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Autore: RandomWriter    09/05/2014    2 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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CAPITOLO 7: RIDE BENE CHI RIDE ULTIMO
 
Il professore Faraize non incarnava affatto lo stereotipo dell’insegnante di ginnastica.
Iris, non a torto, l’aveva definito simile a un bibliotecario e dopo averlo visto, Erin non poteva che condividere quell’opinione. Faraize era entrato in classe quasi in punta di piedi, passando pressoché inosservato e la sua voce bassa e tranquilla non era sufficiente a richiamare l’attenzione dei suoi studenti.
“ragazzi!” ripetè con più decisione arrossando la pelle diafana del volto.
Dopo aver ottenuto l’attenzione della platea, l’uomo si sistemò gli occhiali sul naso aquilino:
“prendete le vostre cose, il pullman è fuori che ci aspetta. Mi raccomando, non fate come al vostro solito quando siamo in palestra” si raccomandò “parlo soprattutto per i ragazzi” puntualizzò cercando di mettere un po’ di nervo in quella voce così flebile e incerta.
Non era in grado di sostenere lo sguardo di nessuno dei presenti, così parlava guardando fisso davanti a sé la parete in fondo alla classe.
 
Sul pullman Ambra, le sue amiche, Castiel e un gruppo nutrito di ragazzi si sedettero in fondo attirando le ire del professore i cui tentativi di sedare il chiasso furono inutili.
Iris ed Erin invece si sedettero in una posizione più centrale, circondate dalle altre ragazze in classe con loro. Fu un’occasione per la nuova arrivata per conoscere il resto della ciurma, e con sollievo, scoprì che Ambra, Charlotte, Kim e Castiel erano l’unico neo in una classe simpatica e gentile.
 
Una volta arrivate in piscina, Faraize rinnovò le raccomandazioni fatte in precedenza, volgendo il suo sguardo verso Trevor e Castiel. I due non finsero nemmeno di dargli retta e si diressero direttamente verso gli spogliatoi maschili, seguiti dal resto dei compagni.
Le ragazze guardarono il povero professore con un misto di compassione e pena:
“Prof, dove sono i nostri spogliatoi?” chiese Mayla, una ragazza con i capelli corti.
“laggiù, vicino agli armadietti delle scarpe” indicò l’uomo, consolato di quella minima considerazione che riceveva dalla fazione femminile dei suoi studenti.
“sono proprio curiosa di vedere Erin in costume” malignò Ambra mentre apriva la porta dello spogliatoio. Charlotte fece un sorriso malefico e, disgraziatamente per Erin, anche Lin era presente in quanto apparteneva all’altra classe che era stata coinvolta nel corso di nuoto di Faraize, la 4 F.
Intercettando le parole di Ambra, Erin si innervosì ed Iris parve cogliere il disagio dell’amica.
Ambra le aveva lanciato uno sguardo di superiorità, accentuando in Erin il ricordo del giorno precedente e dell’umiliazione che le aveva impartito.
“non darle retta Erin” le bisbigliò Iris.
“ci mancherebbe anche che dia retta a quell’oca” sbottò Erin sempre più a disagio.
Anche se il giorno precedente Alexy, mentre la accompagnava a casa, aveva ribadito più volte che il suo passato da ballerina e ginnasta le aveva scolpito un corpo tonico e asciutto, Erin odiava farsi vedere in costume.  Malediceva quell’iniziativa scolastica: mettersi in costume davanti ad Ambra e Castiel avrebbe fornito loro un’ulteriore occasione per deriderla su uno degli aspetti su cui era più vulnerabile e insicura.
La bionda del resto, vantava un fisico invidiabile, scolpito dal costante esercizio ed una pelle uniformemente dorata grazie ai due mesi che aveva trascorso alle Hawaii. Aveva un costume che lasciava poco all’immaginazione in quanto molto sgambato, in stile Baywatch. Delle linee astratte che decorrevano verticalmente lungo i fianchi, le snellivano ulteriormente la vita sottile.
L’unica consolazione di Erin era che, se non altro, con la cuffia in testa, Ambra avrebbe perso il 70% del suo fascino ed attese con una certa curiosità la visione di quella scena.
Quasi se ne vergognasse lei stessa, Ambra impugnò la cuffia e si richiuse nel bagno dello spogliatoio uscendo qualche minuto dopo.
Erin rimase sorpresa dalla tenuta della cuffia che era talmente stretta da comprimere enormemente la voluminosa massa di capelli. Così conciata, Ambra era piuttosto buffa perché l’assenza di capelli metteva in risalto il suo naso da koala e le orecchie leggermente a sventola.
Quella visione fu un’iniezione di autostima per Erin.
“andiamo?” le chiese Iris allacciandosi l’accappatoio.
Il brusio di voci della stanza stava pian piano scemando poiché le studentesse, sempre più eccitate e in ansia, cominciavano ad uscire.
Erin continuava a fissare Ambra con una certa curiosità:
“ehi Erin? Ti sei incantata?”
“ah sì scusa! Arrivo…”
“e gli occhialini?”
Erin notò che Iris portava al collo gli occhialini da piscina. Si voltò allora verso la propria borsa ma si bloccò.
“non ti capiterà mai più un’occasione così” pensò tra sé.
Tornò a prestare attenzione  all’amica:
“ho dimenticato gli occhialini!...sarà meglio che vada a chiedere alla direzione se ne hanno un paio da prestarmi” le comunicò mettendosi la tuta sopra al costume.
“d’accordo. Allora ci vediamo direttamente in vasca?”
“sì sì, faccio presto” la rassicurò Erin con una certa urgenza nella voce.
In spogliatoio erano rimaste solo loro due, il che significava che sarebbe arrivata in ritardo.
 
Il getto freddo dell’acqua sparato sui piedi nudi fecero rabbrividire Erin. Con le ciabatte bagnate, si diresse verso il bordo vasca dove il gruppo di ragazze della sua classe si era riunito. Anche le studentesse in classe della 4° F avevano formato un gruppo per conto loro, mentre il trio capeggiato da Ambra si era seduto a bordo vasca con le gambe in ammollo. La scelta della posizione era strategica perché da quel punto i ragazzi che erano dall’altra parte della piscina, potevano ammirarle in tutto il loro splendore.
I maschi però, in quel momento erano per lo più impegnati a fare una gara di staffetta non autorizzata tra le due classi. Lo schiamazzo era altissimo e Faraize si dimenava a bordo vasca per cercare di imporre la propria autorità. I ragazzi stavano facendo di testa loro. Nonostante la distanza, Erin intuì che il tentativo si era rivelato fallimentare e per questo l’uomo si stava dirigendo dalle ragazze dove sperava di avere maggior fortuna.
Erin raggiunse Iris che era piuttosto nervosa.
“odio farmi vedere in costume. Trovami una ragazza a cui piaccia!” brontolò.
“eccola là” indicò Erin divertita in direzione di Ambra.
“alla fine è tutta una questione di autostima: fregatene di quello che pensano gli altri”
“se la pensi così, perché hai l’accappatoio stretto fino al collo?” osservò Iris lanciandole uno sguardo sbieco.
“appunto io non ho autostima” ridacchiò Erin “cioè  non su questo… e poi… ho come la sensazione che Castiel non aspetti altro che avere un ulteriore pretesto per prendermi in giro”
“fa’ presto a parlare lui col fisico che si ritrova” commentò Iris
“dov’è a proposito?” dopo quel commento, Erin si era incuriosita.
“laggiù. Cuffia blu”
Castiel era in piedi sul trampolino, pronto a tuffarsi all’arrivo del compagno di squadra.
Come era facile immaginare per uno sportivo come lui, il fisico era tonico e asciutto. Nonostante la posizione flessa in avanti, Erin intuì gli addominali scolpiti ma non troppo accentuati.
Alle sue spalle, Erin sentiva le chiacchiere delle ragazze della 4 F che, tra risolini e borbottii, commentavano:
“quelli della 4 C sono proprio fighi! Guarda quello con la cuffia nera. Mi pare si chiami Trevor”
“sì è lui. È quello che gioca a basket”
“tutti quelli che giocano in quel club sono dei fighi dell’altro mondo” aggiunse un’altra.
“però Castiel è il meglio di tutti!” replicò una quarta voce “guardalo là. Che addominali. Io odio quelli troppo pompati. Lui ha proprio un fisico muscoloso ma asciutto” commentò trasognante.
“ma perché gli sfigati ce li abbiamo noi? Vi pare giusto?” piagnucolò la prima che aveva parlato.
“su ragazze che fate ancora qui? In acqua!” ordinò Faraize sempre più esasperato.
Da un lato aveva a che fare con ragazzi indisciplinati, dall’altro con ragazze più impegnate a fare boyswatching che swimming.
Titubanti, le ragazze si tolsero gli accappatoi e tentarono di mettere piede in acqua, ma vista la differenza di temperatura con l’esterno, ci misero un’eternità.
“una volta presa, vi sembrerà addirittura calda!” le rassicurò il professore controllando l’orologio. Erano già passati venti minuti da quando il pullman li aveva lasciati all’ingresso. Nessuna ragazza si azzardava a tuffarsi direttamente.
Una volta in acqua, tutte incrociavano le braccia al petto e battevano i denti dal freddo.
“che cazzo di idea fare un corso di nuoto ad ottobre!” fu solo una delle proteste che arrivarono all’orecchio di un sempre più demoralizzato professor Faraize.
Erin ed Iris nel frattempo, erano ancora a bordo vasca.
“dai forza Iris” la esortò Erin lanciandole un’occhiata di incoraggiamento.
Mentre appoggiavano l’accappatoio sulla panchina, dall’altro lato della piscina i ragazzi avevano concluso la staffetta con la vittoria della 4° C. Trevor e Castiel si erano appollaiati sul cordone che delimitava l’ultima corsia dove si trovavano loro, la quinta e osservavano le ragazze in corsia uno.
“guarda guarda. Chi l’avrebbe mai detto” disse Trevor emettendo un fischio di compiacimento.
“Iris sembra tanto magretta invece cosa avrà? Una quarta?”
“quarta di tette e prima di culo… ce l’ha proprio piccolo” commentò il rosso scrutando meglio l’oggetto della sua indagine.
“ah giusto, tu sei il feticista dei culi”
“oh, senti che paroloni. Feticista. E quando l’hai imparata?” scherzò Castiel.
“io leggo” replicò solenne Trevor ignorando lo sguardo beffardo dell’amico “comunque, visto che sei un intenditore, guarda quello di Erin” aggiunse con un sorrisetto.
Castiel, sorpreso per quel suggerimento, spostò l’attenzione verso Erin o più propriamente, verso il distretto anatomico che gli era stato indicato.
Osservò la ragazza in silenzio ma ad un certo punto Trevor commentò:
“ma ti pare. Sei diventato rosso. Vuoi vedere che non ti sia drizzato i-”
Castiel si spazientì e distogliendo lo sguardo dalla ragazza lo interruppe:
“ma cosa vuoi che abbia quella? Non vedi che è meno attrezzata davanti? Quando compri una macchina si guarda prima il cofano” spiegò imitando la forma di un seno davanti al petto.
In quel momento Erin spostò lo sguardo verso la scena e vedendo il gesto di Castiel unito al fatto che Trevor la stava fissando, sentì il viso andarle in fiamme. D’istinto, spiccò un salto e si tuffò in acqua come un sasso. Quando riemerse, rimase a pelo dell’acqua, facendo fuoriuscire a malapena il naso.
I due ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata mentre Iris, che non aveva seguito l’intera dinamica, osservava l’amica con perplessità palpabile:
“ma che ti è preso?”
“meglio che tu non lo sappia” borbottò Erin fissando con una punta di invidia il seno generoso dell’amica.
Si sentiva un’idiota a rimanere nascosta nell’acqua e sapeva che avrebbe presto dovuto mettersi in piedi.
“prof, io non mi sento bene oggi”. Con voce titubante, assolutamente incompatibile con la sua personalità forte e sfrontata, Kim si era rivolta a Faraize.
“rimani a bordo vasca allora!” sbottò l’uomo “Tanto qua tutti fanno di testa propria”. Era arrivato al culmine della sopportazione. L’esperimento di portare le due classi in piscina era stato un completo disastro. La situazione era ancora peggiore che in palestra e per questo la Preside l’avrebbe sicuramente chiamato a rapporto. Per l’ennesima volta.
“chi di voi sa già nuotare?” chiese alle ragazze.
Si levarono solo tre mani alzate: Erin, Charlotte e Ambra.
“ok, dunque intanto nuotate a stile libero” e Faraize passò alla spiegazione teorica di come fare. Si rincuorò nel vedere come il gruppo gli prestasse attenzione ma non potè godersi a lungo quella pausa di soddisfazione perché già pensava a come avrebbe affrontato l’indisciplina dei ragazzi che erano dalla parte opposta della piscina.
Ultimata la spiegazione, diede le ultime indicazioni e, rassegnato si spostò dai ragazzi. Mentre si stava avvicinando, aveva notato che Castiel stava attraversando trasversalmente le corsie.
Ambra guardò Charlotte e Lin e le invitò a seguirla in un punto libero della vasca dove iniziarono a chiacchierare per conto loro.
“quando hai imparato a nuotare Erin?” le chiese una sua compagna di classe di nome Kelly.
“mi ha insegnato mio padre. È un istruttore di nuoto”
“davvero? Allora sei un’esperta” aggiunse con ammirazione Mayla.
“sì figuriamoci. Stramazzerà alla seconda vasca” s’intromise una voce alle sue spalle.
Castiel era appoggiato con non curanza sui galleggianti che dividevano la prima corsia dalla seconda.
“beh di certo non potrei competere con te, Ariel” lo rimbeccò Erin facendogli la linguaccia. Le presenti scoppiarono a ridere e il ragazzo si sentì chiamare alle spalle.
“Castiel! Torna con i tuoi compagni!” gli ordinò Faraize dal bordo vasca.
Il rosso odiava prendere ordini e l’idea di tornarsene buono buono alla sua corsia lo infastidiva.
“comunque, se vuoi una volta possiamo fare una gara” lo sfidò Erin.
L’idea solleticò il ragazzo:
“ah sì? Ci sto. Vedo che ti piace proprio perdere” sorrise beffardo pensando alla sua recente vittoria a basket.
“invece potrebbe essere la volta buona che sei tu a perdere” disse Erin lanciandogli uno sguardo di sfida. In quel momento, su ordine del professore, Trevor si stava avvicinando per richiamare il compagno.
“come no… a differenza di te sono uno che è abituato a vincere”  replicò.
“ovvio finchè ti misuri contro le donne” obiettò Erin ridendo. La sua battuta scatenò la risata generale, tanto che nemmeno Castiel potè trattenersi dal sorridere.
“ahah, te la sei presa sui denti vecchio” gli disse Trevor “ora però muovi il culo e andiamo. Faraize sta andando fuori di testa”
Una volta tornate all’ovile le pecore smarrite, il professore potè proseguire con la lezione.
A guardarlo, nessuno avrebbe scommesso sul suo passato da bagnino e anche come istruttore era piuttosto debole. Passava la lezione facendo sponda tra un lato e l’altro della piscina, ma ogni volta che si avvicinava a uno dei due gruppi, in quello che aveva appena lasciato, di instaurava la più completa anarchia.
Quando ormai mancavano cinque minuti alla fine, si sedette sconsolato sulla panchina accanto ad un’annoiata Kim che aveva trascorso un’ora a guardare i compagni divertirsi.
“ragazzi cominciate a uscire dall’acqua!” ordinò Faraize dopo un po’ poi guardando Kim disse:
“esco un attimo a chiamare l’autista e gli dico di farsi trovare fuori” e detto questo, con un certo sollievo, abbandonò il caos che regnava sovrano.
Quasi avesse delle antenne, Trevor colse al volo il venir meno di quel minimo di sorveglianza a cui erano sottoposti.
“ehi Kim! Che fai ancora là! Fatti un tuffo!” la chiamò Trevor dalla vasca. Tutti si voltarono in direzione della ragazza che immediatamente lo zittì:
“non se ne parla”. Sul volto del ragazzo si disegnò un sorriso furbetto che tutti, Kim compresa, colsero al volo. Con ampie bracciate, raggiunse il bordo vasca, e con un agile balzo si ritrovò fuori dall’acqua.
Trevor prese Kim tra le braccia, mentre lei cercava di divincolarsi ma l’asciugamano che aveva stretto in vita unito alla superiorità fisica del ragazzo, le impedirono di farsi valere.
Il ragazzo si avvicinò verso bordo vasca e, come se fosse un sacco di patate, lanciò Kim in acqua.
Tutti risero immaginando la reazione della sfortunata che avrebbe senz’altro rincorso Trevor una volta uscita dall’acqua. Kim era nota per i suoi modi violenti e vederla arrabbiarsi con Trevor, che molti consideravano il suo miglior amico, era una scena imperdibile.
La ragazza però era ancora in acqua e si sbracciava, senza guadagnare terreno.
Erin fu la prima a intuire che qualcosa non andava. Gettò per terra l’accappatoio e si tuffò in acqua. Quel genio di Trevor aveva lanciato Kim nell’acqua fonda e, a quanto sembrava, lei non sapeva nuotare.
Kim annaspava e Erin la raggiunse in poche bracciate. Cercò di sorreggerla prendendola sotto le spalle ma Kim era troppo agitata e sbracciandosi rendeva più complicata l’operazione di soccorso.
Erin rimase scioccata nel vederla in quello stato: le ricordava un gatto gettato in acqua.
 
 
“smettila di dimenarti porca miseria!” le ordinò la bagnina improvvisata.
“non mollarmi!” la implorò Kim aggrappandosi al collo della ragazza.
“YEAH E VAI COSI’! WOOOO” incitavano i maschi eccitati da bordo vasca e facendo gesti osceni, che manco a dirlo, erano stati Castiel e Trevor a far partire.
“ma siete… idioti!” sbottò Iris.
Erin nel frattempo aveva il suo bel daffare a cercare di aiutare la compagna di classe. Non avrebbe mai immaginato di vedere una come Kim in quello stato. L’acqua la terrorizzava.
“senti, se non stai ferma, ti mollo!” la minacciò Erin alzando le braccia verso l’alto e sprofondarono insieme sott’acqua.
Riemergendo sputarono fuori l’acqua.
“stronza!” le urlò Kim in preda al panico.
“idrofobica!” le gridò di rimando Erin.
Kim smise per un attimo di dimentarsi, restando aggrappata al collo di Erin.
Le due si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere.
Erin la riaccompagnò a bordo vasca e non appena Kim riuscì a toccare il supporto solido del pavimento, si scostò rapidamente dalla sua salvatrice.  
“sei morto Trevor” lo minacciò Kim a denti stretti ma il ragazzo non diede il minimo peso alle sue parole.
Erin recuperò l’asciugamano di Kim che era immancabilmente zuppo e cercò di stritolarlo per far uscire l’acqua.
“dammelo” le ordinò Kim strappandoglielo con violenza dalle mani. Le dava le spalle ed osservando le lunghe gambe da velocista, Erin non potè fare a meno di notare il tremore della ragazza per la paura appena passata.
“grazie” il bisbiglio flebile di Kim venne udito solo dalla diretta interessata. Il suo orgoglio era stato ferito profondamente e farsi vedere così impaurita e vulnerabile l’aveva messa a disagio.
Senza osare guardarla in faccia, con passo malfermo, Kim si diresse verso gli spogliatoi.
 
“sei stata incredibile Erin! Sei scattata che sembravi un ghepardo!”
“maddai! Non esagerare”
“no è vero! Altro che i maschi! sei stata un razzo a buttarti in acqua”
Seguita da uno stormo di compagne in adorazione, Erin e Iris stavano rientrando in spogliatoio. Non fecero in tempo ad aprire la porta che questa si spalancò con violenza.
“DOVE LI HAI MESSI?”
Il gruppo si trovò di fronte una furia scatenata: Ambra.
La ragazza aveva gli occhi fuori dalle orbite e il viso paonazzo. In testa aveva un asciugamano che le avvolgeva i capelli a mo’ di turbante.
“di che parli?” le chiese Erin, assumendo un’espressione perplessa.
“lo-sai-benissssimo” sibilò a denti stretti. Le era così vicina, che sentì su di sé il fiato della ragazza solleticarle il collo.
“sono rimasta in piscina sino adesso Ambra… cerca di calmarti…Cosa dovrei averti preso?” ripeté Erin dirigendosi verso la sua borsa.
Tutte le ragazze erano rimaste con il fiato sospeso.
Ambra era temuta dalle sue compagne e nessuna aveva mai osato prima mettersi contro di lei.
“FAMMI VEDERE LA BORSA!” le ordinò con la voce che si incrinava sempre di più verso l’isterismo.
“COSA? No! Non ne hai nessun diritto!” protestò Erin parandosi davanti alla sua roba ma Ambra era talmente fuori di sé che la spostò con violenza facendola cadere a terra.
“AMBRA CALMATI! STAI ESAGERANDO!” urlò Iris soccorrendo Erin.
“FATTI I CAZZI TUOI PEL DI CAROTA!”
E frugò istericamente nella borsa di Erin svuotandone il contenuto sul pavimento.
“INSOMMA RAGAZZE CHE STATE COMBINANDO?!?”. Per un attimo nello spogliatoio femminile calò il silenzio: dall’esterno, il professore cercava di richiamare l’ordine:
“se vuole prof vado dentro a controllare io” si propose Castiel tra le risate goliardiche dei maschi.
Ambra ne frattempo scrutava tra gli oggetti che aveva fatto cadere sul pavimento mentre Erin la guardava con aria furente:
“perché ce l’hai con me Ambra? Che ti ho fatto?”
Ambra allargò le narici come un toro che si prepara a prendere la carica.
Erin allora, trattenendo a stento un sorriso di soddisfazione, aggiunse:
“del resto, se non ci dici cosa stai cercando, come possiamo aiutarti?”
La foga di Ambra si sgonfiò all’istante: fissò per un attimo la ragazza e non riuscendo a replicare, girò i tacchi e si rifugiò nel bagno dello spogliatoio.
 
Mano a mano che le ragazze uscivano dallo spogliatoio, chi era fuori voleva essere aggiornato sulle novità, ma nessuna sapeva come giustificare il comportamento di Ambra.
Quando quest’ultima, fece il suo ingresso nella sala d’attesa, tutti osservarono con curiosità la sua testa.
 
In spogliatoio erano rimaste solo Erin e Iris. Appena la porta si chiuse alle spalle, Iris ruppe il pesante silenzio che era calato nella stanza.
Guardò Erin uno sguardo d’intesa e l’amica le rispose con un sorriso furbetto: aveva gli occhi che le brillavano:
“cosa stava cercando Ambra?” le chiese Iris.
L’amica aprì il borsone, frugò in un punto in cui si era scucita formando un doppio fondo:
“questi” replicò. In mano Erin teneva delle voluminose extension di color biondo. Lo stesso biondo dei capelli di Ambra.
Nel silenzio della stanza, le risate delle due ragazze riecheggiarono talmente forti da essere udite anche all’esterno.
 
Da quando era uscita dallo spogliatoio, Ambra aveva tenuto in testa un foulard a mo’ di turbante.
Tutti le chiesero il perché di quella orribile mise e lei aveva risposto qualcosa sul fatto che il cloro le aveva rovinato tutti i capelli.
“ah davvero?” le chiese Castiel con fare inquisitorio “allora voglio proprio vedere!” e con un rapido gesto, sfilò il foulard dalla testa di Ambra su cui ricasero delle stitiche ciocche di capelli naturali.
Non c’era traccia dei morbidi e voluminosi boccoli che tanto la valorizzavano. Al loro posto, la capigliatura era liscia, sottile e poco folta.
“ODDIO AMBRA! MA SEI PELATA!” esclamò Charlotte sconvolta ma al contempo con una vena di derisione.
“sta zitta cretina!”
Tutti scoppiarono a ridere e Ambra cercò Erin con lo sguardo.
La ragazza aveva appena raggiunto il resto della classe ed era l’unica tra i presenti a non ridere.
Aveva un’espressione che poteva essere descritta con un solo aggettivo: vittoriosa.
 
 
 
Nota dell’autrice:
Eccoci al capitolo 7. Alla fine Erin si è vendicata di Ambra… la bionda se ne starà buona buona? Chissà… 
  
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