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Autore: Elisa Stewart    05/05/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo:
"Comunque, cosa ci fa una signorina come lei in strada con i tempi che corrono?" Disse iniziando a camminare con lei.
"Oh, la prego mi dia del tu e mi chiami Marley."
"Bene, Marley. La stessa cosa vale per te allora. Chiamami Hunter."
Lei annuì sorridente.
"Stavo andando in libreria, a prendere dei libri per mio padre. Mi vuole.. Mi vuoi accompagnare, Hunter?"
Scosse la testa. Da li a poco sarebbero calate le tenebre, e lui doveva cenare. Ah, c'è una cosa, che non vi ho detto. Hunter era un vampiro da ormai 563 anni.
Non so da dove mi sia uscita sta storia. Personalmente non amo molto i vampiri, eppure ho avuto improvvisamente la voglia di scrivere su di essi. Che dire... Passate se vi ho incuriositi :D
BUONA LETTURA!
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Dani, Hunter Clarington, Marley Rose, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                Capitolo 4

Al violento impatto con l'albero, il lupo dal pelo color miele guaì, accasciandosi al suolo mentre il tronco si inclinava e cominciava la sua discesa verso terra. Gli altri due lupi assistirono alla scena impotenti e incapaci di fare qualunque cosa. Li avevano colti di sorpresa, c'erano riusciti. Jessie si voltò ringhiando verso l'altro vampiro che osservava la scena con un ghigno stampato in volto. Scattò verso di lui, intenzionato a far scomparire quel sorrisetto dal suo volto. A pochi metri dal ragazzo, fece un balzo e aprì le fauci, diretto al collo di quest'ultimo, ma Hunter riuscì a prenderlo per il collo e a respingerlo. Il lupo grigio atterrò sulle zampe e ripartì alla carica. Nel frattempo, Terrie si occupò di allontanare Blaine da Holly, così da darle il tempo di riprendersi, ma l'altra non accennava a muoversi. La Delmonaco pensò che forse era svenuta, ma se davvero fosse stato così, sarebbe tornata un essere umano. Ringhiò forte quando vide Anderson avvicinarsi velocemente a loro due. Con uno scatto, la lupa riuscì a bloccare il vampiro a terra. Tentava diversi morsi, cercando di afferrargli la testa, ma il vampiro la teneva lontana premendo le mani contro il suo collo. E' vero, i vampiri erano fisicamente forti, ma i lupi mannari, nella loro forma animale, lo erano quanto loro. Infatti, la lupa afferrò un braccio del vampiro tra le fauci. Cominciò a strattonarlo, con l'intenzione di staccarglielo. Quando pensò di avercela fatta, le arrivò un pugno dritto in testa, che la costrinse a mollare la presa. Si allontanò un po' stordita. Aveva un gran mal di testa e ,come se non bastasse, qualche secondo dopo, le arrivò addosso Jessie, che era stato respinto da Hunter per l'ennesima volta. I due lupi ruzzolarono qualche metro indietro. Quello dal pelo marrone si rialzò, scrollandosi di dosso l'altro e si ritrovò di fronte entrambi i vampiri.
"Non ridete più ora, eh?" Disse Hunter con un ghigno.

"Hai visto che strano?" Fece Dawn voltandosi a guardare dietro di loro. Era da un po' che si erano allontanate dal parco, ma c'era qualcosa in quelle donne che non la convinceva, quindi non poteva fare a meno di controllare ogni decina di secondi se le stessero seguendo. Dani alzò gli occhi al cielo sorridendo.
"Cosa c'era di strano?"
"Ehm... Apparte il fatto che abbiamo sentito qualcosa, molto probabilmente un albero, cadere?"
"Probabilmente era un albero morto e lo stavano abbattendo..."
"Si, ma non si sentivano nemmeno le motoseghe! Come diavolo avranno fatto?"
"Segreti del mestiere...?" Dawn sbuffò. A volte ragionare con Dani era proprio impossibile. A suo parere, l'amica tralasciava troppi dettagli quando c'era da analizzare una situazione. Per questo quando guardavano dei thriller, la più piccola capiva sin dall'inizio chi era il colpevole, mentre l'altra doveva guardare tutta la pellicola per avere anche una piccola intuizione. E non sempre ce l'aveva. Che dire! Fare il detective non era per lei. In compenso era molto brava a scrivere musica e a cantare. Per non parlare di come suonava la chitarra! Dawn ne rimaneva sempre incantata, concentrandosi sui movimenti delle dita sulla tastiera e sulle corde. La prima volta che l'aveva sentita cantare, era seduta sul palco dello Spotlight e stava intonando Here Comes The Sun dei Beatles.
"E poi non c'era nemmeno il furgone di questa fantomatica ditta di giardinaggio." Tentò ancora la più piccola, disegnando per aria delle virgolette durante l'ultima parte della frase. Dani spostò lo sguardo su di lei.
"Ah, no? Non ci ho fatto caso..."
"Come sempre." Mormorò Dawn con un sorrisino compiaciuto in viso. Aveva fatto centro.
"Strano, però. Come avranno fatto a portare tutti gli attrezzi che gli servivano?"
"Finalmente l'hai capito!" La più grande ridacchio e scrollò le spalle.
"Si, ma non ho senso farsi i complessi mentali." Dawn rimase interdetta, fermadosi e aggrottando le sopracciglia. Ora che ci pensava, Dani non aveva tutti i torti. L'amica si fermò poco dopo, guardandola interrogativa.
"Hai ragione.- Disse riprendendo a camminare.- Ma... Ora che si fa?"La più grande la imitò, affiancandola. Si guardò un po' intorno, come a cercare un qualcosa che potesse farle venire un'idea. Poco dopo alzò le spalle.
"Bho. A che ora dobbiamo essere a lavoro?"
"Tre e mezza. -Rispose Dawn, controllò l'orologio che portava al polso.- Ora sono le... Dieci e mezza." Dopodiché, infilò le mani nella tasca della felpa. Continuarono a camminare per un altro po', ognuna immersa nei propri pensieri. Dani non faceva altro che immaginare una possibile conversazione con Santana, qualora fosse venuta allo Spotlight quel pomeriggio. Dawn, invece, nonostante i continui tentativi di distrarsi, non poteva fare a meno di tornare con la mente al parco. Continuava a chiedersi chi diavolo fossero quelle persone e cosa stava succedendo all'interno del parco. Sapeva che Dani aveva ragione, e che non aveva senso pensarci ancora, ma non poteva farne a meno. Ancora immersa nei suoi pensieri, non si accorse che l'amica accanto a se aveva cominciato a canticchiare e che in volto aveva stampato un piccolo sorriso ebete. Quando ,nella mente della più piccola, il testo e le note della canzone che l'altra stava cantando iniziarono a rimbombare, si voltò a guardarla. Quandò notò la sua espressione, cercò di trattenere una risata, così da non disturbarla, ma non ci riuscì. Dani, una volta tornata alla realtà, scoccò un'occhiata curiosa all'altra, che nel frattempo non smetteva di ridere.
"Che ti prende ora?"
"Oh niente! -cominciò Dawn, tra una risata e l'altra.- Avresti dovuto... Vedere la tua... Faccia!" La più grande distolse lo sguardo, rendendosi conto che forse, mentre pensava a Santana, si era fatta scappare un sorriso.
"Ti fa ridere la mia faccia?" Fece assumendo un'espressione offesa e incrociando le braccia al petto.
"Non la tua. Quella di Dani mentre parla con Santana." Rispose l'altra sorridendole maliziosa.
"E che centra ora?"
"Avanti! Ammettilo che stavi immaginando di parlare con Santana.- Maledizione! Come diavolo fa a sapere sempre cosa mi passa per la testa?! - Sei un libro aperto per me, Dani." Di nuovo?!
L'interpellata si schiarì la voce, portandosi il pugno chiuso davanti alla bocca.
"E anche se fosse?"
"AH-AH! Beccata!" Quasi urlò additando l'altra. Dani sorrise roteando gli occhi. A volte Dawn era proprio divertente e buffa. E la cosa più bella era che il suo era un comportamento naturale. Non lo faceva di proposito. Non aveva bisogno di mettersi in ridicolo per rallegrare qualcuno, le bastava anche solo un piccolo sorriso. E questa era una delle tante qualità che amava nella sua migliore amica.
"Sei un'idiota."
"Bhe, sì. Anche io ti voglio bene." Si guardarono per qualche istante e poi scoppiarono entrambe a ridere come due bambine.

Holly si alzò lentamente, strizzando gli occhi per il dolore. Era ancora una lupa, quindi poteva ancora combattere. Si guardò intorno, sbattendo velocemente le palpebre per focalizzare la scena. I suoi due compagni erano a terra e di fronte a loro, i vampiri discutevano. Anche se i suoni arrivavano ovattati alle sue orecchie, riuscì a comprendere che stavano decidendo cosa farsene degli altri due lupi. Doveva agire in fretta. Avanzò di qualche passo, cercano di resistere alle fitte ce le infliggeva la schiena. Arrivata, non con poca fatica, vicino ai due vampiri, ringhiò abbastanza forte da farsi sentire dagli altri due. Si voltarono entrambi, come se non fossero sorpresi.
"Ah... Sei ancora in piedi?" Fece Blaine piantando le mani sui fianchi. La lupa mostrò i denti in risposta e Blaine ricambiò il 'sorriso'. Holly ringhiò più forte, infastidita dal tono derisorio del vampiro.
"Non ti conviene, Holiday. - intervenne Hunter.- Non sei in grado di affrontarci. Non da sola, almeno." Colcluse calmo. La lupa sapeva che aveva ragione, ma cosa avrebbe dovuto fare? Scappare e lasciare Terri lì, con quel buono a nulla di Jessie? No. Non le restava che tentare. Vide Hunter voltarsi e guardare gli altri due, ormai tornati esseri umani, a terra. Valutò la situazione: se li avessero lasciati là, qualcuno li avrebbe trovati e sarebbero cominciati i guai; ma non potevano nemmeno portarli alla base. Non restava che ucciderli e seppellire i corpi. A meno che...
Si voltò nuovamente e il suo sguardo cadde sulla lupa. Sì, poteva farcela.
"Va via e portati a questi due." Disse. Blaine lo guardò scioccato. Ma che diavolo?!
"Hunter! Che stai dicendo?! Non possiamo lasciarla andare." Esclamò afferrando per le spalle l'altro. Hunter lo fulminò con lo sguardo.
"Due contro uno non vale. E soprattutto, è una donna." Mormorò a denti stretti liberandosi della presa dell'altro e andando a raccogliere la Delmonaco. Dopo averla presa in braccio, si avvicinò alla Holiday, che lo guardava immobile.
"Non ti sto prendendo in giro. Sto dando, a te e ai tuoi compagni, l'opportunità di non morire oggi. Coglila e sparisci, prima che cambi idea." Detto questo si affiancò a lei, sistemando la donna sul dorso della lupa, sotto lo sguardo incredulo dell'altro. Quando Hunter finì di sistemare anche Jessie sul dorso della Holiday, quest'ultima lo guardò per qualche secondo, decidendo se fidarsi veramente oppure no. Si allontanò, poi, camminando velocemente e cercando di non far cadere i compagni.
"Tu devi essere impazzito, Clarington." Sussurrò Blaine osservando la lupa andarsene.
"Bhè, almeno abbiamo scoperto le loro intenzioni." Concluse cominciando a camminare per uscire da quel dannato parco. Hunter lo seguì subito dopo, ficcando le mani nelle tasche dei jeans.

Quando arrivarono all'entrata del parco, videro Brittany e Marley, in piedi davanti a loro. Senza fare rumore, Hunter si avvicinò a quest'ultima e la abbracciò da dietro, poggiando la guancia alla sua testa. Non sussultò, la brunetta, anzi accarezzò il braccio del ragazzo, girando lievemente la testa. Nel frattempo Brittany e Blaine cominciarono a parlare della missione.
"Che stavate combinando là dentro?" Chiese poco dopo la ragazza, liberandosi dall'abbraccio dell'altro e voltandosi a guardarlo. Lui le sorrise e scrollò le spalle.
"Abbiamo combattuto un po'." Le disse facendole notare le macchie di terra sulla sua maglietta bianca leggermente strappata - Hunter pensò che ormai quasi tutti i suoi abiti facevano quella fine- e sui suoi jeans, all'altezza delle ginocchia. Marley spostò lo sguardo su Blaine, intentò a discutere con la biondina.
"Quante volte ti ho detto che non mi devi chiudere il telefono in faccia?!" Urlò tutto di botto, ricordardosi del perché era arrabbiata con Hunter. Questi indietreggiò di un passo, portando le mani davanti al petto, come a voler calamare Marley.
"Tante volte. Ma è che non potevamo aspettare! C'erano la Delmonaco e la Holiday! Si sarebbero accorte di noi se non avessimo agito in fretta!"
"Non importa! Cerca di non farlo più." Urlò sotto lo sguardo divertito degli altri due. Eh, sì. Marley era l'unica in grado di domare Hunter e di fargli abbassare la cresta.
"Ok, ok! Perdonami!" Sospirò l'altro in risposta.  Si passò una mano sul volto sbuffando.
"Ora possiamo tornare alla base? Sono stanco." Sussurrò.
"Prima diteci cosa è successo." Ordinò Brittany affiancandosi all'altra ragazza. Hunter ficcò le mani nelle tasche dei jeans e cominciò a raccontare l'accaduto. Mano a mano che andava avanti, le espressioni delle due si facevano sempre più incredule e stupite. Ma il culmine, lo raggiunsero quando Hunter rivelò loro che li aveva lasciati andare tutti.
"Tu cosa?!" Esclamò sbalordita la biondina.
"Hai sentito bene, li ha fatti scappare." Intervenne Blaine assumendo un'espressione indignata. Hunter si grattò la nuca roteando gli occhi e sbuffò.
"Ucciderli non serviva a niente. Dove avremmo lasciato i corpi?"
"Li avremmo sotterrati." Rispose Marley allargando le braccia.
"Sì? E dove? Alla base?! Ti sarebbe piaciuto avere tre cagnacci morti in giardino?" Disse lui a mezza voce. La ragazza fece una smorfia e piantò le mani sui fianchi. Lui sospirò a si avviò alla moto.
"Andiamo ora. Sapete che a Sue non piace aspettare." Disse porgendo uno dei caschi a Marley. Quest'ultima lo prese e lo indissò, aspettando che Hunter si sitemasse sulla moto. Così, mentre Brittany e Blaine salivano in macchina, lei si accuicciò alla schiena del ragazzo e circondò la sua vita con le braccia, ripensando a cosa era successo durante quella missione. Improvvisamente il pensiero andò alle due ragazze che avevano incontrato quel dì. Le focalizzò, ricordando le loro facce. Si chiese se conveniva dirlo ad Hunter ora, o quando sarebbero arrivati a destinazione. Decise che forse era meglio lasciarlo giudare e rilassarsi. In fondo, quelle due non avrebbero scoperto niente nemmeno se ci avessero provato.

"Ti va bene un po' di pasta?" Chiese Dawn girando la chiave nella serratura della porta di casa, facendola così scattare. Dani, dietro di lei, armeggiava con il telefono, prestando poca attenzione all'amica.
"Sì, va benissimo." sussurrò facendo qualche passo in avanti e non staccando gli occhi dall'apparecchio. La più piccola la dovette guidare fino al divano del salotto per non farla sbattere contro i muri di casa sua. La fece sedere alzando gli occhi al cielo e si accomodò al suo fianco.
"Che ti ha scritto?" disse sporgendosi verso l'altra per poter leggere il messaggio.
"Mi ha chiesto a che ora inizio a lavorare..." momorò l'altra finendo di digitare la risposta. La fece leggere all'amica e lo inviò, prendendo un grosso respiro. Prese poi a tortirarsi le mani. Dawn lo interpretò come un gesto di nervosismo e le accarezzò la schiena.
"Cerca di stare calma, che poi ti si chiude lo stomaco." disse lanciandole un'occhiata piena di comprensione ripensando a quando è capitato anche a lei di sentirsi così.
"Troppo tardi..." Sussurrò Dani abbassando lo sguardo. Prima che potessero aggiungere altro, il cellulare della biondina vibrò un paio di volte. Immediatamente, la proprietaria lo afferrò, aprendo il messaggio. Rimase immobile per qualche secondo e poi, presa dalla gioia della situazione, si alzò dal divano di scatto -facendo quasi venire un colpo all'altra- e, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, cominciò a saltellare e a emettere gridolini di gioia. Dawn, stranita dalla reazione dell'altra, prese il telefono -che Dani aveva abbandonato accanto a lei- e lesse il messaggio ancora aperto.
Allora passo, così facciamo due chiacchiere! Sempre se per te va bene...
Ci mise poco a comprendere che quelle due chiacchiere non sarebbero durate pochi minuti ma ore e ore.
"Quindi suppongo che oggi debba coprirti..." mormorò Dawn abbandonandosi sul divano. Dani -interrotto il suo momento di esultanza- si sedette immediatamente accanto all'amica e, per tutta risposta, portò le mani al petto e le rivolse il suo solito sguardo da cane bastonato. Con tanto di labbro inferiore tremante! E allora Dawn capì di essere praticamente spacciata e non potè fare a meno di maledirsi per essere così cedevole con la sua migliore amica. Perché sì, non riusciva a negare un favore a Dani, specialmente quando lei ricorreva a quella sua faccia così... cucciolosa. E poi, non voleva deluderla. Aveva visto il modo in cui il suo viso si illuminava ogni qualvolta che Santana entrava allo Spotlight Dinner. Per non parlare degli sguardi che le riservava quest'ultima. Era chiaro che era davvero interessata a lei. E la cosa era reciproca. Col tempo, si era convinta che forse lei era la ragazza giusta per la sua migliore amica.
"Uffa! E va bene!" Urlò alzando le braccia. E in pochi istanti si ritrovò stretta in un abbraccio spacca ossa.
"Grazie, grazie e ancora grazie!" Urlò Dani di gioia, lasciandole un bacio sulla guancia.
"Ora però andiamo a mangiare!" disse Dawn staccandosi sorridente.
"Agli ordini!"

Una volta tornati alla base, Hunter e gli altri fecero rapporto a Sue, omettendo il fatto che Hunter aveva fatto scappare i lupi, ovviamente. Altrimenti avrebbero potuto sognare la cena per altri tre mesi. La Sylvester, ignara di tutto ciò, li lasciò andare, permettendogli di passare dalla cucina a "bere" qualcosina. Così, una volta dissetatisi, Hunter e Marley si separarono dagli altri due, e andarono in camera del ragazzo. Entrati in stanza, quest'ultimo si buttò sul letto mentre Marley si accucciava sulla poltrona vicino alla finestra.
"Stanco?" Chiese la mora rivolgendo lo sguardo al di fuori della finestra. In risposta, le arrivò solo un mormorio. Poco dopo lo sentì alzarsi e fare qualche passo. Quando si voltò nuovamente lo trovò davanti al cassettone. Si sfilò la maglia - incurante del fatto che in stanza non fosse solo -, buttandola lì sopra e aprì uno dei cassetti.
"Tranquillo, spogliati pure. Non mi da fastidio, ma grazie per averlo chiesto." disse Marley, con tono sarcastico ma divertito allo stesso tempo. Lanciò un'occhiata all'altro che nel frattempo cercava una nuova maglietta.
"Ehi! - disse alzando l'indice, ma non degnandole nemmeno di uno sguardo - Fino a prova contraria, questa è la mia stanza, cara." Sul volto di Marley spuntò un sorrisino divertito, sorriso che scomparve non appena il ragazzo si voltò per tutto.
"Cos'è quello?" mormorò. Hunter abbassò lo sguardo sul suo fianco, notando un graffio rosso. Scrollò le spalle con noncuranza.
"Me l'avrà fatto quel cagnaccio di St. James. Ma non è niente, non me ne sono nemmeno accorto." Tornò a cercare un'altra maglietta, ma si sentì afferrare per un braccio e trascinare verso il letto. La ragazza lo costrinse a sedersi e gli tappò la bocca quando lui provò a replicare.
"E' pur sempre una ferita inferta da un licantropo. E' infettata e bisogna pulirla." Disse con tono di rimprovero. Detto questo - dopo aver esaminato il taglio - si diresse in bagno. Hunter non si era ribellato quando lo aveva fatto sedere e non lo fece nemmeno quando la vide ricomparire dal bagno con i medicinali tra le mani, nè quando lei si inginocchio e prese un batuffolo di cotone, imbevendolo di acqua ossigenata. Erano vampiri, è vero, ma il loro corpo aveva ugualmente bisogno di cure - anche con metodi umani-. La vide posare il flacone a terra e iniziare a tamponare la ferita. Pizzicava, ma lui sopportava. O meglio, non ci faceva caso, tanto era incantato dalla sua espressione così concentrata. Non potè trattenersi dal sorridere e -sfortunatamente per lui - Marley se ne accorse dal lieve sfubbò che emise.
"Perchè sorridi?" Chiese rimanendo concentrata. Lui sorrise ancora.
"Hai un'espressione davvero..." si bloccò, cercando la parola giusta. La brunetta si fermò, alzando lo sguardo e incontrando i suoi occhi dorati.
"Davvero...?"
"Davvero... Bella." E la risposta che arrivò dopo qualche secondo di silenzio, stupì entrambi. No, non era da Hunter dire certe cose. Si chiese se il veleno del licantropo sesse già facendo effetto, ma lo escluse quando il ragazzo distolse lo sguardo. D'altra parte, Hunter si stava domandando se chi aveva parlato era davvero lui, o qualcun'altro, arrivato da chissà dove, che si era divertito a dare voce ai suoi pensieri. Purtroppo, nella sua testa, quel qualcuno indossava un mantello dell'invisibilità, e di conseguenza non poteva fargliela pagare.
"Si, insomma... E' un'espressione... Che ti dona. Cioè, voglio dire..." Cercò di uscire così da quella situazione a dir poco imbarazzante. E continuò a maledire mentalmente il suo "amico invisibile". Solo dopo si rese conto che quello che pensava non aveva assolutamente senso. Stava davvero dando la colpa a qualcuno che non esisteva nemmeno?
"E dire che per un attimo ho creduto che ti fossi innamorato di me!" Fece Marley, girandola nuovamente sul sarcastico. Hunter colse la palla al volo.
"Ma chi io? Pffff! Non potrei mai!" Disse sorridendo lievemente. La ragazza dovvette ammettere di esserci rimasta un po' male.
"Meglio." Disse prendendo a fasciare la ferita con molta - o forse troppa - forza. Ogni volta che compiva un giro attorno al busto del ragazzo, dava uno strattone alla garza, facendolo sussultare. Quando finì, Hunter potè finalmente riprendere a respirare.
"Come siamo permalose..." Prese a massaggiarsi il fianco. Nel frattempo, Marley posò i medicamenti al loro posto, in bagno.
"Non sono permalosa." Disse rientrando in stanza a passo spedito. Recuperò il suo giubbotto dalla poltrona davanti alla finestra.
"Non vedo perché non potresti innamorarti di me!" Hunter la guardò confusa. E ora quei discorsi da dove venivano fuori?
"Te la sei presa davvero? Dove stai andando?"
"Non me la sono presa. Sto tornando in camera, vorrei passare da Quinn, ma prima ho bisogno di una doccia." Si avvicinò alla porta, ma prima di poter afferrare la maniglia, un paio di braccia la strinsero da dietro. Hunter strusciò la guancia contro i suoi capelli.
"Non ti arrabbiare. Volevo solo dire che non potrei mai innamorarmi di te perché ti considero una sorella, lo sai." Sussurrò stringendola di più a se quando lei poggiò la testa contro la sua spalla. La ragazza sorrise, prendendo ad accarezzargli un braccio, come le piaceva sempre fare.
"Lo so, tranquillo." Gli sorrise voltandosi e lasciandogli un bacio sulla guancia.
"A dopo!"
N.D.A
Saaalve... *Fa capolino con la testa da dietro una sedia* Eccomi tornata con un nuovo capitolo. Mi scuso per l'immenso ritardo, ma le vacanze sono peggio della scuola per me. Insomma, almeno durante il periodo scolastico il mio cervello lavora. Durante le vacanze, invece, si spegne e si riaccende solo quando sono già seduta al mio banco, in calsse. Già... Mi farò perdonare, lo prometto. LO PROMETTO! Ok, ora me ne andrò, evitando di farmi colpire dai pomodori! Spero il capitolo vi piaccia! Continuo solo quando avrò 332974982374 recensioni! Ah ah, scherzo .-. Alla prossima! :-*
  
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