Arya fece per chiederle cosa intendeva con quella frase, ma furono interrotte da un uomo alto e possente, che doveva essere il capo degli Immacolati "Mia regina, dò l'ordine agli uomini di marciare sulla città?" "Avvicinatevi e attendete che i draghi se ne siano andati. Poi entrate e catturate tutti i Padroni, verranno giudicati per le loro colpe. Io vi raggiungerò." L'uomo fece un inchino di saluto e le lasciò nuovamente sole. Arya rimase incantata a guardare la possente figura alata che si avvicinava a loro, e quando Drogon calò vicino a Daenerys trattenne a stento la sorpresa. Il drago annusò l'aria intorno a lui con le possenti narici dalle quali usciva ancora del fumo, mentre i muscoli del petto si dilatavano per inspirare a fondo dopo il volo. Le ali si aprirono un paio di volte per stabilizzare il corpo a terra e Arya notò come riuscissero a sembrare sottili e forti allo stesso tempo. Il drago quasi non si accorse di lei, ma abbassò la grossa testa per toccare il braccio di Daenerys in un gesto incredibilmente tenero per una bestia così minacciosa. Si accorse solo dopo un po che lei la stava fissando, e non potè fermare il brivido che provò ad incontrare il suo sguardo. Cercava di non pensare alla notte precedente, ma non farlo le risultava quasi impossibile in quel momento, mentre sulla pella sentiva il calore che emanava il drago, così simile a quello che avevano condiviso loro due. "Ho visto la tua espressione prima, mentre parlavo dei miei figli" l'espressione di Daenerys non sembrava turbata, ma c'era un inequivocabile tono di tristezza nella sua voce "io non posso avere bambini. Non da quando ho dato alla luce il mio primogenito, che è nato morto." "Io... mi dispiace" Arya si sentiva in imbarazzo come non mai di fronte a quella confessione, impotente di fronte al dolore della donna "E' stato tanto tempo fa. Eppure ci sono ancora giorni in cui rimpiango di non essere morta quel giorno, insieme a mio figlio e a mio marito." "Il Khal?" Arya ricordava particolari sfuocati della vita di Daenerys, più che altro racconti sussurrati nelle città schiaviste, in un misto di paura e ammirazione "Drogo, si... Lui morì a causa di una ferita, e io ricorsi alla magia nera per riportarlo indietro. Il prezzo da pagare per la mia stupidità fu la vita di mio figlio. Nulla a quel punto avrebbe potuto ridarmi mio marito, ma io ci provai comunque. Alla fine ho perso entrambi, e in cambio mi sono stati donati loro." Daenerys guardò con affetto il drago nero accanto a lei "Lo amavi?" Nel momento esatto in cui pronunciava la domanda, Arya si diede della stupida. Era la cosa più inutile e fuori luogo da chiedere in quel momento, ma le era sfuggita dalle labbra prima di porterla fermare. Daenerys però sembrava più incuriosita che infastidita dalla domanda, mentre un sorriso leggero le increspava le labbra "Il nostro era un matrimonio combinato, ma posso dire che sì, in un certo senso l'ho amato. Ero giovane, una bambina sola e spaventata. Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro da ogni cosa. Era uno dei tanti tipi d'amore che ci sono al mondo, uno di quelli che non conosci finché non lo vivi." I loro occhi si incrociarono e per un momento ad Arya sembrò di leggere qualcosa di più nelle sue parole. Distolse lo sguardo, in preda a sentimenti contrastanti; non era abiutiata a sentire, provare così tanto. La sola vicinanza con Daenerys la faceva sentire sperduta, come un pesce fuor d'acqua, e allo stesso tempo le dava sicurezza, come se appartenesse al quel posto, al suo fianco. "E tu Arya, hai mai amato qualcuno?" Arya quasi rise per quella domanda; amore non era una parola che aveva incontrato spesso nella sua vita da quando la sua famiglia era andata perduta. Un sorriso leggero le increspò le labbra mentre dopo moltissimo tempo le tornavano in mente ricordi di un volto amico, di sorrisi condivisi anche nel pericolo "C'era questo ragazzo... lo incontrai fuggendo da Approdo del Re. Era più grande di me, ma era gentile, diverso dagli altri ragazzi della sua età. Si chiamava Gendry e per qualche tempo ho pensato che avremmo potuto essere una famiglia, un posto sicuro l'uno per l'altra." "E poi cosa accadde?" Arya notò una punta di gelosia nel tono di Daenerys, e non ne fu del tutto dispiaciuta "Eravamo solo bambini, le nostre strade si sono divise. Spero con tutto il cuore che sia felice ora." Ed era sincera, lo era davvero. Si immaginava un Gendry adulto, un fabbro famoso in tutti i Sette Regni, con una bella famiglia e uno elmo a forma di testa di toro ammaccato in un angolo polveroso, a ricordargli di una bambina che chiamava "M'lady".
Mentre parlavano gli Immacolati entrarono nella città, rendendo le strade sicure per l'arrivo di tutti gli altri, soprattutto per la loro regina. Daenerys si avvicinò a Drogon e con una mossa agile gli salì in groppa "Vogliamo andare?" tese una mano verso Arya, che sentì il proprio volto impallidire "Io... io" "Andiamo Arya Stark, non avrai paura, vero?" Il suo viso si addolcì nel vedere l'espressione visibilmente preoccupata dell'altra "Puoi portarci tutte e due senza problemi per questa corta distanza, e faremo decisamente prima che andando a cavallo. Finché ci sono io con te sei al sicuro." Arya la guardò intensamente, e le prese la mano. A questo poteva credere, voleva credere. Il drago rispose con uno sbuffo all'aumento di peso, ma sembrò non farci caso più di tanto. Quando aprì le grandi ali e fece per alzarsi in volo, Arya strinse le mani sul suo dorso, cercando un appiglio sicuro. Sentì Daenerys ridere dei suoi tentativi, e le sua mani affusolate posarsi sulle sue per farsi circondare dalle sue braccia "Stringiti forte, sarebbe un vero peccato perderti in volo." Il suo tono era scherzoso, ma per Arya non ci fu più nulla di divertente quando il drago spiccò il volo, lanciandosi dalla collina in cui erano verso la pianura della città. Un piccolo grido le sfuggì dalle labbre mentre si aggrappava a Daenerys con tutta la forza che aveva. Era stata addestrata a non provare timore per nulla, per essere pronta ad affrontare qualsiasi cosa, ma quello era decisamente fuori da ogni schema, persino per un'assassina. Mentre l'aria le faceva mulinare i capelli intorno al volto, Arya si rese conto di quanto fosse bella la sensazione che le dava volare, come se fosse stata libera da qualsiasi legame terreno. Si ritrovò a ridere prima di potersi fermare, e staccò un braccio da Daenerys per sentire le folate di vento sferzare su di esso. Si sentiva felice, si sentiva incredibilmente libera. Purtroppo il tutto durò pochissimo, e prima che potesse rendersene conto le grandi zampe di Drogon toccarono il terreno, e Daenerys l'aiutò a scivolare dalla groppa della bestia. "E' stato... è stato bellissimo!" Arya si sentiva le guance in fiamme mentre non riusciva a trattenersi dal ridere come una bambina, e si accorse di come la fissava Daenerys, ridendo anche lei senza il ritegno regale a cui era abituata "Cosa?" "I tuoi capelli..." i capelli di Daenerys erano raccolti in una treccia ed erano rimasti in un ordine quasi perfetto per tutto il tempo, quelli di Arya d'altro canto erano sciolti, e non osava nemmeno immaginare come dovevano apprarire in quel momento, anche se da come Daenerys rideva dovevano essere piuttosto esilaranti. L'altra allungo le mani verso di lei, cercando di sistemarle le ciocche disordinate, e Arya la lasciò fare, perdendosi leggermente in quel gesto che le sembrava allo stesso tempo intimo e fuori luogo, quando chiunque le poteva vedere. Quando giudicò che i suoi capelli fossero di nuovo presentabili, Daenerys si girò verso il piccolo gruppo di soldati che si era radunato intorno a loro, e Arya incrociò gli occhi di Ser Jorah. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, Arya sarebbe di sicuro morta in quello stesso istante, e molto dolorosamente a giudicare dall'ira che leggeva negli occhi dell'uomo. Era una spina nel fianco che non era disposta a sopportare per sempre, per quanto capisse la sincerità del suo affetto per Daenerys. La regina aveva scelto lei per accompagnarla, e Arya non poteva fare a meno di sentirsi fiera per questo. Era lei che la regina voleva al suo fianco, Jorah avrebbe dovuto farsene una ragione, in un modo o nell'altro. "Mia signora, la città di Volantis attende di conoscere la sua nuova regina." Daenerys guardò Mormont mentre il sorriso di poco prima si ritrasformava nella regale espressione che indossava nelle grandi occasioni, e Arya si chiese da quanto tempo Daenerys giocasse a questo gioco delle maschere. "Certamente, andiamo." Arya si incamminò accanto a lei, lanciando un'ultima occhiata a Drogon, che dietro di loro agitava le ali e si alzava in volo per raggiungere i suoi fratelli.
Note: Per prima cosa, probabilmente vi siete accorti di come sia diverso il pensiero della "mia" Daenerys da quello della Dany dei libri e soprattutto della serie, però ricordatevi che questa storia è ambientate parecchi anni dopo entrambi, e che quindi ci possono essere stati dei cambiamenti nel pensiero del personaggio. Io spero in particolare che Dany si renda conto di non poter aggiustare tutti i torti del mondo, salvare tutti gli shiavi, accontentare tutti e che pretenda un po meno da se stessa, facendo del suo meglio per aiutare gli altri e per tornare a Westeros. Poi se devo parlare francamente non condivido alcune scelte che sono state fatte nella serie per rappresentare il personaggio di Dany, ma questa è un'altra storia e non voglio scrivere un papiro, volevo solo mettere in chiaro che questa è assolutamente una mia visione dell'evoluzione di Daenerys.
Mi rendo conto che è un capitolo un po di passaggio ma i personaggi hanno bisogno di svilupparsi a dovere prima che accadano i "grandi avvenimenti", spero non vi dispiaccia,