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Autore: hirondelle_    07/05/2014    2 recensioni
Perché era così, se Alexander era puro e bianco Adam era sporco, impuro, indecente, scandaloso. Nero. Nero, nero. Un nero che lo mandava fuori di testa, proprio così, pensava Alexander, fuori di testa, fuori di tutto, fuori. Adam era grande, era un rifugio al quale rivolgersi e appigliarsi, e nel quale ci si poteva raccogliere, sparire, completare. Adam entrava dentro di lui e Alexander si sentiva completo. Gli bastava. Venire.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Tell me a story'
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Terzo frammento
- Come hanno osato?
Le parole di Alexander si persero nell'aria di una notte di fine estate, scivolando fuori dalla finestra senza essere udite. Le dita bianche e ossute dell'uomo si posarono delicatamente su cicatrici nuove e incerte,  nate come malefiche erbacce sulla schiena di Adam.
- Come hanno osato? - ripeté ancora, stavolta appoggiando il palmo sulla sua pelle scura. Un brivido gli percorse la spina dorsale. - Tu mi appartieni. Non avrebbero dovuto farlo.
Adam all'inizio non rispose. Poi la sua schiena nuda e immensa si mosse, una montagna che crolla, e si girò verso di lui sorridendo a suo modo. Alexander lo fissò muto negli occhi neri, sulle labbra un'espressione inacidita dalla guerra.
- È stato solo per un breve periodo. - tentò di rassicurarlo il maggiordomo. - Non mi hanno fatto alcun male.
- Io la tua schiena la ricordavo integra. - sibilò gelido il suo padrone. Sembrò volerlo incatenare al letto, con quello sguardo.
Adam allungò una mano e gli prese una coscia, per tirarlo verso di sé e percorrere con una carezza la sua pelle lattea e morbida. - Anche le tue gambe le ricordavo integre. - sussurrò di rimando, sfiorando le sue labbra. E la sua carezza si fermò al ginocchio.
- Sono tanto malato, Morgan. - mormorò allora Alexander aggrappandosi al suo collo taurino. - Tanto, tanto malato.
Lo scandalo li avrebbe copriti per la terza volta, quella notte, sotto lo stesso silenzio da anni. Proibito e accettato. Alexander non avrebbe saputo dire quando quel bisogno insano di Adam si era impossessato di lui.
L'uomo si issò su di lui e prese a baciarlo, godendo della sua consistenza carnosa, e i suoi capelli scuri gli accarezzarono ancora una volta il viso bruno. Non cercò attenuanti, non fece preliminari. Si calò su di lui con un sospiro freddo, cercando le sue mani e il calore latente del suo corpo. Si sbilanciò contro il suo torace e fermò la caduta con un brusco movimento della mano. E sorreggendosi così, con le mani grandi di Adam sui suoi fianchi nivei, prese a muoversi con fatica, con desiderio, con dolcezza trattenuta e rabbia mal celata. I sospiri di Adam arrivavano alle sue orecchie in brevi suoni ovattati.
Adam si esprimeva sempre con parole volgari delle quali Alexander non conosceva la natura. Perché era così, se Alexander era puro e bianco Adam era sporco, impuro, indecente, scandaloso. Nero. Nero, nero. Un nero che lo mandava fuori di testa, proprio così, pensava Alexander, fuori di testa, fuori di tutto, fuori.  Adam era grande, era un rifugio al quale rivolgersi e appigliarsi, e nel quale ci si poteva raccogliere, sparire, completare. Adam entrava dentro di lui e Alexander si sentiva completo. Gli bastava. Venire.
 
- Mi si è spezzato il cuore. Vederti sulla carrozzina, dico.
Adam farfugliava sempre dopo il sesso. Era snervante.
- Facci l'abitudine.
Si ritrovava a balbettare anche lui, alcune volte, il respiro rotto e il cuore in subbuglio.
- Non mi liberi?
Il silenzio di un istante. Alexander non si girò, continuando a dargli le spalle, ma poteva sentire il suo sguardo all'altezza della nuca. Poi la sua carezza.
- No. - soffiò piano. - Gli altri li libero. Tu rimani.
"Ti prego" avrebbe voluto aggiungere, perché aveva solo ventott'anni ed era un uomo-bambino, ancora, benché si sentisse più vecchio di quanto non fosse. Forse era tutto. Eppure quel capriccio adolescenziale, quella possessività e quella lussuria, continuavano imperterrite a farsi strada nella sua vita miserabile. Egoista.
Adam Morgan stette zitto per un po'. - Va bene - disse solo.
Alexander Jonathan Mortimer chiuse gli occhi. Tossì. Sul cuscino, poche macchie di sangue.
 
Angolino di mademoiselle hirondelle
Mi sembra doveroso fare una breve contestualizzazione per questi due personaggi, che mi sono molto molto cari e come potete ben immaginare sono di un angst assurdo.
Siamo nella seconda metà del 1800, in America. Come forse sapete quegli anni fecero da sfondo alla campagna di Abraham Lincoln e  soprattutto alla Guerra di Indipendenza. Bianchi padroni, neri schiavi. Nulla da dire, credo.
Alexander qui è appena tornato dalla guerra. Gambe amputate e una violenta tubercolosi, che lo porteranno alla morte nel giro di un anno. Libera tutti i suoi schiavi e servi e passa con Adam il resto della sua vita.
Ve l'avevo già detto? Angst.
Alexander è un personaggio con molti difetti, ma mi è molto caro. Spero che abbia appassionato un po' anche voi c:
Au revoir!
 
Fay

 
   
 
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