Germania scattò una foto al Colosseo e sorrise.
Roma, o se preferite Ottavia Livia Augusta Tullia detta Tulliola, scosse la testa.
“Ogni volta che mi vieni a trovare devi sempre fare almeno una foto al Colosseo.”
“Certo che devo! Insomma è il posto più bello della tua città!”
“Non ho dubbi.”
Germania osservò la donna. Quel giorno aveva deciso di vestirsi in stile moderno, ma comunque simile a quello solito: portava un lungo vestito rosso che le arrivava fino ai piedi, proprio come le tuniche delle donne romane.
Sembrava  nervosa.
“C’è qualcosa che non va?”
“A Roma c’è sempre qualcosa che non va.”
“Che vuoi dire?”
Roma si accomodò sul marciapiede, senza troppe cerimonie. Un venditore ambulante porse a lei e a Germania delle rose ma entrambi rifiutarono.
“Non sono una città facile. Non lo sono mai stata. La mia vita è sempre stata complessa e pesante. Sia come ‘caput mundi’, sia come capitale d’Italia. Sono stata un centro di incontri e scontri tra popoli, e lo sono ancora.”
“Non è un difetto…”
“No. Ma la mia vita è difficile proprio per questo.”
Si girò verso Germania e sorrise.
“Tu non puoi capire vero?”
“Come?”
“Nessuno è mai riuscito a capirci, né a me né ai miei figli. Forse non siamo riusciti a capirci neanche noi stessi.”
Germania arrossì.
“Effettivamente sia Feliciano che Lovinio spesso si sono comportati in modo piuttosto strano, almeno secondo il mio punto di vista, ma questo non significa nulla… Voglio dire si può essere amici anche nella diversità, no?”
Roma annuì.
“Io in teoria dovrei essere la rappresentazione di tutto ciò. Quando mio padre, Impero Romano, mi trovò abbandonata su un colle quel 21 aprile, decise che avrebbe fatto di me la città più ospitale del mondo… eppure sento di aver fallito in questo compito. Da qualche anno a questa parte, la mia gente è più violenta verso i diversi, molto più del solito. Sembra essere avvelenata dalla rabbia, come impazzita.”
“Ognuno di noi ha il suo periodo no.”
“Non importa, è comunque un fallimento da parte mia. Se mio padre fosse ancora qui…”
Germania le poggiò una mano sulla spalla.
“…Sarebbe comunque fiero di te. Sei ancora la città più bella del mondo… Hai conquistato anche me. Tanto che durante la guerra, le mie genti non hanno avuto il coraggio di distruggerti. E perfino America ha rinunciato a bombardarti.”
“Erano altri tempi.”
In quel momento passò di lì Vaticano, Pietro Esposito se preferite, canticchiando allegramente.
“Pietro? Ma è completamente diverso!” Esclamò Germania.
“Già, il suo nuovo superiore lo ha reso più allegro e più aperto.”
Pietro vide la “zia” Roma, e fece per avvicinarsi, ma quando vide che c’era anche Germania arrossì, fece dietrofront e sparì tra la folla di turisti.
“Aperto per modo di dire…”
“No Germania, credimi. Fino a qualche anno fa neanche usciva di casa.”
Dopo un po’ finalmente tornò anche Berlino, Irene se preferite, nipote di Germania, che era entrata a visitare il Colosseo insieme a Lovino.
“Sembra che tua nipote e mio figlio vadano d’accordo tutto sommato.”
“Già, è vero.”
Roma tornò in piedi.
“Che ne dici di andarci a prendere un tramezzino?”
“Ottima idea.”
Germania e Roma si avviarono pian piano verso un bar.
“Per quel poco che vale Roma, nonostante tutto io sono sempre felice di farti visita. Per me eri e rimani, la città più bella… e più accogliente del mondo. Dico davvero.”
Roma sorrise a Germania. Un sorriso sincero. Nei suoi occhi brillava come una luce di speranza.
“Ti ringrazio Germania.”
 
FINE
 
(Tanto tempo fa scrissi una fan fiction intitolata “La città più bella del mondo” in cui compariva Roma, o se preferite Ottavia Livia Augusta Tullia detta Tulliola, che doveva fare coppia con Germania. Aspramente criticata-e non era proprio un gran che come storia- decisi di riscriverla andando incontro ai gusti del pubblico e aggiungendo due personaggi: Pietro, città del Vaticano, e Berlino, Irene la nipote di Germania. Durante un brutto periodo finii per cancellare da efp quasi tutte le fan fiction su Hetalia per trasferirle su un mio archivio personale. Alla fine cancellai definitivamente tutta la storia. Andando incontro ai gusti altrui avevo finito per creare delle forzature quindi trovai inutile conservarla. Oggi però ho trovato un po’ d’ispirazione e quindi ho deciso di pubblicare, anche qui, questa storia; non solo perché volevo farlo, ma anche per “detenere un copyright” di questo personaggio. Nella mia testa lei è cambiata tante volte e quest’ultima versione mi sembra la più matura che fin’ora ho realizzato. Anche il suo rapporto con Germania è molto più ‘platonico’ della versione originale. Se vi chiedete perché ho scelto Germania fin dall’inizio è perché, e lo so bene, moltissimi tedeschi amano Roma, spesso ancora di più dell’Italia, e molti vengono addirittura a viverci o studiare. Ma come città non è una città facile, recentemente poi è diventata molto più “violenta” che in precedenza. Da qualche mese si sente un po’ più di respiro, ma fino all’anno scorso era una città tutt’altro che facile. Se vivete a Roma, potrete capire cosa voglio dire. Se non ci vivete allora, come Germania, non potrete capire. Ho scritto questa storia dunque sia come “ricordo” di questo mio personaggio sia come “sfogo” di quello che ho sentito. Se ha incontrato in qualche modo i vostri gusti, tanto meglio. Se invece non vi è piaciuta, pazienza, vi chiedo scusa. Ma dopo le esperienze passate ho deciso di non dare più peso del dovuto alle pretese del pubblico. Si deve scrivere per tutti: per gli altri e per se stessi. Detto questo, spero che un giorno Roma ritorni quel posto ospitale che originariamente doveva essere. Alla prossima!)