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Autore: Helmyra    09/05/2014    0 recensioni
[TES Daggerfall/Lore] "Il verme che sono reclama anime gentili e carne morta. È destinato a mutare in un insetto immorale dai mille occhi, che vede tutto, sa tutto... sai come lo chiamano? Sarcophaga carnaria. Non ho mai trovato due parole che stessero a tal punto bene insieme, per descrivere l'atto che perpetro ai danni di Arkay. E malgrado ciò, sono un iconoclasta. A modo mio, anch'io dispenso benedizioni e grazie.”
Per ottenere l'indipendenza e l'affetto del re di Firsthold, Morgiah di Wayrest è disposta a tutto, anche a contrattare col Re dei Vermi. Tuttavia, quello che doveva essere uno scambio formale si rivela una vera insidia...
A metà strada tra fiaba e racconto gotico. Sulla falsariga dei romanzi che trovereste in un negozio di libri a Tamriel.
-Completa-
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Dieci anni dopo.

 

Rinnala obbligava le sue bambole a continui cambi d'abito, mentre Morgiah di Firsthold firmava uno ad uno gli inviti per il ballo a corte di primavera, con Trick che le dormiva in grembo.

“È un compito così tedioso. Come fanno certe dame a divertirsi? Lo fanno solo per il gusto di apporre il proprio nome su un biglietto senza valore?”

“Che significa tedioso, madre?” Cinguettò sua figlia, facendo saltellare i bambocci di legno in una coreografia di danza.

“Noioso. Brutto. Incredibilmente orrendo!”

La bimba rise, agitando i boccoli neri e fissandola coi suoi stessi occhi rossi. Aveva un incarnato chiaro, uno strano miscuglio di tratti dunmer ed altmer, ma fra i due era quella che le somigliava di più.

“Posso venire al ballo? Vengono anche Tamaril e Liliane!” Sollevò le bambole, per premurarsi che Morgiah le vedesse bene.

“Sei troppo piccola.” Le rispose, ritagliando una rosellina di carta crespa. “Quando crescerai, magari.”

“Neanche se m'accompagna Goranthir?” Domandò la piccola, sbuffando.

“No, neanche se c'è Goranthir. Adesso è via... Ricordi? Ha le sue lezioni di magia. Dovrebbe tornare presto, comunque...”

Reman s'intrufolò nella stanza, e rivolse alla moglie un sorriso impacciato. Da quando era diventata regina, tutti i suoi libri, gli abiti e le suppellettili erano state trasferite nelle anticamere che le spettavano di diritto. Madamigella Gialene amava i colori pastello degli affreschi e provò a sottrargliele invano, assieme al titolo e all'amore per il sovrano. A tal proposito le aizzò contro i monaci trebbiti in una rovinosa battaglia, passata alla storia come La Rivolta di Firsthold.

Dopo quell'evento, nessuno a corte ebbe la benché minima esitazione su di lei. Si era guadagnata i loro inchini, i complimenti, e l'ultima parola sui dissidi fra dame.

“Ah, vedo che siete impegnate.” Cantilenò, trascinando nella stanza un bimbo esile, ma molto alto rispetto alla sua età. “Non fa niente. Avanti, Goranthir! Mostra alla mamma cosa hai fatto. Non finirai mai di stupirmi!”

Era orgoglioso di lui, forse perché si trattava del primogenito, o per quel nome che condivideva con l'altro figlio, preservato in una tomba.

La calzamaglia blu rivelava due gambette tenaci, nervose, come gli occhi verdi che dardeggiavano sull'acciaio bruno della pelle liscia, delicata. Tante onde irregolari sfuggivano dalla coda bassa, all'altezza del collo. Odiava legarsi i capelli, spesso disobbediva al galateo. Era vivace, si arrampicava sugli alberi per praticare la levitazione e Reman, troppo indulgente, lo lasciava fare.

Più che un principe sembrava il capo di una piccola banda di scalmanati. I figli delle altre dame seguivano le sue inclinazioni, ed esse lamentavano che fosse il sangue dunmer a renderlo selvaggio, a tratti truce, continuamente accigliato.

Non aveva regole, quando studiava. I precettori gli fornivano una scadenza, sebbene lo lasciassero libero di discutere un teorema alla sua maniera, di imparare un incantesimo tentando varie strade.

E nella maggior parte dei casi riusciva, perché il metodo gli si adattava alla perfezione.

Col passar dei giorni, Reman si convinse che il regno sarebbe stato in buone mani, poiché non sarebbe bastata una congiura – un atto d'insubordinazione – a stroncare l'audacia di suo figlio.

Almeno su questo Morgiah era d'accordo. Rinnala aveva un carattere mite e paziente, e gli avrebbe offerto molte occasioni di ravvedimento.

“Madre.” Pronunciò Goranthir, soave. “Guarda. Oggi ho imparato a catturare l'anima degli esseri viventi... mi ha insegnato come si fa.”

Era solo una gemma di infima qualità e, a giudicare dalla forza che emanava, quella racchiusa al suo interno doveva essere l'anima di un ratto.

E bastò. Bastò per provocarle un brivido, per risvegliare in lei un'ansia che credeva sopita da tempo.

“Cosa c'è, non ti piace?”

“È... è meravigliosa, caro.” Balbettò, interdetta. “Deve essere stato difficile, per te.”

“Sì. Mi sono allenato per mesi. Mesi, ma alla fine ce l'ho fatta. Il mago mi ha detto che più miglioro, più posso alzare il tiro. Magari, in futuro, potrò imprigionare anche l'anima dei Daedra. E io voglio collezionare anime Daedra. Questa è tua, mamma. Ho deciso che ti regalerò i primi esemplari di tutte le gemme che riuscirò a creare.”

Morgiah annuì, e gli passò le dita fra i capelli.

“Sei gentile, sai?”

“Ovvio,” Rispose lui, come se pronunciasse una cosa risaputa, “ti voglio bene.”

Quelle frasi la confondevano.

“Rinnala, cosa fai, giochi con le bambole? Dai, inventiamo una storia...” E il ragazzino le si sedé accanto, sul tappeto di seta disseminato da motivi geometrici, rombi e rettangoli. “Facciamo finta che lei sia una principessa e lui uno stregone, invitato al ballo...”

“Sì!” Esclamò l'elfetta, estasiata.

Morgiah non disse altro. Rivolse un sorriso evasivo al marito e si chiese quanti giorni ancora, quanti anni fossero necessari affinché Goranthir giungesse da lei con l'anima di un prigioniero. Un orco, un argoniano, un elfo. Un essere umano.

Avvertì un cambiamento in lui, da quando il mago lo aveva trascinato a Scourg Barrow. La sua mente era sicura, tendeva a sminuire il pericolo. Era macchiata da un orgoglio che possedevano soltanto coloro che avevano visto più degli altri.

Si chiese, allora, se il Re dei Vermi lo avesse esposto allo scempio della decadenza. Se lo avesse ammaliato con la promessa di insegnargli ad evocare i morti, d'imparare a soggiogarli sotto il suo comando. Nella stessa maniera in cui aveva ammaliato lei, inducendola a stringere il patto.

Verranno accuditi sapientemente. Ricordava quella promessa, ma ne comprese il senso solo in seguito. Giaceva nell'affanno, e non poteva accettarlo, no. Non poteva accettare che quell'idea perversa, quella fantasia astrusa, stesse diventando reale e le iniettasse nella mente un sordido piacere.

Non accettava che Mannimarco s'impadronisse a tradimento di ciò che aveva perso.

Non poteva accettare che Goranthir, attraverso l'addestramento, potesse diventare anche suo figlio.
 



Piccolo salto nel futuro. Finale chiuso/aperto, lieto ma non troppo. Ho cercato di spiegare alcune cose, di lasciarne in sospeso altre, per non rovinarmi il gusto della possibilità. Quando si scrive è preferibile dare un ordine a tutto, non abbandonare pezzi per strada. Ecco, questa è la mia versione di quello che è successo. La mia versione dei personaggi, che ho cercato di caratterizzare nella maniera più umana possibile, come se fossero persone reali.
Goranthir e Rinnala sono i figli di Morgiah e Reman. Siccome non esiste un arco temporale, ho immaginato una scansione di tempo non troppo lunga, ma non troppo breve, per dare un senso agli eventi.
Ringrazio come al solito i miei amici e le mie amiche, per la sopportazione e i consigli. E ringrazio voi per aver letto tutta la storia, sperando che vi sia piaciuta... anche se, devo ammettere, una specie di racconto gotico che sembra il seguito de La Vera Barenziah non è da tutti.
Ho cercato di raccontare una storia diversa, come meglio potevo. Di sperimentare, sebbene abbia scritto già in passato di temi dark.
Mi hanno aiutata la musica di Adrian Von Ziegler, l'ambient dei Summoning, degli Ulver. Ogni tanto mi sono motivata ascoltando Finntroll, Amorphis, Drudkh, Falkenbach e Bathory. In qualche modo bisognerà pur entrare nell'atmosfera per scrivere. ;)
Ci vediamo la prossima settimana, se vorrete seguirmi, con il nuovo capitolo di The Emerald Tower.
A presto! :)

 
  
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