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Autore: Mordekai    08/05/2014    3 recensioni
Anno 3000. Una pericolosa infezione ha trasformato gli abitanti in pericolose creature verdastre, voraci e senza scrupoli, dalla pelle dura, i proiettili non hanno molto effetto, solo frecce e armi rudimentali hanno effetto.
Alexander Ivanov Killenjard dovrà risolvere questo immane pericolo.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘’Forza, aiutami ad aprire questa dannata porta.’’- disse Victor, tentando di trovare il meccanismo per aprirla, fallendo.
 
Decisi di allontanarmi di qualche metro da dove mi trovavo per trovare una centralina elettrica, così una volta riattivata la porta si apriva e potevamo entrare. Con la coda dell’occhio intravidi qualcosa alla mia destra. Erano due Jugger che stava divorando la carcassa di un animale o di un uomo, era indefinito per me la cosa. Uno di loro alzò la testa e si girò verso di me, ma prontamente mi nascosi dietro una colonna.
Pessimo piano.
 
C’erano altri due Jugger li che cercavano qualcosa.
 
‘’Ah, Cristo, di ben in meglio.’’- dissi a bassa voce, non volevo che mi sentissero, altrimenti ero spacciato.
 
Mi mossi piano, strisciando come una lumaca lungo la colonna ma, ironia della sorta, calpestai qualche foglia secca.
 
‘’Merda.’’- dissi mentre afferrai l’arco in fretta e furia. I due Jugger mi individuarono, i loro occhi vitrei e la loro bava che colava mi disgustavano.
 
‘’Crepate, schifose bestie.’’ Scoccai due dardi che si conficcarono nelle loro teste, uccidendoli sul colpo, ma mi ritrovai nuovamente circondato dai due Jugger precedenti.
 
Rimasi immobile per svariati minuti per studiare le loro mosse, i loro movimenti circolari, finché uno di loro non decise di attaccarmi alle spalla.
 
Lo afferrai e portandomi in avanti a mo’ di capriola lo gettai contro un muro e scoccai il dardo. Morì sul colpo.
L’altro infetto invece mi osservava immobile, senza muovere un dito.
 
‘’Cosa c’è hai paura di attaccare?’’- dissi con sorriso beffardo.
 
‘’Non direi proprio. E tu? Hai paura?’’
 
Rimasi paralizzato da quelle parole. Un Jugger che riusciva a comunicare senza difficoltà.
 
‘’N-no. No-non ho paura.’’ Replicai.
 
‘’E allora perché stai tremando?’’.
 
Con questa domanda, scappò nelle tenebre rapidamente.
 
‘’Hey,tutto bene? Ho sentito dei rumori e…Hey?!’’
 
‘’Si Victor, sto…sto bene.’’- dissi con voce tremante- ‘’Sono solo ferito moralmente.’’
 
‘’Perchè?’’- domandò lui con voce curiosa.
 
‘’Uno degli infetti…ha parlato. Mi ha definito un codardo, un fifone.’’
 
‘’Il primo infetto che riesce a comunicare e io me lo perdo, maledizione.’’
 
‘’Tu scherzi, ma la cosa è seria per me.’’
 
‘’Non farla tanto lunga e ora aiutami con questo cadavere.’’
 
Sospirai contrariato dal suo atteggiamento ma decisi di aiutarlo lo stesso e trasportammo uno dei cadaveri sulla Dune Eater, lo legammo per evitare che cadesse lungo il tragitto e ripartimmo.
 
Altre 2 ore di viaggio attraverso il deserto cocente e gli avvoltoi che danzavano sulle nostre teste.
 
Durante il nostro percorso, Victor mi domandò:
 
‘’Come hai detto di chiamarti?’’
 
‘’Io sono Alexander Ivanov, ma puoi chiamarmi Alex.’’
 
‘’…Okay.’’
 
Ci fu del silenzio per un breve tratto, finché Victor non notò qualcosa e fermò il veicolo.
 
‘’Guarda, sulla quella collina.’’
 
Osservai il punto indicatomi e corsi verso quel punto per capire chi o cosa era.
 
C’era uno strano tizio con un casco nero e visiera dello stesso colore, un giubbotto di pelle nera borchiato, pantaloni e stivali dello stesso colore. Portava con se una spada abbastanza rovinata.
 
Afferrai il mio arco e dissi:
 
‘’Getta l’arma se non vuoi farti male. Posala a terra, adesso.’’
 
Im misterioso tizio si girò di scatto e si avvicinò lentamente. In quel momento il mio battito cardiaco aumentava e l’adrenalina sgorgava nelle mie vene.
 
Alla fine si fermò, mi guardò per un secondo e si tolse il casco, rivelando una folta chioma rosso scarlatto, riccioluta alle punte, un viso tondo e occhi azzurri.
Rimasi paralizzato.
 
‘’Alexander? Sei proprio tu?’’
‘’A…Anastasia? Sorella?’’- dissi. Non potevo credere ai miei occhi. Erano anni che non vedevo mia sorella e d’un tratto eccola qui, nel bel mezzo del caos e del nulla. Ci abbracciammo con forza, quasi da farci male e i nostri volti furono solcati da lacrime di gioia.
 
‘’Mi sei mancato, ogni giorno.’’- disse a singhiozzi Anastasia.
‘’Anche tu, molto.’’- risposi.
 
Passarono circa 3 minuti dal nostro abbraccio, finché Victor non ci interruppe, scusandoci e chiedendoci di venire con lui.
Riprendemmo il viaggio. Ero felice. Dopo 3 anni ritrovo mia sorella Anastasia, sono troppo felice, ma il mio obiettivo era un altro.
L’infetto che sapeva comunicare.

La caccia è aperta.
   
 
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