Cap.1
Ubriaco
Tony
guardò il salotto vuoto, batté le palpebre e
storse il labbro.
"Jarvis? Dove sono finiti tutti?".
"La signorina Potts è in trasferta ad Atene per la
presentazione del nuovo sistema di sicurezza Stark. L'ultimo
rilevamento satellitare del capitano Rogers indica che si stava
dirigendo verso casa, secondo i calcoli dovrebbe arrivare nel primo
pomeriggio di dopodomani" rispose Jarvis.
Tony sbuffò, si sedette sul divano a gambe larghe e
guardò la bottiglia sul tavolino. Si piegò in
avanti, l'afferrò e sorrise stringendola.
< Dev'essere rimasta qui da quando è venuto Rhodey
> pensò.
Lo sguardo si scurì, rilassò le spalle piegandosi
in avanti con la schiena.
Rhodey
incrociò le braccia, lo guardò bere
metà della bottiglia e sospirò.
"Pensavo che il tuo uso
d'alcool fosse diminuito da quando stai con il Capitano Rogers" disse.
Lui sorrise,
annuì e poggiò la bottiglia sul tavolo.
"Infatti è
solo la prima da tre giorni" rispose.
Rhodey
grugnì, allargò le braccia e si alzò
dalla poltrona.
"Oh, certo! Sai, Tony,
non me l'aspettavo!".
Raggiunse il divano, si
chinò in avanti e socchiuse gli occhi scuri.
"Hai voluto aspettare
che venissi io per darti di nuovo all'alcolismo? Così il tuo
nuovo fidanzatino potrà sentirsi un grande eroe che ti ha
salvato dai tuoi problemi?".
Tony sgranò
gli occhi, aderì con la schiena al divano e strinse le
labbra. Sogghignò, socchiuse gli occhi e le iridi brillarono
di riflessi caffè.
"Detto così
sembra che Cap abbia adottato un cane" disse, sarcastico.
Rhodey si
rizzò, si voltò e girò il capo con
espressione dura.
"Perché
è quel che stai diventando, Tony. Un cane ammestrato".
Tony sospirò, finì il contenuto della bottiglia e
si alzò raggiungendo il piano bar e si chinò
buttando la bottiglia. Intravide uno stipetto aperto, si mise in
ginocchio e vide una bottiglia. La tirò fuori, si
alzò e si sedette sullo sgabello.
< Questo l'aveva portato Point Break quand'è venuto a
festeggiare > pensò.
La stappò, sentì l'odore forte fargli pulsare le
tempie e si leccò le labbra.
< Mi pare che Psycho però ci avesse proibito di berlo
> si disse.
Alzò le spalle, sogghignò e bevve un paio di
sorsi. Sentì le guance scaldarsi, vide nero e
finì di bere allargando le gambe sullo sgabello. Si
alzò in piedi, prese altre bottiglie e le strinse sotto le
braccia. Avanzò ondeggiando, raggiunse l'ascensore e vi
entrò.
"Signore, il suo tasso alcolico ha superato del 70% quello
consigliabile" disse Jarvis.
Tony ridacchiò, stappò una seconda bottiglia e la
finì in tre lunghi sorsi.
"Jarvis, non mi ubriaco con due bottiglie!" strillò, con
voce rauca.
"Le posso ricordare che essendo liquore alieno potrebbe influire
diversamente sulla sua struttura?" chiese l'A.I.
Tony uscì dall'ascensore entrando nella sala da gioco,
batté la spalla contro le slot machine alla sua sinistra e
si diede la spinta battendo la gamba contro il tavolo da biliardo. Vi
si poggiò con la mano, stappò una terza bottiglia
bevendone il contenuto e arrivò alla roulette al centro
della stanza.
"Sai Jarvis! E' strano essere un cane ammestrato con una A.I. a tenermi
a bada! Non ha senso!" si lamentò.
Si sedette sullo sgabello, poggiò sia le bottiglie vuote che
quelle piene su un secondo sgabello alla sua destra ed aprì
uno stipetto dal tavolo tirando fuori una pistola. Ne
carezzò il lato, guardò il tamburo vedendo cinque
proiettili e sorrise socchiudendo gli occhi.
"I giornalisti dicono che non posso cambiare per quante volte io salvi
la Terra. Lo pensi anche tu?" domandò.
"Ha dimostrato le sue intenzioni benigne molteplici volte, signore"
rispose Jarvis.
Tony sparò un colpo al muro, sogghignò osservando
il fumo dalla parete e poggiò la pistola a sinistra. Prese
una bottiglia, la stappò e ne finì il contenuto
in cinque sorsi veloci; tossicchiò e rise.
"L'unica cosa che Tony Stark sa fare è costruire armi ed
elogiare se stesso!" urlò, chinandosi in avanti.
Ridacchiò, fece girare la roulette e afferrò una
pallina dallo stipetto della ruota. La lanciò,
piegò il capo all'indietro e lanciò la bottiglia
vuota in terra facendola andare in frantumi.
"Ventritré rosso!" annunciò.
Osservò la sfera girare, strinse la pistola e prese con
l'altra mano l'ultima bottiglia rimasta.
"Vediamo se almeno le armi so farle bene, Jarvis?" domandò.
Si mise la pistola in bocca guardando la sfera rallentare,
sentì il sibilo dell'ascensore che si apriva alle sue
spalle. La porta si aprì con un tonfo, Steve corse nella sua
direzione e gli afferrò il polso. Gli sollevò la
mano, strinse di più il polso facendogli cadere la pistola a
terra.
"Che cosa stavi facendo?!" gridò.
Tony mugolò, vide nero e strinse gli occhi intravedendo le
iridi azzurro scuro di Steve. Indietreggiò, sentì
il polso dolere e percepì la nausea salire.
"Cap?" biascicò.
Steve lo guardò crollare in avanti, lo appoggiò
contro la parete delicatamente, gli lasciò il polso e gli
afferrò la mano intrecciando le dita. Tony
dondolò avanti e indietro, batté i denti tra loro
e fu scosso da una serie di spasmi. Strinse la mano di Steve fino ad
arrosarsi le nocche, vomitò piegandosi in avanti; il liquido
colò sulla barba accennata lungo il mento, sporcò
la spalla del soldato macchiando anche il pavimento. Tony si
accasciò contro Steve affondandogli la testa nel petto. Tony
dondolò avanti e indietro, batté i denti tra loro
e fu scosso da una serie di spasmi. Strinse la mano di Steve fino ad
arrosarsi le nocche, vomitò piegandosi in avanti; il liquido
colò sulla barba accennata lungo il mento, sporcò
la spalla del soldato macchiando anche il pavimento. Tony si
accasciò contro Steve affondandogli la testa nel petto.
Steve gli circondò la testa con l'altra mano e se lo
appoggiò contro. Chiuse gli occhi ed espirò.
"Tony" sussurrò con voce calda.
Si leccò le labbra rosee, sentiva il respiro rauco e
irregolare dell'altro.
"Tu non sei solo".
Aggiunse gentilmente. Tony si leccò le labbra sentendole
amare, strofinò la guancia contro il petto di Steve alzando
la testa e socchiuse gli occhi liquidi e arrossati.
Sogghignò appena, i capelli sudati erano aderiti al volto.
"E tu non sei il protagonista di una pessima telenovela"
borbottò, con tono strascicato e roco.
Steve gli tolse la mano dalla testa, gliela passò sotto le
braccia e lo sollevò. Se lo appoggiò sulla spalla
continuando a tenerlo abbracciato.
"Andiamo, ti porto in bagno" gli sussurrò.
Tony gli strinse le spalle con le unghie, sentì la testa
girare e venne scosso da una serie di tremiti. Allungò la
mano verso terra, aprì e chiuse il pugno.
"Non ho controllato cos'è uscito!" si lamentò.
Dimenò le gambe, mosse i fianchi e deglutì acido.
"Jarvis! Dimmi che numero è uscito alla roulette!"
ordinò.
"Mi astengo dal rispondere, signore. Lei non è consapevole
delle sue azioni" rispose l'A.I.
Tony roteò gli occhi, gettò il capo all'indietro
e ridacchiò.
"Giusto. Mi serve l'autorizzazione del padrone per poter sapere le
cose! Sennò che cagnolino addomesticato sarei!"
protestò.
Steven si girò e si diresse verso la porta. Tony
continuò a dimenarsi, sentì la nausea salire e si
piegò in avanti; diede di stomaco sporcando la maglia blu
del capitano. Tremò, singhiozzò e si
lasciò ricadere.
"Voglio la mia pistola" sussurrò.
"Jarvis, fa sparire quell'arma" ordinò Steve.
Uscì dalla stanza, svoltò e proseguì
fino al bagno. Utilizzò la mano libera per aprire,
stringendo più forte Tony a sé. Tony gli
tirò una serie di deboli colpi sul petto, la testa gli
girava e vedeva completamente nero.
"Smettila di ignorarmi!".
Rilassò i muscoli schiudendo le gambe, fece ricadere la
testa in avanti ed espirò.
"Smettila di ignorarmi" ripeté sussurrando.
Steve gli baciò la guancia sentendola calda e
s'inginocchiò per terra accanto alla vasca, stringendolo
più forte.
"Non voglio ignorarti, sono qui con te. Stavo solo cercando di capire
da dove ti venisse un'idea sciocca come il paragonarti a un cane. Per
te non ero io il cagnolino?" chiese.
Tony si poggiò alla vasca con le braccia,
strofinò le gambe in terra e mugolò.
"Obbedire agli ordini ti rende un cagnolino" biascicò.
"Signore, temo che il signor Stark si riferisca ad una conversazione
avvenuta ..." iniziò Jarvis.
"Muto. E apri l'acqua" ordinò duro Tony.
La vasca si aprì, l'uomo infilò la testa sotto il
getto e ricadde in avanti scivolando per metà dentro la
vasca; la maglia sporca di vomito s'impregnò d'acqua. Steve
lo afferrò per le spalle e gli tirò via la testa,
appoggiando le sue spalle contro il proprio petto.
"Così ti soffochi, amore" sussurrò.
Gli baciò la testa bagnandosi le labbra. Tony
piegò all'indietro il capo, accennò un sorriso e
socchiuse gli occhi; l'acqua gli colava lungo il viso bagnando il collo
e infilandosi sotto la maglia.
"Bugiardo" mormorò in risposta.
Steven gli baciò il collo e fece avanti e indietro,
cullandolo.
"Tu sei la persona più speciale per molte persone" rispose
addolcendo la voce mascolina.
Gli massaggiò la schiena più volte e gli
sfilò la maglietta bagnata e sporca. Tony gli
tirò uno schiaffo contro il pettorale, mugugnò
muovendo il capo a destra e sinistra; la nausea gli faceva girare la
testa.
"Sono il vostro bimbo da educare" biascicò.
Steve gli sollevò il capo e lo baciò sulle
labbra, sentì la nausea salire al sapore acido di vomito
dell'altro. Lo appoggiò alla vasca e si alzò,
prese un asciugamano e gli asciugò i capelli.
"No, amore. Vuoi fare il bagno insieme a me?" chiese.
Gli occhi gli pizzicavano e accarezzò un'occhiaia del
compagno. Tony tirò indietro il capo, soffiò tra
i denti e socchiuse gli occhi.
"Perché? Vuoi lavarmi?" domandò.
Steve gli accarezzò le labbre e sbatté un paio di
volte le palpebre.
"Di un bagno hai bisogno" gli disse.
Tony gli avvolse il dito con la bocca, spinse il capo in avanti
avvolgendo tutto il dito e lo leccò. Socchiuse gli occhi
liquidi, mosse avanti e indietro la testa avvicinando il corpo a quello
di Steve.
< Il suo cane? Un bambino da accudire? Un idiota da assecondare?
Cosa mi vede? > pensò.
Steven tirò indietro il dito e gli accarezzò la
guancia, baciandogli il mento.
"Ti aiuto a svestirti" propose.
Tony lo spintonò, ricadde all'indietro battendo la schiena
contro la vasca e stese le gambe.
"Smettila!" urlò.
Ansimò, batté le palpebre e scosse il capo
stringendo i pugni.
"Non sono solo? Ci sei tu?".
Ringhiò, sfregò i denti tra loro e
tirò un pugno alla vasca arrossandosi le nocche.
"Solo finché non sarà troppo. Solo
finché potrò essere gestito!".
Steve si morse un labbro, chinò il capo e gli prese la mano
tra le sue.
"Non ti voglio gestire, solo restarti accanto" ribatté.
Tony guardò le mani di Steve, espirò e
piegò il capo in avanti.
"Per quanto?".
Steve si sfilò la maglia che indossava, si girò e
afferrò la spugna. Si voltò, la immerse
nell'acqua, la sollevò strizzandola e la passò
sul corpo abbronzato di Stark. Tony grugnì,
allontanò le mani di Steve e si strofinò con le
spalle sulla vasca allontanandosi.
"Non ignorarmi! Smettila di ignorarmi!".
Steve gli sfilò il resto dei vestiti, lo sollevò
e lo mise dentro la vasca. Tony annaspò, dimenò
le mani in aria e batté le gambe schizzando acqua. Si
aggrappò al bordo, si tirò su e si
gettò su Steve facendolo cadere a terra. Lo
guardò, gli occhi erano liquidi e lo sguardo annaquato.
"Smettila di ignorarmi" ordinò.
Steve socchiuse le gambe, appoggiò le mani a terra e gemette.
"Non ti sto ignorando, sto sola male per te".
Ammise con voce rauca. Tony ansimò, gli premette le
ginocchia ai fianchi e lo fissò.
"Sei lì, che mi sposti a destra e a sinistra come fossi una
bambola, e dici di stare male?" domandò.
Gli premette le mani sul petto e dilatò gli occhi.
"Non sono la tua barbie, il tuo cane e men che meno tuo figlio".
Steve gli mise le mani sulle sue e le strinse.
"No! Sei il mio compagno e l'uomo che amo" ribatté.
Tony tremò, poggiò la fronte contro il petto di
Steve strofinando il naso contro la pelle liscia ed in rialzo dei
pettorali. Espirò, inspirò e deglutì.
"Andrai via, Cap" sussurrò.
Alzò il capo, accennò un sorriso.
"Non ho paura di stare solo" mormorò.
Gli carezzò la guancia, sospirò e gli
baciò le labbra.
"Però mi lascio gestire da te. Ed io non voglio essere quel
tipo di persona".
Steve sporse il basso ventre, gli afferrò le mani e gliele
mise sui fianchi.
"Sono io che mi lascio gestire da te" ribatté.
Tony mugolò, gli strinse i fianchi e stese le gambe
sfregandosi su Steve; sogghignò piegando il capo di lato.
"Chi è che stava venendo trasportato come una bambola ed
ignorato come un bambino viziato?".
Rise, sfregò la fronte contro quella di Steve e
addolcì lo sguardo.
"Io, Cap".
Steve baciò ripetutamente le labbra dell'altro e sorrise.
"Perdonami se non sono capace di farti capire quanto io ti amo" disse
rendendo più alto il tono.
Tony grugnì, guardò il sorriso dell'altro e
ridacchiò. Scosse il capo, rilassò le spalle e
sentì una sensazione di calore all'altezza del petto.
"Lo trovi così divertente?" si lamentò.
Prese aria chiudendo gli occhi, rimase immobile e sentì
tutti i muscoli tremare. Riaprì gli occhi, si stese su Steve
e sorrise.
"Ed evita di dire cose da telenovella romantica" sussurrò.
Steve gli accarezzò la testa con una mano e con l'altra lo
strinse.
"Perdona il mio stile vintage" gli rispose.