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Autore: Malakia    07/05/2014    1 recensioni
Fem!Hawke e Anders in fuga dopo la rivolta a Kirkwall, in cerca del Custode Grigio nella francesissima terra di Orlais.
Nel frattempo, il Custode in questione deve affrontare una nuova battaglia... la "dura" vita a corte e la responsabilità di essere diventato padre di una bambina in cui alberga l'anima di un Antico Dio. In due parole, cosa accadrà ai personaggi tra Dragon Age 2 e il terzo capitolo della saga, approfittandone anche per delineare il background della mia (futura) Inquisitrice Qunari.
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anders, Morrigan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Surana stava cominciando a spazientirsi. Il sole era ormai alto nel cielo e i raggi arroventati filtravano attraverso l’intreccio di rami sopra la sua testa. Accaldato, bevve un’altra lunga sorsata d’acqua e si gettò sul viso quella che restava nella borraccia.
Ma non era la temperatura estiva ad innervosirlo, quanto quel vago senso di minaccia che non l’aveva più abbandonato e l’assoluta assenza di rumori al di fuori del suo stesso respiro.
Il sangue di Prole Oscura che aveva nelle vene continuava a fargli palpitare il cuore, prova che qualcosa di ben più pericoloso di una banda di tagliaborse lo stava seguendo, acquattata nelle ombre azzurre della foresta.
Non sapeva neanche perché si ostinasse a proseguire, ormai era chiaro che non avrebbe trovato alcuna traccia di Anders o dei suoi inseguitori. Non aveva senso esporsi a rischi inutili, ma quella presenza sottile che avvertiva strisciare alle sue spalle lo metteva a disagio. Non era un prole oscura, né un demone, nè uno spirito. Era qualcosa di antico, quancosa di potente ed estraneo a quella foresta scura persino in pieno giorno.
Surana slacciò il bastone dalla cinghia che portava a tracolla e conficcò a terra l’estremità appuntita con un gesto autoritario. – Non ho tempo da perdere! Mostrati e facciamola finita! – sbottò.
Il bosco rimase innaturalmente silenzioso, ma la presenza si fece più definita alla percezione del mago. Qualsiasi cosa fosse, lo aveva sentito e si stava avvicinando per rispondere al suo appello. Surana chiuse gli occhi e svuotò la mente per concentrarsi. Quel potere e quella malvagità gli erano dannatamente familiari.
- Mi chiedevo quand’è che ti saresti rifatta viva… - scandì l’elfo, voltandosi lentamente - …Flemeth. –
La voce grave della Strega delle Selve raggiunse le sue orecchie a punta prima ancora che la figura entrasse nel suo campo visivo – È sempre buona cosa per una signora farsi attendere. Non lo hai impatato in questi ultimi anni di vita a corte, Surana? –
Lui stava per ribattere, ma la sua consueta imperturbabilità vacillò quando anziché trovarsi dinnanzi la vecchia rachititca che lo aveva salvato dalla battaglia di Ostagar si trovò a fronteggiare una temibile presenza che in un primo momento poteva venir scambiata per una femmina Kossith.
Era più alta di lui di almeno tutta la testa e l’elaborata acconciatura degna di una nobildonna Orlesiana dava ai capelli serici la foggia di due possenti corna ripiegate all’indietro. Il volto altero, indubbiamente quello della strega che aveva conosciuto, appariva ringiovanito come minimo di una quindicina d’anni e la stessa cosa valeva per il corpo, adesso longilineo e voluttuoso, fasciato in un abito rosso carminio.
- Chiudi la bocca, mio caro. Pensa a cosa direbbe Morrigan se ti vedesse così. – ridacchiò Flemeth, avanzando tra gli alberi con gli stivali coperti di piastre d’acciaio e spuntoni che fendevano l’erba incolta ad ogni falcata.
Surana s’affrettò a riacquistare il cipiglio torvo che lo contraddistingueva, sforzandosi di celare l’imbarazzo – Mi concederai che sei piuttosto diversa dall’ultima volta che ci siamo visti. –
- Non mi aspettavo che un conoscitore delle arti arcane del tuo calibro si stupisse per trucchetti come questo. – continuò a punzecchiarlo lei, adesso che i due erano a pochi passi di distanza l’uno dall’altra.
- Credevo che il solo modo per riavere la tua giovinezza fosse possedendo una delle tue figlie. – bofonchiò Surana incrociando le braccia e traendo, interiormente, un sospiro di sollievo perché qualsiasi stregoneria Flemeth avesse impiegato di certo non richiedeva l’insediarsi nel corpo di Morrigan.
Almeno non per il momento.
- Ci sono tante, troppe cose che non sai per affermare che esista ‘un solo modo’ per fare qualcosa. Non c’è mai una sola opsione, una sola via. Soltanto gli sciocchi e i Qunari pensano che il mondo abbia un solo verso e proceda in linea retta.  -
- E’ per questo che forse non avrei dovuto lasciarti andare quando Morrigan mi ha chiesto di ucciderti. – sibilò il Custode Grigio a denti stretti e Flemeth sembrò sinceramente sorpresa dalla sua aggressività rapinosa.
- Mi stai minacciando? Cos’ho fatto per meritarmi il tuo improvviso disprezzo? Allora sembrasti ben lieto di coprire la mia fuga raccontando a Morrigan di avermi ucciso con le tue mani. Gli incantesimi e il potere che i miei libri e pergamene ti hanno concesso non ti bastano più? -
Surana stirò nervosamente le labbra. Allora, era accecato dal desiderio di esplorare le arti proibite e quando la vecchia Strega gli aveva offerto tutto quel ben del Creatore lui non aveva esistato un solo istante ad accettare. Ma adesso teneva a Morrigan e ad Alyzabel più di quanto osasse ammettere a sé stesso, motivo per cui l’improvvisa ricomparsa di Flemeth lo allarmava più dell’avvicinarsi di un nuovo Flagello.
- Parliamoci chiaro, Strega. So chi sei e di cosa sei capace, così come lo sapevo sei anni fa quando scelsi di non sfidarti, evitando che le selve Koncari divenissero teatro della mia ingloriosa ed atroce morte. Ero poco più che un ragazzo ambizioso, ma adesso le cose sono ben diverse. Ho trasformato in realtà molti dei miei desideri, plasmando a mio piacimento il mondo attorno a me. Anora è sul trono grazie a me, Celene è ancora libera di straviziare nel suo palazzo perché io glielo concedo, i Prole Oscura marciscono nelle loro dannate gallerie perché l’esercito che IO ho radunato ce li ha ricacciati. Non provo per te lo stesso timore reverenziale che allora mi convinse a non fronteggiarti. -
Dinnanzi ad un simile sfoggio d’arroganza, Flemeth non riuscì a trattenere una seconda raggelante risata. – Hai fatto grandi cose, questo è certo. Così come altre migliaia di eroi e tiranni hanno fatto prima di te e continueranno a fare nei secoli a venire. Non crederti così speciale, la superbia è una sciagura che può portare anche un fiumiciattolo insignificante a sommergere un continente intero. – lo redarguì con voce priva d’ironia, del tutto incurante delle sue minacce. - E parlando di Superbia, forse dovrei dirti che lo spirito ed il demone che cerchi non sono lontani.  È questo il motivo per cui sono venuta, non certo per congratularmi con te e Morrigan di aver messo al mondo una nuova strega della famiglia senza neppure avvisare la vecchia nonna del lieto evento. Ma non sono certo la stessa Flemeth che in una popolare leggenda Chasid maledisse la nascitura solamente per non essere stata invitata alla festa. – continuò, mentre un nuovo sorriso di scherno si faceva largo sul volto miracolosamente ringiovanito.
- No, non lo sei. Faresti sicuramente qualcosa di peggio. – concordò Surana con una scrollata di spalle.
- Sai sempre come lusingarmi, per questo mi piaci. – rispose Flemeth scrutandolo da capo a piedi come un’artista che ammira compiaciuto una scultura appena terminata. Surana aveva fatto tutto il lavoro sporco, ma era stata lei a dargli i mezzi per raggiungere l’apice a cui tanto apirava. – Ma non sei il solo ad essersi guadagnato la mia attenzione, né l’unico ad aver svolto compiti per mio conto… e saprai molto presto a chi mi riferisco. Segui il sentiero che da qui conduce ad ovest, nelle profondità della foresta e fidati del sangue corrotto che ti scorre nelle vene. Troverai il mago che già una volta incrociasti sul tuo cammino e al suo fianco, colei che è nota col nome di Campionessa di Kirkwall, così come tu lo sei con quello di Eroe del Ferelden. -
L’elfo lasciò vagare lo sguardo sui tronchi anneriti indicati dalla mano affusolata della donna – Stai radunando chiunque abbia un titolo altisonante o cosa? – domandò, ma quando tornò a voltarsi verso Flemeth aspettandosi l’ennesima risposta sibillina, trovò davanti a sé soltanto la radura deserta.
 
***
 
Grazie alle sue cure, Hawke si era ripresa ed era già desiderosa di riprendere la marcia ma stavolta fu Anders ad opporsi. Rimettersi in cammino avrebbe rapidamente bruciato quelle poche energie che avevano recuperato, mettendo nuovamente Giustizia in condizione di nuocere. Incredibile come a confronto con il temibile Spirito, Superbia apparisse poco più che uno spauracchio uscito da una storia per bambini… ma Anders comprendeva meglio di chiunque altro cosa rendesse Giustizia ben più pericoloso di un vero Demone.
Giustizia era un fanatico, un credente e un punitore. Termini che solitamente Anders accostava ai templari e che adesso calzavano a pennello allo spirito che ospitava e che aveva giurato di proteggere i maghi dalla loro oppressione. Col tempo, Giustizia si era trasformato in ciò che aveva giurato di combattere e probabilmente si odiava per questo. Era diventato ipocrita, forse perché condizionato dalla mente umana che coabitava, e non riuscendo ad accettare i propri fallimenti sfogava la propria collera sugli altri e su Hawke per prima.
Superbia, dal canto suo… era semplicemente un Demone e come tale incarnava i vizi umani, dal peccatuccio più innocente alla crudeltà più assoluta. Ma era onesto con sé stesso, trasparente come cristallo e anche se la sua natura orgogliosa lo spingeva ad ergersi baldanzoso dinnanzi al pericolo, il suo desiderio di non perire per potersi vendicare di chi lo aveva umiliato era ben più forte. Se battere in ritirata gli avrebbe fatto guadagnare una chance di rivincita, allora avrebbe messo da parte la superbia per lasciare spazio alla codardia. Hawke aveva compreso questo suo meccanismo mentale e lo utilizzava per tenere in pugno il demone, una cosa che lui non sarebbe mai stato in grado di fare con Giustizia, perché per lui il fallimento e la ritirata non erano contemplate.
Così, proprio come l’entità che l’abitava, Hawke aveva rinunciato senza troppe proteste all’idea di rimettersi in marcia prima del calar del sole ed era sprofondata in un sonno senza sogni sotto lo stesso albero dove per poco lui non l’aveva strangolata.
Se fossero sopravvissuti e avessero raggiunto Val Royeux… Anders avrebbe dovuto andarsene per la sua strada.
Lo sapeva sin dall’inizio, ma come l’ingenuo che era sempre stato aveva sperato, forse persino pregato che con lei le cose avrebbero potuto essere diverse. Ma ingannarsi non serviva a niente. Era pericoloso, una bomba di Gaatlok pronta ad esplodere come quelle che i Qunari avevano usato per radere al suolo mezza Kirkwall in un solo giorno.
Ma per il momento doveva starle a fianco e tendere l’orecchio ad ogni minimo rumore, tenendosi pronto a scattare in piedi e a scappare tra gli alberi contorti facendo quanto più chiasso possibile nella speranza di portare i templari lontano da lei. Aveva ripulito l’area circostante dalle tracce che avevano lasciato trascinandosi fin lì e adagiato Hawke dove gli arbusti nascondevano quasi completamente il suo corpo disteso, perciò adesso non poteva far altro che attendere, lottando contro il richiamo insistente del sonno che la febbre aveva acceso dentro di lui.
Ma stavolta il torpore non ebbe il tempo d’impossessarsi di lui, perché una vampa di luce bluastra vibrò nel cielo e uno stormo di uccelli spaventati si librò frenetico sotto le fronde nere degli alberi.
Anders scattò in piedi, le mani sudate serrate sul bastone da incantatore e s’addentrò nella foresta in direzione della luce che già andava dissipandosi. – Correre incontro ai templari. Che gran bel piano. – ironizzò, ripensando all’assurdità di quella situazione. Ma lui e Giustizia sarebbero andati fino in fondo, lo facevano sempre.
  
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