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Autore: virgily    14/05/2014    0 recensioni
[being human UK]
(NB. tratto dal Cap. 3 )
-Come puoi garantirmi che con me dentro casa non perderai nuovamente il controllo come stanotte?- domandò cinica mentre il vampiro si cucciava ai suoi piedi, così che potesse più comodamente guardarla negli occhi. Mitchell si morse il labbro inferiore, accorciando appena le distanze fra i loro corpi. Anche se era letteralmente in ginocchio, il vampiro era sempre più grande rispetto alla giovane strega, che in un istante si sentì braccata e disarmata.
-Non posso- rispose lui. Secco, serissimo. Serena odiava quel suo sguardo, puntato come un’arma letale contro di lei. Odiava quei suoi occhi così profondi ed enigmatici. Poteva tuffarsi al suo interno senza sapere dove sarebbe finita, annegando in una distesa di tenebre. Eppure non poteva farne a meno; proprio ciò che doveva disgustarla di più al mondo, l’attirava, la incuriosiva.
-Ma stai pur certa, che restando qui non dovrai temere nessuno…- con un tocco leggero e improvviso, le dita del vampiro si erano allungate sulla gamba, nuda e liscia della strega.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Sawyer, George Sands, John Mitchell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Five


Il ticchettio costante e ripetitivo dell’orologio appeso alla parete del corridoio rimbombava pesantemente nella testa di Serena, ritmando la cadenza dei suoi pensieri confusi ed incerti. Sedeva su di una vecchia seggiola bluastra dalla seduta appena imbottita; le ginocchia al petto, le braccia strette attorno alle gambe e lo sguardo sperso nel vuoto. Attendeva, sperava che qualcuno uscisse da quella maledetta porta di acciaio pesante che la separava dalla sua migliore amica, dicendole che tutto sarebbe andato bene. Che Veronica si sarebbe salvata. Ma più i secondi passavano, più sentiva  i sensi di colpa aggrapparsi con i suoi spietati artigli sulla sua carne, squarciandole il petto e la schiena. Una mano grande e mascolina irruppe bruscamente nella sua visuale, sorreggendo un bicchiere ancora fumante. La giovane sollevò appena il capo, imbattendosi in quegli occhi così grandi, malinconici. Quegli occhi avevano visto tante cose, e così tanti orrori che lei neanche poteva immaginare. Ed era proprio da essi che Serena poteva scorgere un misero brandello del suo animo tormentato, e non sapeva se ciò la spaventasse o l’affascinasse ancora di più. Teneva l’angolo destro delle labbra sollevato in un mezzo sorriso, increspando la curvatura della guancia, velata dal leggero accenno di barba scura. Dopo il loro incontro, tutt’altro che pacifico e “normale”, lui non l’aveva lasciata. Forse, per entrambi sarebbe stato meglio scomparire. Sì, Serena sapeva che probabilmente tornare a nascondersi sarebbe stata l’idea più saggia. Eppure, il privilegio del dubbio che quel vampiro aveva instillato in lei l’aveva convinta a correre il rischio. Tornò allora a sedersi composta, e disegnando un timido sorriso accettò tra le sue mani la calda tazza di cartone che il corvino le aveva portato, prendendo posto sulla seggiola proprio al suo fianco. Tenendo le mani giunte, e comodamente posate sulle sue stesse gambe, Mitchell senza fiatare si concesse un po’ di tempo per poterla osservare di sottecchi: la sua chioma bruna, dalle sfumature aranciate, come una perfetta cornice risaltava la sua carnagione e i suoi occhi chiari, che languidi e afflitti fissavano un punto indefinito della parete monocromatica dell’ampio androne. Sorseggiava pianissimo il tè caldo, stringendolo tra le mani come se non aspettasse altro che gli donasse un po’ del suo calore. Era di una bellezza particolare. Apparentemente docile, infantile. Ma ricordava bene con quale ardore i suoi grandi fari verdi lo avevano guardato, e da un punto di vista prettamente vampiresco e maschile, quella era stata la visione che più aveva stimolato la sua libido e la sua sete dopo molto, moltissimo tempo. A tal punto da riuscir quasi a fargli perdere il controllo.
-Mitchell…- la sua voce così flebile quasi in un istante riuscì a spazzar via tutto quello che fino a qualche istante prima, seguendo una linea di pensiero più avvezza alla trasgressione, stava popolando la sua mente, anch’essa ancora piuttosto confusa dal loro incontro.
-Veronica non ce la farà. Vero?- sibilò piano, lasciando che i fumi del tè le carezzassero le guance arrossate, mascherando gli occhi gonfi di lacrime e i singhiozzi soffocati nel profondo della sua gola.
-Beh…- sospirò l’altro in un primo momento –Anche uno solo di noi è capace di commettere delle carneficine. Ma nel vostro caso, a giudicare dai segni che ho intravisto sul corpo della tua amica, deve essere stato un lavoro di gruppo…-
-Cinque- affermò la ragazza, voltando appena il capo nella sua direzione. I suoi occhi erano lucidi, stremati.
-Erano in cinque- sussurrò infine, lasciando che una lacrima le rigasse il volto.
-Serena… io- John fece per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. Certamente non poteva giustificare l’accaduto, eppure provava un irrefrenabile istinto così maledettamente umano nei suoi confronti. Compassione, rabbia… tanta tristezza.
-Avrei soltanto voluto essere più forte. Avrei voluto…-le si mozzò il fiato, nel vano tentativo di frenare i singhiozzi. Abbassò violentemente lo sguardo, timidamente. Sentiva gli occhi del vampiro ancora fissati su di sé, e non voleva certamente mostrarsi in quello stato. Cominciò a maledirsi da sola. Era troppo emotiva, sensibile. Stava perdendo la sua consorella più cara, ma non riusciva a trovare la forza di reagire, di combattere il dolore. Come se non bastasse, quel vampiro e il suo pietoso gesto di misericordia era come un veleno per lei. Era così infima e inutile che perfino un mostro si era rifiutato di ucciderla.
-Hey…- sentì la mano fredda e tozza del corvino afferrarle il viso per il mento. Tenendola con l’indice e il pollice, il vampiro aveva sollevato il volto della giovane con delicatezza, portandolo al suo. E i loro occhi si scontrarono ancora una volta, quelli profondi e scuri di Mitchell che si perdevano al di là dello spessore, quasi  vitreo, delle iridi chiare della giovane strega. Sentiva qualcosa di strano quando si guardavano negli occhi. Una sorta di subdola empatia che ancora giaceva nascosta in qualche meandro sommerso della loro mente. O forse era quella tanto enfatizzata e primordiale complicità, che per secoli aveva legato le streghe ai vampiri, a farlo sentire così destabilizzato e inerme?
Sentirono i passi del primario che si chiudeva la porta alle spalle, giungendo ad ampie e pesanti falcate contro di loro. Il loro contatto visivo allora si ruppe meccanicamente, sebbene entrambi potevano percepire un curioso brivido pervaderli nel corpo e nell’animo.
Poche parole, voce fredda, distaccata: “Non c’è più nulla da fare. Mi dispiace”
Per qualche istante, nella testa di Serena ci fu soltanto il vuoto. C’erano così tante cose che lei e Veronica avevano condiviso, così tante avventure. Stare insieme era l’unico modo che avevano per farsi forza, per proteggersi e imparare a gestire la propria natura dall’esperienza l’una dell’altra. Era l’unico modo per non patire la solitudine, nel continuo scappare e celarsi nell’ombra della sua specie. Ma adesso la sua amata consorella, la sua migliore amica, non c’era più. Era rimasta sola. Avrebbe voluto scoppiare in lacrime, gridare e mostrare a tutti che il dolore che stava provando era più straziante di una lama nel petto. Ma non le era concesso. Serena sapeva che perdere il controllo delle proprie emozioni significava dare libero sfogo ai suoi poteri, e questo andava ben oltre i suoi principi di cautela.
-Devo vederla…- rispose dopo aver respirato profondamente svariate volte, asciugandosi alla buona gli occhi con le mani chiuse in due piccoli pugni. Si sollevò, con lo sguardo basso, quasi come se ancora non avesse pienamente realizzato che la sua compagna se ne fosse andata davvero. Si aspettò così di illudersi, mentre sola varcava la soglia di quella misera camera quadrata. Così spoglia, e priva di vita. E invece, facendole patire la carezza languida e spietata di un gelido fremito, Mitchell la fiancheggiò, accompagnandola personalmente. Per quale motivo lo stava facendo? Perché era così interessato al suo dolore? In realtà, sotto un profilo puramente cinico, Serena pensò più e più volte che la sua apparente gentilezza fosse data dal fatto che John Mitchell fosse un vampiro, e di conseguenza provava solamente un puro interesse per la sua natura di strega. Ma non c’era alcuna malizia nel suo sguardo, e i suoi sensi non avvertivano neanche il minimo sentore di pericolo. Era come se stesse, per un certo verso, “vegliando” su di lei… O qualcosa del genere. Spalancò la porta, lasciando che il giovane vampiro dietro di lei se la chiudesse alle spalle. Silenzio, ma un sorriso genuino si dipinse tremante sulle labbra della ragazza: vi era un letto, mal ridotto e sporco, sormontato dalla salma ancora sanguinante della giovane strega che l’aveva abbandonata. E accanto a quel macabro sipario; Veronica, bellissima nel suo abito nero, con la pelle pallida e compatta e gli occhi dolci e limpidi puntati su di lei, la guardava esponendo un sorriso malinconico ma al contempo rassicurante.
-Oh dio…- bofonchiò gettandosi nel gelido abbraccio della sua amica, ormai separatasi della sua spoglia mortale. Era bello poterla stringere a sé. Era come se fosse ancora viva, come se mai l’avrebbe lasciata. Ma dalla temperatura del suo corpo, dal silenzio del suo torace, Serena sapeva che oramai di Veronica, a parte un corpo morto e martoriato dai morsi di vampiro, era rimasto soltanto il suo fantasma.
-M-Mi dispiace. È colpa mia…- sussurrava sulla sua pelle, mentre l’altra la stringeva al suo morbido petto, carezzandole la testa e i capelli, rassicurandola.
-Hai fatto tutto il possibile. Mi hai difesa con tutte le tue forze e non potrò mai esserti grata abbastanza per questo-
-Ti voglio bene…-
-Ti voglio bene anche io…-
Mitchell, dal canto suo, osservava quella scena dall’angolo della stanza. Pareva sornione, distaccato. Teneva le braccia conserte, restava poggiato contro la parete. La mascella contrita, le labbra serrate. In realtà, non voleva interferire con l’ultimo saluto delle due streghe, e al contempo non voleva lasciare Serena sola in un momento così delicato. Neanche lui in realtà sapeva per quale assurda ragione il suo interesse in quella ragazzina lo stesse coinvolgendo sempre più con lo scorrere del tempo. Era inquietante. Da un arcaico istinto omicida a un ancor più fatale necessità di protezione nei suoi confronti. Sembrava quasi come se il suo io interiore e predatore, che tanto stava combattendo negli anni, gli stesse sussurrando qualcosa nell’orecchio, disturbandogli i pensieri, torturandogli la mente già piuttosto confusa: “Mia…Mia” non faceva altro che ripetere da quando aveva assaporato il suo odore. E più andava avanti più John sentiva di impazzire.
-E lui cosa ci fa qui?- la voce di Veronica aveva improvvisamente cambiato tono, più seria, inquieta. E per Mitchell non fu affatto difficile capire che si stesse riferendo a lui.
-Serena, perché sei con un fottuto vampiro?!-  domandò alterata, scostando la sua amica guardandola con aria timorosa e contemporaneamente rabbiosa.
-Veronica, calmati…- rispose la bruna sollevando istintivamente le mani, invitandola a tranquillizzarsi, anche se sapeva bene che non ci sarebbe riuscita. Intuito il suo sconforto, il corvino spontaneamente si staccò dalla parete bluastra avanzando solo di qualche passo in direzione della strega.
-Calmarmi? Serena, sono appena stata uccisa da quei succhia sangue maledetti, E TU MI STAI DICENDO DI CALMARMI?!- con un gesto naturale e involontario della mano, Veronica scaraventò la sua migliore amica contro la parete che sostava alle sue spalle. Con una spinta che non sarebbe mai stata in grado di sostenere, la giovane strega, infatti, si sentì sollevare da terra, e poco dopo si ritrovò contro lo spesso muro della camera, il quale vibrò dopo il grande boato che causò il violento impatto del suo corpo.
-Serena!!- inconsciamente, il vampiro era già su di lei: in ginocchio, al suo fianco che le sollevava il capo e le spalle dal pavimento stringendola a sé, accertandosi che stesse bene. Sbatteva ripetitivamente le palpebre, frastornata. Mugugnava piano, ma stava bene.
-Cazzo, ma tu sei fuori di testa!- inveì il moro contro quel fantasma che con le mani sulle labbra osservava quella scena basita. Si sentiva tremendamente in colpa, non era sua intenzione farle del male, e certo non poteva aspettarsi una reazione del genere da un vampiro, da un animale senz’anima come lui.
-M-Mitchell…-
-Ti sei fatta male?- appena udito il suo nome, i suoi occhi scuri immediatamente si puntarono su di lei, che sorridendo appena annuì. In quell’esatto istante Veronica ebbe paura. Non per sé stessa, ma per la sua amica. Non era naturale quel sottile languore nei loro sguardi, non era normale che un vampiro si preoccupasse per una strega, se non per cibarsene. O almeno, era così da quando… Beh, da quando i succhia sangue avevano cominciato a dare la caccia a tutte loro.
-S-Serena io…-
-Tranquilla. Almeno adesso sai che non mi farà del male- rispose l’altra afferrando la mano forte e vigorosa del vampiro che prontamente l’aiutò a rimettersi in piedi.
-Per ora…- rispose cinicamente il fantasma, facendo inarcare un sopracciglio folto del moro verso l’alto.
Un brevissimo silenzio calò su di loro, lasciando quasi una sottile aria di incertezza e inquietudine. Poi, un rumore decisamente estraneo li fece agitare per un istante: alle spalle del giovane fantasma, comparve una porta con inscritto il suo nome. Quello era segno che Veronica era ormai pronta per trapassare il mondo terreno, e in un istante Serena tremò.
-No…- affermò improvvisamente la ragazza fantasma, scuotendo la testa e fissando intensamente la sua amica, che dal canto suo era rimasta sconcertata…
-Serena, prima che vada, prenditi i miei poteri- ordinò fredda, ma con gli occhi gonfi, lucidati da lacrime amare. In realtà le tremava la voce. Aveva paura di quello che le sarebbe successo, ma almeno questo, prima di lasciarla definitivamente, doveva farlo.
-Veronica…-
-Serena non c’è più tempo-
-Non posso farlo!- rispose la bruna tornando nuovamente tra le braccia della sua amica, stringendola a se in un’ultima ed estrema dimostrazione di affetto. Entrambe avevano il respiro irregolare, galoppante e in preda ai molteplici singhiozzi provocati dai loro pianti che tentavano in vano di frenare.
-Non capisci? Così facendo ci sarà sempre una parte di me dentro di te. E sarà ciò che ti renderà più forte- Veronica sorrideva, scostando delle ciocche ribelli dal volto della sua migliore amica. Cercò il suo sguardo, e quando le due si ritrovarono a fissarsi, innanzi a quella porta che in pochi attimi le avrebbe separate per sempre, Serena, a malincuore, annuì. Il giovane John Mitchell non poteva credere ai suoi occhi,: stava per assistere a un incantesimo, e da una parte era molto curioso. Dall’altra, al contrario, non faceva altro che chiedersi se mai il mondo avrebbe smesso di stupirlo. Di punto in bianco, il destino gli aveva fatto incontrare una strega. Una strega prelibata che aveva risparmiato da una morte certa, ma alla quale non avrebbe rinunciato tanto facilmente.
 Con un respiro profondo, nel frattempo, la brunetta si accostò alla salma di Veronica, infilando un dito in una delle sue piaghe. Era fredda, e la sua carne molle e senza vita aveva appena cominciato ad entrare in rigor mortis. Il vampiro, dal canto suo, la osservò bagnarsi per bene le dita del sangue della sua compagna, cercando di capire a cosa le servisse. Accertatasi che avesse inumidito sufficientemente la sua mano, Serena si disegnò un piccolo pentacolo sul petto, poco al disotto della base del collo.
-In nome delle tenebre che ci ha dato alla luce, io reclamo il dono della mia compagna che si è spenta per mezzo del suo sangue…- viscoso e dal colore intenso, il sangue colava lentamente sulla sua pelle chiara, creando delle sottilissime scie cremisi che andarono ad infilarsi dispettosamente nella piccola scollatura a cuore dell’abito della strega. Mitchell, a quella vista, ebbe un fremito. Veronica, prendendo allora le mani sporche e umide della sua amica nelle sue, respirò profondamente, concentrandosi. Teneva gli occhi socchiusi, le dita legate a quelle sottili e macchiate di Serena. Questa pratica in realtà era molto diffusa tra le streghe: quando il legame tra due consorelle era molto forte, era tradizione al momento della morte di una di queste, che l’altra prendesse dal suo spirito tutti i suoi poteri. Solo così sarebbero rimaste insieme per sempre, ingannando la morte stessa.
-In nome delle tenebre che mi hanno reclamata, cedo il mio dono alla mia compagna per mezzo del mio sangue- un folata di vento caotica e intensa irruppe nella camera generandosi dal nulla. I capelli delle due streghe cominciarono a vorticare, danzando quasi a tempo con l’andare di quel vento carico di magia, di ignoto.
-Sorelle nella notte. Sorelle nel sangue. Sorelle per l’eternità- avevano pronunciato le due all’unisono, facendo scomparire quel vento nello stesso modo misterioso con il quale si era manifestato. Gli occhi scuri del vampiro erano sgranati, e osservavano il tutto senza perdersi neanche un minimo dettaglio. Le labbra di Mitchell si dischiusero appena; quella misteriosa folata fu in realtà di breve durata, e non mise troppo a soqquadro l’ambiente circostante. Le palpebre di Serena si spalancarono di getto, e dalla sua bocca fuoriuscì un sospiro estenuante e prolungato, tipico di quando si ha un brutto sogno, e quando separò le sue mani da quelle del fantasma, barcollò all’indietro, pronta a cadere. Sentiva le gambe tremanti, la testa girare. Era strano, si sentiva svuotata, ma al contempo piena di informazioni, di energie. Non se ne rese subito conto, ma la sua schiena si era ritrovata contro l’ampio petto di John. Solanto quando si voltò quel tanto che le bastava per poter vedere il suo viso a pochi centimetri di distanza, con il fiato che le carezzava le guance, che la strega capì che Mitchell si era fatto avanti per sorreggerla. E per la prima volta, il suo cuore perse un battito, e si sentì le guance ardere.
La porta alle spalle di Veronica si aprì, e da essa s’intravide una grande luce: bianca, maestosa… trasmetteva tanta pace e serenità, quella che le due giovani non avevano mai provato. Fu così allora, che con uno sguardo, e un sorriso tremante, la sua amica scomparve definitivamente dalla sua vita. Serena poteva sentire un immenso vuoto dentro mangiarle le pareti dello stomaco.
-Serena, stai bene?- le domandò il moro, osservando l’ultima lacrima che la strega avrebbe versato quella sera. La voltò con gentilezza, così che potesse guardarla in viso: gli occhi gonfi, le guance arrossate, la pelle ancora madida. Poteva rappresentare il ritratto della fragilità in quel momento. Eppure, quando Mitchell le sfiorò le mani, percepì immediatamente una vibrazione diversa, e con essa che la sua forza che era aumentata. Ben presto però, smise di badare troppo ai proprio pensieri. Il vampiro allora fece scivolare le sue grandi mani sui fianchi stretti della giovane, e avvicinandola appena serrò il suo corpicino in un abbraccio. Lo stava facendo perché sentiva che lei ne aveva bisogno. Ignorava il come… Ma lo sentiva. Le mani della giovane erano salite sul suo petto, macchiando di sfumature cremisi la divisa bluastra del moro, aggrappandosi alla stoffa per saldarsi ulteriormente a quel corpo che inspiegabilmente le stava facendo patire dei brividi che mai aveva provato prima.
-I-Io so che dovrei andarmene in questo momento- disse lei, sollevando appena il capo nella sua direzione.
-So che non posso fidarmi di te. Che dovrei nascondermi, forse temerti.- ansiosamente, la ragazza si morse il labbro inferiore. Quello che stava per dire poteva essere molto pericoloso, ma si conosceva, e sapeva che non sarebbe stata in grado di tenere a freno la lingua. Non con lui, che la guardava negli occhi quasi penetrandola da parte a parte.
-Però ti prego, non abbandonarmi adesso-Serena immerse il capo nello scollo a “V” del camice di John, socchiudendo gli occhi. Era tra le braccia dello stesso vampiro che le stava letteralmente mandando in pappa il cervello con quella piccola dose di senno che esso conteneva. Stava rischiando molto, ne era cosciente. Ma era più forte di lei. Non riusciva a spiegarselo, e forse neanche voleva. Sentì il viso del vampiro penetrare la folta maschera dei suoi capelli, e il suo fiato caldo carezzarle il collo e il lobo dell’orecchio sinistro. Era affannato, si era irrigidito di colpo, impetrando mentre la teneva a sé. Mitchell stava ancora lottando, ed era il suo profumo, diventato ancora più evidente, a stuzzicare i tizzoni ardenti del suo essere. Sapeva che quel dissidio interiore prima o poi lo avrebbe fatto impazzire, ma Serena sembrava proprio la sua rovina. 

*Angolino di Virgy*
Chiedo perdono per l'increscioso ritardo. Spero solo che il capitolo vi sia piaciuto, e soprattutto che la storia vi stia  incuriosendo almeno un pochino. Sto revisionando il terzo capitolo che ho intenzione di pubblicare a breve. Ogni recensione è ben accetta, sopratutto per consigli, suggerimenti e pareri sulla storia. Tengo molto a cuore il vostro parere. A presto
Un bacio
-V-        
  
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