Serie TV > Reign
Segui la storia  |       
Autore: _thegirlwhowasneverenough    17/05/2014    17 recensioni
Fan Fiction ispirata a Reign; ambientata nel 2014.
[...]
"E se da una parte c'è mia madre che mi terrorizza sul futuro della Scozia, dall'altra mi spinge ad abbreviare i tempi della mia unione con Francis, ma posso dirti che la sua famiglia non è l'unica a tentennare.
Vorrei che prendesse posizione, che mi facesse sapere cosa ne pensa lui e che non continuasse a dirmi “Forse, un giorno, se”, è estenuante. "
[...]
« Scommettiamo che se riesci a far innamorare quella ragazza di te, quella laggiù, capelli scuri, sguardo da cerbiatto distratto e lineamenti dolci, entro dicembre lo stage sarà tuo. Sbaglierò di proposito il compito per far in modo che tu vinca. Se, invece, quello ad innamorarsi sarai tu, la scommessa la vincerò io e tu sbaglierai di proposito il compito per far in modo che la mia vittoria sia certa. »
« Ci sto. »
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mary Stuart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Would You Want This?

 

 

Capitolo 5 - Target Shooting 

 

« L'attesa è una freccia che vola e che resta conficcata nel bersaglio.
La realizzazione dell'attesa è una freccia che oltrepassa il bersaglio.»
 
— Søren Kierkegaard.
 
 
 

***
 
 

La birra sul tavolino fece risvegliare Francis dal torpore di cui era caduto vittima, ed un sorriso malizioso spuntò sulle labbra di Colin seduto davanti a lui notando il suo sguardo prendere forma, e Francis non poté far altro che ridere congiungendo le mani in un sonoro battito intuendo cosa avrebbe desiderato dirgli il ragazzo.
« Te la sei già portata a letto, non è così? »
« Lola, dici? Oh quella sera ci siamo andati così vicino, se solo la tua moretta non fosse arrivata a distruggere l'atmosfera del momento. »
« Colin te la stavi per fare su un tavolo da biliardo davanti al mondo, secondo me è stato quasi meglio che ti abbia interrotto. E poi non è la mia moretta. »
« Tu non ti saresti fatto problemi a prenderla lì. E non è ancora tua, ma presto lo sarà non ho dubbi. Tu ottieni sempre ciò che vuoi, e, dato che ti conosco, so perfettamente che non vedi l'ora di farle perdere la testa per te per poi spezzarle il cuore. »
« Anche questo è vero, io non mi sarei fatto nessun problema. » Rise il biondo alzando la bottiglia come a voler festeggiare la cosa ignorando l'ultima parte del discorso dell'amico. Perdere tempo a spiegargli la vera ragione per la quale stava “frequentando” Mary gli sembrava inutile, d’altronde cosa sarebbe interessato a lui sapere i veri motivi della sua fissa per quella ragazza in particolare? Era normale che gli sorgessero i dubbi, però, Francis non era tipo da ragazza fissa. Normalmente si stancava di stare dietro ad una ragazza dopo le prime due ore, ogni incertezza ed inquietudine del rosso erano lecite.
E non aveva amiche femmine, anzi, l’unica “amica” fissa che aveva era Olivia, ed era fissa contro la sua volontà.
Quella ragazza gli si era attaccata peggio di come facevano le zecche con i cani, insopportabile.
Mary, almeno, era accettabile ed era piacevole conversare con una ragazza che non stava tutto il tempo a pensare a come le stavano i capelli, o come si era truccata, o che aveva paura di fare qualsiasi cosa perché lo smalto le si sarebbe potuto scheggiare.
Se anche Olivia fosse stata così, passare del tempo con lei non sarebbe poi stato tanto snervato di passare del tempo in sua compagnia.
« Ma quella moretta sembra tanto una bambina, secondo me ci metterai una vita a portartela a letto. »
« Fosse solo portarmela a letto, Colin. Sono sicuro che per quello non ci vorrebbe poi così tanto. La carne è debole, sai? Anche lei più “ingenue” hanno voglie segrete nascoste sotto al cuscino. » sbuffò il biondo mandando giù un sorso di birra.
« C'è qualcosa sotto, non è così? » Francis annuì senza smettere di bere. « Altrimenti te la saresti fatta anche nel bosco dove l'hai trascinata a quella festa. Mio Dio, immagino come avresti appeso i cartelloni: “Presa piccola santarellina nei boschi alla festa del secolo. Bastardo senza cuore: Francis Blanchard. Ripensamenti: nessuno. Pentito? Affatto.” » esclamò Colin ridendo e beccandosi un pacchetto di noccioline in testa lanciategli da parte del biondo. « Secondo me è più vergine di mia sorella, e mia sorella ha quattordici anni. »
« Onestamente della vita sessuale di tua sorella mi interessa davvero poco. Mary…Non so, sembra così ingenua e delicata e non l'avrei mai fatto. Ho un certo ritegno, io. » Francis sentì che non era propriamente una menzogna la frase appena pronunciata dalle proprie labbra, di certo non era quello il motivo per il quale si era giocato un'occasione simile, c'era sempre la scommessa in mezzo e se voleva vincere ci voleva tempo per far lievitare le cose, ed aumentare il desiderio sia in lui che in lei.
Ma sentiva che ciò che aveva appena detto rappresentava in parte la verità.
Una verità che però non sarebbe mai riuscito ad ammettere nemmeno a sé stesso, figurarsi ad altri o ad alta voce.
« Non farti trarre inganno da quell'aria da santarellina, ricordati che sono sempre quelle più sante che nascondono un animo particolarmente impuro. Tutte casa e chiesa ma è il percorso che le frega… Magari le suore non sono stat- E non dire che non lo faresti! Tutto il mondo sa di te e Olivia. A proposito stai continuando a fartela come sempre? Perché ho sentito che diceva che ultimamente non vi state frequentando, in quel senso. Sei finalmente riuscito a fargli capire che sei stanco di sbattertela come una troia e che dovrebbe imparare ad avere più rispetto per se stessa? »
Francis posò la bottiglia di birra sul tavolo di cristallo senza rispondere.
Olivia e Mary erano una l'opposto dell'altra, Olivia era un'oca che cercava in tutti i modi di nascondere i suoi sentimenti con frasi costruite e superficiali inventandosi parabole assurde per arrivare al succo, Mary invece era chiara, pura, diretta.
Mary era cristallina e trasparente come l'acqua, nulla di ciò che diceva o pensava sarebbe potuto sfuggire ai suoi occhi o essere frainteso, soprattutto non dopo che aveva reagito in quel modo ai suoi accenni alla notte spesa in compagnia di Lola.
Era sembrata quasi gelosa, Francis riusciva ad ammettere di essere stato un vero e proprio coglione, non che normalmente non lo fosse però, nonostante tutto, vedere l'espressione goffa e imbronciata della ragazza era valsa qualsiasi sfida, qualsiasi cazzata, qualsiasi fastidio, qualsiasi muso lungo o scenata. 
Il problema, ora, stava nel fatto che doveva trovare un modo per sistemare le cose, e lui odiava dover sistemare i casini che lui stesso aveva creato.
Che poi perché le ragazze dovevano prendersela per queste cose? Non poteva semplicemente passargli e basta come a tutte le persone capaci di metabolizzare e realizzare la cosa? No?
Doveva continuare a tenergli il muso come un bambino a cui non si da un lecca lecca?
La maggior parte delle volte non lo faceva, non sistemava nulla di sua spontanea volontà, lasciava che il tempo curasse ogni ferita, ogni minimo dolore da lui procurato alle ragazze cadute vittime del suo fascino, anzi a dirla tutta a lui non interessava nemmeno che questo dolore passasse.
L'importante era che loro avrebbero continuato a ronzargli intorno come facevano le api con il miele.
Il punto era che per lui quella serata con Lola non era significata nulla per davvero, come non era mai significato nulla niente di ciò che era accaduto con tremila ragazze differenti.
Come non era significata nulla la sua storia con Olivia.
Come non sarebbe significato nulla niente di tutto ciò che, sperava, voleva, aveva bisogno, succedesse con Mary.
Non sarebbe cambiato nulla, per lui quella ragazza non significava nulla ora e non sarebbe mai significata nulla.
Pensava di essere stato chiaro con quella Lola del cavolo, la notte passata insieme era stata una botta e via, una cosa da non ripetere che, probabilmente, non sarebbe mai dovuta accadere in principio, anche se nemmeno rifacendola milioni di volte avrebbe acquistato un minimo valore.
Non era di certo stata una delle notti migliori della sua vita, non sarebbe sicuramente rimasta impressa nella sua memoria in futuro, vi aveva residenza ora poiché tutti non facevano altro che riportare a galla l'argomento, altrimenti sarebbe già svanita dalla sua memoria da molto tempo.
Francis non sapeva cos'era l'amore perché non ci credeva, perché nulla e nessuno gli aveva mai insegnato, spiegato, mostrato cosa significasse davvero la parola “amore”, e forse per quello pensava di non essere nemmeno in grado di farlo, l'amore.
I suoi esempi d'amore non erano stati proprio ideali, era sicuro che lui non avrebbe mai provato un sentimento del genere, d'altronde l'amore era per gli sciocchi, per gli illusi convinti che tutto il dolore che si provava poteva essere evitato, curato, grazie all'amore, ma l'amore cos'era se non che un’illusione? E l'illusione, come diceva Leopardi, è solo l'idea che la sofferenza possa sparire, ma in realtà non la fa sparire, anzi talvolta quest'illusione del non soffrire provoca più dolore che la sofferenza stessa.
Non era nemmeno sicuro di sapere cosa significasse amare, lui non aveva mai amato nessuno in vita sua al di fuori dei suoi fratelli, e non avrebbe mai amato nessuno al di fuori della propria famiglia. Se c’era una cosa peggiore dell’amore supponeva fosse l’essere innamorati. Il perdere la testa per qualcuno, immettersi in una storia che probabilmente sarebbe durata meno di una centrifuga in lavatrice.
Il sesso senza sentimenti gli piaceva abbastanza e per ora non aveva voglia, né motivo, di cambiare idea, gli andava bene così.
« No, non stiamo andando a letto insieme. Mi sono stufato, e credo lo abbia fatto anche lei. » mentì Francis ritornando alla realtà e rispondendo alla domanda postagli dall’amico.
« Allora ho proposto una cosa a Lola, cioè in realtà ho cercato di farcela arrivare per indicazioni, consigli e... »
« Lola che arriva a qualcosa? Sei sicuro che sia la stessa ragazza con cui ho avuto a che fare io? Oltre all'orgasmo in pochi istanti non penso possa arrivare ad altro. »
« Ti dirò, Francis, da sobria è solo un po' più criticona e sapientona, però non è poi tanto male. Credo che mi piaccia. »
« Se non ti piacesse mi chiederei perché ci stai così sotto. Davvero non è poi cos- »
« Francis, non voglio sapere com'è la mia futura ragazza a letto, voglio scoprirlo da solo. »
« Addirittura futura ragazza? Wow deve essere proprio importante per te. »
« Lo è, o almeno lo sarà, ora fammi dire ciò che devo. »
« Prego nessuno ti impedisce di farlo. »
« Allora stasera c'è quest- »
Ma la frase di Colin venne nuovamente interrotta e tagliata a metà dalla porta che strusciando contro il pavimento fece un rumore fastidioso e una voce, non particolarmente stanca, che urlava con un tono quasi allegro.
Il ragazzo dai capelli ramati alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo sbuffando sonoramente mentre lasciava che la birra scorresse lungo la sua trachea.
« Francis, devi andartene stasera. Mi serve casa libera, viene un'amica. »
« Oh Bash, finalmente ti sei fatto la fidanzatina? Hai deciso di dare un senso al tuo amico? Di impedirgli di diventare un pensionato? » Domandò il biondo ridendo e si sporse per allungare una birra al fratello.
Sebastian scoppiò in una risata e posò il giaccone sull'attaccapanni prima di allungarsi e afferrare la bottiglia verde passandosi l'altra mano tra i capelli castani sorridendo.
« No, è l'amica di Mary, Kenna. Stasera viene a cena, devo aiutarla con una cosa. »
« Oltre a nostro padre ora si fa anche te? » Domandò il biondo dando una gomitata a Colin che tratteneva a stento una risata.
« Non si fa papà, Francis! E non voglio portarmela a letto se è quello che pensi. Noi siamo amici. »
« Oh sì è decisamente quello che penso. Chi non si farebbe quel bocconcino? Povero piccolo Bash lì sotto, stasera rimani a cuccia, ancora. Inoltre quella ragazza ha delle tette assurde. »
« Ben detto fratello. » osservò Colin alzando la mano e congiungendola in un sonoro schiocco con quella del biondo battendo il cinque.
« Saresti un'idiota Bash, ogni singolo individuo maschile del college vorrebbe sbattersela. E dubito che qualcuno non l'abbia già fatto, oltre a nostro padre. Credo che sia stato lui a distruggere il sacro velo, se non lo aveva già fatto prima qualcuno. Mary mi ha detto che anche lei è andata dalle suore, strano, probabilmente erano suore meno caste delle sue. »
« Sbattersela? Francis come sei cavaliere. »
« Tu non immagini nemmeno quanto. » aggiunse Colin prima di tornare a guardare Francis « Comunque ho un posto in mente in cui potremmo andare per lasciare casa libera al tuo caro fratellino, è lo stesso posto che ho suggerito a Lola, le ho anche det- »
« Non dirmi che è quella specie di Luna Park dove non andrebbero nemmeno i senza tetto. »
« In realtà sì e... »
« Io mi rifiuto di venirci. »
« Ma almeno vuoi sapere chi ci porterà Lola? Mi ha mandato un sms poco fa, a quanto pare Kenna non può venire per ovvi motivi – piegò la testa in direzione di Bash prima di continuare - e sono solo lei e Mary e... »
« A che ora usciamo? »
 
 

***

 
 
Mary passò la spazzola tra i lunghi capelli scuri sciogliendo i nodi che si erano andati a formare in seguito alla doccia. Amava farla ma odiava il fatto che, ogni volta che si faceva il turbante con l'asciugamano e lo scordava in testa per fare qualcos'altro, poi si ritrovasse i capelli pieni di nodi, nemmeno un nido di uccelli era tanto impicciato.
Il pettine rosso che le aveva regalato sua madre, poi, quello non spicciava niente.
Era stata venti minuti con i capelli ancora umidi davanti allo specchio cercando di scioglierli ma niente, alla fine aveva preso la spazzola e ci si era dedicata con cura fino ad ottenere i capelli lisci.
Peccato che poi l'aria calda del phon, oltre ad averli asciugati alla perfezione, li aveva anche annodati nuovamente.
Fortuna che quella sera non sarebbe dovuta uscire.
O, almeno, non sarebbe dovuta andare in posti particolarmente popolati da ragazzi del college, anche perché dubitava che in quel Luna Park dove Lola voleva portare lei e Kenna, ci sarebbero state persone della loro età.
Come pretendeva, Lola, di socializzare se poi costringeva lei e Kenna ad andare in quei posti sicuramente vuoti e popolati da ubriaconi alcolizzati, o peggio?
Escludendo il fatto che era sicura Lola avesse modi più efficaci per socializzare, tipo togliere i vestiti ad una persona la prima sera in cui ci dialogava.
Era dall'ultima volta che aveva visto, e “discusso”, o fatto una scenata, con/a, Francis che Mary non riusciva a pensare ad altro.
La grandissima voglia di prendere prima lei e poi lui a schiaffi non riusciva ad abbandonarla, eppure non ne vedeva il motivo.
D'altronde a lei lui non piaceva, e non le sarebbe mai piaciuto, come avrebbe potuto anche solo piacergli una persona così?
E a lui non piaceva lei, poco ma sicuro, per quale ragione allora c'era rimasta così male?
Quelle parole, le sue parole l'avevano ferita in una maniera che non aveva mai immaginato, erano state come una pugnalata allo stomaco. Mille spilli infilati nella pelle. Quel vantarsi di fronte a lei, pavoneggiandosi di essersi portato a letto la sua coinquilina, letto, divano, per essere più precisi.
Per non parlare del fatto che aveva anche commentato il sedere della ragazza con lei presente.
Davanti a lei.
Non riusciva comunque a capire il perché di quel fastidio, insomma lui era un ragazzo single, sicuramente affascinante, che non si faceva nessuno scrupolo ad essere schietto e che le aveva fatto capire chiaro e tondo che lui non avrebbe mai amato nessuno, e che non voleva avere a che fare con lei in un modo che si avvicinasse al sentimentalismo, quello era poco ma sicuro.
Allora perché, anche a distanza di giorni, continuava a darle fastidio ogni volta che il nome di Francis passava tra le labbra di Lola? O di chiunque altro?
Perché anche solo il sentire la lettera “F” la faceva scattare sulla sedia e assumere un'espressione a metà tra l'arrabbiata, l'incredula e la preoccupata?
Quale diamine di ragionamento aveva preso possesso del suo cervello e l'aveva fatta diventare così ammattita?
Quando era diventata così stupida?
Doveva ammettere che si era comportata comunque in maniera immatura, però.
Nessuna persona matura e consapevole di ciò che prova avrebbe reagito in quella maniera, si era comportata come una ragazza ubriaca che chiama il suo ex nel bel mezzo della notte, e magari questo ex si è anche rifidanzato, per dirgli che lo ama ancora e che avrebbe voluto tornarci insieme. Si era comportata come una vera e propria idiota.
Sbuffò scuotendo la testa davanti allo specchio e optò per abbandonare l'idea di rendere i suoi capelli gestibili e decenti come erano di solito, ed uscire ugualmente senza stare a rimurginare sopra fatti successi e risentimenti ancora troppo freschi.
Prese la spuma e li massaggiò un po' con le mani prima di infilarsi il giubbotto di pelle e uscire dalla stanza sbadigliando pigramente.
« Sei pronta Mary? » domandò allegramente Lola provocando nella ragazza un sorriso gentile e per nulla falso.
« Certamente, dov'è Kenna? »
« Non te l'ha detto? Pensavo fosse passata anche da te! »
« Detto cosa di preciso? »
« E' andata a cena da un suo amico, Bush, Frush non ho capito. »
« Bash? »
« Esattamente, lo conosci? »
« E' il fratellastro di Francis. » il tono della voce di Mary si spense appena pronunciando il nome del biondo, ma Lola fece finta di nulla, una volta tanto che non notava qualcosa, o fingeva di non notarla.
« Spero per lei che non sia come quello spocchioso del fratello o, poverina, non avrebbe scampo. »
Mary strinse le labbra tenendo la borsa vicino al corpo e alzò le spalle sbuffando.
« Come se mi interessasse cos'è o non è quel ragazzo, non lo conosco affatto e non ci tengo a conoscerlo. » Mentì passandosi una mano tra i capelli dondolando nell'attesa che l'amica dicesse qualcosa.
« E non devi essere triste per ciò, anzi penso che non conoscerlo sia un grande sollievo. » osservò la ragazza dai lunghi capelli mossi e scuri mentre si passava il rossetto sulle labbra carnose. « Anche se io non lo conosco particolarmente bene… Usciamo? »
Mary annuì prendendo il suo cappellino dall'appendiabiti e si sforzò di sorridere a Lola ignorando quello che aveva appena detto e sorpassò la porta d’ingresso, scese velocemente le scale e uscì nella fredda aria di Vancouver inspirando a pieni polmoni l'aria fredda.
Non pensava che Francis si facesse davvero conoscere da tutti, probabilmente nessuno aveva mai davvero conosciuto la persona che era.
Era sempre distante quando parlava con gli altri, l’aveva notato.
Era come se avesse paura che qualcuno potesse distruggere il muro che si era costruito intorno con tanta foga, ma con lei era stato vero, almeno quella volta nel bosco.
Era stato sincero, e lei aveva anche pensato che, probabilmente, le voci sul suo conto non erano poi così vere, che nessuno lo conosceva per ciò che era davvero, e quel che aveva visto lei, le era piaciuto. Non che lei avesse mai dato reta alle voci di corridoio, solo che quando hai bisogno di fare una relazione su una persona devi sentire ciò che la gente pensa di lei. Ma il Francis che aveva conosciuto lei, con cui aveva parlato lei, era un Francis diverso. Più vero e meno montato.
Avrebbe voluto vedere più di quel Francis.
« Allora, sei contenta di passare una serata solo noi due? » Chiese Lola spezzando il silenzio che si era creato.
« Ma certo che sì. Sono sicura che ci divertiremo un mondo. »
« Voglio andare nella casa degli orrori, già mi immagino quanto saranno ridicole le paure che hanno preparato. »
« Mh, secondo me invece sono paurose! Almeno dal volantino che hai portato l'altro giorno, lo sembravano. Quel mostro cadaverico, brr non ci voglio nemmeno pensare, immagina dal vivo quanto sarà brutto. »
« Forse, e poi andiamo sulla ruota panoramica? Muoio dalla voglia di vedere Vancouver dall'altro. Oh e anche sulle montagne russe, voglio troppo andarci. » Mary avrebbe voluto dirle che lei odiava l'altezza. Che soffriva di vertigini, che il solo guardare il mondo dall'alto di un palazzo le faceva venire voglia di scoppiare a piangere e stringere il suo orsetto di peluche sotto alle sue amate coperte. Ma, al sorriso allegro e sincero di Lola, non poté che annuire continuando a camminare a passo svelto per raggiungere più in fretta possibile la meta.
« Non vedo l'ora! Cos'altro potremo fare? »
« Mh, ci sarebbe il tiro a bersaglio. »
« Oh, io non riesco mai a centrare l'obiettivo però... »
« Nemmeno io, una volta ho... »
Lola iniziò a parlare raccontando delle sue esperienze con i Luna Park e di come più volte l’avevano portata a fare figuracce assurde e incontri che lei stessa non desiderava particolarmente.
Durante il tragitto verso il luogo dove risiedevano le giostre, Mary iniziò a conoscere meglio la sua nuova “amica.”
A quanto pare era cresciuta in una famiglia numerosa, di alto rango, famiglia benestante, a cui non erano mai mancati i soldi.
Aveva vissuto in una casa grande con i suoi due fratelli maggiori ed una sorella minore, a quanto pare i suoi genitori potevano permettersi di mantenerli tutti senza alcun problema.
Mary si fermò a pensare alla differenza tra la sua famiglia e quella della ragazza.
I suoi genitori non avevano mai pensato di avere un altro figlio, o almeno non ne avevano mai parlato con lei.
Era anche vero che avevano avuto lei quando erano molto giovani, diciotto anni, e nessuna delle due famiglie aveva voluto aiutarli. Avevano dovuto fare tutto da soli, ed erano arrivati a tanto.
Mary comprendeva il motivo per il quale i due non avevano mai deciso di avere un altro figlio, magari era stata lei stessa a fargli passare la voglia.
Magari era colpa della persona che era se non ne volevano altri.
Magari lei non era stata all’altezza delle loro aspettative, li aveva delusi lasciandoli pieni di risentimento e rimorsi di non aver preso alcuna precauzione quella notte.
Magari non avrebbero mai voluto averla, magari si erano anche pentiti di averla tenuta.
La musichetta tipica dei parco giochi raggiunse il loro orecchio e Mary strinse la mano di Lola girando appena la testa per sorriderle dolcemente, alla fine poteva interpretare le sue azioni come un modo per attirare l’attenzione in una famiglia numerosa in cui probabilmente ci si concentrava maggiormente sui figli minori, quelli che stavano a casa, o magari sui maschi, molti genitori ancora nel 2014 preferivano avere figli maschi poiché assicuravano la prolungazione della stirpe, o altro che lei non riusciva a comprendere.
Seguì Lola verso la casa degli orrori guardandosi intorno sorridendo nel notare che non erano le uniche ragazze della loro età lì, e si mise in fila allungando la testa notando un banchetto che vendeva zucchero filato.
« Da quanto tempo che non ne mangio un po’, è buonissimo non trovi? »
« Buonissimo quanto pieno di grassi che finiscono tutti sui fianchi e- Colin? Colin! Cosa ci fai qui? » Lola si avviò verso il ragazzo dai capelli ramati, le sue mani si lanciarono intorno al collo del ragazzo, lasciando Mary, da sola, in fila per i biglietti. La mora abbassò lo sguardo intrecciando le dita ai suoi capelli di un riccio moscio e odioso per non guardare le labbra di Lola unirsi a quelle di Colin. Non le sembrava una cosa educata.
Il più delle volte in cui vedeva due piccioncini intenti a infilarsi l’una la lingua nella gola dell’altro, distoglieva lo sguardo per non sembrare inopportuna.
Sentì una mano sulla spalla e una risatina familiare vicino all’orecchio mentre uno zucchero filato spuntava davanti ai suoi occhi.
« Cos- »
« Ehi, pulce, tutto bene? Ti ho comprato questo, pensavo che avresti potuto prendere in considerazione l’idea di perdonarmi per… per aver detto quelle cose davanti a te l’altro giorno. Non avrei dovuto, sono stato davvero uno stronzo. Non so nemmeno perché l’ho fatto, in realtà. » Francis per poco non scoppiò a ridere pronunciando quelle parole, ma doveva farlo, altrimenti Mary non l’avrebbe mai perdonato, e non gli avrebbe nemmeno dato la possibilità di rimediare all’errore che, secondo la ragazza, aveva fatto. E lui aveva bisogno che lei lo perdonasse.
La ragazza, infatti, alzò le spalle e prese il bastoncino di legno tra le mani posando le labbra carnose sullo zucchero per poi strapparne via un pezzetto con i denti.
« E’ acqua passata, non mi sono arrabbiata per niente, figurati. Mi ero anche dimenticata dell’accaduto! Non sono assolutamente affari miei, quindi non vedo perché dovrei essermela presa per una sciocchezza del genere. » mentì ingenuamente lei prendendo un po’ di zucchero con le mani appiccicose prima di allungarlo verso il biondo che sorrise semplicemente prendendone un pezzettino.
Lola si staccò dalle labbra di Colin con un sonoro “smack” e strinse la mano del ragazzo avvicinandosi ai due. La ragazza sorrise e allungò la mano per prendere un pezzo di zucchero filato.
« Alla fine l’hai preso, qualcuno ha esaudito i tuoi desideri o sei andata a comprartelo? » Mary sentì le gote tingersi di rosso mentre abbassava lo sguardo sullo zucchero rosa e scuoteva la testa.
« Ciao Lola, sono qui anche io, non pensavo di essere così invisibile. Ho comprato quello zucchero filato per Mary, non per te quindi sei pregata di non finirtelo tutto, altrimenti ti va sui fianchi. » aggiunse riprendendo il discorso che era avvenuto tra le due poco prima, e che lui aveva galantemente origliato. Abbassò lo sguardo sui capelli di Mary individuando che c’era qualcosa di diverso, ridacchiò prendendone una ciocca tra le dita.
« Nuovo look, pulce? »
« Oh, no! È… sono usciti così, davvero orribili, sembro un groviglio di alghe andate a mal- »
« A me piacciono. » osservò il biondo senza smettere di toccarglieli. Lola tossicchiò prima di essere nuovamente attratta dalle labbra a ventosa di Colin. Effettivamente i due sembravano due ventose.
Mary si chiese come facessero a respirare siccome le loro labbra non si staccavano praticamente mai.
Distolse lo sguardo e fece due passi avanti avanzando in fila.
« I carretti sono da due, o da tre. » disse Francis prendendo un pezzettino di zucchero.
« E noi siamo quattro. »
« E loro due staranno tutto il tempo a baciarsi, lo sai? »
« Motivo per il quale noi due andremo insieme, vero Lola? »
« Mhmh. » mugolò la ragazza senza staccare le labbra da quelle di Colin.
« Credo fosse una risposta negativa. »
« Aveva detto che sarebbe stata la nostra serata. » sussurrò Mary abbassando lo sguardo prima di sentire il cassiere chiederle di pagare il biglietto per l’entrata nella casa. Francis le fermò la mano con la propria e scosse la testa sorridendo.
« Faccio io. Due biglietti, grazie. » Mary spalancò appena la bocca incrociando le braccia prima di attirare lo sguardo chiaro di Francis su di sé. « Cosa c’è? »
« Perché mi hai comprato il biglietto? Guarda che ho i soldi, non ho bisogno della tua carità. »
« Carità? Lo so che hai i soldi, pulce, semplicemente non mi sembrava una cosa da galantuomo non comprarti il biglietto dato che stiamo entrando nella casa insieme. »
« Ma a loro due non l’hai comprato. » osservò indicando Lola e Colin ancora alla cassa con un rapido gesto della testa.
« Perspicace, pulce. » esclamò tirando le labbra in un sorriso menefreghista.
Mary arricciò le proprie labbra e si piegò per tirar fuori i soldi dalla borsa.
« Sono cinque dollari, il prezzo del biglietto. » Francis scoppiò a ridere alzando le mani e scuotendo la testa divertito dalle parole della ragazza.
« Hai mai sentito parlare di appuntamento? Ad un appuntamento non sono le ragazze ad offrire, ma i ragazzi. Ora metti via quei soldi prima che mi arrabbi e faccia una cosa davvero poco galante. »
« Certo che so cosa sono gli appuntamenti, non vivo mica sulla luna. Ma, noi, - osservò indicando prima se stessa e poi il ragazzo - non stiamo facendo un appuntamento, o come si dice. »
« Lo so, ma avevo comunque piacere di comprarti il biglietto, lasciamelo fare. »
« Ti capisci tutto da solo. » sbuffò la ragazza riponendo i soldi nel portafoglio per poi rimettere tutto nella borsa sentendo Lola zompettare fino a lì con quei tacchetti insopportabili.
« Allora, Mary, pronta ad entrare nella casa degli orrori? » Chiese assumendo un’espressione al contempo divertita e curiosa. « Prima sei sembrata così spaventata dal volantino. »
Mary decise in quel momento che non appena avrebbero rimesso piede in casa, avrebbe strozzato Lola con le proprie mani, tutti i suoi buoni propositi riguardo quella serata, che avrebbe dovuto essere tra amiche, stavano per andare a quel paese semplicemente per le parole della riccia.
Dal canto suo, Francis dovette mordersi il labbro per non scoppiare a ridere, Mary sembrava un pulcino che avrebbe voluto prendere a testate la gallina ma che sembrava quasi trattenuta dal farlo perché non aveva idea di come fare.
Si avvicinò alla ragazza e sorrise a Lola prima di alzare un sopracciglio chiaro aprendo le mani.
« Se non fosse spaventosa non vedo perché dovrebbe chiamarsi “casa degli orrori”, sapientona. »
Mary alzò il viso verso il biondo e sorrise dolcemente prima di annuire convinta e fare un passo verso l’interno della casa.
« I carretti non ci sono, bella scusa. » disse Mary davanti all’ovvio dando una gomitata a Francis prima di inoltrarsi di più nel buio che regnava in quel luogo, rabbrividì quando sentì la porta scricchiolare dietro di lei e si girò sentendo Francis trattenere le risate. Fu lei però a doversi trattenere dal prenderlo a pizze.
L’umidità era palpabile, la sentiva penetrare nelle ossa ed un nuovo brivido percorse la sua spina dorsale quando sentì un ululato. Saltò sul posto e qualcuno la bloccò facendole scappare un urletto dalla bocca.
Francis scoppiò a ridere prendendole la mano ed intrecciando le dita alle sue si chinò verso il suo orecchio tirandola a sé.
« Se ti terrò la mano tutto il tempo promettimi che non urlerai ed eviterai di fare figuracce di merda con quella gallina della tua amica? »
Mary scosse la testa lasciando la mano calda di Francis e pentendosene subito non appena andò a sbattere contro qualcosa di duro e il ragazzo dovette sorreggerla quando Mary aprì la bocca per urlare davanti ad una maschera di un pagliaccio coperto di sangue.
Fantastico, lei odiava i pagliacci.
Nessuno poteva sapere chi si nascondeva dietro a quelle maschere, nemmeno lei che si vantava tanto di capire le persone poteva farlo.
Ed era ciò a spaventarla di più.
L’idea di non sapere, di non poter fare nulla a proposito di ciò, dietro ad un pagliaccio ci sarebbe potuto essere anche un serial killer, e chi l’avrebbe mai saputo?
Si sentì un po’ meglio non appena l’urlo di Lola raggiunse il suo udito e un sorriso soddisfatto le spuntò sul viso mentre si allontanava dal pagliaccio sanguinolento.
« “Saranno ridicole” » rimarcò la frase detta da Lola poco prima ridacchiando, sentì una stretta al polso da parte di Francis e sorrise senza nemmeno rendersene conto.
« E comunque i carretti ci sono. » Aggiunse lui indicandoli con la testa. « E sono da due, non da tre. A te la scelta con chi andare. La caga sotto o il più figo del reame. »
« Ehi io non sono una “caga sotto”. » disse Lola prima di urlare non appena un lenzuolo le passò davanti.
« Piccola, vuoi venire con me nel carretto? » disse Colin porgendole la mano con un sorriso smagliante.
Lola saltò nuovamente non appena sentì un rumore provenire dietro di lei e per poco Mary non scoppiò a ridere mentre si rifugiava tra le braccia di Colin come un cucciolo ferito.
Mary si chiese come sarebbe stato rifugiarsi tra le braccia di Francis.
Sembravano così grandi, così accoglienti che per un attimo desiderò poter fare di tutto pur di provare la sensazione di essere accolta tra le braccia del biondo. Scosse la testa maledicendosi anche solo per i pensieri che stava facendo.
Lei non l’avrebbe mai fatto, non era così disperata.
Strinse le dita intorno al manico della borsa e alzò un sopracciglio dirigendosi verso il carretto dove salì girandosi nell’attesa di Francis.
« O muovi il tuo sedere regale, o vado da sola. » Francis, dal canto suo, sorrise soddisfatto sedendosi accanto a lei e aprì le gambe posando la schiena sul sedile con espressione annoiata.
« Non è affatto spaventosa, comunque. »
« No, infatti. »
« L’anno scorso era molto peggio. »
« Probabilmente dipendeva anche dalla compagnia. » aggiunse acidamente Mary prima di mordersi la lingua maledicendo se stessa. « Intendo dire che magari era più spaventosa perché le persone con cui ci sei venuto erano più… impressionabili, ecco. »
Il carretto partì cigolando e pian piano aumentò la velocità, immagini sfigurate di zombie sfrecciarono davanti gli occhi di Mary che si morse l’interno della guancia cercando di non urlare. Gli horror non erano mai stato il suo genere preferito.
Vampiri, licantropi, ibridi, zombie, fantasmi, bambole assassine… oltre The Vampire Diaries non era mai riuscita a sopportare altro.
Francis, dal canto suo, avrebbe desiderato sbadigliare e schiacciare un pisolino ma rimase fermo a guardare lo spettacolo trattenendo una risata.
Dal nulla una luce cadaverica illuminò due corpi coperti di sangue e Mary portò una mano alla bocca sforzandosi di non urlare per il realismo con cui erano stati riprodotti, Francis avrebbe voluto fare qualcosa, abbracciarla o darle la mano, ma non fece in tempo che la ragazza gettò la testa sul suo petto.
Posò la mano sulla nuca scura di Mary accarezzandole i capelli morbidi e vi posò un bacio delicato cercando di non sorridere troppo.
« Stai tranquilla, è tutto finto, ci sono qui io. » sussurrò sforzandosi di non scoppiare a ridere alle proprie parole, era quasi impossibile anche per se stesso di aver appena detto certe cose.
Anche se sapeva che erano vere.
Sentiva che in quel momento, in quella situazione, lui era lì per Mary, lui sarebbe stato lì per quella ragazza dagli occhi ambrati.
E, se voleva davvero vincere la scommessa, quello sarebbe stato solo l’inizio.
 
 
« Allora, hai avuto paura? » domandò Lola non appena tutti furono usciti dalla casa degli orrori. Mary scambiò uno sguardo con Francis e, dopo un’occhiata complice del ragazzo, scosse la testa convinta.
« Affatto, e tu? »
« Un pochino, per fortuna che c’era il mio Colin. Non so come hai potuto fare senza qualcuno da stringere nei momenti più terrificanti. »
« Forse ha stretto Francis. » osservò Colin mentre stringeva la ragazza a sé.
Lola alzò un sopracciglio scuro staccandosi di scatto dal ragazzo e sbuffò svogliatamente prima di scoppiare a ridere.
« Figurati se quello si è fatto stringere, Mr. “io sono un uomo di ghiaccio e non provo niente per nessuno”, probabilmente il massimo che potrebbe averle fatto è un di- »
« Io salto per le montagne russe, credo che andrò al bar a leggere qualcosa o- o non so magari faccio un giretto tra le bancarelle, ci sono così tante cose interessanti da fare qui. » Mary interruppe Lola per non sentire altro, non era proprio il caso che sentisse altri riferimenti sulla notte da paura che aveva avuto con il ragazzo, ragazzo che lei aveva stretto fino a pochi minuti prima, e non voleva nemmeno sapere cosa era passato per la mente perversa dell’amica.
« Ma come, Mary? »
« Non ne ho davvero voglia, credo di aver mangiato troppo a cena e- »
« Ma se non abbiamo cenato. »
« Magari non ha semplicemente voglia, le faccio compagnia. Non mi sono mai piaciute le montagne russe, soffro- di vertigini, ecco. E poi voi due avete assolutamente bisogno di passare del tempo da soli, noi ce la caveremo. » Mary si girò verso Francis mentre Lola blaterava qualcosa e si allontanava con Colin. Un attimo dopo che i due sparirono dal campo visivo dei due, Mary diede un buffetto sul braccio di Francis trattenendosi a stento dal ridere.
« Hai mentito, tu non soffri affatto di vertigini! »
« Giusto, ma tu sì. E non ho assolutamente nessuna intenzione di lasciarti girovagare per questo parco giochi da sola, senza nessuno. Sei una bella ragazza, che attira diversi occhi su di sé, anche se non se ne accorge, e non voglio assolutamente che ti succeda qualcosa. A me interessa di te; capito, pulce? »
Mary sentì un sorriso nascerle spontaneamente sulle labbra e avanzò verso un banchetto mentre Francis si sforzava di non vomitare per la grandissima, e fin troppo dolce, frase che aveva appena pronunciato.
« Un waffle alla nutella, sì quella crema italiana alla nocciola, oh Francis devi assaggiarla è buonissima. Due waffle alla nutella. » disse tirando fuori i soldi ma non fece in tempo che il ragazzo aveva già pagato per lei. Sbuffò sonoramente prendendo il suo piattino e andandosi a sedere sul muretto. « Fof è gfusto. »
« Non si parla con la bocca piena. » ridacchiò il biondo prima di prendere un pezzettino di waffle e intingerlo nella nutella per poi metterlo in bocca e masticare lentamente, molto più lentamente di quanto avesse fatto Mary che tendeva a strafogarsi ogni volta che ne aveva l’occasione come se fosse un secolo che non vedeva del cibo. « Oh, ma è davvero buonissimo. »
« Te l’avevo detto io! Non dirmi che non avevi mai assaggiato un waffle alla nutella! Che razza di uomo sei? » ridacchiò la ragazza prendendone un altro pezzetto. « In Inghilterra ed in Scozia li fanno ovunque, ovunque. A ogni angolo c’è un bacchetto che li fa, in tutti i modi possibili e inimmaginabili! E sono buonissimi, te lo assicuro. »
« Ehi io ci tengo alla mia linea, e credo che mangiare questi cosi ti faccia ingrassare a dismisura, e poi come farei a mantenere il mio fisico da palestrato? Se sono tutti così, comunque, ci scommetto tutte le mie mutande, e ti assicuro che ne ho tante che se vuoi ti faccio vedere un giorno, che capisco al cento per cento la ragione per la quale il tasso di obesità sta aumentando in tutto il mondo. »
Mary scoppiò a ridere cercando di non strozzarsi con un pezzo di waffle che si era appena messa in bocca.
« Oh, ti credo sulla parola. Non sai quanta biancheria intima si è portata Kenna! Credevo che non ci avrebbero fatto partire solo per la sua valigia piena di reggiseni. Tutti push-up tra l’altro. »
« E tu li usi, i push-up? » chiese Francis cercando di non ridere mentre si metteva uno degli ultimi pezzettini di lievito in bocca.
Mary arricciò le labbra prima di scoppiare a ridere battendo le mani sui jeans che aveva indosso mentre si alzava per andare a buttare il piattino di carta da cui aveva spazzato via il waffle.
Francis la raggiunse poco dopo e tirò fuori un fazzolettino con cui andò a pulirle con cura l’angolo della bocca della ragazza. Mary lasciò cadere lo sguardo sulle sue labbra carnose e deglutì sentendo le dita di Francis sfiorare il suo viso per poi alzare lo sguardo incrociando gli occhi chiari del biondo quando si allontanò da lei.
Tossicchiò passandosi una mano tra i capelli che quella sera sembravano essere in preda a qualche strano essere superiore e scosse la testa ridendo.
« Non credo siano affari tuoi! »
« Beh, se li usi non si vede e se non li usi, fai bene così. Pensa che delusione per un ragazzo andare a toccare e sentire che è tutto finto, insomma sarebbe controproducente. Magari gli piacciono le tettone e tu non sei abbastanza fornita! »
« FRANCIS! » esclamò Mary senza smettere di ridere mentre il ragazzo le dava una spinta leggera sulla spalla.
« Mary! Vuoi farmi credere che nessuno ha mai osato sfiorare le tue sacre tette? »
« Collegio di suore, ricordi? »
« Oh, giusto. » osservò il biondo cercando di non scoppiare a ridere, quella ragazza era davvero incredibilmente sincera.
Qualsiasi altra diciannovenne al mondo avrebbe fatto di tutto pur di nascondere il suo essere così pura e casta, lei, invece, non faceva nulla per celare la sua vera natura.
Ed era forse per questa ragione che quando si trovava in sua compagnia, Francis non poteva far altro che sorridere.
Aveva immaginato che la ragazza scelta da Olivia sarebbe stata una vera spina in un fianco, invece, Mary, era tutto meno che un fastidio.
Gli piaceva passare tempo con lei, anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli piaceva vedere il modo in cui le sue labbra si sollevavano per sorridere, gli piaceva il modo in cui lei sorrideva, e la sua risata era tanto cristallina quanto il suo modo di fare, gli piaceva sentire la sua pelle sfiorare la propria, le proprie dita intrecciarsi con le sue, e gli piaceva il suo odore, era così fresco e dolce che Francis non poteva che sorridere quando si ritrovava le giacche con ancora l’odore della ragazza addosso.
Nonostante ciò, però, Francis era sicuro che non avrebbe mai provato nulla di più che semplice compassione e un briciolo di affetto nello stare con lei, affetto che la gente normale avrebbe potuto definire d’amicizia.
Il punto era che lui le amiche femmine non le sapeva avere, gli bastava pensare ad Olivia per capire che nulla di quell’amicizia era giusta.
Comunque sia lui ci sarebbe riuscito, avrebbe vinto quella maledetta scommessa.
Lui sarebbe andato a Seattle a discapito di chiunque, non gli interessava se il prezzo da pagare era un cuore spezzato, o illuso, lui sarebbe riuscito nel suo intento, come faceva sempre, come avrebbe sempre fatto, perché a lui interessava solamente di se stesso.
Il punto era che lui non metteva mai in gioco il suo cuore, mai in gioco se stesso, perché non voleva perdere, odiava farlo.
Quella ragazza, invece, cos’aveva da perdere?
La sua innocenza?
E a lui cosa interessava?
Assolutamente niente.
Sorrise a Mary e iniziò a camminare sentendo i passi della ragazza vicino a lui.
« Vuoi davvero sederti ad un bar o guardare delle stupide bancarelle con delle inutili cose che non metterai mai in vita tua? »
« Ma non è vero! Magari qualcosa di carino nella bancarella lo trovo, che ne sai e- e comunque per me non c’è problema, l’importante è che non saliamo su montagne russe o ruote panoramiche. »
« Sai che dalla ruota panoramica si vede tutta, ma proprio tutta Vancouver? »
« Mh, e me lo stai dicendo perché? »
« Perché è stupido avere paura di una cosa così bella, scommetti che se stessi al tuo fianco non avresti più paura dell’altezza? »
« Nessuno è mai riuscito a farmela passare, ho il terrore di cadere di sotto. »
« Secondo me è qualcosa che ha radici più profonde, nessuno ha davvero paura dell’altezza. Può farti paura l’idea di essere sopra al mondo, di poter vedere tutto dall’alto, può farti paura l’idea di cadere ma credo che tu abbia paura di non essere all’altezza delle situazioni e delle persone, e da qui nasce la tua paura per l’altezza in generale. »
Mary aprì la bocca per ribattere quando il ragazzo venne distratto dal banchetto del tiro a bersaglio, le sorrise dolcemente e allungò la mano verso di lei facendo un breve inchino.
« Mi permette questo onore, mademoiselle? »
La ragazza scoppiò a ridere e annuì senza però afferrare la sua mano ma proseguendo verso il banchetto.
Non credeva che sarebbe riuscita a passare del tempo con il biondo senza pensare al suo coinvolgimento con Lola, probabilmente era dimostrazione del fatto che a lei, in realtà, interessava davvero di Francis più di quanto pensasse, o credesse.
Sospirò e prese la pistola a piombini tra le mani rigirandosela e guardandola come se fosse stata un mostro alieno.
« E cosa dovr- »
« Lascia che ti spieghi io. » sussurrò il biondo mettendosi dietro di lei.
Fece aderire il corpo a quello della ragazza che sentì alcuni brividi percorrerle la schiena mentre le mani di Francis salivano verso le sue e le sue labbra si avvicinavano al suo orecchio talmente tanto da sentire il suo fiato pizzicarglielo. « Ora, quando sei pronta, dovresti schiacciare il grilletto senza saltare o altro… proviamo? »
Mary annuì e schiacciò il dito saltando sul posto non appena sentì lo scoppio e si strinse tra le braccia di Francis prima di staccarsi tossicchiando. « Ehi, è solo un gioco, vuoi vedere me? »
« O-Okay, scusami. » borbottò la mora sentendo le guance tingersi di un color porpora particolarmente acceso.
Francis sorrise sotto ai baffi mentre prendeva la pistola tra le mani e faceva centro senza alcuna difficoltà.
« Visto, non è difficile. »
« Non sarà difficile per te! Perché tu, magari, lo hai fatto altre volte. »
« Io ottengo sempre ciò che voglio, ricordalo. » disse Francis sorridendo quando la proprietaria si avvicinò a loro due interrompendoli.
« Cosa vuole, signore? »
Dopo un attimo di indecisione Francis sorrise soddisfatto indicando lo scaffale « Quello lì, grazie. »
 
 
 

***

 
 
 
« Tuo fratello pensa seriamente che stiamo insieme? Non riesco a crederci! » Kenna sorrise portandosi una mano sulla bocca mentre una risata cristallina usciva dalle sue labbra.
Bash sorrise, vedere quegli occhi color cioccolato accendersi lo facevano sentire più vivo. Forse perché era da tanto, troppo, tempo che non passava del tempo con qualcuno che non fosse suo fratello, ma Kenna lo faceva stare bene, lo faceva sentire giovane. Gli faceva provare tutte quelle emozioni che avrebbe provato con un’amica, con qualcuno con cui sentiva di potersi rilassare e confidare.
« Sì, ovviamente ho provato a spiegargli che è una cosa alquanto ridicola, insomma tu ed io? Non succederà mai. »
« No, infatti. Soprattutto perché tu sai che… »
Qualche giorno prima, infatti, Bash aveva trovato la ragazza su una panchina del parco pubblico che versava tutte le lacrime che aveva in corpo a causa di suo padre.
Era vero, doveva ammettere che se l’era cercata.
Andarci a letto la prima volta?
Una ragazza come Olivia l’avrebbe fatto, ma Kenna?
Bash non credeva che Kenna sarebbe stata capace di un gesto simile, ma evidentemente si era sbagliato. D’altronde l’apparenza inganna. Sempre.
E suo padre era un cacciatore, a lui piaceva andare dietro ad una ragazza fino al momento in cui quella non gli aveva dato ciò che lui desiderava, e Kenna aveva ceduto troppo presto, troppo facilmente.
Versò il vino rosso nel bicchiere di cristallo che si trovava di fronte alla ragazza e afferrò il proprio facendo girare il liquido cremisi nel bicchiere.
« Allora, hai più parlato con mio padre? »
Kenna stirò le labbra portando il tovagliolo di cotone a esse e pulendosi con tutta calma.
« In realtà lo sto evitando, come mi hai detto di fare tu. »
Infatti, il pomeriggio in cui Bash aveva trovato la ragazza scossa dai singhiozzi, aveva cercato di aiutarla, di darle dei consigli per farla stare meglio.
L’aveva stretta tra le sue braccia e le aveva fatto capire che non sempre si può piacere a tutti.
Che a volte ciò che si desidera è anche ciò che non si può avere.
Che non tutte le rose fioriranno e che, probabilmente, la scintilla tra lei e suo padre non era davvero nata e non doveva incolpare se stessa per ciò, a volte le cose vanno come meno ce l’aspettiamo, ma sono proprio questi imprevisti che ti aiutano a crescere e ad andare avanti, che ti preparano ad una vita migliore.
Bash sapeva che ciò che suo padre desiderava era saziare la sua fame di ragazzine bisognose di attenzioni, e Kenna era una di quelle.
Tutti gli anni, infatti, suo padre e suo fratello sparpagliavano cuori spezzati per il campus senza molto ritegno.
Da suo fratello poteva capirlo, Francis aveva ventun anni e tutta la vita davanti, e non gli sembrava particolarmente disposto a lasciarsi andare, con nessuno.
Non credeva nemmeno che volesse andare fino in fondo con Mary, da una parte lo sperava davvero.
Quella ragazza gli era sembrata così piccola, così innocente e indifesa e… e Francis era tutto meno che un ragazzo dalle intenzioni pure ed innocenti.
Le avrebbe spezzato il cuore come aveva fatto con Olivia, se non peggio.
E, se con Olivia poteva sopportarlo, sentiva che non avrebbe sopportato vedere Mary ridotta a una condizione quanto meno simile a quella in cui suo padre aveva lasciato Kenna.
Mary non se lo meritava.
Da quel poco che lui aveva visto, lei era buona, dolce, gentile, premurosa.
Suo fratello cosa poteva offrirle?
Nulla, assolutamente nulla.
Lei meritava qualcuno che la amasse davvero, qualcuno disposto a mettersi in gioco per lei, ad amarla e starle accanto ogni giorno della sua vita.
E Francis non era l’uomo, il ragazzo, l’amico, adatto a lei.
« Quindi hai deciso di optare per la tattica “io non provo niente”, giusto? »
« Sì, ma sei sicuro che funzionerà, insomma tuo padre non mi si sta filando minimamente… »
« E’ quello che vogliamo, Kenna. »
« Ma, onestamente, io non ho ancora capito cosa vogliamo, di preciso. »
« Kenna! Cosa vorresti tu, di preciso? »
« Beh io vorrei che quello stronzo di tuo padre tornasse a filarmi, insomma il modo in cui mi ha toccata… »
« Non scendiamo nei particolari, ricorda che sono sempre suo figlio. »
Kenna ridacchiò portandosi il bicchiere pieno di vino alle labbra e sorseggiò un goccio di alcolico prima di parlare.
« Giusto, comunque ecco io vorrei che fosse lui a volermi, a desiderarmi come io desidero lui. »
« E allora cosa abbiamo detto l’altro giorno? »
« Abbiamo detto che devo ignorarlo, in questo modo attirerò la sua attenzione. Ma, ignorandolo, non lo spingo semplicemente più lontano da me? »
« Ti ricordi il paragone del cacciatore e la preda, piccola Kenna? » La ragazza annuì bevendo un altro sorso di vino. « Bene, allora tu sei la preda. »
« E lui il cacciatore, fino a qui ci arrivo, non sono ritardata. »
« Non ho detto questo, cretina! Devi solo farti desiderare. Ecco magari alla prossima lezione che hai con lui vacci con quella maglietta. » Bash indicò la scollatura della maglietta di Kenna con un gesto nella mano sforzandosi di non ridere.
Il volto della ragazza si aprì in un sorriso divertito e lanciò il tovagliolo di cotone in faccia al ragazzo.
« Sei un porco, Bash! Proprio come tuo padre. »
 
 
 

***

 
 
« Perché hai preso un pulcino? » domandò Mary ridacchiando mentre teneva il pupazzo che aveva vinto Francis per lei tra le mani.
« Beh, guardalo, ti somiglia così tanto. »
« Secondo me, invece, assomiglia a te. »
« Oh, e sentiamo, per quale ragione al mondo dovrebbe somigliare a me? È evidente che è uguale a te. »
« Ma evidente un cavolo, guardalo è dello stesso colore dei tuoi capelli! » osservò Mary continuando a ridere mentre trotterellava intorno a Francis stringendo il pulcino di peluche tra le mani.
« Oh, invece è uguale a te perché i pulcini sono dolci e teneri. »
« Lo prenderò come un complimento, Blanchard. »
« Doveva esserlo… ma i pulcini sono anche fastidiosi, e lamentosi. »
« Oh, per quello ha ripreso proprio da te! Quello e il colore dei capelli. »
Francis rise dondolandosi sui propri piedi prima di fermarsi notando in lontananza Lola e Colin.
« Okay, sarò breve Mary ma devo chiederti una cosa. »
Mary spalancò gli occhi riponendo il peluche nella borsa ed annuì. « Dimmi pure. »
« Questo può essere considerato un primo appuntamento, o… »
« Ehm, credo che potrebbe essere considerato tale, se vogliamo ciò. »
« Bene perché, vedi, il diciotto ottobre c’è la partita dei Knicks contro i Lakers a Seattle e ho due biglietti. E, ecco, mi chiedevo se a te andava di venire con me. »
Francis cercò di mantenere un profilo serio mentre dalle sue labbra uscivano quelle parole.
Non era il tipo che si faceva tanti scrupoli, anzi per chiederle una cosa del genere si stava sforzando con ogni fibra del proprio corpo.
Lui che usciva con qualcuno? Ma quando mai?
Lui che chiedeva a qualcuno di uscire? Nemmeno nei suoi sogni.
A lui non interessava uscire con la gente, a lui interessava solo riuscire ad ottenere ciò che voleva, e se per farlo doveva ridursi a ciò, lo avrebbe fatto.
« Va bene, il diciotto ottobre hai detto, giusto? »
« Sì, il diciotto ottobre. » sorrise lui mentre la ragazza si avvicinava per dargli un delicato bacio sulla guancia.
« Mi sono divertita, stasera e non lo credevo possibile. È tutto merito tuo, Francis. » sussurrò la mora al suo orecchio un attimo prima che Lola e Colin li raggiungessero, Francis non poté far altro che sorridere soddisfatto.

 
 
 
 











Angolo Autrice:

Sono una persona schifosa, orribile.
Vi dico solo che questo capitolo 5 è stato un parto, è da marzo che lo stavo scrivendo e non riuscivo a mettere giù tutte le idee che avevo in mente, finalmente, però, ci sono riuscita e posso ritenermi soddisfatta.
Vi chiedo profondamente scusa per l'attesa e vi annuncio che questo potrebbe essere l'ultimo capitolo prima della maturità, purtroppo questa settimana in particolar modo sono piena di cose da studiare, e se consideriamo che devo ancora scrivere la tesina... sono un disastro. 
AHHHHH- comunque sia cercherò di scrivere nei momenti disponibili solo per voi.
Passando al capitolo, spero sia abbastanza chiaro che Francis non prova nulla per Mary, non è innamorato di lei o altro, lui vuole solamente vincere la scommessa.
E' questo ciò che più lo istiga a passare del tempo con lei, altrimenti ma chi se la filava.
Bene, detto ciò cosa ne pensate del capitolo in generale? Fatemi sapere, per me è importante.
Ringrazio tutte le persone che hanno trovato un momento per recensire, risponderò al più presto e scusatemi se non l'ho già fatto. 


Vi posto i link utili: 

Questo è il mio account di facebook se qualcuno volesse aggiungermi: https://www.facebook.com/camilla.buzolic?ref=tn_tnmn

Questo è il mio account di ask se, invece, volete farmi qualche domanda a proposito della fan fiction: http://ask.fm/CamsEle

Questo, invece, è il gruppo della fan fiction: https://www.facebook.com/groups/580201012074707/

E questo è il link per la pagina della fan fiction: https://www.facebook.com/pages/-Would-you-want-this/444462745566311 Un bacio, Cami.

  
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Reign / Vai alla pagina dell'autore: _thegirlwhowasneverenough