Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: pandamito    06/05/2014    4 recensioni
[CROSSOVER: RISE OF THE GUARDIANS / FROZEN]
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »

Elsa è sola, sua madre sta per partorire e lei ha paura di non essere una buona sorella.
Poi un giorno qualcosa cambiò, Elsa ricevette dei poteri da qualcuno che le cambiò la vita, nel vero senso della parola. Nel bene e nel male, perché né Elsa né Jack potevano sapere che cosa avrebbero comportato; per quest'ultimo significava solo avere finalmente qualcuno in grado di vederlo.
Ma forse non sarebbe stato così per sempre.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 * Can you see me? *
 
– C H A P T E R  F O U R –
 
 
Elsa non riusciva ad aspettare più, oramai. Con la faccia schiacciata contro il vetro, scrutava l'unica visuale del mondo che le era concessa, sperando di rivedere lo spirito a lei tanto caro e familiare.
Sentì il vetro scricchiolare e si allontanò immediatamente, quando notò che sotto il suo tocco si stavano formando piccoli cristalli di ghiaccio che si arrampicavano velocemente lungo tutta la finesta.
Gli occhi le iniziarono a pizzicare, come ogni volta che non riusciva a controllare il suo potere. Le faceva male ricordare il giorno in cui aveva fatto del male a sua sorella. Era stato tutto un terribile incidente, sì, ma tutti guardavano più in là.
Oramai non le era concesso più di vedere la sorella, non poteva uscire dalla sua stanza se non sorvegliata. Come poteva continuare a vivere così? Quando sarebbe finito tutto ciò?
Si sfregò le mani accarezzate dai guanti che il padre le aveva donato.
Celarlo, domarlo, non mostrarlo.
Si ripeté mentalmente quella formula, dandosi forza e conforto.
Improvvisamente qualcuno bussò tre colpi alla porta. La bionda s'intristì, sapendo perfettamente chi era, come da rituale. Ogni giorno sua sorella bussava alla sua porta e le faceva sempre la stessa domanda. E lei, di conseguenza, la mandava via. Doveva cacciarla.
« Elsa? » la voce di Anna la fece sussultare, incrinando il suo piccolo cuore. « Sei già in piedi oppure dormi? »
Il tappeto della stanza della maggiore iniziò a riempirsi di piccoli fiocchi di neve, che costrinsero la bionda ad arretrare. No! Non doveva avere paura, non doveva avere paura!
Si accucciò, portandosi le ginocchia al petto e stringendo forte la testa fra le mani.
Altri tre colpi giunsero alle sue orecchie.
Voleva che se ne andasse, non voleva sentire la sua voce, avrebbe fatto ancora più male. Non voleva ferire sua sorella, ma se Anna si fosse allontanata da lei, sarebbe stato più facile per tutti. O quasi.
Ma quando i colpi aumentarono, Elsa si accorse che quel rumore non proveniva più dalla porta, bensì dalla finestra. Alzò il capo e i suoi occhi azzurri s'illuminarono nel vedere il suo "vecchio" amico volare al di là del vetro. Scattò in piedi, correndo e aprendo la finestra per farlo entrare, tutta sorridente.
« Come sta la mia principessa? » domandò l'albino, entrando di getto nella stanza e portando un vento gelido con sé, che la bionda non sembrò temere.
Quella gli fece segno di fare silenzio, preoccupata che Anna potesse sentirlo. Oh, che sciocca che era! Solo dopo si ricordò che sua sorella non poteva ricordare chi era Jack Frost. In fondo i troll le avevano tolto tutti i ricordi inerenti ai suoi poteri, tralasciando il divertimento. Ma a cosa serviva il divertimento se ora non potevano più stare assieme?
Jack smise di svolazzare e scese lentamente, incrociando le gambe e arrivando all'altezza della piccola principessa.
« Cosa c'è? » domandò Jack, incuriosito, obbediendo agli ordini e abbassando la voce, sebbene non ne capisse il motivo.
Una voce arrivò dall'altra parte della porta: « Se tu vuoi spiegarmi come, faremo un bel pupazzo insieme. »
Elsa si voltò di scatto e Jack notò il terrore e la malinconia nei suoi occhi. « Vattene via, Anna! » gridò, cercando di assumere un tono duro e sprezzante, sebbene lo spirito potesse notare quanto sforzo e sacrificio stava impiegando la sua piccola amica per riuscire a dire quelle parole.
Ci fu silenzio per qualche istante, poi una voce malinconica si congedò: « Ok, ciao. »
Elsa aspettò qualche secondo per dar tempo alla sorella di andarsene e poi si lasciò sfuggire un respiro di sollievo, crollando a terra e sedendosi scompostamente.
Jack tamburellò il bastone sul pavimento, comprendolo di brina; poi sollevò il mento della bionda, riservandole uno sguardo severo.
« Che cosa sta succedendo? » chiese, volendoci capire qualcosa.
La minore abbassò nuovamente il capo, cercando di trovare la forza per spiegare al ragazzo ciò che era successo dallo scorso inverno. Una lieve brezza la fece lievitare di poco dal suolo.
« E' successo tutto l'anno scorso » iniziò, « io e Anna stavamo giocando, ma poi... e-era troppo veloce! » singhiozzò, cercando di ributtare le lacrime indietro. « Io non volevo! » gridò.
« Sh! » le intimò Jack, abbracciandola e accarezzandole il capo per calmarla. « Tranquilla, va tutto bene » le sussurrò. « Ce la puoi fare. »
Elsa si staccò un poco, tirando su il naso. « L'ho colpita! Potevo ucciderla, Jack! Potevo ucciderla! » La bionda cercò di smettere di respirare pesantemente, mettendosi una mano sul cuore e ascoltando il proprio battito. Prese un bel respiro e poi buttò tutta l'aria infuori. « I miei genitori l'hanno portata dai troll, le hanno tolto la memoria e non ricorderà più dei miei poteri » spiegò. « Hanno detto che sono pericolosa. »
« Ma no » obiettò il maggiore, accarezzandole il viso dalle lacrime. « Tu? Come potresti esserlo? Sei alta due mele e poco più e se metti un passo fuori sprofondi nella neve » la prese in giro, beccandosi un'occhiataccia - seppur divertita - dalla giovane.
Jack rusciva sempre a metterle il buon umore, qualsiasi cosa accadesse; era una sua capacità speciale. Lui, d'altro canto, metteva in gioco tutto se stesso, perché quella piccola bambina dai capelli chiari era l'unica sua amica, l'unica che potesse vederlo e con cui potesse parlare; e ora lei si ritrovava in una situazione simile a quello dello spirito: non poteva vedere nessuno, come Jack non poteva essere visto. Lei era rinchiusa in quella stanza, mentre il ragazzo non aveva una casa propria.
Picchiettò il bastone sul pavimento e d'un tratto dei delfini di neve cominciarono a saltare e nuotare attorno a Elsa, che spalancò gli occhi per la meraviglia e il suo muso lungo si trasformò in un sorriso infantile e sincero. L'albino la guardò dolcemente, soddisfatto come chi compiva una buona azione.
« Allora » interruppe quel momento, « a cosa vogliamo giocare oggi? Nascondino? »
La principessa si guardò attorno, un po' sconfortata. « Non posso uscire e non ci sono molti nascondigli qui » gli fece notare.
L'altro si grattò la nuca, incerto sul da farsi; quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta, facendo immediatamente scattare la testa dei due verso di essa.
« Principessa Elsa, le ho portato il tè » fece la voce di una delle cameriere.
Jack smise di farla librare in aria e la bionda, toccando finalmente coi piedi per terra, si affrettò ad aprire la porta, facendo entrare la donna che posò un vassoio sulla scrivania, pieno di biscotti e con una teiera, una tazzina e una zuccheriera. Aspettò che quella uscisse, lasciandoli soli, per poi sfilarsi i guanti e creare un'altra tazza di ghiaccio cristallizzato, mentre Jack col suo bastone innalzava un tavolino circolare con tre sedie. La minore portò il vassoio al centro del tavolo, sedendosi educatamente.
Notando le tre sedie, però, chiese curiosa: « Perché una in più? »
Lo spirito puntò il bastone verso il posto vuoto, creando un piccolo pupazzo di neve senza naso. « Anche il nostro amico partecipa alla nostra cerimonia. »
Elsa ridacchiò, portandosi una mano di fronte alla bocca. « Olaf! »
« E ricordati che ama i caldi abbracci! » esclamò il ragazzo.
Il giorno dell'incidente - la principessa ricordava - aveva proprio cercato di creare Olaf coi suoi poteri, perché gliel'aveva chiesto Anna. Ed ecco com'era finita: rinchiuse nello stesso luogo, ma separate l'una dall'altra.
Cercando di ignorare quei pensieri, Elsa versò il tè nella tazza di Jack e nella propria, ma il maggiore si accorse che qualcosa aveva turbato la sua piccola amica, visto che non gli aveva risposto.
Di scatto Jack prese un biscotto e cercò di costringere la minore a mangiarlo tutto in un boccone.
« Smettila! » gridò, rendendosi conto solo dopo che avrebbe potuto attirare qualcuno della servitù o dei soldati lì fuori. 
« Mangia! » ordinò l'albino, mentre l'altra si dimenava e cercava di allontanarlo.
« Va bene, va bene, lo mangio! » esclamò la giovane, sghignazzando. Afferrò il biscotto e, lanciando un'occhiata all'amico, gli diede un morso, che nel frattempo ne aveva già addentato un altro. Si mise composta, con la schiena dritta e il mento in su, alzando il mignolo mentre portava la tazza di tè alle labbra. « Ehm, sir, questo tè è squisito » disse, cercando di imitare un accento occidentale.
« Oh, non so, milady, quello delle cinque è più soddisfacente, a mio parere » stette al gioco l'altro.
Entrambi risero e, dopo che Jack bevve qualche sorso, Elsa gli domandò: « Parlano proprio così, lì fuori? »
« Non proprio lì fuori » precisò il ragazzo. « Ma in Inghilterra giuro che fanno così. Mentre se passi per le strade della Cina vedi gente che mangia con delle bacchette e non so come facciano! Invece in Francia ho visto chef che cucinavano e mangiavano lumache, lo giuro! »
Elsa restava ad ascoltarlo, sempre rapita dalle storie dell'amico, che le raccontava ogni volta di nuovi luoghi che aveva scoperto o in cui era ritornato, portando con sé mille avventure.
« Raccontami una storia, Jackie! » lo spronò, poggiando il mento sulle sue piccole mani e i gomiti sul tavolo.
La porta si aprì, inaspettatamente, facendo entrare il re di Arendelle, che rimase sconvolto da quella scena.
« Elsa! » gridò, preoccupato, notando il tavolo di ghiaccio. Non badò alla tazzina in più, bensì si precipitò ad afferrare i guanti sulla scrivania. « Cosa avevamo detto? Devi cercare di controllare il tuo potere! »
« Papà, stavo solo giocando! » si giustificò la primogenita, sentendosi in colpa.
L'uomo s'inginocchiò per arrivare alla sua altezza. « Non puoi farlo uscire, devi reprimerlo, o il nostro lavoro non sarà servito a nulla. »
Jack si alzò dal tavolo, osservando la scena, incapace di interagire. Strinse i pugni lungo i fianchi, per qualche ragione quel discorso gli suscitava rabbia e frustrazione. Non era colpa di Elsa, lui lo sapeva e gli dispiaceva che la piccola principessa fosse rimproverata per qualcosa di innocuo.
« Devo andare a far scivolare i bambini con lo slittino in piazza » si congedò, consapevole che tanto nessuno oltre Elsa potesse sentirlo. « La storia te la racconto dopo quando torno, va bene? »
La bionda abbassò il capo, fingendo di rispondere al padre. « Sì, va bene. »
Il re infilò i guanti sulle mani della propria figlia, iniziando quella frase rituale che erano solito dire: « Celarlo... »
« Domarlo, non mostrarlo » concluse la minore.
« Non mostrarlo » ripetè il padre, sorridente. Accarezzò il capo alla bambina, fiero di lei. « Brava la mia principessa. »
Jack uscì da quella stanza, scorrazzando liberamente in giro per il castello, sicuro che nessuno tanto potesse fargli qualcosa. Si ritrovò a passare in un enorme salone e ricordava esattamente i giorni in cui lui ed Elsa avevano giocato lì per ore. Sorrise, per poi accorgersi di una piccola testa rossa distesa sul pavimento, che stringeva sul petto delle bambole. Si avvicinò e riconobbe in lei Anna, coi lineamenti così simili a quelli di sua sorella maggiore. L'albino notò una ciocca bianca fra i suoi capelli e - curioso, ma anche preoccupato - allungò la mano fino a toccarla. Di scatto Anna si alzò, con un brivido di freddo che la percorse lungo tutto il corpo. L'albino ritirò immediatamente la mano, quasi spaventato. Anna si guardò attorno ma non c'era nessuno, o almeno lei credeva così, visto che Jack era proprio di fronte a lei e la stava osservando. La rossa si alzò in piedi e trotterellò via, attraversando come se niente fosse il corpo di Jack, che si accasciò a terra, ansimante.
Ora ne era sicuro: Anna non ricordava nulla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
PANDABITCH.
Sono stata al Comicon di Napoli con la mia Ivola. La cosa bella è che ho trovato la serie completa di Capitan America: Ghiaccio - per restare in tema con la fanfiction, insomma -  anche se il terzo già ce l'avevo quindi voglio rivendermelo, yo. Solo che volevo tantissimo un anello con la testa di lupo degli Stark di GoT - e ce l'abbiamo con 'sto inverno - solo che mi andava largo al pollice, per dirvi tutto. Il bello è che il tizio mi ha detto anche che era la misura più piccola, per rendervi conto di che dita ho.
Comunque volevo dirvi che sono "tornata". Il periodo non è comunque uno felice, quindi scusatemi se non aggiorno Visualizzato da Elsa, ma di solito lo facevo quando mi venivano in mente cose stupide e non è questo il caso.
Però voglio seriamente decidere che libro iniziare a scrivere.
E quindi niente, bao.
Ricordate che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook. 
#promettimeloned #hashtagsimportanti #hashtagsarplatano
 
Baci e panda, Mito.
   
 
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