negozio di vestiti.

  
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